IMPRESE, UNIVERSITA’ E RICERCA INSIEME PER UN LAVORO PIU’ QUALIFICATO

Tradizione e innovazione devono essere i punti fondamentali per lo sviluppo economico della regione. Il senso è quello di puntare sulla vocazione territoriale storica del FVG sia nel settore del manifatturiero speciale, ma anche in quello dell’agricoltura, della valorizzazione territoriale e del turismo. Intendiamo puntare sulla qualità che già offre il nostro territorio e le nostre PMI, attraverso un processo di accompagnamento da parte delle istituzioni, indirizzato sia verso le nostre imprese che verso i lavoratori, e che non si alimenti solo degli aiuti di stato ma capitalizzi sui fondi europei, soprattutto quelli di coesione.

Il tema dell’informazione capillare e corretta diventa determinante, anche attraverso l’investimento nei settori emergenti delle competenze informatiche (internet of things – internet delle cose, big data – scienze dei dati, tecnologie web). È utile favorire anche chi ha avviato processi di internazionalizzazione e tenta di competere su scala più ampia.

Fondamentale è il sostegno all’agricoltura biologica, sia attraverso il sistema della ricerca che dell’infrastruttura.

Si deve proseguire nell’individuazione di leggi efficaci per la ricomposizione fondiaria soprattutto in montagna. Solamente in questo modo sarà possibile superare l’attuale pesantissimo handicap della frammentazione e polverizzazione che rende non sostenibili le aziende.

La strada è quella di privilegiare la qualità rispetto alla quantità, soprattutto se non si controlla tutta la filiera ma si opera solamente come sub-fornitori.  La nostra regione non deve illudersi di poter competere a livello internazionale attraverso produzioni massive se non in settori ad alto valore aggiunto. La valorizzazione delle eccellenze invece deve diventare fattore competitivo determinante, e gli sforzi vanno concentrati in tal senso. Stesso discorso vale per la formazione di figure professionali adeguate, per l’agricoltura, per il turismo e per gli altri settori.

Ma nel processo dell’innovazione si deve tenere conto che ogni innovazione ha sì dei vincenti, ma anche dei perdenti. E una visione autenticamente di sinistra e popolare deve sfuggire a certe facili strategie. Siamo contro, dunque, ad una cultura della meritocrazia ottusa! Nell’era della prestazione estrema, il benessere collettivo è raggiungibile solo attraverso un lavoro di squadra che non lasci indietro i perdenti dell’innovazione. Il principale guasto del liberismo e della meritocrazia sfrenata è proprio la disparità. E questo è un rischio mortale per i valori autentici della democrazia.

Azioni specifiche da svolgere:

  • Sostenere le università regionali, promuovendo sia la ricerca teorica sia i progetti di trasferimento tecnologico in stretto rapporto con il settore produttivo. Garantire il diritto allo studio. Certamente a tutti i privi di mezzi, con attenzione all’uso della parola “meritevoli”, perché rischia di non farci mettere a fuoco le disparità;
  • Creare contesti di crescita per le imprese innovative e giovani (aziende start-up). Promozione di luoghi e occasioni informali di incontro e formazione sul nuovo lavoro e sul digitale (coworking, fab lab). Sostenere i parchi scientifici e tecnologici come scuole di impresa innovativa. Fornire supporto alla costituzione di reti di PMI, ad esempio favorendo il dialogo tra queste e poli tecnologici e tenendo conto del fatto che l’innovazione è anche una questione culturale.
  • Sviluppare l’agenzia per le imprese in modo che possa essere realmente d’accompagnamento: rilancimpresa è una buona legge, ma le imprese non devono essere lasciate a sé stesse, ricevuto il contributo. Non è solamente una questione finanziaria. C’è bisogno di puntellare la cultura imprenditoriale. Vi sono settori molto importanti e promettenti sia dal punto di vista occupazionale che reddituale: l’efficientamento energetico, la green economy, i servizi alla persona. C’è bisogno di innovazione non solo dei processi produttivi, ma anche di prodotto (dati anche i principi sanciti recentemente dalla legge regionale sull’economia circolare). È inoltre da rafforzare l’attività pressante di scouting per le imprese che vogliano insediarsi sul nostro territorio, evitando di diventare però facili prede di quel mondo spietato delle multinazionali, rispetto alle cui logiche le democrazie rischiano di essere impotenti, come si è visto in tante crisi.
  • Sostenere lo sviluppo di reti non solo d’impresa ma anche tra impresa, mondo della formazione e dell’istruzione. Il binomio ricerca-innovazione passa anche attraverso la ricerca di base sulla quale deve esserci maggiore investimento. Per anni il punto di forza del settore produttivo regionale è stata proprio la presenza di PMI, che però ora devono affrontare un contesto globalizzato e la sua sfida competitiva. Essere i migliori sub-fornitori non dà più garanzie di sostenibilità. Si devono creare reti che possano supportare l’acquisizione di competenze lungo tutta la filiera. Le PMI individualmente non sono in grado di resistere. È necessaria dunque un’innovazione anche culturale, che la Regione ha il compito di aiutare, proprio per evitare la cannibalizzazione delle nostre produzioni di qualità da parte delle multinazionali con il rischio di inaridire il nostro comparto produttivo (come purtroppo abbiamo avuto modo di osservare in questi anni). Questo è un processo avviato ma che va rilanciato con forza.
  • Considerare il tema della pianificazione territoriale, assieme a quello delle infrastrutture, determinante per la competitività delle nostre imprese ma anche fattore di attrattività per eventuali nuove che volessero insediarsi. Una visione lungimirante di evoluzione del territorio non può che portare benefici, oltre che favorire l’armonizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture con l’ambiente circostante.
  • Valorizzare l’autorità unica della portualità, nonché il porto franco di Trieste, come opportunità di sviluppo per l’intero territorio regionale e non solo per la costa. Va promossa una visione del FVG come porto-regione che si evidenzia attraverso tutti i nodi intermodali della regione.
  • Rilanciare il comparto edilizio con ulteriori misure rispetto alla riqualificazione degli edifici esistenti, l’efficientamento energetico, la lotta al dissesto idrogeologico e l’adeguamento antisismico. Molto è stato fatto in questa legislatura ma è un percorso che va rafforzato razionalizzando gli strumenti a disposizione. Vanno soprattutto varate norme edilizie cogenti che impongano una gestione dell’energia, del calore e dell’acqua responsabile a fronte delle drammatiche prospettive dei mutamenti climatici in arrivo.
  • Valorizzare il turismo e i beni culturali in un’ottica lungimirante e di pianificazione territoriale, che possa creare opportunità di sviluppo e di lavoro, ma anche mettendo a sistema questa valorizzazione in un’ottica di creazione di imprese (molto interessante a tal proposito potrebbe essere la costituzione di cooperative che operino nel settore) multifunzionali, alla stregua di quanto avviene in agricoltura. Questo per permettere un’occupazione stabile e dignitosa.
  • Favorire le imprese di turismo sostenibile e accessibile. Il FVG autentico “compendio dell’universo” va valorizzato per tutti.
  • Investire in agricoltura sul biologico, incentivando colture di qualità e fortemente caratterizzanti il territorio: in un contesto globalizzato pensare di poter continuare con colture intensive, ad esempio di mais, sfidando i grandi granai dell’est Europa o del nord America, rischia di essere una strategia che non valorizza il territorio e che non produce reddito per gli agricoltori. Inoltre servirebbe incentivare maggiormente la costituzione di filiere corte, migliorando i processi di trasformazione e successiva commercializzazione.
  • Sviluppare il tema della “banca della terra”, in modo da avere cognizione dei terreni da poter assegnare a nuove imprese agricole, che non possono essere sovvenzionate nell’acquisizione di terreni (materia prima per poter iniziare l’attività) dati i vincoli europei; questo rappresenterebbe anche una spinta verso l’autoimprenditorialità e una prospettiva per i giovani.
  • Valorizzare percorsi di conciliazione casa-lavoro e di applicazione delle pari opportunità nel mondo del lavoro.
  • Favorire le iniziative che promuovono la prevenzione e gli stili di vita sani, l’attività fisica dolce, l’invecchiamento attivo e la nascente silver economy, a fronte dei mutamenti demografici che vedono la nostra popolazione invecchiare. Il settore dei servizi alla persona va curato e formato, non dimentichiamo il crescente numero di persone addette all’assistenza che necessita di formazione e attenzione.