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Relazione Furio Honsell – Ddl Assestamento

Il Disegno di Legge n.5 “Assestamento di Bilancio per gli anni 2018-2020” presenta alcune norme positive, peraltro di mero buon senso amministrativo, ma nei rari luoghi dove affronta tematiche leggermente più ampie è molto discutibile se non addirittura da criticare apertamente. Manca alcun disegno strategico. Visto lo scarsissimo tempo concesso e la natura assai eterogenea del provvedimento procederò in modo inevitabilmente rapsodico, ma non per questo spero meno chiaro.

  • 4 Tabella D: con preoccupazione si registra l’impegno di quasi 4 M€ per la cosiddetta “benzina agevolata”. Al di là dell’attenzione ai lavoratori di quel settore, segnalo però, con molta preoccupazione, che il perdurare di interventi assolutamente congiunturali abbia penalizzato severamente la nostra regione negli ultimi decenni e continui a farlo. L’assenza di qualsiasi tentativo di innovazione nel settore delle reti di distribuzione di altre tipologie di carburanti meno impattanti dal punto di vista delle emissioni (come il metano), di fatto non solamente provoca gravi danni alla salute delle persone e all’ambiente, ma isola la nostra regione, escludendola da mercati importanti. Alla fine questi interventi che creano artificialmente opportunità economiche risulteranno dannosi per gli stessi operatori che oggi le reputano vantaggiose.
  • 8 commi 4 e 5. Gravissima la scelta dell’uscita della Regione dalla rete Re.A.DY, con l’abrogazione dei commi 15-21 Art. 8 L.R.N.45. È una scelta che non ha valenza economica, ma veicola solamente un messaggio simbolico negativo, fatto per ribadire la distanza di questa giunta da un pensiero inclusivo e aperto alla tutela degli emarginati. Un gesto di intolleranza gratuito e – aggiungo – anche di banalità semplicistica se solo ricordo la replica dell’assessore Rosolen a una mia IRI sul tema.
  • Si valutano positivamente i commi 9 e 10 dell’Art. 9, che permettono di sbloccare la situazione che si è venuta a creare nel processo di armonizzazione della misura di inclusione attiva (MIA) e l’analoga misura nazionale certificata dall’INPS. Ricordo però che tale strumento è in regime di sperimentazione a scadere nel prossimo ottobre, pertanto indicazioni chiare sulla strategia che verrà seguita su queste tematiche in futuro sarebbero opportuna.
  • I commi 14-22 dell’Art. 10 costituiscono la parte finanziariamente più significativa di questo assestamento, in quanto destinano in modo premiale quasi 4M di Euro dell’avanzo libero ai Comuni che hanno fatto la scelta di non collaborare negli ultimi anni alla costruzione delle UTI. Questo è il passaggio si potrebbe dire più qualificante di questo provvedimento di Legge. Pur comprendendo il significato del premiare quei comuni che sono stati capofila nel contrasto politico della scorsa legislatura – che ha segnato l’introduzione e che poi ha fortemente danneggiato se non addirittura sabotato l’applicazione della L.R.26/2014 – mi preoccupa molto che non venga dato alcun criterio per la distribuzione di queste risorse che spinga verso una progettazione condivisa e di area vasta. Lo spirito di cooperazione sovracomunale, che era alla base della precedente distribuzione di risorse agli enti locali nell’”intesa per lo sviluppo” previsto della L.R.18/2015, che si era manifestato proprio individuando come enti esponenziali le UTI, è assolutamente scomparso in questo disegno di Legge. Si rischia di ritornare a quelle logiche campanilistiche, di visioni a tunnel, di disallineamento sovracomunale che hanno fatto sorgere a macchia di leopardo negli ultimi decenni una miriade di duplicazioni disintegrate, con grande consumo di suolo e a discapito dei cittadini stessi. Ben altro, con l’esperienza sin qui maturata avrebbe dovuto essere lo spirito di erogazione dei contributi. Non c’è nemmeno un richiamo ai principi della Legge Iacop e neppure alle blande soluzioni proposte ai tempi della Giunta Tondo. Sembra tutto rimosso.
  • Tra l’altro, moltissimi degli interventi previsti in questo articolato riguardano proprio, quelle che chiamerei (con massima ammirazione per i problem solvers che le concepiscono) astuzie amministrative atte a concedere proroghe a piccoli comuni che a causa delle oggettive difficoltà nella gestione delle risorse non riescono a completare le attività in conto capitale o in parte corrente entro i termini previsti. Invece di procedere a tutta questa ridda di deroghe, che di fatto sono delle sanatorie, ben altro dovrebbe essere l’incentivo della Giunta verso aggregazioni di comuni. Queste formazioni sovracomunali sono le uniche entità capaci di sviluppare quella competenza che permette di rispettare i tempi di programmazione dimostrando adeguata capacità di spesa.
  • I commi 41 e 42 dell’Art. 10 permettono ai comuni capoluogo di aumentare oltre gli attuali limiti il numero di assessori e garantire indennità di funzione, a parità di costo. È proposta alquanto misteriosa nella sua ratio e foriera di problematiche organizzative, che non affronta la vera criticità amministrativa, che consiste nel riequilibrare il rapporto tra il ruolo dell’organo monocratico e quello dell’organo consiliare. Sottolineo incidentalmente che – con riferimento anche alla L.R. 17 di recente approvazione o il DDL sulle funzioni e la composizione del CAL di cui discuteremo a breve – la delicata materia delle Autonomie Locali sembra essere affrontata in modo episodico e scoordinato, senza una vera visione d’insieme.
  • Positivo il parere sul comma 8 dell’Art. 11, che offre la possibilità di completare i percorsi di formazione dei minori non accompagnati anche dopo il raggiungimento della maggiore età.
  • I commi 31-34 dell’Art.10, se da un lato danno certezze ai bilanci di quei comuni che hanno promosso lo SPRAR dall’altro tolgono quello stesso tipo di incentivi a partire dal 2019. Ancora una volta si assiste quindi ad uno stillicidio di micro-norme che preparano il terreno ad una Regione Futura meno accogliente e soprattutto meno capace di affrontare la vera sfida del futuro che è quella di integrare al meglio i nuovi cittadini, che in base anche agli andamenti demografici sono cittadini dei quali abbiamo bisogno per garantire lo stato di benessere goduto fi qui dalla regione Friuli Venezia Giulia.

Vorrei concludere evidenziando quelle che nella mia recente esperienza di sindaco, attento alle problematiche del territorio, avrei volute vedere affrontate già in questo assestamento con maggiore impegno, e che elenco qui con autentico spirito costruttivo:

  1. riduzione delle liste di attesa e i tempi di erogazione del Fondo per l’Autonomia Possibile (FAP);
  2. risposte ai bisogni scolastici speciali per una società più inclusiva che non lasci indietro nessuno, sia in termini di trasporto dei disabili anche a livello di scuola secondaria, che di maestri e altri insegnati di sostegno.
  3. Miglioramento e manutenzione del nostro sistema regionale di piste ciclabili, soprattutto alla luce della forte attrazione turistica che esse rivestono soprattutto nel periodo estivo.

È per il complesso di ragioni sopra esposte che annuncio pertanto il mio voto contrario al DDL in oggetto. Ulteriori temi verranno trattati nel relazionare sul Documento di Economia e Finanza Regionale.

L’elezione del nuovo Presidente del Consiglio Zanin

La vicenda dell’elezione del Presidente del ConsigliRegionale FVG è stata desolante: la maggioranza si è dimostrata tale nei numeri ma non nella visione politica e istituzionale, considerato che sono state necessarie due votazioni per eleggere il candidato unico proposto e il tutto è avvenuto in un clima di risentimento e sfiducia reciproca evidenti.

Il rispetto che porto all’istituzione consiliare e all’alta carica alla quale il Presidente Zanin è stato eletto mi porta comunque ad inviare al neopresidente i miei migliori auguri di buon lavoro.

Più attenzione alla disabilità

Il momento in cui il Consiglio Regionale discute del Documento di Economia e Finanza rappresenta la sede opportuna non solo per definire le macrostrategie regionali in materia di politica di bilancio, ma anche per fare il punto su tutta una serie di questioni apparentemente minori, ma che nei fatti coinvolgono la vita e i bisogni di molte famiglie, di nostri corregionali.

Tra le questioni che meritano attenzione e sulle quali la nostra attività consiliare intende orientarsi vi sono quelle relative alla disabilità che si collegano in modo profondo con il godimento pieno dei diritti di cittadinanza e del principio di uguaglianza. In particolare, come Open Sinistra FVG sollecitiamo l’attenzione della Giunta regionale e della maggioranza politica su due temi precisi: le liste di attesa del Fondo di Autonomia Possibile (FAP) e il trasporto dei ragazzi disabili frequentanti la scuola secondaria.

Il FAP è uno strumento fondamentale di tipo economico ma con un impatto anche di natura socio-culturale, considerato che la sua finalità non si limita all’elargizione di un sostegno di tipo materiale, comportando anche un positivo impatto nelle strategie di contrasto all’emarginazione sociale del portatore di disabilità fisica o psichica e quindi riteniamo necessario che una regione inclusiva e attenta alle necessità di tutti i propri cittadini investa risorse in questo ambito. Per quanto concerne invece il tema del trasporto degli studenti disabili è fondamentale porre rimedio ad un vuoto creato dalla riforma del sistema delle Autonomie Locali che non ha chiarito pienamente il nuovo equilibrio di competenze e risorse tra Regione e UTI su questa tipologia di servizio precedentemente svolto dall’ente provinciale.

Intervento in aula, riforma delle UTI

Nel mio intervento in aula di ieri mattina ho tenuto a sottolineare come – al di là di condivisibili critiche sulle modalità scarsamente partecipate e inclusive con le quali la legge istitutiva delle UTI è stata adottata – la direzione complessiva della riforma del 2014 siano condivisibili.
Si tratta infatti di difendere il principio di una migliore efficacia ed efficienza nei servizi erogati ai cittadini attraverso una condivisione di strumenti e risorse, nella convinzione che – per dimensione organizzativa e per risorse disponibili – quasi mai i singoli comuni sono in grado di adempiere alle proprie funzioni in maniera piena ed ottimale e – a fronte della crescente complessità gestionale – non è pensabile che centinaia di Comuni svolgano in proprio tante procedure. La messa a comune procedurale garantisce infatti qualità ed omogeneità di servizi. Così è avvenuto in numerose UTI, come quella da me presieduta, per funzioni quali i tributi, il personale e la polizia locale, quest’ultima ha permesso di estendere servizi come una centrale operativa funzionante sulle 24 ore su un’area molto più vasta, nonché la centralizzazione della gestione delle contravvenzioni e di tutto il contenzioso. In altri ambiti, come la pianificazione sovracomunale, la Legge Regionale 26 ci ha permesso di definire ed allineare vari Piani Comunali che hanno senso solamente se si riferiscono ad aree più vaste, ad esempio piano paesaggistico, piano del rumore, piano della mobilità, piano della qualità dell’aria.
L’aspetto più significativo di questa riforma che non va assolutamente perduto è quello che nasce dall’Art. 7 della Legge Regionale 18/2015 (Concertazione delle politiche per lo sviluppo del sistema integrato) noto anche come Intesa per lo Sviluppo.
In tutta Europa è in discussione come realizzare la cosiddetta Multilevel Governance ovvero l’intesa, nel pieno rispetto delle funzioni reciproche, del raccordo tra i diversi livelli di governo.
Ebbene la Legge 18 e l’intesa per lo sviluppo che ne discende è forse uno tra i sistemi più avanzati per raggiungere questo risultato. Come Comune di Udine siglai nel 2016 a livello europeo una Charter for Multilevel Governance con centinaia di altri Comuni dell’UE volta a sperimentare forme di governo multilivello, proprio in forza di questa norma.
Non posso elencare tutti gli obiettivi che ha permesso questa intesa sovracomunale tra Autonomie Locali e Regione, ne cito solamente uno perché ha forte impatto sulle politiche di sostenibilità ambientale e di contrasto ai mutamenti climatici e alla decarbonizzazione: il progetto per un sistema di teleriscaldamento su area vasta che recuperi il calore che altrimenti andrebbe sprecato, anzi attualmente deve  essere disperso da un grande complesso industriale fortemente energico che opera in un Comune dell’UTI.
Se la direzione è giusta, però, non si nega la necessità di alcuni ritocchi, in particolare cercando di incrementare la democraticità e rappresentatività dell’ente intermedio, pur mantenendone una natura di secondo livello.

Clicca qui per leggere il mio discorso con la dichiarazione di voto.