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Edilizia privata: proroga delle scadenze per lavori di efficientamento energetico nelle abitazioni private

Su mia proposta il Consiglio regionale nell’ambito della discussione sulla legge relativa alle disposizioni finanziarie intersettoriali ha approvato un emendamento in favore dei cittadini che hanno ottenuto un contributo per l’edilizia privata subordinato all’efficientamento energetico delle abitazioni e – per ragioni non dipendenti dalla loro volontà – non erano riusciti a terminare nel lasso di tempo concordato i lavori di adeguamento, rischiando in questo modo la perdita del contributo stesso.

Si è ritenuto in questo modo di assecondare lo spirito della normativa, vale a dire la messa in efficienza energetica delle abitazioni private, ritenendo questo fine prevalente sul semplice rispetto di una tabella di marcia che può ritardare per ragioni diverse, spesso non imputabili al beneficiario del contributo. Fonti degli uffici regionali affermano che da questo emendamento trarranno beneficio circa 100 famiglie.

Relazione Honsell sul Ddl “Disposizioni finanziarie intersettoriali”

A distanza di 6 mesi da una durissima campagna elettorale di forte critica verso l’Amministrazione regionale uscente, di fronte ad un mare di millenaristiche promesse di discontinuità e risoluzione rapida di tutte le difficoltà economiche e strutturali della nostra Regione, ci ritroviamo invece ancora una volta con una Legge perfettamente allineata con le scelte del passato, tutto sommato di manutenzione, di ritocco cesellato su un impianto legislativo e normativo esistente.

La bora che forte soffiava sul golfo di Trieste ad aprile e maggio e che il presidente Fedriga prometteva di prendere di bolina stretta per correre ancor più veloce, raggiunto il successo elettorale, si è trasformata in una calma piatta. La Regione FVG di oggi ricorda alcune pagine della Linea d’ombra di Conrad.

Forse, allora non era poi tanto male l’amministrazione uscente, se quella entrante continua a prenderla come modello, o forse le promesse escatologiche che tardano ad arrivare erano impossibili da mantenere. La Regione continua a soffrire di scarsissime opportunità di lavoro per tanti giovani ed espulsi da quel mondo, le pensioni minime di tanti anziani diventano sempre più inadeguate a supplire ai loro bisogni quotidiani, l’innovazione tecnologica sia nei settori trainanti delle energie sostenibili che del digitale rimane al palo.

Drammatica, da questa legge, emerge l’assenza di qualsiasi disegno politico di sviluppo organico per questa regione, che non finisce sugli scogli di Barcola solamente perché c’è bonaccia. Ma quale rotta vuole prendere per affrontare il futuro?

Questo non vuol dire che non ci siano dei passaggi certamente positivi nella Legge 23, appunto perché si riferiscono ad un disegno già esistente. Riguardano lo scorrimento di graduatorie, o proroghe di rendicontazione nei settori più svariati quali l’edilizia scolastica e le misure antisismiche. Ci sono anche commi specifici come quelli dei commi dell’Art. 2 relativi alle attività produttive, compreso l’incremento di investimenti per le biciclette con pedalata assistita, dell’Art. 3 sul futuro organismo pagatore del PAC, quelli nell’Art.7 relativi al sostegno di prestigiosi musei privati che erano in passato rimasti esclusi da contributi essenziali, o quelli dell’Art. 8 relativi alle politiche del lavoro compresi gli emendamenti volti ad evitare disparità ingiustificate all’accesso (APE sociale) provocate da interpretazioni restrittive circa la stato di disoccupazione, nonché a favore dell’Università e altri enti di ricerca.

Ma appunto, sono tutti interventi di ordinaria manutenzione che dimostrano come gli Assessori hanno svolto insieme ai loro uffici un onesto e diligente lavoro di dettaglio, certamente prezioso, ma di assoluta continuità con il passato.

Ma questo disegno è quello dell’anno passato, se l’Amministrazione non si qualifica ed affronta i veri nodi strutturali, anche ciò che, per fortuna, aveva fatto l’Amministrazione precedente rischia di diventare inadeguato e di invecchiare.

Preoccupa che anche in quei passaggi minimali dove la Regione avrebbe potuto essere innovativa come nell’Art. 4 tabella D relativo al contributo ai Comuni per la progettazione di un Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile (PAES), invece di avviare un efficace bando accompagnato da una politica di promozione e di assistenza, l’attuale amministrazione abbia preferito invece richiudersi, con una considerazione meramente ragionieristica e rimandare tutto a data da destinarsi. Le Energie Sostenibili non sono solamente un nostro dovere etico nei confronti di questo pianeta, ma sono la nostra unica speranza per un futuro, almeno pari al nostro, per i nostri figli.

Con preoccupazione poi si vede riemergere carsicamente l’unica cifra che caratterizzi questa amministrazione: l’ossessione per una cosiddetta “sicurezza” nell’Art. 6 e nell’Art. 10.

Clamorosa la giustificazione per l’intervento dell’Art. 6 che prevede l’assunzione di nuovi agenti di Polizia Locale presso il Comune di Latisana per garantire la sicurezza stradale nella viabilità alternativa all’A4. Ma se c’è bisogno di una viabilità alternativa ciò è dovuto alla mancanza di sicurezza sull’A4 stessa, agli ormai giornalieri incidenti mortali provocati dagli improvvisi rallentamenti a causa dei lavori. Ben vengano i nuovi agenti, come ex-sindaco ho sofferto la difficoltà di reclutamento di queste figure professionali a fronte del blocco delle assunzioni e del conseguente sottodimensionamento. Ma se di “sicurezza” si deve parlare poniamoci il problema di ridurre i “morti sull’A4”, invece di considerarli inevitabili. Là, dove il Presidente Fedriga è il Commissario, ci vorrebbero interventi speciali di autentica sicurezza, superando tutte le difficoltà burocratiche. Non a ridurre i ritardi nella viabilità comunale si dovrebbe tendere, bensì a fermare la mattanza di camionisti e automobilisti.

Analoga interpretazione a tunnel della parola “sicurezza” appare nell’articolo 10. Ma quanto dovremo ancora investire in telecamere e sistemi di video sorveglianza?  “Sicurezza” non vuol dire solamente perdita di riservatezza e videosorveglianza h24 da quando usciamo di casa. Forse se non pensiamo a come incrementare ai nostri anziani le loro pensioni minime, avranno ben poco da videosorvegliare nel prossimo futuro.

Relazione Honsell su Testo Unificato progetti di legge 12 e 16

Non trovo parole adeguate per esprimere i miei sentimenti e le mie valutazioni su questa legge se non dire che è umiliante. È umiliante anche solamente essere presenti oggi e votare contro.

È doloroso discutere una proposta di legge il cui solo fine è quello di escludere e discriminare tra i più deboli, cercando di capitalizzare vantaggio elettorale, promuovendo la guerra tra i poveri. Per chi, come me, intende la politica come servizio, l’inclusione degli ultimi della fila, di chi si trova alla base della piramide è il principio ideale, e badate bene non ideologico, dal quale prendere le mosse per tutte le azioni.

Questa legge invece, è un atto di cinica cattiveria! Aumentare da 2 a 5 anni di residenza il requisito di accesso a tutta una serie di servizi in merito al diritto alla casa, dalle opportunità dell’edilizia sovvenzionata, a quella convenzionata e agevolata, non risolve assolutamente né le difficoltà di alloggio né la disparità abitativa che ancora affligge la nostra Regione. È semplicemente una concessione al rancore verso i diversi. Diversi in questo caso perché più nuovi, come se 2 anni di residenza e di lavoro nella nostra regione non fossero garanzia sufficiente del loro desiderio di partecipare allo sviluppo del Friuli Venezia Giulia. A conti fatti, questo incremento va a colpire indiscriminatamente tutti i cittadini che sono venuti nella nostra regione per lavorare, indipendentemente dalla loro nazionalità. Punisce il loro desiderio di con-vivenza con noi. È un gesto di xenofobia in ossequio ad una promessa elettorale fatta non alla testa della gente, ma ai loro istinti più bruti. A nulla valgono i ragionamenti sul fatto che altre regioni, rette anche da amministrazioni di centro-sinistra hanno lo stesso requisito all’accesso. Quanto si sta facendo in FVG è un gesto atroce, non è il valore assoluto di quel requisito che i dati stessi dimostrano avere un impatto modesto. È questo gesto politico che fa inorridire. Legiferare oggi un aumento da 2 a 5 anni ha solamente una valenza simbolica di chiusura, di proclamazione di una volontà di isolamento. Non è il valore assoluto ripeto, ma la variazione, che costituisce il messaggio tremendo di questa legge. Passare da 10 a 5 anni avrebbe avuto valenza positiva, passare da 2 a 5 no. È il verso della variazione che purtroppo propone la nostra Regione come Regione non inclusiva. I dati poi mostrano che nell’ultimo bando la percentuale degli esclusi sarebbe stata piccola e in maggioranza avrebbe colpito la mobilità interregionale. Il cinismo di questo gesto alla luce di questi dati è amaro e ne provo vergogna.

Se proprio si fosse voluto potenziare il requisito della residenza, che può essere scelta legittima, si poteva introdurre un apposito punteggio premiale. Ma no, non conta per questa maggioranza il risultato, ciò che conta è il gesto assoluto, pubblico, forte nella sua brutalità.

Sembra poi, quanto meno poco meditato l’iter della legge stessa, che nella versione licenziata della Giunta vedeva introdotto il criterio dei 5 anni, anche là dove la Corte Costituzionale lo aveva giudicato illegittimo. Fortunatamente in soccorso è giunto il PDL dei Consiglieri. Ma resta ancora forte il dubbio, che l’introduzione del criterio dei 5 anni, su tutto l’articolo 29 della Legge 1 del 2016, possa avere ricadute svantaggiose per la Regione stessa, su altri bandi relativi alle politiche abitative, delle quali ancora non si è del tutto coscienti.

Fortemente discriminante nei confronti dei cittadini stranieri, appare infine l’impossibilità di utilizzare, diversamente dai cittadini comunitari, l’autocertificazione nella dichiarazione di non possedere altri alloggi nel paese di origine. Non solamente in alcuni di questi paesi non c’è garanzia di efficienza burocratica, ma i documenti stessi possono essere difficili da reperire e comunque saranno scritti in una lingua per la quale ulteriori oneri di traduzione autenticata saranno necessari. Questa è manifestamente un’altra forca caudina nei confronti di cittadini stranieri extra-comunitari, che potrebbe risultare profondamente ingiusta, nel senso più alto del termine giustizia.

Ben altro dovrebbe essere l’atteggiamento di questa Giunta nei confronti della politica abitativa. Si dovrebbero progettare piani di ristrutturazione per migliorare la qualità degli immobili esistenti, la loro coibentazione e la loro accessibilità, oltre a prevedere un cospicuo incremento di dotazione e recupero di immobili demaniali e di aree militari dismesse.

Per tutti questi motivi voteremo negativamente su questa proposta di legge. Misera dal punto di vista dell’articolato, ma tremenda per la sua valenza simbolica. Il voto negativo è l’unico atto coerente non solamente rispetto alla nostra visione di giustizia, ma soprattutto contro un uso cinico, mediatico e banalmente cattivo dello strumento della Legge che nulla ha a che fare con la Politica con la P maisuscola.

Modifica requisiti di accesso servizi Ater: unico fine escludere e discriminare tra i più poveri

È doloroso discutere una proposta di legge il cui solo fine è quello di escludere e discriminare tra i più deboli, cercando di capitalizzare vantaggio elettorale, promuovendo la guerra tra i poveri. Per chi, come me, intende la politica come servizio, l’inclusione degli ultimi della fila, di chi si trova alla base della piramide è il principio ideale, e badate bene non ideologico, dal quale prendere le mosse per tutte le azioni.

Aumentare da 2 a 5 anni di residenza il requisito di accesso a tutta una serie di servizi in merito al diritto alla casa, dalle opportunità dell’edilizia sovvenzionata, a quella convenzionata e agevolata, non risolve assolutamente né le difficoltà di alloggio né la disparità abitativa che ancora affligge la nostra Regione. È semplicemente una concessione al rancore verso i diversi. Diversi in questo caso perché più nuovi, come se 2 anni di residenza e di lavoro nella nostra regione non fossero garanzia sufficiente del loro desiderio di partecipare allo sviluppo del Friuli Venezia Giulia. A conti fatti, questo incremento va a colpire indiscriminatamente tutti i cittadini che sono venuti nella nostra regione per lavorare, indipendentemente dalla loro nazionalità ed ha solamente una valenza simbolica di chiusura, di proclamazione di una volontà di isolamento.

Se proprio si fosse voluto potenziare il requisito della residenza, che può essere scelta legittima, si poteva introdurre un apposito punteggio premiale. Ma no, non conta per questa maggioranza il risultato, ciò che conta è il gesto assoluto, pubblico, forte nella sua brutalità; discriminante nei confronti dei cittadini stranieri, appare infine l’impossibilità di utilizzare, diversamente dai cittadini comunitari, l’autocertificazione nella dichiarazione di non possedere altri alloggi nel paese di origine. Non solamente in alcuni di questi paesi non c’è garanzia di efficienza burocratica, ma i documenti stessi possono essere difficili da reperire e comunque saranno scritti in una lingua per la quale ulteriori oneri di traduzione autenticata saranno necessari.

Ben altro dovrebbe essere l’atteggiamento di questa Giunta nei confronti della politica abitativa. Si dovrebbero progettare piani di ristrutturazione per migliorare la qualità degli immobili esistenti, la loro coibentazione e la loro accessibilità, oltre a prevedere un cospicuo incremento di dotazione e recupero di immobili demaniali e di aree militari dismesse.