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Presentazione in conferenza stampa Pdl Honsell “Promozione e sviluppo produzione musicale”

Furio Honsell, consigliere regionale di Open Sinistra FVG, ha presentato oggi la proposta di legge n. 139: “Provvedimenti per la promozione, la valorizzazione e lo sviluppo della produzione musicale in FVG”, affiancato da Sabrina Morena, consigliera comunale di Open FVG a Trieste ed operatrice nel settore della cultura, e Mauro Tubetti, in arte DJ Tubet, musicista e rapper friulano.

“Lo scopo di questa legge, che si ispira anche a leggi affini in altre regioni, è quella di favorire l’attività di produzione e formazione musicale mediante la definizione di un piano regionale di settore con cadenza  biennale e il sostegno alla costituzione di un’agenzia sul modello della ‘Film Commission’ e del ‘Fondo per gli Audiovisivi’, non solo per il valore culturale in sé, ma anche per dare una risposta ad un settore nel quale ad oggi operano a vario titolo oltre 7.000 tra artisti e professionisti, spesso con contratti precari, partite IVA o contratti intermittenti o a chiamata. Pertanto, la legge opera a tre livelli: quello dell’associazionismo, quello formativo e quello imprenditoriale, consapevoli che il settore della produzione musicale è stato tra quelli più penalizzati dalla pandemia, ma la musica è invece uno dei vettori più efficaci di coesione sociale e di prevenzione al disagio sociale, relazionale e mentale, che proprio nella pandemia si è acuito. Inoltre, la pluralità linguistica e culturale della nostra regione si riflette significativamente sulla ricchezza della nostra produzione musicale e la sua valorizzazione costituisce un’opportunità sul piano turistico ed imprenditoriale.” Così si è espresso Furio Honsell di Open Sinistra FVG.

Secondo Dj Tubet: “una legge che possa sostenere il comparto musicale promuovendone anche lo sviluppo dei suoi artisti e delle formazioni emergenti operativi sul territorio regionale è un’operazione positiva che da un lato potrebbe mettere a ‘sistema’ le varie realtà regionali e da un lato potrebbe assicurare uno sviluppo futuro. In regione abbiamo diverse eccellenze musicali, che comprendono anche patrimoni inestimabili di musica antica e in lingua minoritaria, che meriterebbero un sostegno negli ambiti di produzione, distribuzione e diffusione di prodotti discografici, studi accademici e spettacoli dal vivo prodotti in regione.”

Sulla medesima lunghezza d’onda Sabrina Morena, che ha affermato che la proposta di legge è importante “perché vuole professionalizzare sempre di più gli artisti e incentivare le reti promuovendo la capacità di fare dei progetti europei che sono il futuro della produzione culturale, dando nel contempo una risposta anche ai rilevanti mutamenti introdotti nel comparto musicale dalle innovazioni tecniche in campo digitale, che hanno portato alla nascita di nuove sensibilità e nuove professionalità che questa legge mira a tutelare e valorizzare.”

Qui il testo della Proposta di legge

Giornata Mondiale della Musica: depositata oggi Pdl Honsell sul tema

“Oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Musica, abbiamo depositato una proposta di legge dal titolo “Provvedimenti per la promozione, la valorizzazione e lo sviluppo della produzione musicale nel Friuli Venezia Giulia”: la proposta nasce a valle di un percorso di alcuni mesi di dialogo con #musicisti e #operatori del settore, per mettere in sicurezza anche in #futuro, un’attività che non è solamente culturale o educativa ma può avere forti ricadute economico-imprenditoriali, in chiave soprattutto turistica. Uno degli elementi qualificanti della nostra proposta è mutuato dall’attuale assetto del settore degli audiovisivi ed è la promozione di una Music Commission regionale che funga da agenzia al fine di sviluppare il piano regionale per la promozione, la tutela e lo sviluppo del settore musicale con cadenza biennale”: così si è espresso Furio Honsell di Open Sinistra FVG.
“Questa Legge mi sembra molto opportuna soprattutto alla luce della difficilissima situazione che hanno dovuto affrontare coloro che operano nel settore della produzione musicale a causa della pandemia.”

DDL 129 “Talenti FVG”: relazione di minoranza Honsell

Il titolo di questi provvedimenti legislativi è certamente attraente, purtroppo tutto si esaurisce nel titolo.

Non vi è ombra di dubbio che il nostro territorio soffra della cosiddetta “fuga di cervelli”, che provoca un impoverimento della forza innovativa e creativa della regione. Va subito detto che i cervelli in fuga sono cervelli formati, e formati soprattutto in discipline tecnico-scientifiche. La fuga avviene già dopo il conseguimento della laurea triennale e in modo ancora più significativo in percentuale, ma ovviamente molto meno in termini di valori assoluti, dopo il conseguimento della laurea magistrale.

È dunque corretto e lodevole porre il problema di cercare di trattenerli.

Altrettanto evidente è la scarsa attrattività extra-regionale dei programmi universitari della nostra regione, a parte certe aree del vicino Veneto. L’esperienza universitaria è spesso però il punto di partenza di futuri progetti di vita nella nostra regione. Sebbene vada rilevato che, rispetto a programmi ERASMUS, le nostre Università regionali hanno percentuali leggermente migliori rispetto ad altre università italiane, ciò avviene per lo più in uscita. Per quanto riguarda la mobilità in entrata invece si conferma anche in regione, che il sistema universitario italiano è drammaticamente poco attraente rispetto a quello di altri paesi della UE.

Purtroppo tutte le misure previste da questo DDL non affrontano in modo significativo le criticità indicate e dunque si rileveranno poco significative se non debolissime. Segnalo ad esempio che la laurea triennale non è nemmeno citata all’art.2, quando la conclusione di quell’esperienza formativa è il momento nel quale avvengono più numerose le fughe dei cervelli.

La fuga dei cervelli, che ripeto, sono “formati”, deriva dalle scarse opportunità di ricerca o specializzazione offerta in regione FVG, sia in termini di borse di dottorato di ricerca, che di opportunità professionali di ricerca & sviluppo del nostro sistema industriale.

È lodevole che la Regione FVG finanzi borse di dottorato. Incidentalmente ricordo che fui proprio io nel 1991, trent’anni fa esatti, ad ottenere le prime due borse di dottorato in Informatica dell’Università di Udine, dall’allora Presidente Sergio Cecotti, affinché si potesse raggiungere il quorum di tre borse, per costituire una sede autonoma di uno dei primi dottorati di ricerca in regione, staccandolo dal consorzio che fino ad allora lo vedeva insieme alle Università di Pisa e Genova.

Purtroppo sono però ancora troppo pochi i posti di dottorato disponibili rispetto all’offerta estera e al numero di nostri laureati desiderosi di fare ricerca. E ogni anno vediamo tanti dei nostri migliori laureati, soprattutto in materie scientifiche e tecnologiche, trasferirsi in Francia, Germania, Regno Unito dove invece le borse disponibili sono di un ordine di grandezza maggiore rispetto a quelle previste nel sistema italiano. Altrettanto si può dire delle borse di specializzazione medica.

Molte volte in questi 3 anni abbondanti di legislatura abbiamo sottolineato che solo un’azione energica che aumenti il numero di borse possa invertire la tendenza al brain drain e contribuire a costruire un’autentica reputazione nel mondo del FVG come Regione della Ricerca. Sarebbe un sogno, per esempio, poter utilizzare a questi fini le parecchie decine di milioni che invece sono annualmente sperperati da questa Regione, sulla base di fallaci paralogismi, per incentivare irresponsabili consumi di idrocarburi!

Inoltre, il sistema industriale regionale è molto orientato in attività da terzisti ed è quindi teso piuttosto a ridurre i costi che a investire in attività di ricerca e sviluppo autonome. Lo si è rilevato anche nelle audizioni alle quali non hanno purtroppo partecipato i rappresentanti del sistema industriale della ricerca, che peraltro io avevo richiesto. Ci sarebbe da chiedersi quanti sono i dottori di ricerca impiegati dal nostro sistema produttivo? E come fare ad aumentare tale numero?

Questo DDL non innesca nessun processo di emancipazione del nostro sistema industriale. Anzi non lo svezza nemmeno. All’art. 6 ci si preoccupa di cosmesi aziendale prevedendo un’elargizione alle aziende, in regime de minimis, per attività di reclutamento che tante aziende più sveglie invece fanno già da decenni, almeno all’Università di Udine. Azioni come quelle previste sono addirittura controproducenti perché non danno nessuna garanzia che quando finiranno i fondi, le aziende non smettano di attivarsi.

Ci vorrebbe ben altro per emancipare il nostro sistema industriale! Bisognerebbe smetterla di dare alle nostre aziende minuscoli contributi, e si dovrebbe invece accompagnarle a modelli di business più innovativo, magari reclutando dei business angels, affinché non continuino a svolgere attività da terzisti. Forse bisognerebbe riattivare lo spirito, o per lo meno le azioni della L.R. n. 11/2003, (Disciplina generale in materia di innovazione). Quella legge prevedeva consulenza e assistenza strategica anche per il reclutamento di lavoratori qualificati attraverso l’attività di consulenza delegata al sistema di parchi scientifici territoriali che sapevano interpretare le necessità concrete e specifiche per rendere competitivo il proprio territorio. Tale legge prevedeva anche riconoscimenti immateriali di prestigio per chi realizzava l’innovazione. Oggi purtroppo, anche il sistema dei parchi scientifico-tecnologici, che nella sua flessibilità e nella capacità di ibridare sistema industriale locale e sistema scolastico-universitario, aveva la sua forza principale, è stato ingessato e centralizzato ponendolo in mano ad un unico soggetto che spesso non ha né l’interesse né la tradizione di comprendere le specificità locali. Si è perduta così tutta la capacità rivoluzionaria in termini di valorizzazione della ricerca e di superamento dei vecchi paradigmi che quel sistema permetteva.

Con tristezza si rileva che questa legge non parla nemmeno dei parchi scientifici.

Le azioni necessarie per attrarre giovani sul nostro territorio non possono esaurirsi in meri micro-contributi alla loro stabilizzazione in Regione come quelli previsti all’Art.3.

Per rendere la regione Friuli Venezia Giulia attrattiva, in primo luogo bisognerebbe abbattere, la reputazione che si è fatta negli ultimi anni di regione chiusa, xenofoba e aporofobica, ovvero chiusa nella sua paura dei poveri. Sarebbe sufficiente guardare alla storia anche recente dell’Umanità, per scoprire che i territori che risultano più attrattivi di talenti lo sono diventati perché prima sono stati attrattivi verso le persone che avevano bisogni materiali da soddisfare.

Io stesso portai in quest’aula il caso di nostri studenti laureati che, per la mancanza del requisito di residenza non avevano diritto ai contributi prima casa. Anche nell’ultima Legge approvata in questa Regione si continua a introdurre limitazioni all’accesso ai contributi a persone che non risiedano da un congruo numero di anni in Regione, oppure a rendere quasi impossibile fare la domanda ai cittadini stranieri che non dispongano di documenti che certifichino il non possesso di beni all’estero. Poiché ciò non viene richiesto per i beni all’estero dei cittadini italiani tale misura è stata infatti giudicata addirittura incostituzionale.

Come ve lo posso dire che la cosiddetta classe creativa è sempre progressista e dunque non è attratta da un luogo claustrofobico? La meritocrazia non si può misurare all’ingresso come vorrebbe questa legge. I talenti si formano nei territori dove c’è un humus culturale aperto, solidale, libertario prima ancora che liberista. Si pensi solo a come e dove è nata l’informatica…

Per tutti questi motivi abbiamo sempre contrastato le misure di chiusura che invece sono state il vanto di questa amministrazione regionale. Con questo DDL l’Amministrazione si vorrebbe aprire all’aristocrazia professionale? È patetico.

Per iniziare un’azione di autentica attrazione bisognerebbe invece, come chiediamo da anni, non finanziare i privati, ma il pubblico. Ad esempio introducendo forti risorse che permettano alle Università di ridurre le tasse universitarie. Rispondere a questa richiesta con la considerazione che l’alta formazione non è competenza primaria della Regione vuol dire confondere un obbligo con una visione strategica. Soddisfare le richieste delle norme sul diritto allo studio è solo il minimo sindacale!

Solo trasformando la nostra regione in una regione attrattiva anche dal punto di vista dell’alta formazione potremo creare quel volano che potrà vedere i nuovi arrivi di alte professionalità.

Importante infine sarebbe inquadrare tutte le azioni coerenti con il titolo di questo DDL in modo inter-assessorile, raccordando l’azione della Direzione Lavoro con quella dell’Università e Ricerca, con quella della Cultura, con quella dell’Ambiente, con quella della Salute e tutte con l’ufficio Agenzia Lavoro & SviluppoImpresa Fvg. Così come era multi-assessorile l’unica legge che abbia avuto la nostra Regione in materia di innovazione, ovvero la L.R. n. 11/2003.

Importante sarebbe inoltre raccordare questa legge con attività transfrontaliere, anche in vista di Gorizia Capitale Europea della Cultura 2025. L’esempio della decisione di non dare il patrocinio al Pride transfrontaliero è un altro tipico esempio di chiusura, che conferisce uno stigma negativo alla nostra Regione. Quale alta professionalità dovendo scegliere tra vivere a Gorizia o Nova Gorica opterebbe per vivere nella prima?

Coerenti nel nostro consueto atteggiamento costruttivo proporremo emendamenti e ordini del giorno, ma riteniamo che difficilmente un DDL, che affronta tematiche così importanti in modo così marginale, possa incidere su quella che purtroppo è una dinamica che vede il nostro territorio soprattutto negli ultimi anni isolarsi sempre di più e attrarre sempre meno, impoverito sotto il profilo culturale e della ricerca, impacciato da pastoie e  norme ideologiche, territorialmente sempre più squilibrato e marginale in Europa.

Abbiamo votato contro questo DDL perché è una misura che cerca di “chiudere la porta del recinto quando l’armento è già scappato” anzi che si ostina a mettere zeppe perché la porta rimanga aperta.

Clicca qui per visualizzare il testo del Disegno di legge n. 129

Relazione su DDL 120 di modifica alla Legge regionale 14/2015 su programmazione europea

Non c’è alcun dubbio, la nostra Regione grazie anche alle norme introdotte per l’ultimo settennato di programmazione europea, 2014-2020, proprio grazie alla L.R. n. 14/2015 che oggi si va a modificare, è riuscita a non venire penalizzata nella quota di finanziamento proveniente dall’UE. Non fu così invece nel settennato ancora precedente. Inoltre, anche una settimana fa, in occasione dell’audizione dell’assessore Zilli, siamo stati confortati che gli obiettivi di rendicontazione, i cosiddetti N+2, siano già stati raggiunti per 2021.

Nella sostanza, il presente DDL va a riflettere e ad aggiornare le strategie poste in essere dalla L.R. n. 14/2015 sul nuovo periodo di finanziamento europeo, ovvero il 2021-2027. E, proprio per non incorrere in possibili ritardi di rendicontazione passibili di penalizzazione, va a confermare, per così dire, la pratica dell’overbooking per circa 20 milioni di euro. Con fondi esclusivamente regionali, giocando d’anticipo, istituisce infatti un parco progetti al quale eventualmente attingere qualora non dovesse esserci sufficiente capacità di spesa in altri progetti.

Non si può dunque che apprezzare questa tattica di astuzia finanziaria da parte dell’assessore e dei suoi collaboratori. Ma il ruolo dell’opposizione è quello di frenare i trionfalismi e contribuire invece al miglioramento legislativo attraverso un’operazione di dibattito critico. Con questo consueto spirito, dunque, svilupperò alcune considerazioni.

In primo luogo ci troviamo sempre, e soprattutto quando ci si traguarda ad obiettivi come quelli definiti dalla regola dell’N+2, a ragionare secondo una logica dell’adempimento e non del risultato. Un esempio è fornito proprio dai progetti più importanti della programmazione europea 2014-2020, cioè quelli dello sviluppo integrato dell’agen su da urbana (i discendenti di quei PISUS che ancora qualche settimana fa questo Consiglio ha prorogato nei tempi di realizzazione con la L.R. n. 1/2021 a favore di alcuni comuni infelici). Ebbene questi progetti strategici sono quelli che sono più in ritardo nella loro realizzazione. Ricordo che i PISUS (che peraltro furono assegnati a Udine quando ero Sindaco solamente in extremis dalla Giunta Serracchiani, perché la Giunta precedente Tondo gli preferì proprio quei progetti che abbiamo prorogato la settimana scorsa), furono invece quelli che permisero di realizzare tra l’altro i primi spazi di co-working e di innovazione imprenditoriale a Udine nonché irrobustirono la riqualificazione di numerosi immobili.

La tecnica dell’overbooking e del “parco progetti”, pur lodevole, può quindi avere un effetto rimbalzo, ovvero un effetto paradosso. Può portare quasi a rallentare lo sprone a ultimare i progetti più difficili e complessi da realizzare, che sono di solito anche quelli più strategici, perché viene meno l’urgenza di doverli rendicontare, in quanto sono disponibili per evitare penalizzazioni progetti più facili da realizzare, meno integrati e quindi di minore rilievo.

Andrebbe quindi introdotta una misura di controllo severa nei tempi di attuazione dei progetti, non limitandosi a raggiungere l’obiettivo della mera rendicontazione cumulativa, che non spinge verso la qualità. Lo sforzo dovrebbe andare nella direzione del risultato, e non solamente nell’accumulazione di spese fatte e rendicontabili indipendentemente dalla loro qualità.

Questa considerazione ci porta ad un’altra osservazione che più volte ho cercato di fare in Commissione ma le risposte ricevute non mi hanno ancora soddisfatto. Riguarda la perdita della specificazione di “un parco progetti ammissibile a finanziamento comunitario, ai sensi…” che compariva nell’art. 1, comma 2 della L. R. n. 14/2015, a seguito dell’art.2, comma 5 del presente DDL. Ovvero, viene meno l’esplicita garanzia che le risorse regionali che beneficerebbero nel loro investimento dell’agevolazione di una gestione “fuori bilancio” secondo la flessibilità delle norme europee, siano destinate proprio tutte a progetti coerenti con le finalità dell’azione europea. Non si mette in dubbio le intenzioni degli estensori, ma preservare il principio che il parco-progetti regionali, gestiti “fuori bilancio”, non debordi dalle finalità della programmazione europea è a mio avviso indispensabile in una norma. Deve esserci un vaglio di quali progetti vanno nel parco-progetti. Certamente sarebbe auspicabile che ciò avvenisse anche nella piena consapevolezza del Consiglio, o per lo meno della Commissione.

Questa preoccupazione deriva anche dal fatto che l’entità dell’overbooking non è stata giustificata nemmeno in percentuale. La norma dovrebbe contenere il metodo che ne giustifica l’entità, altrimenti sembra dettata più da contingenze ed è dunque impossibile valutare se sia sufficiente ai fini peri i quali è introdotta oppure è sovrastimata o addirittura sottostimata.

Anche all’art. 7 bis comma 5 del presente DDL ci si continua a riferire a “modalità” europee nella gestione di questi fondi regionali ulteriori. Ritengo che sia indispensabile aggiungere anche il vocabolo “finalità”.

L’ultima considerazione è strettamente correlata a questa e riguarda proprio la progettualità in sé. Ancora una volta viene rimandato il momento nel quale si parla dei progetti veri e propri, che poi sono gli unici a giustificare tutta questa procedura. Sottolineo ancora una volta che il DEFR a cui si fa riferimento per default è piuttosto misero e provocatoriamente fu lasciato in bianco sei mesi fa per essere poi affrettatamente abbozzato in una fantasmagoria di parole chiave.

Riguardo alle tematiche della Next Generation EU, questo Consiglio non solamente non approva le mozioni di indirizzo come l’ultima sul green deal nel settore primario presentata dall’opposizione, ma anche il tema della transizione energetica, e della preventiva misurazione e riduzione dell’impronta carbonica e conseguente avviamento del processo di decarbonizzazione che avevo delineato nella PDL n. 77 non è stato nemmeno avviato. Anzi le grandi opere che hanno suggellato la Legge di stabilità approvata in dicembre vanno nella direzione del consumo di suolo e sembrano sghembe rispetto alle direttive europee. Fino a quando si affronta la progettualità così da lontano è difficile riuscire ad avviare quel cambiamento di paradigma che dovrebbe essere il vero scopo della prossima programmazione europea. È necessario sviluppare una mentalità ben diversa da quella delle mere astuzie nella rendicontazione degli adempimenti, che sono abilmente rappresentati in questo provvedimento.

In aula intendiamo proporre quindi emendamenti sulle finalità dei progetti da inserire nel parco-progetti ed emendamenti che prevedano la condivisione in Commissione di una programmazione 2021-2027 più dettagliata. Proporremo anche OdG volti ad avviare una politica concreta di riduzione del cospicuo contributo pro-capite che questa regione sta fornendo al riscaldamento globale. Lo dobbiamo, aldilà delle formule retoriche, alle future generazioni.

In Commissione ci siamo astenuti. Un’approvazione as is di questo DDL non ci vedrà favorevoli.

Testo del DDL 120 fuoriuscito dalla Commissione