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MIA – Misura d’Inclusione Attiva: un commento a caldo dal Consiglio regionale

La reintroduzione della Misura d’Inclusione Attiva nella finanziaria 2019 rappresenta l’ennesimo intervento da parte della Giunta regionale che va a peggiorare quanto di buono introdotto precedentemente, e che andava invece prorogato.

Se da un lato infatti si mantiene questa misura di sostegno che ha aiutato più 24.000 famiglie in passato, dall’altro la marca con la cifra del rancore ideologico. Alla misura di sostegno vengono infatti apportate due modifiche sostanziali: si pone un tetto massimo all’importo economico e viene introdotto il vincolo di 5 anni di residenzialità per farne richiesta.

La prima modifica, nella sostanza, comporterà la decurtazione di meno di un centinaio di euro mensili, e solamente in pochissimi casi, ma un tanto basta a segnare che la difficoltà economica è una colpa, se non addirittura un vizio per questa maggioranza.

Per quanto concerne la seconda invece poco importa a questa Giunta se creerà non poche difficoltà a diverse famiglie che si ritroveranno in una situazione di forte disagio, rimbalzando tra l’altro la gestione del problema ai servizi sociali dei Comuni.

Ciò che importa è che chi è povero non si senta mai ben accetto nella Regione governata da questa coalizione.

Relazione Honsell su nota di aggiornamento al DEFR 2019

Questo DEFR è un documento magmatico di quasi 250 pagine che descrive in modo piuttosto generico, il proseguimento di azioni, spesso condivisibili nella vaghezza del lessico ricco di keywords, ma drammaticamente carenti rispetto alle problematiche urgenti che il FVG dovrà affrontare nel prossimo triennio.

Colpisce il fatto che il documento non offra nulla quanto a visione, a motivazioni, a programmazione effettiva. A noi di OPEN-Sinistra FVG lascia il dubbio che non ci sia una vera consapevolezza delle problematiche in gioco, e quindi un piano di azione per governarle, ma si mantenga essenzialmente quanto era già presente nella versione precedente della Nota di Aggiornamento e poi si navighi a vista, senza idee chiare per il futuro. Il documento non aggiunge nulla di più preciso a quanto la Giunta ci ha abituati a sentire usando il registro del “futuro”.

Questo DEFR è dunque un documento passivo e statico, di ordinaria amministrazione. Almeno fosse un documento di manutenzione! Il verbo più ricorrente, anche se non ho condotto un’analisi lessicale quantitativa, è “proseguiremo”, ma il perché e il quando non è mai discusso.

Non vi è dubbio che un plauso vada fatto agli uffici che con diligenza hanno cercato di descrivere, a grandi linee e in modo abbastanza completo, molte attività in essere. Ma nel DEFR manca assolutamente la parte politica di motivazioni dalle quale queste linee di sviluppo dovrebbero discendere. Questo DEFR poi non presenta nulla di specifico al triennio in questione. Non vi si trova nulla all’altezza della retorica del Grande Cambiamento condotta in campagna elettorale dalla coalizione oggi al governo, la retorica che descriveva la nostra Regione come un territorio in pezzi, da riaggiustare da cima a fondo.

È dunque molto difficile immaginare che questo documento possa avere alcunché di vincolante e che quindi possa essere di fatto riaperto e consultato da chicchessia prima del suo prossimo aggiornamento. Mi chiedo se sia questo il senso di un DEFR?

Analizzerò adesso alcune missioni, offrendo qualche modesta proposta.

Missione 4 “Istruzione e diritto allo studio”. Manca totalmente la consapevolezza che su questo punto si gioca il futuro della regione e su di esso si vince la sfida dell’equità e del lavoro come diritto. La parte sull’orientamento si poteva scrivere così 30 anni fa, quando il concetto venne introdotto. L’Edilizia Scolastica, che sembra prevedere poco più di 6 milioni in 3 anni, e l’accensione di mutui in un non ben precisato futuro, non parla di collegamenti digitali, e certamente non definisce criteri di dimensionamento. Fa sorridere per il suo ingenuo provincialismo la menzione dell’accordo con l’MIT di Boston, a fronte dell’assenza di qualsiasi strategia per promuovere l’inserimento dei nostri ricercatori nelle, ben più prossime, reti europee della ricerca.

Missione 6 “Politiche giovanili, sport e tempo libero”. Manca totalmente l’attenzione alla promozione di stili di vita sani e attivi. Questi sono il primo gradino della prevenzione sanitaria. Come più volte sottolineato non si prevede un sostegno attivo allo sport di cittadinanza, inteso come diritto, soprattutto in una fase di crisi economica che vede spesso le famiglie rinunciare all’attività sportiva dei figli, come prima misura di contenimento delle spese. Andrebbe replicato su scala regionale il progetto “F.A.R. Sport oltre la crisi” sviluppato dal Comune di Udine negli ultimi 4 anni, ma per conoscere questo progetto così come molte delle buone pratiche attivate in regione e fuori regione negli anni sarebbe necessaria maggiore umiltà e attenzione.

Missione 9 “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”. La parte sullo sviluppo sostenibile è imbarazzante quanto a modestia, genericità e lontananza dal dibattito europeo e mondiale sul tema, del quale non vi è alcuna eco. Manca assolutamente una visione oltre il 2020. Non c’è allineamento con i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’ONU. Appare scarsa la consapevolezza della reale portata delle problematiche. Mancano azioni volte a migliorare la qualità dell’acqua e dell’aria. Ma spicca per la sua assenza qualsiasi riferimento al clima e alla mitigazione, contrasto e adattamento ai mutamenti climatici. In ogni Commissione ho sostenuto il ruolo degli enti locali nel gestire queste problematiche e la necessità di far sviluppare un PAESC (Piano attuativo per l’energia sostenibile e gli adattamenti climatici) in linea con le azioni virtuose europee del Covenant of Mayors for Energy and Climate Change, ad ogni ente locale, coordinandolo con la strategia globale delle Regione. Purtroppo nulla è pianificato al momento. Non vi è nessun riferimento alla certificazione EMAS, che è uno strumento fondamentale per la gestione attenta alla sicurezza e sostenibilità. Alcuni Comuni come quello di Udine sono già certificati.

Missione 10 “Trasporto e diritto alla mobilità”. Non c’è visione, soprattutto post 2020 per un trasporto pubblico sostenibile di metropolitane leggere, che renda sempre meno essenziale l’uso dell’autoveicolo privato negli spostamenti urbani e interurbani. Mancano analisi quantitative volte a ridurre il traffico parassita e passivo. Non si fa riferimento a quando abbandonare la miope pratica della benzina agevolata per favorire carburanti alternativi. Queste mancanze sono però compensate dall’attenzione dedicata invece alla linea tramviaria Trieste-Opicina (anche se il suo ripristino sembra più questione da trattare a livello comunale) ma nemmeno su questo tema c’è una previsione precisa!

Missione 12 “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”. I pochi miseri paragrafi sulle problematiche dell’inclusione degli immigrati e dei richiedenti asilo, che in campagna elettorale e nei primi mesi di amministrazione erano così centrali, indica che questa Giunta ritiene di aver fatto scomparire i migranti per Legge, in piena continuità con un approccio al tema rancoroso e ideologico seguito in questi mesi, che sembra del tutto inutile a affrontare soluzioni.

Missione 13 “Tutela della Salute”. La trattazione è ampia e dettagliata, perché è assolutamente in continuità con il passato (a meno della governance), soprattutto circa la prevenzione e per le cure primarie. Ma maggiore attenzione andrebbe posta sulla medicina di iniziativa e sul raccordo della medicina di base. Attenzione andrebbe posta anche sul tema del benessere mentale e relazionale dei cittadini e sul contrasto alla solitudine. La sicurezza in casa andrebbe declinata in questa missione, intendendola come sforzo a ridurre gli incidenti domestici, più che nella missione sull’ordine pubblico, favorendo l’ipertrofia dei sistemi di video sorveglianza.

Missione 14 “Sviluppo economico e competitività”. Ci sono pochissime idee nuove in questo settore nevralgico che ne avrebbe bisogno urgente. Non sembra centrale la promozione dell’innovazione. Assolutamente vago appare il riferimento alle infrastrutture digitali di rete sia quanto a tempi, sia ai soggetti che dovrebbero avere la responsabilità di realizzarle.

Missione 15 “Politiche per il lavoro e la formazione professionale”. Il quadro è ampio, ma propone misure per curare i sintomi delle problematiche, piuttosto che offrire nuove misure strutturali per risolverle. Mancano azioni nuove e forti volte all’inclusione degli scoraggiati, degli inattivi e degli espulsi e un effettivo orientamento strategico verso le attività lavorative di cui c’è realmente bisogno in modo che tali categorie di potenziali lavoratori scompaiano.

Missione 17 “Energia e diversificazione delle fonti energetiche”. Inquietante e cospicuo per la sua assenza il riferimento ai mutamenti climatici e alle politiche attive per l’energia sostenibile, per il PAESC per le Smart Grids, e per l’abbattimento delle emissioni.

Missione 18 “Relazione con le altre autonomie territoriali e locali”. L’azzeramento delle UTI lascia un grave vuoto nella pianificazione di area vasta e nella governance multilivello, cosa si propone in alternativa? Un misero paragrafetto su un possibile futuro organismo intermedio. Nessuna analisi profonda è sviluppata, né che giustifichi la cancellazione delle UTI, né che definisca le caratteristiche che il nuovo ente avrà rispetto alla problematiche delle UTI. Manca altresì qualsiasi ragionamento sul Comparto Unico.

In conclusione la valutazione su questo Documento è totalmente negativa. Sembra sia stato scritto più per assolvere un adempimento, con il solo obiettivo del raggiungimento di un cospicuo numero di pagine. È molto generico e privo di qualsiasi autentiche analisi quantitative che permettano di delineare strategie nuove ed efficaci per affrontare e governare le difficili problematiche che la Regione FVG dovrà affrontare per mantenere l’alto livello di qualità della vita che le precedenti amministrazioni hanno lasciato in eredità a quella attuale.

Il FVG potrebbe giocare a livello nazionale ed europeo il ruolo di laboratorio e di modello di buone pratiche ambientali e sociali, ne ha il giusto livello dimensionale, socioeconomico e strutturale, ma con questa prospettiva triennale all’orizzonte c’è il regresso.

Scarica qui il documento “Nota di aggiornamento al DEFR”

Disegno di Legge 27 – Assetto Istituzionale e organizzativo del Servizio Sanitario del FVG

Ieri discussione in Consiglio regionale FVG sul Disegno di Legge 27 – Assetto Istituzionale e organizzativo del Servizio Sanitario del FVG.

È una legge affrettata che affronta solamente questioni di vertice. Non risponde assolutamente alle promesse elettorali fatte dall’attuale maggioranza, ma evidentemente è prassi non mantenerle per chi ha vinto le ultime elezioni.

Per Open Sinistra FVG è comunque meglio così anche perché viene mantenuto il principio dell’integrazione ospedale – territorio, sempre ritenuto cruciale ma invece tanto osteggiato proprio da questa maggioranza: evidentemente hanno finalmente capito.

Preoccupa invece il salto nel buio al quale sarà costretto il sistema sanitario regionale costretto dal 1° gennaio 2019 ad oltre un anno di commissariamento.

Relazione Honsell su Testo Unificato progetti di legge 12 e 16

Non trovo parole adeguate per esprimere i miei sentimenti e le mie valutazioni su questa legge se non dire che è umiliante. È umiliante anche solamente essere presenti oggi e votare contro.

È doloroso discutere una proposta di legge il cui solo fine è quello di escludere e discriminare tra i più deboli, cercando di capitalizzare vantaggio elettorale, promuovendo la guerra tra i poveri. Per chi, come me, intende la politica come servizio, l’inclusione degli ultimi della fila, di chi si trova alla base della piramide è il principio ideale, e badate bene non ideologico, dal quale prendere le mosse per tutte le azioni.

Questa legge invece, è un atto di cinica cattiveria! Aumentare da 2 a 5 anni di residenza il requisito di accesso a tutta una serie di servizi in merito al diritto alla casa, dalle opportunità dell’edilizia sovvenzionata, a quella convenzionata e agevolata, non risolve assolutamente né le difficoltà di alloggio né la disparità abitativa che ancora affligge la nostra Regione. È semplicemente una concessione al rancore verso i diversi. Diversi in questo caso perché più nuovi, come se 2 anni di residenza e di lavoro nella nostra regione non fossero garanzia sufficiente del loro desiderio di partecipare allo sviluppo del Friuli Venezia Giulia. A conti fatti, questo incremento va a colpire indiscriminatamente tutti i cittadini che sono venuti nella nostra regione per lavorare, indipendentemente dalla loro nazionalità. Punisce il loro desiderio di con-vivenza con noi. È un gesto di xenofobia in ossequio ad una promessa elettorale fatta non alla testa della gente, ma ai loro istinti più bruti. A nulla valgono i ragionamenti sul fatto che altre regioni, rette anche da amministrazioni di centro-sinistra hanno lo stesso requisito all’accesso. Quanto si sta facendo in FVG è un gesto atroce, non è il valore assoluto di quel requisito che i dati stessi dimostrano avere un impatto modesto. È questo gesto politico che fa inorridire. Legiferare oggi un aumento da 2 a 5 anni ha solamente una valenza simbolica di chiusura, di proclamazione di una volontà di isolamento. Non è il valore assoluto ripeto, ma la variazione, che costituisce il messaggio tremendo di questa legge. Passare da 10 a 5 anni avrebbe avuto valenza positiva, passare da 2 a 5 no. È il verso della variazione che purtroppo propone la nostra Regione come Regione non inclusiva. I dati poi mostrano che nell’ultimo bando la percentuale degli esclusi sarebbe stata piccola e in maggioranza avrebbe colpito la mobilità interregionale. Il cinismo di questo gesto alla luce di questi dati è amaro e ne provo vergogna.

Se proprio si fosse voluto potenziare il requisito della residenza, che può essere scelta legittima, si poteva introdurre un apposito punteggio premiale. Ma no, non conta per questa maggioranza il risultato, ciò che conta è il gesto assoluto, pubblico, forte nella sua brutalità.

Sembra poi, quanto meno poco meditato l’iter della legge stessa, che nella versione licenziata della Giunta vedeva introdotto il criterio dei 5 anni, anche là dove la Corte Costituzionale lo aveva giudicato illegittimo. Fortunatamente in soccorso è giunto il PDL dei Consiglieri. Ma resta ancora forte il dubbio, che l’introduzione del criterio dei 5 anni, su tutto l’articolo 29 della Legge 1 del 2016, possa avere ricadute svantaggiose per la Regione stessa, su altri bandi relativi alle politiche abitative, delle quali ancora non si è del tutto coscienti.

Fortemente discriminante nei confronti dei cittadini stranieri, appare infine l’impossibilità di utilizzare, diversamente dai cittadini comunitari, l’autocertificazione nella dichiarazione di non possedere altri alloggi nel paese di origine. Non solamente in alcuni di questi paesi non c’è garanzia di efficienza burocratica, ma i documenti stessi possono essere difficili da reperire e comunque saranno scritti in una lingua per la quale ulteriori oneri di traduzione autenticata saranno necessari. Questa è manifestamente un’altra forca caudina nei confronti di cittadini stranieri extra-comunitari, che potrebbe risultare profondamente ingiusta, nel senso più alto del termine giustizia.

Ben altro dovrebbe essere l’atteggiamento di questa Giunta nei confronti della politica abitativa. Si dovrebbero progettare piani di ristrutturazione per migliorare la qualità degli immobili esistenti, la loro coibentazione e la loro accessibilità, oltre a prevedere un cospicuo incremento di dotazione e recupero di immobili demaniali e di aree militari dismesse.

Per tutti questi motivi voteremo negativamente su questa proposta di legge. Misera dal punto di vista dell’articolato, ma tremenda per la sua valenza simbolica. Il voto negativo è l’unico atto coerente non solamente rispetto alla nostra visione di giustizia, ma soprattutto contro un uso cinico, mediatico e banalmente cattivo dello strumento della Legge che nulla ha a che fare con la Politica con la P maisuscola.