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Interrogazione per conoscere azioni intraprese per attuazione Mozione per Verità e Giustizia per Giulio Regeni

Questa mattina Open Sinistra FVG ha posto in Consiglio Regionale, attraverso un’interrogazione a risposta immediata, il problema dell’inerzia della Regione sulla vicenda di Giulio Regeni dopo l’approvazione all’unanimità della mozione 2/2018 presentata dal Consigliere Furio Honsell.

“Qual è il senso della mozione approvata all’unanimità, se dopo 14 mesi dalla sua approvazione l’unica iniziativa che è stata presa dalla Regione, con motivazioni risibili e tutto sommato non rispettose verso la sensibilità dei cittadini del FVG, della Famiglia e della memoria di Giulio Regeni, è stata quella di togliere lo striscione in Piazza Unità?”.

La risposta dell’Assessore Roberti, delegato dalla Giunta, è stata assai deludente: tutto si è ridotto al sostenere che l’eliminazione di uno striscione per ricordare a tutti i cittadini il valore di ottenere la verità su questo caso “non cambia e non muta di un millimetro la volontà della Regione di poter arrivare alla verità.” L’Assessore Roberti ha dichiarato che sono state inviate alcune lettere indirizzate al Governo.

Il Consigliere Honsell ha risposto che “mandare in giro delle lettere non è molto impegnativo. Avrebbe un peso diverso interrogarsi sul perché non giungano delle risposte o perché appunto non sia il caso di essere più incalzanti con quelle che sono le iniziative volte a trovare la verità; se no anche quello diventa un mero adempimento. Qui si tratta di ottenere un risultato!”.

Infine, l’Assessore ha voluto “censurare” l’interrogazione a risposta immediata del Consigliere Honsell affermando la non urgenza del tema. Vogliamo far presente all’Assessore che nell’articolo del Regolamento il tema relativo ad un’interrogazione può essere anche di attualità. Si parla molto di urgenza, ma cosa ci può essere di più urgente, se non di ricevere una risposta chiara, la verità, sulla barbara uccisione di un nostro corregionale avvenuta più di tre anni fa?

Tra l’altro l’Assessore dimostra di essere in contraddizione con il gruppo della Lega in Parlamento, in quanto è lo stesso capogruppo della Lega in Commissione Esteri a chiedersi: che fine ha fatto la Commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni?

Approvata mozione di adesione della Regione al Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete

Oggi su proposta del Consigliere Honsell di Open Sinistra Fvg è stata approvata in Consiglio Regionale l’adesione della Regione Fvg al “Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete”.

Il Manifesto prevede da parte delle Istituzioni sanitarie e non la garanzia di fornire ai pazienti diabetici diagnosi e terapie appropriate, con uniformità sul territorio, la realizzazione di campagne di sensibilizzazione e di informazione volte a promuovere stili alimentari e di vita sani e di contrasto alla sedentarietà, ma anche da parte dei cittadini/pazienti l’impegno a comportamenti responsabili in linea con il Manifesto.

“Il diabete di tipo 2 sta diventando una pandemia a livello mondiale a causa degli stili di vita e di progettazione dei nostri ambienti urbani; tant’è che si parla ormai di ‘diabete urbano’” afferma Honsell.

“Secondo i dati dell’Istat riferiti al 2016, gli italiani affetti da diabete rappresentano il 5,3% della popolazione (5,4% negli uomini, 5,2% nelle donne), pari a oltre 3 milioni e 200 mila persone, e il 16,5% della popolazione sopra i 65 anni, con oneri ingenti sul bilancio del Sistema sanitario regionale. Secondo proiezioni sempre dell’Istat, se l’attuale trend verrà mantenuto, il numero di persone affette in Italia potrebbe raggiungere la cifra di 20 milioni nel 2050”.

“La diffusione in Italia del diabete – aggiunge il Consigliere di Open Fvg – è quasi raddoppiata negli ultimi trent’anni (coinvolgeva il 2,9% della popolazione nel 1980) e rispetto al 2000 i soggetti diabetici sono 1 milione in più: ciò è dovuto sia all’invecchiamento della popolazione sia ad altri fattori, tra cui l’anticipazione delle diagnosi (che porta in evidenza casi prima sconosciuti) e l’aumento della sopravvivenza dei malati di diabete (la mortalità per diabete si è ridotta di oltre il 20% in tutte le classi di età). Inoltre, il 90% dei casi di diabete mellito è di tipo 2 ed è fortemente correlato all’adozione di stili di vita non appropriati e quindi spesso collegato a fattori di disagio socio-economico dei soggetti colpiti”.

Insulti a Consigliera comunale Paviotti: una mia riflessione

E’ inconcepibile che non si riesca ancora a cogliere appieno la differenza sostanziale che passa tra un giudizio politico – anche severo – e l’insulto personale. La consigliera Paviotti ha espresso opinioni politiche sensate e condivisibili in materia di sicurezza, sottolineando come su questo tema anche nella città di Udine si sia costruita una narrazione in gran parte basata su pregiudizi ed emozioni più che su precise cognizioni e questo le è valso una grandinata di insulti personali che l’hanno ferita come cittadina e soprattutto come donna.

Debolissima e troppo ambigua appare la difesa della Paviotti da parte del Sindaco Fontanini, incapace di prendere le distanze dagli insulti senza contemporaneamente inserire elementi di dubbio e discrimine giungendo ad affermare – in base a quanto riporta il Messaggero Veneto – che esistono argomenti che forse è bene non toccare, altrimenti “gli insulti arrivano”. E’ una tattica vecchia alla quale potremmo rispondere ricordando che il Sindaco Fontanini ha costruito la sua intera campagna elettorale su una emergenza sicurezza che non esisteva, diffondendo soprattutto tra gli strati più deboli un senso di paura e insicurezza con finalità di mera strumentalizzazione elettorale.

Il tema di una politica dai toni più civili e meno laceranti è ormai sul tavolo e tocca a tutti – anche al Sindaco di Udine – scegliere da che parte stare. Senza distinguo.

Qui sotto l’articolo del Messaggero Veneto:

Donne in Iran, appello europeo

L’obiettivo è arrivare al Parlamento Europeo nella maniera più compatta possibile: la battaglia a difesa della libertà delle donne in Iran, ancora una volta, parte da Pordenone e mira a coinvolgere nuovamente la politica europea. Questo l’obiettivo dell’incontro tra il pordenonese Taher Djafarizad (presidente dell’associazione Nedaday) e Giuliano Pisapia, l’ex sindaco di Milano che, da settembre, è vicepresidente della Commissione Affari costituzionali del Parlamento Europeo. L’incontro si è tenuto venerdì scorso, a Milano, grazie alla mediazione dell’ex sindaco di Udine, Furio Honsell.

NASRIN LIBERA
L’appello riguarda Nasrin Sotoudeh, l’avvocata iraniana, premio Sakharov 2012, condannata a 33 anni di carcere e 148 frustate per essersi battuta per il diritto delle donne iraniane a non indossare il velo. «Abbiamo chiesto una discussione sul caso e un eventuale mobilitazione, come già accadde anni fa per Sakineh, – spiega Djafarizad – che fortunatamente venne poi liberata. Basta con i soli striscioni, il Parlamento Europeo è uno degli interlocutori principali dell’Iran e ha la forza per poter essere ascoltato. Pisapia ha accolto il nostro appello. Ora vogliamo coinvolgere il maggior numero di eurodeputati». 
La solidarietà a Sotoudeh ha portato anche il Comune di Pordenone ad appendere uno striscione in sua difesa. La Francia si è già mobilitata per lei. «Oltre alla sua – insiste Djafarizad – chiediamo che il Parlamento Europeo pressi per la liberazione anche di centinaia di donne iraniane dei mercoledì bianchi, che manifestano contro l’imposizione di indossare il velo, scendendo per le strade col velo bianco e poi scoprendosi il capo. Il regime iraniano di recente ha ricominciato a incarcerare genitori o parenti di dissidenti e attivisti. Come accadde 15 anni fa anche a mia madre, ottantacinquenne, che venne portata in prigione per tre giorni per colpire me» ricorda Djafarizad.

COME MIA MADRE
«L’obbligo del velo non fa parte della tradizione dell’Iran. Prima del 1979, quando ancora vivevo lì, la maggioranza delle donne non lo indossava e andava ad assistere alle competizioni sportive». Laureata in diritto internazionale, Nasrin Sotoudeh è stata arrestata la prima volta nel 2010, condannata l’anno successivo a 11 anni di carcere, rilasciata anzitempo nel 2013. Nel giugno 2018 è stata nuovamente condotta in carcere, accusata di reati legati alla sicurezza nazionale, condannata nel 2019 a 33 anni di carcere e 148 frustate.


Autrice: Valentina Silvastrini | Fonte: Il Gazzettino