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Udine, 30 novembre 2019: idee comuni 2.0

Desidero ricordarvi l’appuntamento di sabato 30 novembreIDEE COMUNI 2.0” che si terrà dalle ore 09.30 alle 16.00 c/o Lino’s & Co, in Via Artico di Prampero 7 a Udine.

IDEE COMUNI 2.0 è un’iniziativa che nasce per aggiornare le idee programmatiche discutendone assieme nei tavoli tematici, fare un bilancio di quello che sta succedendo in Consiglio regionale e del lavoro che siamo riusciti a svolgere e ragionare sulle scelte organizzative in grado di rafforzare la nostra rete e di farla crescere sul territorio.

Per saperne di più circa il programma della giornata clicca qui.

Verità e Giustizia per Famiglia Cucchi e battaglie di molte altre

Finalmente Verità e Giustizia per Stefano Cucchi e la sua coraggiosa famiglia. Rimane ancora profondo il dolore per la barbara violenza che subì in una caserma e per il fatto che anche nei giorni successivi nessuna delle decine di persone che lo videro gli prestarono soccorso. Rimane inoltre la vergogna che per tale verità ci siano voluti più dieci anni per stabilirle.

L’Italia si conferma però uno stato di diritto, anche quando l’affermazione di questo principio può essere dolorosa per lo Stato stesso. La democrazia è anche la capacità del potere di autolimitarsi ponendo al centro il cittadino.

Oggi il mio pensiero va anche a molte altre famiglie, ed in particolare alla battaglia per la giustizia e la verità della famiglia Regeni: la notizia di oggi deve impegnarci a lottare con rinnovato impegno per loro. Loro lottano non solo per i loro familiari ma per ciascuno di noi.

Donne in Iran, appello europeo

L’obiettivo è arrivare al Parlamento Europeo nella maniera più compatta possibile: la battaglia a difesa della libertà delle donne in Iran, ancora una volta, parte da Pordenone e mira a coinvolgere nuovamente la politica europea. Questo l’obiettivo dell’incontro tra il pordenonese Taher Djafarizad (presidente dell’associazione Nedaday) e Giuliano Pisapia, l’ex sindaco di Milano che, da settembre, è vicepresidente della Commissione Affari costituzionali del Parlamento Europeo. L’incontro si è tenuto venerdì scorso, a Milano, grazie alla mediazione dell’ex sindaco di Udine, Furio Honsell.

NASRIN LIBERA
L’appello riguarda Nasrin Sotoudeh, l’avvocata iraniana, premio Sakharov 2012, condannata a 33 anni di carcere e 148 frustate per essersi battuta per il diritto delle donne iraniane a non indossare il velo. «Abbiamo chiesto una discussione sul caso e un eventuale mobilitazione, come già accadde anni fa per Sakineh, – spiega Djafarizad – che fortunatamente venne poi liberata. Basta con i soli striscioni, il Parlamento Europeo è uno degli interlocutori principali dell’Iran e ha la forza per poter essere ascoltato. Pisapia ha accolto il nostro appello. Ora vogliamo coinvolgere il maggior numero di eurodeputati». 
La solidarietà a Sotoudeh ha portato anche il Comune di Pordenone ad appendere uno striscione in sua difesa. La Francia si è già mobilitata per lei. «Oltre alla sua – insiste Djafarizad – chiediamo che il Parlamento Europeo pressi per la liberazione anche di centinaia di donne iraniane dei mercoledì bianchi, che manifestano contro l’imposizione di indossare il velo, scendendo per le strade col velo bianco e poi scoprendosi il capo. Il regime iraniano di recente ha ricominciato a incarcerare genitori o parenti di dissidenti e attivisti. Come accadde 15 anni fa anche a mia madre, ottantacinquenne, che venne portata in prigione per tre giorni per colpire me» ricorda Djafarizad.

COME MIA MADRE
«L’obbligo del velo non fa parte della tradizione dell’Iran. Prima del 1979, quando ancora vivevo lì, la maggioranza delle donne non lo indossava e andava ad assistere alle competizioni sportive». Laureata in diritto internazionale, Nasrin Sotoudeh è stata arrestata la prima volta nel 2010, condannata l’anno successivo a 11 anni di carcere, rilasciata anzitempo nel 2013. Nel giugno 2018 è stata nuovamente condotta in carcere, accusata di reati legati alla sicurezza nazionale, condannata nel 2019 a 33 anni di carcere e 148 frustate.


Autrice: Valentina Silvastrini | Fonte: Il Gazzettino

Un mio commento al Disegno di Legge 63 di modifica alla Legge regionale 19/2000

«La Regione vuole mascherare il rimpatrio dei profughi inserendo il diritto di ritorno volontario assistito nella modifica della legge sulla cooperazione internazionale». Ad accusare la giunta di confondere «il volontariato con l’ossessione sui migranti» è il consigliere d’opposizione, Furio Honsell (Open Fvg) secondo il quale se la proposta di legge non sarà emendata potrebbe rischiare l’ennesima bocciatura dalla Corte Costituzionale.

L’accusa, condivisa anche da alcune associazioni presenti sul territorio, è pesante e l’assessore regionale, Pierpaolo Roberti, la respinge immediatamente al mittente. La nuova legge approderà in aula entro fine ottobre per procedere alla pubblicazione dei bandi e all’assegnazione di 1,5 milioni di euro.

Il caso è scoppiato in commissione dove l’assessore Roberti ha illustrato la modifica di legge che tra le finalità prevede «il diritto a rimanere nel proprio paese di origine con adeguate qualità di vita e con la libertà di non migrare» e il «diritto al ritorno volontario assistito e alla reintegrazione nella propria terra di origine».

Ed è su quest’ultima libertà a soffermarsi Honsell secondo il quale non è corretto parlare di rimpatri visto che non ci sono progetti di cooperazione internazionale con i Paesi da dove arriva il maggior numero di migranti. Vale a dire Pakistan e Afghanistan. «Non ha senso – insiste Honsell -, nessuna delle associazioni può lavorare in Afghanistan. La Regione sta confondendo il volontariato con la questione dei migranti». Alla luce di tutto ciò, Honsell non esclude una possibile bocciatura della norma se sarà approvata dall’aula. E come se non bastasse, Honsell contesta pure l’eliminazione della Conferenza regionale sulla cooperazione internazionale sostituita dai tavoli di lavoro e la riduzione del numero dei componenti, da 4 a 1, della commissione consultiva.

Che la Corte Costituzione possa bocciare la norma l’assessore non lo esclude, Roberti lo prevede perché, sottolinea, «la Corte Costituzionale sta impugnando tutto», quello che invece Roberti non accetta sono le accuse di voler mascherare i rimpatri dei migranti con la cooperazione internazionale. «Tutte queste misure – spiega – aiutano le persone a restare o a rientrare nel paese d’origine, non capisco quale sia il problema». Roberti assicura che «la Regione può sostenere i rimpatri volontari, la competenza dello Stato è solo sui rimpatri forzosi». Esclude, inoltre, che la nuova funzione inserita nella proposta di legge sulla cooperazione internazionale sia legata all’utilizzo dei fondi già previsti dalla Regione per i rimpatri volontari. «Quando parliamo di diritto a tornare nel Paese d’origine – aggiunge – parliamo di progetti volti a garantire il diritto di tornare in un luogo dove potrebbero essere mutate le condizioni di vita, il risultato della cooperazione internazionale deve essere anche questo».Detto tutto ciò, l’assessore ci tiene a far notare la scarsa condivisione del documento da parte delle associazioni di volontariato operative sul territorio. «Stiamo parlando di circa 200 realtà alle quali abbiamo inviato un questionario per raccogliere eventuali suggerimenti, sa quante ci hanno risposto? Una decina». Analoga la situazione registrata in commissione dove erano state invitate in audizione 36 associazioni che nella passata annualità avevano ottenuto i contributi: «Di queste – insiste Roberti – si sono presente in 11. È strano che questi due punti vengano contestati quando molte associazioni, tra cui Oikos e le Caritas, avendo già i collegamenti con il mondo dell’accoglienza sul territorio, potrebbero promuovere i progetti di rimpatrio volontario».

Fonte: Messaggero Veneto | Autore: Giacomina Pellizzari