Archivio per Categoria Considerazioni e riflessioni

Relazione minoranza Honsell DDL 8 “Misure intersettoriali”

Ecco la sintesi di questo DDL: altri 337,37 milioni di Euro freschi riversati con rapida disinvoltura su una manciata di interventi ordinari e generici, che ne delegano l’erogazione a enti e soggetti intermedi, drammaticamente al di fuori del controllo del Consiglio; quasi non si volesse pensarci su troppo, oppure non lo si volesse lasciar fare a chi intendesse farlo – come noi del Gruppo Misto cercheremo invece di fare in questa relazione.

In passato questa norma finanziaria veniva chiamata “il mini-assestamento di autunno”; ma non è certamente “mini” per gli importi coinvolti. Non si erano mai viste tali somme, a memoria di consigliere. Semmai, e lo dico con sconforto, è “mini” l’ampiezza dell’orizzonte strategico che esprime il DDL.  Ben 135 milioni vanno ai fondi di rotazione agricoli ed industriali da usarsi per finanziare iniziative sottoposte alla valutazione degli istituti di credito a cui insindacabilmente viene lasciato il compito di giudicarne l’interesse. Questo non potrà che essere misurato in termini di ritorni di utili meramente finanziari e non certo socio-economici. Altri 60 milioni di euro vanno al sistema sanitario regionale, ovvero in mano a un manipolo di direttori generali, che ne disporranno tenendo ben in mente i criteri aziendalistici rispetto ai quali verranno valutati, e solitamente lautamente premiati, ovvero la chiusura in attivo del bilancio. Di tempi di liste di attesa, di premialità per i lavoratori al fine di migliorare il clima aziendale, di reclutamento, nemmeno una parola chiara. Addio quindi, anche a questi 60 milioni. Ulteriori 100 milioni sono trasferiti sui fondi della Protezione Civile, con il nobilissimo motivo di ristorare i danni causati dagli uragani dello scorso fine luglio. Peccato che sono fondi cosiddetti “fuori bilancio”, chissà se poi scopriremo, come fu per i fondi della tempesta Vaia, che verranno impiegati in zone che non erano state minimamente colpite per fare nuove strade impattanti di dubbia utilità, se non per coloro che le progetteranno e realizzeranno o per farsi vedere alla tappa del Giro d’Italia? Cosa resta del tesoretto? 15 milioni per la messa a norma degli impianti sportivi che permette di scorrere le graduatorie in essere. Misura accolta dall’evidente tripudio di quasi tutta l’aula – chissà di quanto materiale sintetico vedremo ricoprire campi precedentemente in erba, grazie a questa norma? Tripudio generale anche per gli sciagurati ulteriori 6 milioni di incentivo ai consumi di carburanti per l’autotrazione di veicoli privati che portano in totale a 66 milioni il contributo nel 2023. Tutto ciò mentre il clima aziendale presso le società del TPL si deteriora vergognosamente nell’indifferenza della Regione, che dovrebbe invece controllare quel contratto che è uno degli ambiti caratterizzanti la propria specialità regionale. Se questa misura agevolativa andasse solamente a chi avesse bisogno perché vive in aree non servite adeguatamente dal TPL ne basterebbe una frazione infinitesima. Cosa resta? Ah sì! Ci sono oltre 10 milioni per l’emendamento jolly, a cui si è fatto cenno con il consueto accompagnamento di ammiccamenti in Commissione, ma ancora ignoto all’atto della stesura di questa relazione, i cui milioni per adesso sono posizionati sui misteriosi capitoli dei “Nuovi provvedimenti legislativi”. Non rimangono così che alcuni milioni, pochi punti percentuali sul totale, dispersi su una discreta moltitudine di interventi, alcuni dei quali certamente funzionali.

Ciò che colpisce del percorso di questa norma è che nemmeno in una delle tante sedute ci sia mai stato un momento strategico, dove chi dovrebbe guidare la politica della regione ritenesse necessario condividere la propria strategia o i propri progetti per fronteggiare le criticità e le complessità del prossimo futuro. Sembra che la Giunta e la maggioranza in Consiglio abbiano innestato il pilota automatico. Altro che “Io sono il governatore del Friuli Venezia Giulia” come si è espresso il Presidente Fedriga di fronte al Presidente della Repubblica Mattarella in occasione della commemorazione della strage del Vajont. Di “governo”, così come vorrebbe l’etimologia della parola, non mi sembra ci sia traccia, ci sono solamente i riflessi condizionati di un ordinario amministratore di sostegno. Forse il messaggio del Presidente Fedriga al Presidente Mattarella, con quell’incipit, alludeva all’Autonomia Differenziata, che il suo partito persegue in ossequio all’asfittico principio che i privilegi vadano blindati. Attenzione allo sconquasso di tale norma, si ritorcerà contro proprio alle regioni che la propongono. Mancheranno i lavoratori! Comunque sia, di “memorabili gesta da governatore” in questo DDL 8 non mi sembra ce ne siano.

Colpisce invece, ad esempio, che al sistema scuola-università siano destinati meno di 1,5 millesimi dell’ammontare di questo assestamento. Certamente a chi dice di governare non preoccupa molto il fatto che siano proporzionalmente tanti, nel decrescente numero di giovani che se ne vanno della nostra regione, perché non trovano né affitti né tasse universitarie concorrenziali da parte delle università locali rispetto a quelle situate in aree più dinamiche del nostro paese – aree più dinamiche anche perché non hanno avuto amministrazioni di destra negli ultimi 5 anni. A chi dice di governare, non preoccupa nemmeno subire supinamente i piani di accorpamento delle scuole. Non c’è nemmeno la garanzia che non saranno accorpate le scuole di insegnamento slovene. Abbiamo sentito infatti ripeterci “che se ci sono meno scolari allora ci devono essere meno scuole”. Ma questo ragionamento va capovolto, esercitando quel gioco del rovescio mediante il quale, come diceva Antonio Tabucchi, spesso emerge la verità, ovvero: se ci sono poche scuole allora ci saranno meno scolari! Quanto si sarebbe potuto fare con parte delle tante risorse disponibili, per rendere più attrattivo il sistema scuola-università! Così andiamo proponendo inascoltati dai tempi del COVID.

Colpisce anche il ritiro nel 2023, con balzo a piè pari al 2024, dei 10 milioni di finanziamenti per i famosi progetti bandiera sull’idrogeno, così come di altri 14 milioni per la riconversione di aree industriali dismesse per la creazione di centri di produzione di idrogeno da fonti di energia rinnovabili, che avrebbero dovuto essere il fiore all’occhiello della Regione. Floscia pende dal pennone la bandiera, degli eponimi progetti, e il fiore all’occhiello, della giacca del Presidente Fedriga, è appassito già da molte primavere. Non è successo ancora quasi nulla in quel settore se non una moltitudine di annunci. Si deve concludere che quindi è soltanto l’annuncio, ciò che si ricerca. Quest’anno la scusa è che i ritardi siano ascrivibili al governo statale, ma non avevamo messo delle risorse regionali? E il governo statale non aveva promesso innovazione? Carsicamente riaffiorano (mai avverbio fu più calzante vista la nostra regione) 5 milioni dei 15, finanziati ormai tanti annunci fa, per i famosi progetti benedetti dall’accordo con NOVARTIS. Tranquilli! Mi hanno assicurato in Commissione che la casa farmaceutica non c’entra più nulla.

Preoccupa, in modo esemplare, il comma 17 dell’articolo 5. Sempre più spesso vediamo infatti, e a tutti i livelli, l’esercizio della legislazione derogatoria eccezionale. In questo caso si eliminano disposizioni che erano state introdotte per rendere più trasparente l’utilizzo di contributi e di ristori. Ma, se davvero era necessario intervenire d’urgenza – ricordo che gli eventi calamitosi sono avvenuti più di due mesi fa! – e se l’esperienza di Vaia insegna, i fondi per i ristori non sembra siano impiegati solamente per interventi direttamente legati alle emergenze per cui sono varati, perché dunque non si rispettano le disposizioni standard per i provvedimenti amministrativi. La legislazione in deroga eccezionale è molto pericolosa. L’esempio della cosiddetta Soprintendenza Straordinaria PNRR insegna che può provocare danni al patrimonio ambientale che è chiamata a difendere: leggi ovovia, tigli a Pordenone, ecc.

Parlando sempre di normativa derogatoria eccezionale all’articolo 5, comma 15, andrebbe specificato almeno che i ricoprimenti dovrebbero mantenere forma e colore invariati, e all’articolo 7, comma 3, la deroga prevista risulta ambigua e andrebbe riformulata.

In tema di ambiente, almeno leggendo i documenti che ci sono stati dati, non appare che le azioni promesse dalla L.R. bandiera n. 4/2023 FVGreen siano iniziate. Alla Tabella D, riferita all’articolo 4 infatti, vengono tolti oltre 2 milioni dai capitoli pertinenti. Forse qualcosa rientrerà con gli acquisti previsti alla tabella J dell’articolo 10, ma non ho sentito parlare di software per misurare gas climalteranti o per stilare il bilancio delle emissioni. Questa regione voleva candidarsi a raggiungere l’obiettivo di emissioni 0 di gas serra con 5 anni di anticipo rispetto all’Europa, ma se continua a non dotarsi degli strumenti per misurarli, non saprà nemmeno da dove cominciare e ci sentiremo ripetere con spudoratezza che gli incentivi per il carburante agevolato ad autoveicoli privati e alle compagnie low-cost, tramite la società aeroporto, hanno questo fine (!?).

Una riflessione approfondita va fatta sul tema dell’acqua. Se da un lato vengono assegnati 500.000  euro all’autorità d’ambito (ricordo comunque che il piano d’ambito almeno ai miei tempi era dell’ordine del miliardo di euro) è risultato invece inequivocabilmente, nella recente audizione dell’Assessore e dei portatori, non di acqua, ma d’interesse relativamente alla rinaturalizzazione del  Lago dei Tre comuni, la più totale mancanza di qualsiasi strategia regionale di mitigazione e di adattamento ai mutamenti climatici soprattutto per quanto riguarda le risorse idriche. Anzi il PNRR sembra essere il motore, di una scelta – ovvero la riduzione del flusso nel Tagliamento a fini di approvvigionamento agricolo – che potrebbe avere gravi conseguenze perché tale riduzione del flusso sarebbe proprio in corrispondenza dei pozzi di approvvigionamento del CAFC presso il Mulino del Bosso. Il Consorzio Ledra Tagliamento, nell’incontro avuto, ha mostrato documenti che attestano come l’approvvigionamento dei pozzi derivi dal versante orientale e quindi tale riduzione non dovrebbe alterare la disponibilità d’acqua dell’acquedotto più importante del CAFC, ma il “marcatore solfati” sembra dare indicazioni opposte. La Regione e l’Assessore all’ambiente non possono rimanere passivi a guardare, lasciando che a decidere della questione sia solamente la disponibilità di denaro data dal PNRR. Sarebbe urgente avere un gruppo di studio permanente per la questione idrica nella nostra regione, come avevo già proposto, peraltro inutilmente, ormai da diverse finanziarie. È comunque drammatica la mancanza di progettualità almeno in tema di mitigazione e adattamento se non di prevenzione dei mutamenti climatici. Non si può rispondere a questi eventi solamente derogando alle norme che disciplinano le modalità di erogazione dei contributi alla protezione civile.

Dei tre principali settori nei quali si manifesta la specialità di questa Regione ovvero trasporto pubblico locale, del quale ho già espresso il disinteresse da parte della Regione di svolgere il ruolo di controllore che le compete, ci sono la Sanità e gli Enti Locali. Circa la sanità ribadisco ancora una volta l’impossibilità di scalfire le logiche aziendalistiche che fischiano il fuori gioco al Consiglio. Incidentalmente ho chiesto in Commissione quali sono le strategie che la Giunta ha approvato per contenere le liste d’attesa con i 10 milioni assegnati a luglio. Ho ricevuto in risposta un foglietto con il numero di una delibera scarna che rimandava ad un riparto meno espressivo per specifiche e lunghezza, ancorché enormemente più pingue, degli appunti personali che ci facciamo quando andiamo al supermarket il sabato mattina. Mancano chiari indicatori di input, e indicatori di risultato. Certamente a partire da quel numero di delibera, come in una caccia al tesoro, si può risalire a molti atti, ma dubito che strategie definite in modo così frammentario possano essere misurabili, evidence based. Questa, non mi sembra una metodologia rigorosa per affrontare uno dei problemi più gravi che affliggono i nostri cittadini. Comunque un terzo di tale importo va al famoso privato accreditato. Il rimanente a non meglio precisati “acquisti di prestazioni aggiuntive” e forse qualche centinaio di euro ad assunzioni temporanee. Adesso capisco perché fu bocciato il mio emendamento nello scorso assestamento che chiedeva che in Commissione di spiegassero le strategie proposte dalle Aziende per far fronte a tale emergenza.

Circa gli Enti Locali, infine, si saluta con soddisfazione che, dopo aver smantellato in modo certosino qualunque possibilità di organizzazione sovracomunale quale poteva essere una ristrutturazione delle UTI, questa Giunta finalmente si renda conto che la tanto sbandierata re-introduzione delle Province come enti di area vasta, non è lo strumento efficace per affrontare la programmazione e lo sviluppo del terriotrio. Alla Tabella K riferita all’articolo 11 finalmente, come noi andavamo ripetendo ormai da 6 anni, si incomincia a utilizzare il vocabolo “sovracomunale”, premiando le iniziative non di area vasta, ma sovracomunali. Non si può che essere lieti che finalmente questa Regione abbia riscoperto una parola nel vocabolario! Sono lieto di vedere riemergere la logica delle UTI, chissà che tra qualche anno non si ritorni a 6 anni fa!

Un ragionamento diverso su questo DDL può partire a nostro avviso da considerazioni sulla natura delle entrate ovvero i 337,37 milioni dell’assestamento. Ebbene 250 milioni di questi derivano dall’iscrizione di 250 milioni di ulteriori entrate tributarie “giustificati del favorevole andamento delle stesse” come riportato in relazione. Mentre 87,37 derivano dal conguaglio di compartecipazioni ai tributi erariali spettanti alla Regione per annualità pregresse. Leggendo le Tabelle di variazione, circa la metà di questo importo, ovvero poco più di 140 milioni derivano dall’IVA “scambi interni”, che come avevo evidenziato anche nello scorso assestamento è tassa indiretta che colpisce tutte le fasce di reddito in modo uguale e dunque proporzionalmente in modo assolutamente iniquo le fasce più povere. E aspetto ancora più grave tale incremento è dovuto, in una misura che apparentemente nessuno ha il coraggio nemmeno di tentare di valutare, proprio dall’inflazione e dunque non costituisce ricchezza, bensì implica ulteriore povertà per i cittadini. Queste considerazioni indicano in primo luogo che le risorse in entrata, ancorché per certi versi ancora ipotetiche seppur tecnicamente giustificatissime, valgono meno di quanto numericamente sembrino. Non a caso alcune delle poste, anche in questo assestamento, sono dettate dal compensare l’aumento dei costi di interventi progettati e finanziati in passato. Ma soprattutto, l’analisi sin qui svolta indicherebbe che queste nuove risorse andrebbero impiegate per ridurre le disparità socio-economiche, nella direzione della maggiore equità. Tale riequilibrio si potrebbe realizzare restituendo l’ammontare delle addizionali regionali solamente alle fasce più deboli, irrobustendo gli strumenti per la stabilizzazione lavorativa, e potenziando il sistema di welfare e di inclusione sociale a favore degli “ultimi”. Purtroppo gli ultimi sono spesso invisibili a chi governa, infatti queste norme vanno invece quasi tutte a sostenere chi comunque non ha fragilità strutturali. Esempio emblematico sono i fondi di rotazione, assoggettati alla bancabilità sancita da un ente privato. Altro tema importante è quello relativo alle stabilizzazioni come discusse al comma 4 dell’articolo 7. Le risorse su questi incentivi di politica attiva del lavoro dovrebbero permettere di esaurire tutte le domande inevase presentate nel 2022 e del 2023. Ci risulta invece che ciò non sarà ancora raggiungibile, e se avverrà, avverrà solo nel 2024.

Oltre all’equità queste risorse in entrata andrebbero investite nella prevenzione, sia sanitaria che ambientale – anche se non occorrerebbe fare questa distinzione perché non c’è vera salute se non in un ambiente che dia benessere. Come si è già detto, andrebbero varati piani di mitigazione e di utilizzo di aree dismesse degradate pubbliche e piani di bonifica per contenere i danni delle improvvide azioni del passato.  Ma come ci è stato spiegato in relazione ad altre progettualità Regionali, si è evidentemente deciso, anche in questo caso, di “tenere il motore al minimo.”

Non ci saranno in eterno queste disponibilità finanziarie. In conclusione, come Gruppo Misto riteniamo che le enormi risorse di questo DDL non vengano investite in modo fruttuoso, quanto invece avrebbero potuto. Ci chiediamo se ci saranno risorse anche quando i problemi che segnaliamo non saranno più procrastinabili, o si agirà in modo estemporaneo anche allora?

Per tutti i motivi sopra esposti, in Commissione abbiamo dato voto contrario a questo mini-assestamento. Nel corso del dibattito in aula presenteremo comunque emendamenti e ordini del giorno nelle direzioni innovative che abbiamo indicato. Se però, come ormai avviene da quando si è insediata la Giunta Fedriga, la maggioranza preferisce presentare un provvedimento fotocopia la prossima occasione piuttosto che accogliere in anticipo un emendamento proposto dall’opposizione, il nostro voto sarà contrario sia per i contenuti che per le modalità operative del sedicente “governo” di questa regione.

Relazione di minoranza Honsell DDL 5 “Rendiconto generale esercizio finanziario 2022”

Il rendiconto non è un mero adempimento contabile – è invece uno strumento per analizzare i risultati di un anno di attività. Certamente sarebbero auspicabili anche altri strumenti per valutare gli indicatori di risultato. I bilanci meramente contabili dovrebbero essere integrati anche da qualche valutazione di sintesi derivante dal controllo di gestione o svolta da parte di organismi indipendenti, come il sistema di valutazione Bersaglio della Scuola Sant’Anna di Pisa relativamente alla Sanità. Purtroppo la cultura del risultato non è ancora sufficientemente diffusa, e men che meno disciplinata, nel nostro sistema amministrativo però.

Questo rendiconto offre comunque molti spunti, soprattutto perché i corposi documenti che sono stati redatti dall’Assessore e dal suo staff, guidato dalla Dott.ssa Bonini e il Dott. Zacchigna, sono accuratissimi. Ringrazio tutti loro per la disponibilità al chiarimento e alle spiegazioni che mi hanno dimostrato.

Preso atto della Dichiarazione di affidabilità (Déclaration d’Assurance) del Rendiconto generale della Regione Friuli Venezia Giulia per l’esercizio 2022, e di legittimità e regolarità delle relative operazioni, deliberata dalla Sezione di Controllo della Corte dei Conti della regione FVG, non vanno sottovalutate però alcune conclusioni  non proprio elogiative, ivi contenute, che riporto verbàtim (il corsivo è mio): “[…]si ritiene, invece, opportuno ritornare sul tema della piena applicazione della contabilità armonizzata con particolare riferimento al titolo II del d.lgs. n. 118/2011. … Sul punto, giova … richiamare quanto espresso in sede di giudizio di parificazione del rendiconto 2021 della Regione FVG, dove la Sezione ha sottolineato che <<anche alla luce della giurisprudenza costituzionale, … la rinuncia della Regione all’applicazione del titolo II del decreto legislativo 118/2011, e quindi all’applicazione della contabilità armonizzata al sistema sanitario, seppure attualmente consentita nell’ordinamento, ha generato effetti contrari alle logiche che sovraintendono al coordinamento della finanza pubblica e ad una razionale gestione della spesa … l’omogeneità dei criteri di gestione che discende [da questi strumenti, assicura] chiarezza e certezza della situazione economico patrimoniale e finanziaria degli enti del servizio sanitario di ogni Regione, … [questi strumenti] pertanto risulterebbero estremamente utili ai fini di una ragionevole programmazione per un settore di spesa che grava in modo tanto significativo sulla finanza regionale….>> Anche per il Friuli Venezia Giulia, quindi, l’applicazione dell’armonizzazione è un obiettivo non più procrastinabile”.

La reiterazione, anno dopo anno, di queste osservazioni da parte della Corte dei Conti, e proprio relativamente al bilancio della Sanità della Regione che è alquanto opaco anche perché le aziende sanitarie non vengono nemmeno ricomprese in sede di Bilancio consolidato, appare come un segnale di serio allarme per il Consiglio, soprattutto alla luce delle difficoltà che investono tale sistema in questi anni!

Confrontando le relazioni sui rendiconti degli ultimi 3 anni si presentano alcuni numeri caratteristici, che vale la pena di prendere considerazione e analizzare e suscitano una certa preoccupazione:

Pareggio di

competenza

Entrate accertate

 

Fondo pluriennale

vincolato

Avanzo di amministrazione

applicato

Risultato di

amministrazione 

disponibile (avanzo libero)

2020 9.770.503.600,55 7.603.571.615,93 1.803.605.538,26 363.326.446,36 362.319.690,31
2021 9.547.217.033,59 7.798.238.353,30 1.098.440.133,7 650.538.546,59 691.945.014,63
2022 11.179.324.434,85 8.075.628.768,35 2.081.924.093,52 1.021.771.572,98 912.506.347,10

 

Cresce a dismisura, quasi di due terzi all’anno in media, l’avanzo di amministrazione applicato e l’avanzo libero del risultato di amministrazione. Alla luce del modesto incremento delle entrate, ciò evidenzia che questi anni e in particolare il 2022 sono stati anni di promesse a cui non è stata data esecuzione, molti stanziamenti sono andati in economia e troppe stime sono state fatte inutilmente al ribasso. Tutto ciò è in linea con l’impressione, da noi più volte sottolineata, del resto, che i tanti movimenti contabili avvenuti nel 2022, e negli anni precedenti, sono stati piuttosto sterili a fronte dei gravissimi problemi socio-economici e ambientali che la regione sta vivendo.

Altre considerazioni molto importanti, e insoddisfacenti ahimè, sono quelle che derivano dalla Tabella relativa ai risultati di gestione articolata per Missione. Ad esempio:

Missione 13. Tutela della salute 17. Energia e diversificazione delle fonti energetiche  (utilizzato) 10. Trasporti e diritto alla mobilità – percentuale utilizzata (utilizzato)
2020 3.281.871.153,31 17.110.941,38                16,62% 1.104.102.612,92          31,12%
2021 3.354.631.872,89 17.635.454,75 1.204.517.092,61          72,18 %
2022 3.684.026.330,09 42.176.444,11 1.844.714.744,73          57,86%

 

A fronte di questi dati verrebbe da scrivere: senza parole.

Ci si chiede invece come mai per la tutela della salute si sia speso poco più dell’incremento dovuto all’inflazione ovvero 282 Milioni di euro, che nel 2022 si è impennata di ben 8,4% rispetto al 2021? Non a caso le liste di attesa sono ancora così lunghe! Come mai si spende così poco per la transizione energetica, malgrado gli annunci? Il diritto alla mobilità è davvero reso esigibile oppure si impegna denaro che poi produce solo progetti e non viene speso?

Anche la quota relativa alla Missione 12 (Diritti sociali, politiche sociali e famiglia) appare piuttosto misera, solamente 428.104.011,01 con un modesto indice di spesa del 85,49%.

Numerosi sarebbero gli ulteriori dati da evidenziare e da analizzare, ma si sarebbe dovuto fare ciò in Commissione. Ancora una volta invece rilevo la difficoltà a discuterne in quella sede e la scarsa attenzione che colà è stata riservata a questo documento.

Mi limito a menzionare solamente tre dati. Il primo riguarda il fondo di cassa determinato all’inizio dell’esercizio:

Fondo di cassa a inizio anno
2020 2.529.366.104,91
2021 3.732.814.902,05
2022 5.016.651.531,75
2023 6.026.098.223,10

 

Cresce significativamente a conferma di un certo attrito nella capacità di promuovere la circolazione del denaro da parte della Regione.

Il secondo riguarda le principali variazioni alle previsioni finanziarie intervenute in corso d’anno nel 2022. Questi riguardano soprattutto i trasferimenti correnti da Amministrazioni pubbliche (+575.099.642,28) e da Imprese (+161.149.406,65).

Interessantissimo inoltre è notare, che già alla pagina 1 del Bilancio c’è un’anomalia significativa. Appaiono ben 756.215.002,11 in più nella voce Entrate correnti di natura tributaria, contributiva e perequativa derivanti da imposte, tasse e tributi devoluti.  Queste somme sono state solamente accertate e direttamente iscritte nell’avanzo perché arrivate a fine anno. Si poteva prevederle invece, stanziarle e usarle meglio? Da un’analisi successiva, basata sulla Nota Tecnica del Bollettino 250 del 12/2022 del MEF risulta che ben il 12% del gettito IVA, relativo agli “scambi interni”, l’unico sul quale vi è una compartecipazione della Regione, deriva dall’aumento dell’inflazione! Quantitativamente ciò significa che circa 150 milioni tra questi 756, ricevuti in più dalla Regione, sono l’effetto perverso dell’inflazione. Questo è un dato molto inquietante, che dovrà far riflettere nella legge di assestamento, perché le imposte indirette come l’IVA, non colpiscono in modo equo i cittadini, ma pesano di più sui ceti deboli. Sarebbe quindi moralmente indispensabile restituirgliele e solamente sulla base del bisogno!

L’ultimo dato riguarda la tempestività dei pagamenti. Ci sono stati pagamenti della Regione dopo la scadenza dei termini previsti per legge per ben euro 44.482.456,19!

Tutte queste considerazioni ci portano come Gruppo Misto, e in particolare per la componente che io rappresento di Open Sinistra FVG, a esprimere convintamente un voto negativo a questo Rendiconto. Malgrado le osservazioni della Corte dei Conti prima riportate e altre più tecniche, non mettiamo certamente in dubbio la sua sostanziale esattezza. Incidentalmente faccio notare che sarà interessante capire se nella Parifica che la Corte dei Conti redigerà tra alcuni giorni ci saranno ulteriori osservazioni. Sarà stato finalmente colmato lo squilibrio relativo alle spese per la prevenzione in sanità?

Il voto contrario deriva dalle considerazioni svolte in questa relazione, che ci portano alla bocciatura della strategia di gestione della Giunta Fedriga. È profonda l’insoddisfazione per come l’enorme mole di denaro a disposizione della Regione nel 2022 sia stata essenzialmente “tenuta sotto il materasso” ovvero non spesa per affrontare le gravi criticità sociali e ambientali che attanagliano la nostra regione.

Qui il testo del DDL 5 “Rendiconto generale esercizio 2022” fuoriuscito dalla Commissione 

Relazione di minoranza Honsell sul DDL 6 “Assestamento di Bilancio 2023-2025”

Questo Disegno di Legge di assestamento del bilancio per gli anni 2023-2025 è un dèja vu per impostazione e metodologia a quello degli anni precedenti, al netto della crescita di quasi il 50% all’anno, dell’applicazione (di gran parte) del risultato di amministrazione disponibile dell’anno precedente:

  Risultato di amministrazione  disponibile (avanzo libero)
2020 362.319.690,31
2021 691.945.014,63
2022 912.506.347,10

 

Ma è un dèjà vu paradossale, perché non produrrà proprio nulla à voir. Non c’è e non ci sarà infatti quasi nulla che si potrà vedere. Questi articoli non produrranno nulla di durevole. Il denaro si disperderà in numerosi rivoli più o meno impetuosi senza lasciare traccia, producendo con ogni probabilità, nuovo avanzo libero da spalmare nel 2024. Questa dinamica non potrà comunque durare oltre il 2025, perché l’inflazione, e il rialzo dei tassi che ne consegue, stanno incidendo pesantemente sul sistema socio-economico. Tutto ciò appare però molto più grave quest’anno rispetto agli anni immediatamente successivi alla pandemia: c’è una guerra in corso vicino a noi, c’è una sanità che boccheggia e una povertà che cresce, malgrado i valori medi del PIL pro capite, tanto cari a Fedriga, non glielo evidenzino. Inoltre il 2025 che compare nell’orizzonte dell’intestazione, dovrebbe essere l’anno fatidico del picco di emissioni di gas CO2-equivalenti per non abbandonare definitivamente le speranze di far rimanere sotto gli 1,5°C l’aumento di temperatura del pianeta, che sono la soglia perché non scatti l’effetto domino del riscaldamento globale. In Piazza Unità nessuno sembra accorgersene, le emissioni non vengono nemmeno misurate … si procede business as usual – amministrazione ordinaria. Questi sono invece tempi straordinari, la tropicalizzazione è in atto, la distopia climatica è dietro l’angolo: siccità, uragani, inondazioni tutto nel giro di qualche mese!

Quest’anno le risorse dell’assestamento vengono ulteriormente aumentate con 150 milioni stanziati in entrata a fronte dell’incremento tributario di ben 756 milioni alla fine del 2022. Ma proprio su queste risorse va subito acceso un riflettore, per un aspetto che mi sembra estremamente significativo nella sua drammaticità. Nella Nota Tecnica del Bollettino 250 del 12/2022 del MEF risulta che ben il 12% del gettito IVA, relativo agli “scambi interni”, l’unico sul quale vi è una compartecipazione della Regione, deriva dalla crescita dell’inflazione! Quantitativamente ciò significa che circa 150 milioni tra i 717 milioni della quota di avanzo applicata di cui all’art.1, sono dovuti all’effetto perverso dell’inflazione. Vi rendete conto della catena? Più inflazione, più povertà, più ricco l’assestamento della Giunta Fedriga! Questo è un dato inquietante, che deve farci riflettere bene in questo assestamento, perché le imposte indirette quale l’IVA non colpiscono in modo equo i cittadini, ma pesano di più sui ceti deboli. È quindi indispensabile moralmente restituirgliele, ovvero erogarle solamente in base al bisogno! Non possiamo distribuire le risorse ricavate dai molti chi ne avevano di meno ai pochi che ne avevano già di più! Anche una quota dei 150 milioni stanziati come entrata tributaria in più rispetto al previsionale ha la stessa origine. Faremo quindi la proposta di utilizzare 150 milioni per restituire parte dell’addizionale regionale all’IRPEF ai contribuenti sotto una soglia ISEE adeguata.

Poiché questo assestamento è un dèjà vu metodologico anche le nostre critiche suoneranno come un dèjà écoutè. Ma sono costretto a ripeterle per la sesta volta! Non è accettabile che venga scritto nella Relazione al Disegno di Legge che “si rinvia l’eventuale utilizzo di ulteriori risorse nel corso dell’iter dell’approvazione della legge”. Numericamente ciò significa che potremmo avere qualcosa come un incremento del 20% di risorse aggiuntive con emendamenti presentati dalla Giunta nella confusione delle sedute d’aula gestite ad oltranza? Mi domando come il Consiglio regionale possa vagliare e fare proprie in poco tempo decisioni così rilevanti?

Ancora più ferma è la condanna per come sono state trattate in Commissione le poste più importanti in questa legge di assestamento. In primo luogo i 136.971.099,57 € alla Tabella J relativa all’art.10, per i nuovi uffici regionali in Porto Vecchio. Ne è stata impedita la discussione in Commissione. L’Assessore Callari non ha potuto illustrarla e quindi non ha potuto chiarire quali sono le vere motivazioni che giustificano questa somma che è quasi il 20% dell’assestamento e nemmeno come verranno compensati i vuoti urbani a Trieste che i traslochi degli Uffici provocheranno. Forse ci doveva bastare quanto era stato anticipato sui giornali locali … Intendiamo proporre un emendamento che riduca tale finanziamento e lo blocchi fino a quando non sarà illustrato un piano di sostenibilità urbana.

Ancora più incresciosa e umiliante è stata la trattazione delle poste in sanità all’articolo 8, da parte dell’Assessore: 40 milioni di trasferimenti correnti alle aziende sanitarie, 65 milioni di investimenti per il SSR, come è rilevabile dalle variazioni dei capitoli della Tabella H. Oltre 100 milioni, quindi, vengono destinati alle aziende sanitarie, di fatto scomparendo dai radar del Consiglio! Qualsiasi tentativo di avere maggiori informazioni in Commissione si è tradotto in insulti, che non riporto. Accettare passivamente di consegnare senza mandato specifico somme così significative a fronte dell’insoddisfazione sempre più massiccia da parte di centinaia di migliaia di cittadini della regione per la lunghezza dei tempi di attesa e per l’insufficienza dei servizi territoriali, non è moralmente accettabile! Un esempio di domanda senza risposta: gli investimenti sono in attrezzature? Dalla rilevazione Bersaglio 2022 della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, il FVG risulta ancora la peggiore regione rispetto all’indicatore Percentuale di obsolescenza tecnica con 90,29%. Gli investimenti andranno a coprire questo gravissimo deficit assistenziale che perdura da anni, oppure saranno operazioni immobiliari come quella che vedrà l’abbattimento della Pineta di Cattinara per nuove costruzioni edilizie? Incidentalmente, alla luce di quanto sta avvenendo anche a Pordenone con i tigli dell’ex-fiera, istituirei un centro per la cura della dendrofobia per amministratori locali!  Un discorso a parte va fatto per i 10 milioni previsti al comma 25 e seguenti dell’articolo 8, proprio per ridurre le liste di attesa. Anche in questo caso non è sensato destinarli a scatola chiusa, senza indicazione dei tempi di utilizzo, senza conoscere se avranno come risultato l’acquisto di nuove prestazioni da società private o per pagare medici gettonisti, come sta avvenendo per il Proto Soccorso a Udine e altrove, oppure per sostenere il personale del SSR?  Faremo un emendamento per essere almeno informati in Commissione dei criteri di utilizzo che verranno decisi dalla Giunta e per incrementare questa quota, vincolandola al potenziamento del sistema pubblico. È comunque anomalo e grave che per ottenere informazioni si debba continuare a operare attraverso il setacciamento di siti non sempre user-friendly dell’Amministrazione Trasparente, attraverso accessi agli atti e interrogazioni che non ricevono risposta, oppure ricevono risposte meno informative di quelle che può dare ChatGPT.

Considerazioni analoghe si possono fare anche per altri stanziamenti significativi in questo DDL, come quelli al comma 7 e seguenti dell’articolo 4. A seguito dei mutamenti climatici e quindi dei fenomeni estremi di tropicalizzazione è certamente necessario prendere dei provvedimenti per prevenire e mitigare il rischio idro-geologico. Al comma 10 si prevedono 50 milioni a questo fine che verranno decisi da una cabina di regia di 5 dirigenti apicali che potranno avvalersi del supporto tecnico di altri enti competenti. Non sarebbe stato forse più opportuno creare, se non proprio un’agenzia regionale per il monitoraggio e la prevenzione del rischio idrogeologico, almeno un gruppo di lavoro fatto di persone dedicate in modo permanente a questo tipo di pianificazione?

Come si è già detto la critica principale a questo assestamento di Bilancio, che è poi la critica mossa anche al DEFR 2024, che consideriamo parte integrante di questa relazione, è che tutto viene gestito con nonchalance, con ostentata disinvoltura: tutto è amministrazione ordinaria, un po’ di denaro a tutti. Questo Disegno di Legge non riflette la drammaticità del momento né dal punto di vista ambientale, né da quelle socio-economico e lavorativo. Su entrambi questi macro-temi intendiamo quindi porre degli emendamenti.

Relativamente all’ambiente, l’Assessore Scoccimarro promette da molti anni un piano attuativo organico per l’energia sostenibile, la decarbonizzazione, la mitigazione degli effetti dei mutamenti climatici, la transizione ad un’economia circolare sostenibile, la gestione delle acque e del rischio di incendi, …  Ma tale piano ancora non si è visto. Tutte le iniziative proposte sono iniziative spot, come lo sono stati i ristori, e adesso i contributi dati genericamente per il fotovoltaico e per l’idrogeno. Tutto viene fatto rapsodicamente. La parola decarbonizzazione compare solo 3 volte nel testo di questo Disegno di Legge e in modo indiretto! Certamente si continua a parlare di idrogeno verde, come si fa da anni, ma ciò viene fatto più per sembrare à la page, che con convinzione. Ho infatti controllato il Bilancio Finanziario di Gestione fino a qualche giorno prima della Commissione per controllare se ci fosse stato qualche investimento – ebbene, non era stato nemmeno emanato un bando. È stato comunque utile dirlo in Commissione – oggi almeno uno c’è. Sono comunque passati anni dalla prima euforica conferenza stampa! Il più emblematico spot ambientale è stato quello del bando dei 100 milioni per il fotovoltaico ai privati di pochi mesi fa e che, se comprendiamo correttamente, potrebbe essere ulteriormente esteso. La sua modesta utilizzazione fino ad oggi dà l’evidenza della sua scarsa efficacia non essendo stato erogato secondo criteri di bisogno. Ciò dimostra ancora una volta che ogni meccanismo di incentivo erga omnes è soggetto alla legge economica money goes where money is e la ricchezza in Friuli Venezia Giulia è piuttosto concentrata.   

Le tante risorse disponibili per questo Disegno di Legge avrebbero invece potuto permettere di erogare non soltanto copiosi contributi per il fotovoltaico alle imprese, ma, come proporremo con emendamenti, a) finanziare il fotovoltaico alle strutture del terzo settore e b) sui siti orfani (ricordo che in questa regione ci sono oltre 100km2 di aree ex-militari dismesse nel demanio pubblico); c) avviare un programma concreto per la decontaminazione dei siti inquinanti (e non dico inquinati ma inquinanti, lo dico aggiungendo una N, uso il participio presente, non quello passato – non esistono infatti siti inquinati, ma solo siti inquinanti delle falde acquifere).

Queste risorse avrebbero permesso di convertire il sistema agricolo regionale. Non è più sostenibile continuare con allevamenti intensivi che hanno un’impronta carbonica altissima, e dunque anche con la produzione di mais per l’alimentazione animale, che ha un’impronta idrica altrettanto alta e richiede fertilizzanti in gran quantità. Va incentivata invece la superficie destinata a biologico e incentivare altre colture meno idrovore ed energivore.

I milioni di questo assestamento verranno invece vanificati o accumulati nei conti correnti dei cittadini più ricchi di questa regione senza alterare la tragica traiettoria lungo la quale ci si sta muovendo.

Lo ripeto ancora una volta: emblematici, anche nel titolo del capitolo, sono gli ulteriori 5 milioni per il “Rimborso ai gestori degli impianti dei contributi sull’acquisto di carburante erogati in via anticipata ai cittadini beneficiari” che porterà tale voce nel Bilancio Finanziario Gestionale a ben 60 milioni, e non basteranno! Paradossale è che tale operazione sia vista come un’operazione volta alla riduzione delle emissioni perché evita che le persone “vadano a fare benzina oltre-confine”. È indubbio invece che incentivare i combustibili fossili, cosa che viene condannata dalle direttive europee, non può che aumentare le emissioni, senza nemmeno citare l’ovvia considerazione psicologica che tanto chi ha il modo e il tempo di fare benzina oltre-confine continuerà a farlo finché sarà vantaggioso farlo! Quando cerco di scongiurare questo sciagurato utilizzo di risorse pubbliche, spesso mi viene argomentato che c’è un ritorno sulle accise. A parte il fatto che è immorale speculare sull’inquinamento, come finanziare la ricerca sul cancro con le sigarette come si faceva un tempo, ma non è nemmeno calcolabile quale sarebbe la perdita di accise senza questo incentivo. Questa norma è immorale anche nell’impostazione, perché non eroga contributi secondo il bisogno. Se la giustificazione fosse aiutare chi vive in montagna, si potrebbe dare un contributo a chi vive in montagna, e non parlare di carburanti; se la giustificazione fosse la mancanza di trasporto pubblico si potrebbe dare un contributo a chi vive in aree interne a bassa intensità di TPL, e lasciar stare i carburanti; se la giustificazione fosse dare un contributo ai ceti meno abbienti si potrebbe dare loro un contributo per i libri scolastici o per abbattere le rette universitarie o per gli asili nido o per le rette delle case di riposo ecc. ecc. Erogare risorse per i carburanti significa arricchire ulteriormente le compagnie petrolifere. Poi, a conti fatti risulta sempre che si è versata la maggior parte del contributo a chi dispone di automezzi di cilindrata superiore e quindi consuma di più. Non è dunque un contributo equo, che compensa il bisogno, è mera ricerca di un consenso ingenuo. Per i ceti meno abbienti è un cavallo di Troia che sfrutta un bias psicologico errato. Appare come vantaggioso, ma obbliga per ogni litro a versare, accanto a poche decine di centesimi di sconto, dieci volte tanto di tasca propria. Lo predico spesso, i contributi non mirati inducono a spese superflue e colpiscono proprio i ceti deboli. Infine la logica di questi contributi è pericolosa perché non induce ad un indispensabile mutamento di stile di vita che, prima o poi, tutti dovremo fare. Come ho già ripetuto più volte, la situazione delle emissioni di gas CO2-equivalenti è fuori controllo. Quando vogliamo incominciare a suggerire di cambiare stili di vita?

Queste considerazioni sui ceti deboli mi portano a discutere il tema della crescita della povertà nella nostra regione.

In primo luogo riteniamo che la Regione debba sempre operare in difesa del lavoro e della sua dignità. Intendiamo presentare un emendamento che pone come criterio irrinunciabile, per la concessione di contributi alle imprese, fornire precise garanzie occupazionali che non permettano la perdita di posti di lavoro almeno nei 3 anni successivi, pena la restituzione dei contributi. Intendiamo Inoltre incrementare con un emendamento gli incentivi per le stabilizzazioni, che al momento non facilitano quelle previste nel secondo semestre.

La pesante crescita dell’inflazione, e quindi dei mutui a tasso variabile, sta mettendo in crisi molte famiglie e molte aziende, anche a causa di mutui contratti proprio a seguito di contributi regionali senza preciso business plan. Tutte le volte che l’ho proposto, mi è stato però bocciato.  Intendiamo proporre un fondo per il ristoro parziale di questi oneri.

Intendiamo proporre anche un potenziamento delle risorse per abbattere le rette degli asili nido e quelle delle case di riposo, che stanno riducendo in povertà tante famiglie.

Prima di chiudere questa relazione intendo porre qualche tema specifico.

Il primo riguarda il sistema scolastico. È in atto un processo di dimensionamento che in tre anni vedrebbe accorpamenti che incideranno in modo significativo sulla qualità dei servizi scolastici. Si prefigurano accorpamenti di istituti che vedranno dapprima la riduzione di figure apicali e conseguentemente del personale in tutti i ruoli e settori. A nostro avviso la scuola pubblica deve essere sostenuta dalla Regione riconoscendo le specificità linguistiche e geografiche della regione. Intendiamo proporre un emendamento che permetta di ridurre i valori minimi dei dimensionamenti. Non si può resistere alle sollecitazioni del governo centrale solamente rispetto ai famigerati criteri di accesso ai servizi, legati agli anni di residenza, che sono la bandiera della giunta di destra di questa regione! Si deve difendere anche la scuola pubblica.

Il secondo tema riguarda la necessità di rivedere le opere pubbliche non ancora avviate. In questo DDL, in svariati articoli, si prevedono decine di milioni di euro per la copertura di incrementi dei quadri economici derivanti dal sopravvenuto aumento dei costi. Ebbene questa deve essere un’occasione per rivalutare la necessità di alcune opere non di una passiva accettazione. Emblematica è la Palmanova-Manzano non voluta dai cittadini, inutile, dendrofobica e impattante, ma perseguita ostinatamente da questa Giunta. Tra l’altro è caso esemplare di un’opera che va contro le indicazioni del parlamento UE relative alla Nature Restoration Law.

Il terzo tema riguarda i criteri della promozione turistica, che vede Promoturismo farla da leone in qualità di soggetto attuatore, anche in questo DDL, venendogli delegata anche la promozione di attività culturali o ambientali e speleologiche. Tutto ciò può essere fatto, ma senza perdere il controllo dei criteri e dei tempi da parte del Consiglio, di queste attività. Va bene un’agenzia con un certo grado di indipendenza e autonomia, ma parallelamente devono essere anche introdotti dei meccanismi di controllo!

Come Gruppo Misto abbiamo espresso voto negativo a questo DDL in Commissione per le motivazioni sopra riportate. Questo non toglie che con spirito collaborativo intendiamo proporre degli emendamenti in aula. Molti sono già stati brevemente indicati in questa relazione, altri riguarderanno aspetti specifici e saranno illustrati allora. È evidente che se tali emendamenti venissero presi in considerazione in modo significativo il nostro parere su questo DDL cambierebbe.

Qui il testo del DDL 6 fuoriuscito dalla Commissione 

Relazione di minoranza Honsell sul DEFR 2024

Per afferrare subito che c’è qualcosa che non va in questo DEFR basterebbe notare che, nella raggiante presentazione del documento del Presidente Fedriga, il cui incipit suona “Il DEFR 2024 è il primo atto di programmazione economico-finanziaria della nuova legislatura, strumento essenziale per condividere la visione della Giunta per il futuro della Regione”, le parole sanità e ambiente non compaiono mai!

Forse, ciò che non va in questo DEFR è il numero che lo accompagna, ovvero 2024? Per il Presidente Fedriga tutto è assolutamente normale, business as usual! L’orchestra nel salone da ballo del Titanic continua a suonare spensierata… Eppure, mentre scrivo questa relazione, l’Europa è in attesa di scoprire se Caronte, l’ultima tempesta di calore che ci sta attanagliando, stabilirà il nuovo record europeo di temperatura superando quella raggiunta in Italia nell’agosto 2021 di 48,8C; e, sul fronte della salute, le liste di attesa in FVG si stanno allungando squilibrando sempre di più i nostri indicatori di appropriatezza (diagnostica e terapeutica) rispetto alle altre regioni misurati dalla Scuola Sant’Anna di Pisa nel 2022!

Ambiente e sanità sono infatti le principali criticità emerse drammaticamente in questo decennio (anche se la prima, per alcuni di noi, era prevista già da mezzo secolo). Sono emergenze destinate ad aggravarsi, ma nell’introduzione al DEFR 2024 non se ne fa parola. Né questi temi vengono veramente approfonditi successivamente nel DEFR. Nella prima parte sulle tendenze macroeconomiche, circa l’ambiente, il DEFR si limita a compiacersi dei 65,4 m2 di verde a persona nei capoluoghi del FVG, il doppio della media nazionale, cresciuto soprattutto per il calo demografico, ma è un dato sul quale è legittimo chiedersi se rimarrà tale dopo la frenesia dendrofobica dei sindaci di destra Ciriani e Di Piazza a Cattinara e all’ex-fiera di Pordenone. Il DEFR ci consola anche con il dato che le notti tropicali a Trieste sono state “solo” (?) 68. Nulla si dice quest’anno, invece, circa gli indicatori negativi che avevo evidenziato negli anni passati sulla qualità dell’aria e le concentrazioni di ozono, sul consumo di suolo agricolo, sull’abuso di pesticidi e di fitofarmaci, e sulla vergognosa misera percentuale di territorio agricolo coltivato a biologico. Erano tutti indicatori rispetto ai quali eravamo molto al di sotto della media nazionale. Osservazioni preoccupanti al riguardo non sono comunque difficili da trovare in rete, come ad esempio sul sito web del sistema nazionale protezione dell’ambiente[1]. Circa la salute, gli indicatori considerati sono indiretti, e ricompresi nella più generale Qualità di vita. Al riguardo fa sorridere che nelle tabelle siano riportati solo i dati più positivi della media nazionale, che comunque riguardano i comportamenti a rischio individuali, ma non compare tra le tante valutazioni entusiastiche di customer satisfaction di questo documento, quella relativa al sistema sanitario regionale, oppure la misura del ricorso al sistema sanitario di altre regioni.  Mi domando il perché – retoricamente s’intende.

Nella parte del DEFR relativa alle Missioni, e più specificamente alla “Missione 9. Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente” compaiono, in verità, moltissime parole chiave tipiche delle operazioni di green-washing, ma non sono articolate in azioni concrete e integrate. Un esempio: la trattazione della resilienza dell’agro-sistema irriguo dovrebbe essere raccordata alla “Missione 16” relativa all’agricoltura. Al riguardo si dovrebbero definire le azioni volte a promuovere le inevitabili trasformazioni dovute all’aumento della temperatura e alla riduzione della disponibilità idrica. Si dovrebbero prevedere azioni volte al sostegno dell’agricoltura biologica. Si dovrebbero progettare azioni di rigenerazione del verde urbano e in difesa della biodiversità, ma non vi è nulla al riguardo. Forse ciò è determinato dal fatto che tra i cittadini del Friuli Venezia Giulia vi è scarsa preoccupazione per la perdita di biodiversità: 3 su 4 non se ne preoccupano e 4 su 5 esprimono soddisfazione per la situazione ambientale – beati loro! Le problematiche del rischio idrogeologico sono gestite in modo cursorio. Mi chiedo se vedremo anche in futuro l’impegno profuso nel 2022 soprattutto per assicurare l’agibilità delle strade alla carovana del Giro d’Italia? Nulla si dice sugli allevamenti intensivi, sia in termini di emissioni che di odori, tema sul quale nella scorsa legislatura avevamo presentato una Proposta di Legge, e soprattutto non si discute la produzione agricola massiva per la loro alimentazione. Clamoroso è il fatto che ancora non vengano misurate le emissioni di gas CO2-equivalenti né si parli di un piano organico per ridurle, malgrado gli ambiziosi obiettivi della Legge FVG-Green. Brilla, alla “Missione 17. Energia e diversificazione energetica” il paradosso che più di un terzo del testo pontifica sui vantaggi, immagino elettorali, derivanti dai contributi al consumo di combustibili fossili per autotrazione privata. Manca invece qualsiasi riferimento ai tempi per i rinnovi delle concessioni idroelettriche e per l’applicazione della L.R. 21/2020. Non fare riferimenti espliciti a piani per mitigare il rischio idrogeologico, il rischio d’incendio, il rischio idrico significa limitarsi, a fare di questo DEFR un adempimento. Oppure significa non avere consapevolezza di quanto sta avvenendo nel mondo. Dovremo aspettare che l’innalzamento del mare inghiottisca il Molo Audace prima di decidere cosa fare davvero?

Infine, è imbarazzante la misera paginetta della “Missione 13. Tutela della salute”. Non si parla proprio di come affrontare il problema della mancanza, per non dire della fuga, del personale dal sistema pubblico e quindi di come assicurare i servizi territoriali e di come attuare operativamente le costituende strutture previste dal PNRR.

Questo DEFR riporta bombasticamente i dati sulla crescita delle esportazioni, e quindi del PIL reale, e quindi del reddito pro-capite superiore alla media nazionale di 35.200€. Dichiara che crescono gli occupati e diminuiscono i disoccupati. Ma se poi si va a guardare i dati con attenzione, tenendo conto che non essendo riportati indici di concentrazione, questi numeri nascondono le disparità, emerge che sono quasi 150.000 i nostri concittadini a rischio di povertà, che sono oltre 100.000 coloro che rinunciano a prestazioni sanitarie per motivi economici e che oltre un terzo delle famiglie non riesce a risparmiare! La percentuale di disoccupazione di lunga durata rimane invariata e nulla si dice sulle condizioni di lavoro precario. Comunque i NEET sono sempre intorno al 10% e gli occupati non regolari sono il 9,2%. Circa gli occupati non si approfondisce con quali contratti atipici, precari, a chiamata, a gettone, intermittenti, ecc. sono impiegati. L’inflazione è cresciuta significativamente in quest’ultimo anno e mezzo, al punto che circa 150 milioni di maggiori entrate della Regione a novembre derivano dalla compartecipazione dell’IVA, scambi interni, dovuta proprio dall’inflazione (si veda la relazione sul Rendiconto per il ragionamento contabile). Le imposte indirette incidono in modo inversamente proporzionale al reddito delle famiglie, e quindi hanno un effetto ai limiti dell’incostituzionalità, che invece prevedrebbe una progressività delle aliquote impositive. Nel DEFR non si esplicita nessun utilizzo compensativo di queste risorse che quindi sembrano ancora più ingiuste perché la loro crescita deriva dall’inflazione.  L’indice di GINI, che riporta lo squilibrio nella distribuzione della ricchezza, in FVG è dello 0,25. I redditi sono in calo del 2%, e oltre un terzo delle famiglie chiede il calcolo dell’ISEE con valori medi intorno ai 18.000.

Va fatta adesso un’osservazione che suona quasi tragi-comica. La nota di aggiornamento al DEFR 2023 di 6 mesi fa riportava: “si evidenzia l’investimento afferente un nuovo insediamento industriale siderurgico nella zona industriale Aussa-Corno in Comune di San Giorgio di Nogaro… La stipula dell’Accordo interverrà in corso d’anno.” Dopo le oceaniche sollevazioni dei cittadini non solo dei Comuni interessati allo scempio nella Laguna di Marano, che un insediamento siderurgico produrrebbe, ma anche di quelli di altre parti della regione non appena viene spiegato loro il progetto, nella “Missione 14. Sviluppo economico e competitività” di questo DEFR non se ne fa più menzione! Il tema è stato posto, anche in Commissione con precisione ostinata dalla Consigliera Capozzi, ma il punto non è stato chiarito dall’Assessore Bini. Poiché nel luglio scorso ero stato uno dei pochi a dare voto negativo all’iniziativa, non riesco però, a fronte di tanto assordante silenzio, a illudermi ancora che il rischio di una tale sciagura sia passato.

Un’altra considerazione importante è quella relativa alla “Missione 18. Relazioni con le altre autonomie territoriali e locali”. Anche quest’anno si anticipa un percorso nebbioso volto a re-introdurre enti di area vasta elettivi che dovrebbero subentrare agli EDR. Viene inoltre dichiarato che verranno individuate nuove funzioni da trasferire a tali enti. Ciò sembra molto curioso perché la necessità di assolvere funzioni dovrebbe avvenire prima di istituire l’organo che le dovrebbe assolvere, altrimenti si creano di nuovo enti inutili, come le vecchie Province che per tante funzioni erano dei doppioni dei Comuni, gestite però sempre a rischio di essere clientelari. Qui si fa il contenitore prima del contenuto! Continua invece a non essere affrontata la vera questione critica, cioè l’organizzazione e il co-ordinamento delle funzioni, sovracomunali, ma non necessariamente di area vasta. La polverizzazione campanilistica degli Enti Locali è infatti la principale criticità del sistema FVG. La carenza di personale da un lato, ma anche la moltiplicazione di soggetti attuativi crea disfunzionalità di sistema e indica l’improcrastinabile necessità di aggregazioni sovracomunali sul modello delle UTI.

Risulta piuttosto problematico proceduralmente apportare delle modifiche a questo DEFR, che essendo atto programmatico e non legislativo, non prevede emendamenti da parte del Consiglio ma solamente una proposta di risoluzione sulla quale non sembra possibile intervenire.  Forse qualcosa al riguardo andrebbe modificato proceduralmente. Intenderemmo infatti proporre di includere nella Missione 9 anche gli obiettivi recentemente approvati dal Parlamento dell’UE nella proposta di legge Nature Restoration Law.  Alla Missione 4: Istruzione e diritto allo studio infine andrebbero poste più risorse per il diritto allo studio e per il funzionamento della scuola pubblica, scongiurando la riduzione di personale di ogni ruolo e livello della scuola pubblica conseguente a dimensionamenti non necessari. Andrebbe anche promossa la cultura del software Open Source, lungo le linee della PDL da noi proposta nella scorsa legislatura.

Concludo questa relazione sul DEFR 2024 che necessariamente ci vedrà esprimere un voto negativo come Gruppo consiliare Misto per le ragioni sopra argomentate con due considerazioni.

La prima è relativa all’impressione che, rispetto al formato degli anni passati, nel DEFR 2024 si è leggermente indebolito il suo valore informativo, soprattutto per quanto concerne il confronto dei dati nazionali degli indicatori BES e SDG, che adesso devono essere spesso recuperati dalle fonti, e ciò è spesso estremamente faticoso. Un esempio è la superficie dedicata al biologico o il livello di digitalizzazione delle aziende. Bisogna assolutamente evitare che venga avviato un processo di trasformazione della prima parte del DEFR in uno strumento di propaganda auto-celebrativa. Inoltre sarebbe auspicabile che venissero rappresentati in modo esplicito i gradi di avanzamento nel raggiungimento degli obiettivi europei, e in primis il contributo regionale al FIT for 55.

La seconda considerazione riguarda la profonda preoccupazione e disagio che nasce dal fatto che nella parte relativa alle Missioni tutto sia trattato con il registro flemmatico dell’ordinaria amministrazione. A fronte della tropicalizzazione del clima in Friuli Venezia Giulia, e dell’aumento delle disparità socio-economiche, che non emergono dal PIL pro-capite tanto caro al Presidente Fedriga, in questo DEFR 2024 non si percepisce né l’urgenza di mitigare gli effetti devastanti dei mutamenti climatici, né il contenimento degli squilibri socio-economici che vede in tanto settori lavorativi l’incremento degli sfruttati, né un atteggiamento realistico a fronte dell’indebolimento del sistema sanitario universalistico regionale e più in generale del sistema salute.

Questa nonchalance non ce la possiamo più permettere, nemmeno se ci si ostina a rimanere a ballare nel salone del Titanic o a compiacersi narcisisticamente in quello di Piazza Unità.

[1] www.snpambiente.it | Qui il Documento di Economia e Finanza Regionale 2024 (DEFR)