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Approvata mozione di adesione della Regione al Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete

Oggi su proposta del Consigliere Honsell di Open Sinistra Fvg è stata approvata in Consiglio Regionale l’adesione della Regione Fvg al “Manifesto dei diritti e dei doveri della persona con diabete”.

Il Manifesto prevede da parte delle Istituzioni sanitarie e non la garanzia di fornire ai pazienti diabetici diagnosi e terapie appropriate, con uniformità sul territorio, la realizzazione di campagne di sensibilizzazione e di informazione volte a promuovere stili alimentari e di vita sani e di contrasto alla sedentarietà, ma anche da parte dei cittadini/pazienti l’impegno a comportamenti responsabili in linea con il Manifesto.

“Il diabete di tipo 2 sta diventando una pandemia a livello mondiale a causa degli stili di vita e di progettazione dei nostri ambienti urbani; tant’è che si parla ormai di ‘diabete urbano’” afferma Honsell.

“Secondo i dati dell’Istat riferiti al 2016, gli italiani affetti da diabete rappresentano il 5,3% della popolazione (5,4% negli uomini, 5,2% nelle donne), pari a oltre 3 milioni e 200 mila persone, e il 16,5% della popolazione sopra i 65 anni, con oneri ingenti sul bilancio del Sistema sanitario regionale. Secondo proiezioni sempre dell’Istat, se l’attuale trend verrà mantenuto, il numero di persone affette in Italia potrebbe raggiungere la cifra di 20 milioni nel 2050”.

“La diffusione in Italia del diabete – aggiunge il Consigliere di Open Fvg – è quasi raddoppiata negli ultimi trent’anni (coinvolgeva il 2,9% della popolazione nel 1980) e rispetto al 2000 i soggetti diabetici sono 1 milione in più: ciò è dovuto sia all’invecchiamento della popolazione sia ad altri fattori, tra cui l’anticipazione delle diagnosi (che porta in evidenza casi prima sconosciuti) e l’aumento della sopravvivenza dei malati di diabete (la mortalità per diabete si è ridotta di oltre il 20% in tutte le classi di età). Inoltre, il 90% dei casi di diabete mellito è di tipo 2 ed è fortemente correlato all’adozione di stili di vita non appropriati e quindi spesso collegato a fattori di disagio socio-economico dei soggetti colpiti”.

Relazione di minoranza Honsell su ddl 62 – Misure finanziarie intersettoriali

Questa Legge costituisce il mini-assestamento di fine d’anno. Quasi non meriterebbe troppa attenzione in quanto sarebbe “manovrina” di ridotto impatto sul bilancio della Regione, se non fosse invece, sia sotto il profilo metodologico che quello programmatico, emblematica di come questa amministrazione regionale si muova in modo arrogante, improvvisato e soprattutto senza alcuna strategia.

Sul piano metodologico devo rilevare che nel corso dei lavori delle commissioni più volte è emersa la mancanza di rispetto istituzionale da parte della Giunta nei confronti dei consiglieri, rendendo estremamente difficoltosa la nostra attività. Non c’era allineamento tra le tabelle a cui facevano riferimento assessori e/o dirigenti e quelle distribuite ai consiglieri. Non c’era omogeneità di procedura nell’illustrazione dei punti. È risultato chiaro che l’attuale Giunta pro tempore considerail passaggio in Commissione un mero adempimento, e pensa che non metta conto nemmeno ascoltare le osservazioni dei commissari. La calendarizzazione delle Commissioni ha visto sovrapposizioni e compressioni dei tempi e numerosi assessori non hanno ritenuto necessario assicurare la loro presenza nei momenti cruciali. Certamente ci sono delle complessità nel raccordo tra gli organi, soprattutto nei passaggi tecnici come la quadratura del bilancio, ma in questa circostanza credo sia stato superato il limite della correttezza.

Mio malgrado, Signor Presidente, in qualità di capogruppo del Gruppo Misto e di Open-Sinistra FVG sono quindi costretto a censurare le modalità con le quali si sono svolti i lavori in Commissione. Non sembra dunque superfluo ribadire con forza che il passaggio nelle Commissioni è centrale nell’attività legislativa della Regione. È una violazione delle regole democratiche cercare di mettere le Commissioni fuori gioco come se tutto potesse sempre essere riducibile a una delibera di Giunta o tutt’al più ad una prova muscolare in sede di votazione. La invito pertanto, signor Presidente a richiamare la Giunta ad un maggiore rispetto per i ruoli istituzionali.

L’ultimo assestamento di bilancio dell’anno dovrebbe essere un momento importante per verificare i passaggi che portarono alla definizione del bilancio di previsione dell’anno precedente, in vista del prossimo bilancio preventivo e controllare così dove sono stati sottostimati o sovrastimati gli impegni oppure quali sono le novità emerse.

Nulla di tutto ciò purtroppo è stato fatto. Anzi quando ce ne sarebbe stata la necessità non si è mai giunti in Commissione ad una chiarificazione al di là di qualsiasi fraintendimento.

Voglio stigmatizzare al riguardo alcuni punti.

  1. Vicenda PISUS. Nel DDL 26 vengono reperiti 6 milioni e mezzo di Euro per il completamento da parte di Comuni di progetti che originariamente erano stati finanziati addirittura con il fondo POR FESR 2007-2013, e che poi a causa di ritardi furono finanziate esclusivamente sul fondo PAC statale e che oggi a distanza di oltre 10 anni, non essendo ancora ultimati, graveranno quindi interamente sul bilancio regionale. Va rilevato, anche se a esplicita domanda in Commissione non è stata data risposta, che il primo ritardo ha obbligato a restituire oltre 70 milioni all’Unione europea (fatto che ha contribuito alla riduzione del contributo POR FESR 2014-2020 di circa 90 M) mentre il secondo ritardo ha comportato la restituzione di oltre 10M allo Stato. È evidente che in questa Regione c’è un’atavica incapacità a sfruttare le risorse dell’Unione europea. Se si continua a non voler affrontare questo tema però, o a minimizzare la discussione, non si raggiungerà mai quella maturità che altre Regioni, anche italiane, hanno da tempo raggiunto, anche a nostro scapito. Mi domando inoltre quanto urgenti erano queste opere presso tali comuni?
  2. Situazione SANITÀ. Clamoroso è stato l’incremento di oltre 20 M per quanto concerne le spese delle Aziende sanitarie. Clamoroso in quanto l’Assessore più volte si era vantato di aver messo a bilancio già in precedenza tutto quanto fosse necessario per quest’anno. Dunque o il suo sistema di controllo della spesa è piuttosto approssimativo oppure le critiche mosse alla gestione precedente erano del tutto infondate e la spesa sanitaria è da lui gestita a sportello.
  3. Pieghe di Bilancio. Dove sono state reperite tutte queste nuove risorse, visto che non ci sono stati nuovi accertamenti in entrata dopo la vendita dell’Aeroporto? Più volte in Commissione è stato risposto “dalle pieghe del bilancio”. Tale risposta, ancorché per certi versi legittima da parte dell’Assessore al Bilancio, indica però che nelle specifiche direzioni non state condotte quelle analisi sulle cause delle differenze tra preventivato e speso che sole potrebbero trasformare un assestamento in un atto politicamente strategico. Più volte abbiamo invece avuto l’impressione di trovarci in una mera ed estemporanea assemblea di condominio, di un condominio drammaticamente troppo complesso per essere gestito così, in verità. Ecco alcuni esempi: la voce 3388 per “attività di realizzazione di interventi per il superamento di barriere architettoniche” è stata ridotta di circa mezzo milione perché “non sono state fatte domande” analoga motivazione e analogo importo ha riguardato la voce 3301 che prevede interventi di ristrutturazione di seconde case per immetterle sul mercato degli affitti. Non ci si è chiesto cosa non abbia funzionato nell’erogazione di tali contributi. Si sono trovate delle risorse non spese e queste sono state reindirizzate. Forse ci si sarebbe dovuti interrogare su cosa non abbia funzionato nell’utilizzo di tali misure: l’informazione? La difficoltà di progettazione? Non risulta infatti che le finalità di quelle misure abbiano perduto importanza!
  4. Inoltre, poco chiara è risultata la strategia su punti qualificanti sui quali peraltro sono state messe delle risorse.
    1. Interventi per messa a norme delle scuole. Oltre ai fondi ci vuole una strategia integrata di gestione delle certificazioni per pianificare gli interventi in modo da garantire la massima sicurezza uniformemente a tutti gli utenti. Molte difficoltà e criticità nascono dal fatto che i responsabili della protezione e sicurezza dei vari istituti scolastici spesso non hanno uno sportello unico cui interloquire e presso il quale reperire lo stato di certificazione dei vari plessi. Ciò rende difficile qualsiasi pianificazione. Per affrontare questa problematiche più che risorse finanziarie per opere sono necessarie risorse umane per la pianificazione.
    1. La transizione dalla MIA e REI al reddito di cittadinanza ha lasciato fuori qualcuno? Non c’è stato tempo per approfondirlo in Commissione. Le marginalità e i processi di marginalizzazione sono tenuti sotto controllo? La scarsità di richieste dichiarate dall’Assessore sono forse il frutto del fatto che non sono più presi in considerazione nuclei familiari che hanno un’anzianità di residenza inferiore ai 5 anni?
    1. Gli investimenti a favore delle famiglie andrebbero monitorati non solamente per evitare che piova sul bagnato ma anche per comprendere se tali contributi vanno verso un effettivo benessere dei nostri cittadini e non piuttosto verso un miope incremento di consumi nell’interesse di un sistema di mega-distribuzione, forse addirittura multinazionale?
    1. Abbiamo constatato che nell’assestamento ci sono numerosi passaggi tra annualità. Un margine è fisiologico, ma non si nasconde forse tra queste pieghe del bilancio una mancanza di strategia vera? Un caso tra tutti che mi sta molto a cuore, è la strategia regionale per l’innovazione. È troppo opaco quanto sta avvenendo relativamente ai parchi, circa la ricaduta della ricerca e circa la diffusione dell’imprenditoria innovativa.

In conclusione questo DDL è frutto di processi che chiamerei, in analogia al dark web, di dark budget. Gli uffici e l’Assessore che garantiscono il pareggio di Bilancio stanno facendo egregiamente il loro lavoro, su ciò non vi è alcun dubbio, e a loro vanno fatti i complimenti. Ma quali le finalità di questi spostamenti di bilancio? Quali logiche? Ancora una volta rileviamo come questa amministrazione manchi nel modo più totale di una regia, di una leadership politica in grado di porre obiettivi concreti e manchi quindi degli strumenti di controllo per eventualmente correggerla per raggiungerli.

Certamente se la leadership si occupa solo di annunci e considera interlocutori meritevoli solamente i propri followers su Twitter e altri social media, e non i consiglieri, il suo obiettivo l’ha già raggiunto, ma noi cittadini del Friuli Venezia Giulia ci troveremo sempre più svantaggiati sullo scacchiere nazionale ed europeo.

Qui potete visualizzare il testo del ddl originario e il testo fuoriuscito dalla Commissione competente.

Relazione Honsell su Ddl 63 di modifica della L.r. 19 del 2000 – cooperazione allo sviluppo

Presidente, illustri colleghi e colleghe,

questo Disegno di Legge, che si limita a dei ritocchi apparentemente minimali di una legge pre-esistente, la L.R. 19/2000, è esemplare di come NON si debba legiferare in modo parassitario. Se esistesse uno streptococcus iuris, direi che questo Disegno di Legge è la prova che la L.R. 30 ottobre 2000 n. 19 ne è stata infettata e l’untore è la Giunta.

Alla luce della qualità delle domande relative a progetti di cooperazione internazionale presentate negli anni passati sui bandi ex lege 19/2000, ma soprattutto alla luce dell’impatto, ben noto alle persone che se ne occupano, avuto dai progetti selezionati sullo sviluppo delle attività di volontariato a favore dei paesi più poveri del mondo, la L.R. 19/2000 NON aveva assolutamente bisogno di ritocchi e lifting giuridico. Semmai si poteva rivedere qualche aspetto del Regolamento dei bandi.

Nel corso dell’audizione delle associazioni interessate sono emersi comunque, accanto a ferme critiche per le modifiche proposte, numerosi spunti migliorativi alla L.R. 19/2000. Purtroppo nessuno di questi è stato ripreso. Nessun membro della Giunta ha voluto riflettere sulle preziose sollecitazioni ricevute. La competenza di questa Legge è del Presidente, che peraltro non è mai intervenuto nei lavori. Ha invece delegato Assessori diversi in occasioni diverse che evidentemente non hanno assicurato, ancora una volta, una regia. Un Assessore ci ha presentato il Disegno di Legge dicendo che era una semplificazione (forse pensava di presentare l’altro disegno di legge in discussione?), un altro dicendo invece che era un aggiornamento. Ma, nella scalmanata e improvvisa corsa a legiferare da parte della Giunta, fatta calpestando il ruolo delle Commissioni e dei Consiglieri, alla quale stiamo assistendo in questi giorni, tale era l’affanno di portare in approvazione il Disegno di Legge in questione, che nel testo che ci è stato sottoposto non erano nemmeno stati trasformati in Euro tutti i riferimenti alle Lire contenuti nell’Art. 11 della L.R. 19/2000 e aggiornati i riferimenti finanziari. Chiaro indizio questo della totale mancanza di attenzione al tema vero della L.R. 19/2000, al punto che non c’era stato nemmeno il tempo per la Direzione Finanziaria o per qualche membro di Giunta per rileggere fino in fondo la norma che si andava a infettare, magari a tempo perso.

È dolorosamente evidente che lo scopo delle modifiche apportate dal Disegno di Legge n. 63 alla L.R. 19/2000 è puramente ideologico e volto a curvarla, o quantomeno a inserirvi un cavallo di Troia, per poter in un prossimo futuro dirottare le eventuali risorse in direzioni improprie rispetto alle finalità della legge stessa.

Non a caso il primo articolo sul quale si interviene chirurgicamente è l’Art. 1 della L.R. 19/2000 che fissava le finalità (Art. 1 del DDL n. 63). Sarebbe stata questa una buona occasione, per elaborare sul concetto di “sviluppo” rendendolo più consapevole delle sue implicazioni relative alla sostenibilità ambientale. Si potevano riprendere i principi e gli obiettivi 2030 dell’Unione europea o i 17 SDG dell’ONU (presento al riguardo un emendamento). Viene invece introdotto un “diritto a rimanere nel proprio paese di origine” che non si vede con quale cogenza una Legge del piccolo, per quanto velleitario, Friuli Venezia Giulia possa assicurare, qualora non sia già goduto. Ma soprattutto viene introdotto ai fini della valutazione dei progetti la promozione del “diritto al ritorno volontario assistito e alla reintegrazione nella propria terra di origine” che mescola due temi, quello dei migranti e quello della cooperazione che sono invece profondamente diversi per modalità di gestione. Ancora una volta assistiamo ad un’azione ideologica della Giunta che appare ancora in preda all’ossessione di strumentalizzare in tutti i modi possibili il tema dei migranti. Mi permetto di ricordare come sia già stato impugnato dal Governo un provvedimento di questa Regione che cercava di mettersi in mostra nella gestione dei rimpatri. La gestione dei migranti si svolge attraverso i fondi cosiddetti FAMI del Ministero degli Interni, che nulla hanno a che fare con la cooperazione internazionale che ha fonte giuridica assolutamente diversa.

Come è stato ampiamente discusso in Commissione e durante le audizioni, i progetti finanziati ex lege 19 ben difficilmente possono riguardare iniziative presso i paesi d’origine dei migranti e richiedenti asilo, che numerosissimi giungono negli ultimi mesi nella nostra regione spinti dalla ricerca di migliori opportunità di vita e di lavoro rispetto a quelle che hanno attualmente nel loro paese. Sono paesi in guerra o paesi dove è fragilissima o assente la presenza di uno stato di diritto.

L’Art. 1 della L.R. 19/2000 viene ulteriormente modificato ponendo i progetti a bando come secondari, o comunque in competizione, con quelli a “regia regionale”, senza porre nessuna garanzia che questi ultimi non esauriscano già il budget (che peraltro essendo in lire avrebbe valore puramente numismatico). Vi è il rischio concreto che questa Legge diventi uno strumento in mano alla Giunta per realizzare una propria politica estera parallela a quella nazionale. Rischio che si concreta ulteriormente, a nostro avviso, alla luce dei ritocchi apportati agli articoli successivi.

L’infezione normativa del DDL n. 63, dopo aver ben attecchito all’art. 1 della L.R. 19/2000, passa ad attaccare anche l’Art. 2. Viene infatti tolto il riferimento prioritario ai paesi che occupano le ultime posizioni secondo indicatori internazionali di sviluppo sostituito da un mero “paesi”. È pericoloso che non vengono esclusi nemmeno i paesi della stessa Unione europea oppure quelli del G8. La Giunta ha forse in mente di usare questa legge della cooperazione per finanziare iniziative a carattere internazionale generaliste? Colpisce inoltre che sia stato tolto nell’Art. 2 qualsiasi vincolo a non collaborare con i Governi, non con i paesi, che non rispettano i diritti umani.

Ulteriori e gravi distorsioni della L.R. 19/2000 si manifestano nelle modifiche previste dagli articoli successivi del DDL n. 63, che esplicitano la volontà di questa Giunta regionale di accentrare il controllo sulle iniziative e di svilire la partecipazione bottom up e la concertazione con enti e associazioni, in piena contraddizione a quanto invece incessantemente dichiari. Il DDL n. 63 prevede infatti nell’Art. 4 l’eliminazione della Conferenza regionale in favore di, non meglio precisate, generiche “iniziative di coordinamento”. Dunque la Giunta diventa il coordinatore? Prevede infine all’Art. 5 di ridurre in seno al Comitato regionale per la cooperazione il numero dei rappresentanti degli enti scientifici e di ricerca da 4 ad 1 e quello degli esperti da 3 ad 1. Non si comprende poi con quale criterio i rappresentanti delle associazioni abbiano solamente diritto di parola e non di voto, dato che altri membri con diritto di voto hanno conflitti di interesse altrettanto forti.

In conclusione questo DDL modifica in modo pesantemente ideologico una Legge che funzionava bene assicurando un forte accentramento presso l’amministrazione regionale nella scelta e conduzione delle iniziative. Ciò porterà a snaturare e a ostacolare la tradizione quasi ventennale che aveva permesso alla parte più generosa delle nostre comunità a porre con orgoglio, sulla carta geografica mondiale della solidarietà internazionale, il Friuli Venezia Giulia.

Per tutti questi motivi questo DDL è peggiorativo rispetto alla Legge precedente ed andrebbe quindi bocciato senza mezzi termini. Per il senso istituzionale che caratterizza la nostra azione intendiamo comunque proporre emendamenti, auspicando che ricevano la giusta attenzione da parte della maggioranza.

Temiamo invece di assistere ad un’altra approvazione blindata, con successivo sbandieramento via twitter, da parte della Giunta, del grande successo raggiunto con questa legge nell’azione di contrasto alla migrazione.  Anzi, come purtroppo è avvenuto per altri provvedimenti essenzialmente mediatici, analoghi a questo, prevedo i tweet e le dirette facebook alla ricerca di consensi, addirittura prima della sua approvazione.

Qui potete trovare il testo del Disegno di Legge.

Insulti a Consigliera comunale Paviotti: una mia riflessione

E’ inconcepibile che non si riesca ancora a cogliere appieno la differenza sostanziale che passa tra un giudizio politico – anche severo – e l’insulto personale. La consigliera Paviotti ha espresso opinioni politiche sensate e condivisibili in materia di sicurezza, sottolineando come su questo tema anche nella città di Udine si sia costruita una narrazione in gran parte basata su pregiudizi ed emozioni più che su precise cognizioni e questo le è valso una grandinata di insulti personali che l’hanno ferita come cittadina e soprattutto come donna.

Debolissima e troppo ambigua appare la difesa della Paviotti da parte del Sindaco Fontanini, incapace di prendere le distanze dagli insulti senza contemporaneamente inserire elementi di dubbio e discrimine giungendo ad affermare – in base a quanto riporta il Messaggero Veneto – che esistono argomenti che forse è bene non toccare, altrimenti “gli insulti arrivano”. E’ una tattica vecchia alla quale potremmo rispondere ricordando che il Sindaco Fontanini ha costruito la sua intera campagna elettorale su una emergenza sicurezza che non esisteva, diffondendo soprattutto tra gli strati più deboli un senso di paura e insicurezza con finalità di mera strumentalizzazione elettorale.

Il tema di una politica dai toni più civili e meno laceranti è ormai sul tavolo e tocca a tutti – anche al Sindaco di Udine – scegliere da che parte stare. Senza distinguo.

Qui sotto l’articolo del Messaggero Veneto: