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Assestamento di Bilancio 2020: un commento di Furio Honsell

La prima Commissione integrata ha oggi approvato con voto contrario di Furio Honsell di Open Sinistra FVG la Legge di assestamento di bilancio 2020.

“E’ l’ennesima norma non strategica. Ci si sarebbe aspettati finalmente una norma di prospettiva dopo tante norme emergenziali in conseguenza al Covid. Invece questa legge accanto alle solite normette di ritocco ripristina solamente alcuni capitoli dai quali erano state prese in un primo tempo le risorse per le misure emergenziali. L’avanzo di quasi 100 milioni del bilancio 2019 è messo da parte. Tutto però avviene “nelle pieghe del bilancio”.

Insomma non si traggono conseguenze strutturali per definire una rotta per il futuro ma la barca naviga a vista più del solito. Anzi rinuncia a guardare in faccia al futuro. La scusa ufficiale è che lo Stato non ha ancora precisato esattamente le risorse che intende trasferire al Friuli Venezia Giulia. “Siamo sulle sabbie mobili” ci ha detto l’Assessore al Bilancio. La Maggioranza si lamenta che “lo Stato, ovvero il papà, dà una paghetta troppo piccola alla Regione” come ha detto il capogruppo della Lega. Ma una Regione che vuole essere autonoma non dovrebbe avere una maturità per darsi una rotta da sé?”

(Foto di Giovanni Montenero)

Relazione sul DDL 96 “Disposizioni in materia di paesaggio, di urbanistica e di edilizia”

Ma succede di nuovo la stessa squallida messinscena? Ecco un disegno di legge, originariamente di manutenzione, un ordinario Dottor Jekyll, con qualche passaggio magari opportuno, come l’Art. 2, che prevede finalmente la possibilità di remunerare i partecipanti alle commissioni paesaggistiche, o plausibile come l’Art. 13 sull’aggiornamento del PGT (Piano del Governo del Territorio). E poi questo Dottor Jekyll, prima in Commissione a colpi di emendamenti, e certamente anche a breve in Consiglio, si trasforma in un orrendo Mr. Hyde, che stritola l’interesse pubblico!

Questo disegno di legge è una mostruosità legislativa, che va a colpire ed indebolire i meccanismi più solidi e più sani della gestione del territorio e quindi del paesaggio, con deroghe puntuali e, per sua stessa ammissione, improprie. Istituzionalizza il passaggio sopra la testa delle comunità, ovvero dei Consigli Comunali che le rappresentano, per elargire un qualche squallido favore, promesso in cambio di un voto, o nell’auspicio di guadagnarne qualcun altro, “entro 5 anni”, come recita spudoratamente l’Art. 5. Queste norme assurgono ad una generalità pericolosa, proprio perché applicabili ovunque, ma soprattutto perché si rendono disponibili alla più aperta violenza interpretativa.

Questo modo di legiferare si riduce a corrodere la legislazione. Pratica falle scellerate ed incoscienti che saranno ingovernabili in futuro! Lo dico ormai in ogni occasione: legiferare vuol dire enunciare dei principi generali non dissimulare in provvedimenti, scellerati per la loro generalità, meschini favori. Così è l’eccezione a fare la regola. I principi vengono via via annacquati.

Spero sinceramente che non vengano approvati gli articoli che sto per elencarvi. Chi li approverà si renderà responsabile infatti dei futuri degradi e saccheggi del nostro territorio e del nostro tessuto urbano là dove è ancora bello e vivibile.

L’Art. 3 sarebbe solo imbarazzante se non fosse gravissimo. Essenzialmente sancisce l’evasione di imposte e tributi comunali. Permette ad un privato di declassare certe destinazioni d’uso, d’intesa con il politico di turno in modo da pagare meno ICI, per poi, un attimo prima che il politico connivente rischi di non venire rieletto (ovvero entro cinque anni) possano essere ripristinate. Nessuna motivazione è necessaria. Queste è una furbizia che diventa legge. In Commissione la Presidente ha detto con orgoglio “Noi qui legiferiamo!”. Ne deduco che abbiamo opinioni diverse sulla semantica di questa parola.

Si apre inoltre in questo articolo, un’altra falla che è l’interpretazione della parola “conteggio”. Dove si conta? Tutto rimane nel vago, chissà che non si possano prendere due piccioni con una fava! Piani regolatori, addio! Volendo essere trasparenti ci sarebbero stati altri strumenti urbanistici per apportare modifiche non definitive ai piani regolatori, ad esempio attraverso il cosiddetto Piano Struttura. Ma era forse troppa la trasparenza necessaria a dichiarare pubblicamente l’interesse pubblico? Oppure si sarebbero svelati troppi dettagli del maneggio?

Gravissimo sarà l’impatto dell’Art.9. Lo sciagurato piano casa Berlusconiano, LR 9/2019, si dimostra ancora una volta un autentico cavallo di Troia, che se usato astutamente permette un ulteriore rigonfiamento volumetrico fuori terra. Le superfici accessorie non si conteggiano! Quindi si concedono ulteriori 25% di volumi fuori terra, rispetto alle volumetrie di partenza già gonfiate. Quello che ne deriverà sarà un edema urbanistico, per non usare metafore mediche più inquietanti. Perché si vuole violentare così apertamente i piani regolatori? Forse c’è un motivo che rende complesse le loro modifiche! Questi piani incarnano il genius loci delle nostre città e dei nostri insediamenti. Non si può chiamare burocrazia o semplificazione l’azzeramento di tutti i momenti nei quali si verifica se un intervento ha impatto sull’interesse pubblico. Il territorio è del popolo!

Mostruosa infine l’arroganza legislativa dell’Art. 10. Qui si compie uno scempio. Non solamente erano stati già ammessi interventi in deroga a tutti gli strumenti urbanistici comunali che riguardano distanze, altezze, superfici, volumi, se questi sono destinati all’attività turistico-ricettiva o alla somministrazione, ma adesso possono essere realizzati anche in zone urbanisticamente improprie. Per fortuna nella gerarchia delle fonti c’è ancora qualche baluardo per tutelare, forse, una certa sicurezza sanitaria e idrogeologica. Ma fino a quando?

È indubitabile: questo disegno di legge 96 consiste in un’ulteriore sfilza di deroghe innestate su un’altra legge approvata da questa Giunta, fatta di deroghe: la famigerata Legge Regionale 6 del 2019. Entrambe legittimano quanto altrimenti sarebbero stati abusi edilizi. Questa è la visione paesaggistica dell’attuale maggioranza!

In conclusione la vorace cupidigia dei clientes di questa Giunta è sempre più sfrenata. Degna di un Trimalcione Felliniano. Duemila anni fa Petronio Arbitro aveva già fornito la metafora di quanto vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi.  Questa maggioranza non è stata appagata dallo sguaiato banchetto di territorio della Legge 6, ma, sempre più famelica, continua a divorare territorio con smania di cementificazione.

Registro come, momentaneamente satolla, la IV commissione ha approvato tutto a maggioranza, non dissimulando un certo sollazzo a fronte di tale scempio alla fine.

Un’ultima nota L’Art. 5, sul SUE (Sportello Unico dell’Edilizia), meriterebbe forse un approfondimento per capire come vada raccordato con le attività già in essere presso i Comuni e con le loro disponibilità di personale. L’ultima legge approvata ha portato al trionfale (a detta dei proponenti) azzeramento della Centrale Unica di Committenza, forse adesso la maggioranza senza troppa riflessione scopre che le strutture uniche non sono poi così male.

Come Open Sinistra FVG siamo quindi assolutamente contrari agli articoli stigmatizzati sopra. Proporremo la loro abrogazione, che se bocciata, ci vedrà denunciare al pubblico disprezzo una legge di deroghe urbanistiche tra le più pericolose che si potessero proporre.

In conclusione va ribadito che legiferare, cara Presidente di Commissione, non vuol dire avere il potere di calpestare le regole, bensì individuare dei principi di interesse pubblico e non privato. Ci sono meccanismi collaudati per pianificare in modo trasparente il territorio attraverso passaggi volutamente prudenti e lenti, che prevedano adozioni e osservazioni. Una volta divorato, il territorio non ritorna più! Il motto nella paesaggistica è lentius, profundius, suavius, non il prepotente citius, altius, fortius del potere senza più freni!

Qui il testo approvato dalla Commissione

Le mie proposte accolte per la Sessione europea 2020

Questo pomeriggio in Consiglio Regionale FVG si è tenuta la discussione circa la risoluzione della “Sessione europea 2020. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione FVG alla fase ascendente del diritto UE”. È importante questa discussione, in quanto l’Unione europea è oggi posta al centro di nuove sfide, che anche nel nostro territorio dobbiamo affrontare da subito: nel nostro piccolo possiamo contribuire con le nostre proposte al cambiamento nel futuro dell’Unione europea, portando le istanze dei cittadini direttamente nelle istituzioni cardini. Sfide nuove quindi che vanno dal cambiamento climatico alla crisi sanitaria, dall’emergenza economica e finanziaria alla tutela e alla salvaguardia dei diritti delle fasce più deboli della popolazione, dalla digitalizzazione ai programmi europei dedicati ai nostri studenti o orientati alla ricerca e all’innovazione.

Nella fase preparatoria di redazione sono state inserite diverse nostre proposte:
1) il riferimento alla posizione del FVG come cerniera tra varie culture e all’assunzione di un ruolo europeo aperto della nostra Regione;
2) l’osservazione più volte ribadita in Consiglio regionale circa l’eliminazione del gasolio per il riscaldamento e la riduzione delle emissioni Co2 (si veda la mia proposta di legge);
3)la considerazione relativa alle scelte di de-carbonizzazione e di sostenibilità;
4) il richiamo circa il potenziamento delle esperienze di studio e formazione (in modo particolare Erasmus e Erasmus+);
5) il riferimento alla posizione del FVG rispetto alla rotta balcanica, in quanto nel nuovo patto sulla migrazione e l’asilo non deve essere trascurato questo fenomeno segnato da violenze inaudite;
6) il rimando al sostegno di misure per il contrasto alla solitudine e all’isolamento patologico dei cittadini;
7) la richiesta di considerare indicatori di convergenza più completi rispetto al banale “PIL pro capite” perché da un lato questo non permette di evidenziare le disuguaglianze e dall’altro non rende giustizia rispetto alla purchasing power parity che dà la vera misura del potere d’acquisto.”

Approvato all’unanimità anche il nostro ordine del giorno che impegna la Giunta e l’Assessore competente affinché venga mantenuta la dovuta pressione a livello internazionale da parte delle istituzioni europee con la finalità di procedere ad una fattiva ricerca di Verità e Giustizia per Giulio Regeni, ponendo maggiore attenzione dell’Europa nella tutela e salvaguardia dei principali diritti e habeas corpus nei paesi che possiedono relazioni economiche importanti con essa.

Relazione Honsell su DDL 94

Questo è un disegno di legge importante, che certamente non ci vedrà contrari. Presenta però numerosi aspetti che lo rendono ancora piuttosto debole e che andrebbero invece riconsiderati urgentemente. Cercheremo di articolarli in questa relazione.

Ci troviamo infatti, di fronte a misure ancora di tipo emergenziale, passive, di contenimento del danno che cercano di puntellare un auspicato ritorno alla normalità a prima dell’era a.C. (acronimo che non va letto come avanti Cristo ma avanti Covid).

Quasi tutte le misure del DDL 94 sono opportune e giuste, ma ci vorrebbe invece una legge che riconoscesse il fatto che quanto è avvenuto nei mesi scorsi è una svolta epocale, che ha innescato un cambiamento nel paradigma di sviluppo socio-economico mondiale. Sono mutate le modalità di rapporto tra le persone forse per sempre, queste rimarranno anche quando verrà superata la fase di distanziamento interpersonale. Il lavoro a distanza, la riduzione della mobilità fisica, la necessità di irrobustire la nostra resilienza in tutti i settori da quello primario, a quelli secondario e terziario, dovuti all’emergenza epidemiologica segneranno per sempre il nostro futuro. Inoltre quanto è avvenuto ci ha dato solamente un piccolo assaggio di quali potrebbero essere gli impatti socio-economici delle future crisi globali. Crisi, verso le quali siamo irrimediabilmente indirizzati se non trasformiamo rapidamente il nostro modello di sviluppo basato sul carbonio fossile, che saranno provocate dall’inarrestabile processo di riscaldamento globale di origine antropica. Ci sarebbe quindi bisogno di prendere atto dei cambiamenti e delle opportunità sopraggiunti, in mezzo a tanti lutti, dall’emergenza epidemiologica e articolare la prima legge dell’era d.C. (acronimo non da leggersi come dopo Cristo, ma dopo Covid).

Ci vorrebbe dunque una legge strategica in primo luogo dal punto di vista programmatico. Il DDL 94 è ancora ancorato invece ad una visione a silos. Affronta la tematica solamente dal punto di vista delle attività produttive. Non ci può essere vera ripartenza se questa non viene affrontata in modo olistico, integrando alle misure per le aziende produttive, anche misure per le politiche attive del lavoro, azioni sulla formazione professionale, azioni sulla sanità, sull’infrastruttura, sulla cultura, azioni volte ad una nuova responsabilità sociale e ambientale. Se le misure qui proposte rimangono slegate da misure parallele in altri settori non può che derivarne un’azione gracile che ancora si illude di poter ritornare ad una “normalità”, mentre il mondo è cambiato.

Una vera legge di rilancio avrebbe dovuto coniugare l’esperienza maturata dal lockdown, che ci ha fatti entrare di forza in una nuova dimensione, alla necessità di agire nella direzione dei 17 SDG, gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, e il Green Deal europeo. Questo va fatto non solamente con le belle parole che ascoltiamo dagli assessori nelle audizioni sulla sessione europea, ma con i fatti. Questo DDL invece non ha abbastanza ambizione, parla più di dettagli che di principi. Non ha sufficiente energia per orientare in modo innovativo e strategico la ripresa nella fase post-emergenziale, né dal punto di vista finanziario (alla luce, ad esempio, dei forti investimenti del DDL 90 per la riduzione della TARI e COSAP, questa legge tanto più cruciale risulta pesantemente sotto-finanziata), né dal punto di vista della chiarezza degli indirizzi che promuove.

Questo DDL avrebbe potuto essere una nuova legge dell’innovazione, essere la legge della ripresa, portatrice di una sua originalità. Avrebbe potuto esser una nuova Legge 26/2005, ovvero la legge che declinò nella nostra regione quell’altro mutamento di paradigma epocale ovvero l’economia della conoscenza. Alla stesura di quella Legge mi onoro di aver partecipato, insieme ad altre persone presenti in quest’aula. Purtroppo basta leggere i sottotitoli degli articoli di questo DDL 94 per capire che non ha quell’ambizione e quindi non lo è. Ci vuole, quindi, urgentemente una legge di quella caratura per sostenere davvero e indirizzare il cambiamento di paradigma socio-economico in atto.

Più analiticamente il DDL 94 contiene tutta una serie di articoli, certamente opportuni, urgenti e di assoluto buon senso, come l’Art. 6 sui grandi eventi o articoli che vanno a ritoccare e ad ampliare in modo altrettanto opportuno leggi già varate, come la L.R. 3/2020 (Art. 3 e 4), oppure il Rilancimpresa L.R. 3/2015 (Art 7 e 8). Tutti i punti toccati sono significativi. Ma perché si è voluto lavorare con scalpelli, sgorbie, seghetti e pialletti, ovvero con gli strumenti da restauro e da intarsio su leggi esistenti, e non costruire una nuova visione con una legge organica che diventasse un punto di riferimento? C’era tutto il tempo per farlo in questi mesi.

Gli Artt. 3 e 4 offrono esempi di strumenti interessanti per l’agevolazione degli contributi a favore di un’innovazione che anche ben declinata, ma manca di un indirizzo incisivo. Anche il comma 7 dell’art. 3, che pone a carico della comunità alcuni rischi di impresa, non definisce in quali settori questi vadano presi ovvero quali start up si intenda promuovere. Giustamente si parla di valorizzazione economica dell’innovazione, di contributi a fondo perduto, ma non viene indicato un indirizzo stringente. Le nostre imprese non hanno tutte il capitale umano per potersi innovare, chi lo formerà e poi le animerà? I 17 SDG non vengono mai menzionati in modo diretto da questa Giunta, nemmeno in questa caso. (Incidentalmente rilevo che l’unica volta che lo ha fatto è stato nell’infelice episodio dei favolosi 17).

Corretto l’art. 4 ter introdotto dall’art. 4 del DDL, ma si sarebbe dovuta introdurre una cabina di regia, una struttura di coordinamento dell’innovazione e una struttura di consulenza. Faccio qui ancora una volta riferimento a come questa Regione rispose al cambiamento di paradigma dettato dall’Economia della Conoscenza 15 anni fa, con la legge regionale 26/2005. Allora accanto a misure economiche c’erano misure di promozione e formazione. Qui si assume che tutti sappiano già tutto su come fare. Mancano a mio avviso sia la formazione sia i luoghi dove progettare e sviluppare le strategie di innovazione. Ad esempio non c’è nemmeno un riferimento al software open source. Si rischia di consegnare il nostro sistema economico alle multinazionali del digitale. Al riguardo presenteremo presto come Open Sinistra FVG una proposta di legge per rendere efficaci le leggi che già esistono in materia.

Manca nel DDL 94 la scintilla vera dell’innovazione, non c’è infatti nessuna premialità.

Ci sono contributi e basta. Non sono definiti dei criteri che spingano verso il superamento dei modelli precedenti di sviluppo. Come si è detto più volte l’emergenza epidemiologica deve essere colta non solamente come una tragedia ma come un’opportunità di nuovo sviluppo.

Il 4 quater introdotto dall’art. 4 del DDL è un intervento interessante ma puntuale – dov’è articolata la nobilissima circolarità di cui si parla? Forse il tema dell’economia circolare avrebbe meritato un articolo più ampio!

Nel 4 quinquies introdotto dall’art. 4 del DDL si dovrebbero coinvolgere in modo massiccio università e enti di ricerca, nonché rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori. Ma a questo scopo ci sarebbe stato bisogno di audizioni. Solo ascoltando le voci di tutti si poteva rendere questa legge un documento epocale.

Rifaccio il solito commento all’Art. 5. Vanno bene le misure emergenziali come questa, che permettono l’espansione degli spazi di somministrazione per favorire il distanziamento. Ma queste misure devono essere temporanee, fino alla fine delle norme straordinarie, altrimenti potrebbero provocare conseguenze imprevedibili sulla qualità delle residenzialità.

Dell’Art. 6 sul turismo si è già detto: è corretto, ma di nuovo è meramente finalizzato a gestire l’emergenza. C’è bisogno di azioni forti per il turismo post-Covid, come il progettare grandi arene permanenti per lo spettacolo dal vivo. Queste esigenze erano già manifeste prima dell’epidemia, ma adesso con le restrizioni dovute all’emergenza sono emerse in modo più chiaro.

Positivo ragionare sul COSEF, ma è un controsenso che gli siano state tolte le quote e il ruolo che aveva nel parco Friuli Innovazione? C’era una sinergia perfetta con tale ente di promozione dell’Innovazione che vi era insediato. Oggi si vuole ricostituire tale asse, dopo aver distrutto quella miracolosa sinergia per la sciagurata idea di una regia unica regionale, che ha creato un unico padrone dell’innovazione?

Ottimo l’Art. 8 sulla responsabilità di impresa. Si sarebbe potuto ampliare in una più generale azione atta a promuovere e sostenere il lavoro femminile e la silver economy. Fa piacere qui inoltre, che almeno ci si ricordi della legge regionale 26/2005 che si sarebbe invece dovuta prendere a modello.

Si rileva infine quanto i finanziamenti di questa legge siano modesti in modo imbarazzante e quanto sia assente ogni riferimento alla progettazione europea e ai suoi obiettivi. Non ci può essere ripresa se non in sintonia con i programmi europei. Ma come si può pensare che questi siano gestiti da una direzione a parte?

Infine mancano misure per chi era già in difficoltà. C’è un rischio concreto che questa emergenza aggravi in modo irrimediabile le disparità. Quanto vediamo accadere negli Stati Uniti oggi, marxianamente, non è slegato dall’aumento dei disoccupati e degli emarginati dovuti alla crisi economica dell’emergenza Covid. C’è bisogno di misure che affrontino il tema della riduzione delle disparità e che tengano conto dei nuovi esclusi e inattivi.

In conclusione il DDL 94 è una norma di buon senso, ma auspico che le indicazioni date, possano spingere la Giunta a sviluppare al più presto i temi accennati mediante il varo di una nuova legge che innervi la nostra regione con più convinzione nel nuovo paradigma d.C.