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Honsell: nell’assestamento assenza di strategia di respiro

Open Sinistra FVG è stata l’unica forza politica in Regione a votare contro quello che è stato uno dei più pingui assestamenti anche grazie alla vendita dell’aeroporto di Ronchi.

Manca infatti qualunque strategia di respiro nella manovra, I soldi sono stati distribuiti a pioggia, è stato istituito uno scandaloso meccanismo per erogare mance fino a cinque mila euro, oltre 3 milioni investiti in telecamere e videosorveglianza, convegni alla Diocesi per centinaia di migliaia di euro.

Unico elemento positivo è stato l’accoglimento di quasi tutti i nostri ordini del giorno riguardanti i seguenti temi:

1. la definizione di nuove politiche d’intervento per l’incentivazione e la promozione di creazione d’impresa e lavoro condiviso;
2. la criticità dell’“ultimo miglio” e il collegamento degli istituti scolastici regionali alla banda larga;
3. il disagio economico e sociale mediante la valutazione nella predisposizione di nuove misure di sostegno attraverso istituzione di apposito Osservatorio;
4. i contributi agli ambiti socio-assistenziali per trasporti extraurbani degli studenti di scuola secondaria affetti da disabilità;
5. le disposizioni normative regionali sulle emissioni odorigene;
6. le forme di sostegno per la sostituzione di impianti di riscaldamento a gasolio BTZ civili e di immobili comunali
7. Regione plastic – free e nuove azioni per una svolta green;
8. l’istituzione di un Osservatorio regionale sulle problematiche agricole;
9. le borse di formazione specialistica in area sanitaria;
10. l’intervento della Regione FVG a sostegno del Rifugio Corsi.

Inoltre, è stato approvato con modifiche l’ordine del giorno riguardante l’attivazione di percorsi di contrasto al bullismo.

Non approvati infine gli ordini del giorno riguardanti i temi del completamento, del collaudo e della manutenzione della Ciclovia Alpe Adria e dell’analisi, della prevenzione e del contrasto al fenomeno della solitudine mediante istituzione di un Osservatorio.

Relazione Honsell assestamento di bilancio 2019-2021

Ecco un’altra legge omnibus: l’omnibus di luglio si potrebbe chiamare il DDL 55! Questa Giunta ci serve ormai con cadenza quasi bimestrale uno zibaldone di norme. E qui uso il vocabolo zibaldone non certamente nella sua accezione nobilitata dall’ammiccamento leopardiano, bensì in quella originaria, ovvero di raccolta di pensieri (norme nel caso nostro) scritti senza un filo logico, disordinati, fatti di idee eterogenee, se non addirittura nella sua matrice etimologica, ovvero uno zabaione di norme. Certamente questa Giunta dimostra ancora una volta, drammaticamente, di non avere alcuna prospettiva legislativa, alcuna progettualità, alcuna strategia. Si legifera infatti con l’incapacità di guardare lontano, per opportunismo elettorale immediato, si naviga a vista. Certamente sono ben riconoscibili:

1.            la cifra xenofoba e discriminatoria, come nel comma 41, dell’art. 9, ex emendamento 9.5 nel quale si dettagliano le condizioni di ammissione alle misure di inclusione previste: i soliti 5 anni di residenza in regione e le restrizioni agli stranieri;

2.            la tattica di veicolare insicurezza con gli ulteriori investimenti milionari per il revamping delle sale operative della polizia locale previste nei Commi 16 e seguenti dell’articolo 10;

3.            l’applicazione della regola di vivere alla giornata, come nel riparto dei soldi agli enti locali dell’Art.10. Si frantumeranno in modo che tutti possano trovare un obolo da far convogliare in un numero ancor maggiore di rivoli, a scala inferiore, ciascuno volto ad accattivarsi la soddisfazione dei questuanti del livello sottostante. Tanti rivoli però fanno un fiume di denaro elargito senza progettualità e investimenti a lungo termine, che si disperderà in spese in ultima analisi inefficaci e improduttive;

4.            e, per la prima volta in modo così esplicito, si rileva il montare dell’onda oscurantista, rivendicata provocatoriamente dall’assessore come “slancio anti-illuminista”, nel contributo all’Art. 8 Comma 9 per spese, anche retroattive, di ben 200,000€ alla Diocesi di Trieste per un convegno di Bioetica e “eventi, formativi e informativi a più livelli e di eventi formativi per le scuole di ogni ordine e grado”. Sarà per controbilanciare il troppo razionalismo che la Giunta teme possa emergere dall’evento ESOF (Euro Science Open Forum). Quanti auto-da-fé si ha intenzione di inscenare con tale fiume di denaro? Tremo a immaginare cosa ciò voglia dire in termini di condizionamento giovanile in un’epoca nella quale il Parlamento dovrebbe invece legiferare, su sollecitazione della Consulta, sul suicidio assistito nel rispetto del diritto di autodeterminazione e del dovere di alleviare le sofferenze.

Ma aldilà di questi, per così dire “marchi di fabbrica”, c’è un vuoto nelle strategie su:

1.            Ambiente ed energia. Ancora nulla per eliminare gli impianti di riscaldamento a gasolio BTZ, che oltre ad essere più inquinanti hanno emissioni di CO2 altissime rispetto ad altri combustibili. Pochi spiccioli all’Art. 4 Comma 1 per consulenze al gruppo di lavoro che dovrebbe occuparsi dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’ONU. Alla luce però, degli obiettivi di de-carbonizzazione, e di riduzione di gas serra previsti per il 2030, qualunque regione che volesse essere innovativa dovrebbe avere ben altro atteggiamento proattivo nei confronti degli enti locali. La Giunta invece nella Tabella D trova altri 6,5M di rimborso per i combustibili.

2.            Politiche economiche e del lavoro. La diaspora dei giovani dalla nostra regione è ormai drammatica e se si aggiunge all’assenza di qualunque incentivo, se non addirittura all’impermeabilità, all’ingresso irrobustisce la tendenza all’invecchiamento dell’età media della popolazione residente nel FVG. Emblematici sono i commi 10 e seguenti, ex emendamento 2.1, di cui segnaliamo, quasi con disperazione, il rischio di un effetto perverso. Togliere risorse al co-working e ai fab-labs, che ormai ovunque nel mondo sono gli acceleratori di imprenditoria giovanile, in quanto “i bandi sono andati deserti”, per assegnarli alle Camere di Commercio per l’internazionalizzazione, accrescerà la diaspora. Si sarebbe dovuto invece avviare iniziative volte a comprendere come mai tali attività non decollano in FVG, e definire strategie per incentivarle. Insomma, invece di costruire competitività in FVG, questa Giunta favorisce la delocalizzazione. Invece di sostenere i Fab-Labs in FVG sceglie di investire dove la forza lavoro costa meno.

3.            Salute e politiche sociali. Nell’Art. 9, non c’è nessun tentativo di sviluppare misure autentiche di inclusione sociale. Il reddito di cittadinanza, seppure meritevole di attenzione, non può però essere l’unica misura di inclusione sociale. Non solamente esiste ormai la classe dei working poors, ovvero di coloro che magari un lavoro ce l’hanno, ma il salario non basta a mantenere in modo decoroso la famiglia, ma attraverso il reddito di cittadinanza, il segmento della popolazione più marginalizzato non viene più incentivato a dialogare con le reti sociali e assistenziali locali, bensì trova come unico interlocutore un ente nazionale.

4.            Enti Locali. I veri problemi degli enti locali in FVG sono la frammentazione e la mancanza di personale. Era questo il punto fondamentale da correggere relativamente alle UTI. Assistiamo invece nell’Art. 10, a fronte del progressivo smantellamento delle UTI, all’assenza di qualsiasi nuova proposta di condivisione di infrastrutture per garantire equità nella qualità dei servizi ai cittadini. Nessuna riforma sembra venire avanti ma solamente proclami. Il tema della equa distribuzione del personale tra Enti Locali e Regione non viene nemmeno preso in considerazione mentre, paradossalmente, si continua a fare affidamento sulle UTI dei comuni capoluogo per svolgere attività importanti come l’edilizia scolastica.

A fronte del deficit programmatico di questa Giunta e del “buio delle idee” che la caratterizza, come Open-Sinistra FVG ci sentiamo di proporre lo strumento degli osservatori in almeno tre settori-chiave:

a)               Un osservatorio sul disagio, perché siamo convinti che la poca attenzione al tema dei diritti e delle diversità, combinata alla conclusione di qualsiasi misura di inclusione attiva, rischia di approfondire le disparità nella nostra società.

b)               Un osservatorio sulla solitudine, perché il benessere mentale, sia dal punto di vista sociale che da quello fisiologico, è fortemente correlato alla robustezza delle relazioni. La solitudine sta crescendo a causa di stili di vita sedentari e digitalmente ipertrofici, nonché ai modelli di competizione consumistica proposti dalla società. La solitudine è la causa di moltissime forme di sofferenza mentale e di demenza. Il suo contrasto è un’importante terapia sociale dunque.

c)               Un osservatorio sulle criticità in agricoltura. L’Art. 3 (Risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna) è un repertorio di buona volontà atta a compensare ed aiutare un settore che a causa dei mutamenti climatici e i fenomeni meteorologici estremi che comportano (siccità e inondazioni), in aggiunta alle altre attività antropiche, è stato fortemente penalizzato soprattutto nei settori delle api e delle patate, della frutta, dei kiwi e dei molluschi. Assegnare indennizzi in denaro o, come nel caso delle cimici asiatiche, immettere degli antagonisti, ancorché autoctoni sono esempi di misure palliative, che non risolvono il problema. Se l’ecosistema che avrebbe sostenuto gli antagonisti non c’è più, lasciando quindi campo libero ai nuovi parassiti, che speranza si può avere, senza la ricostruzione dell’habitat che ospitava quegli antagonisti, di vederli contrastare efficacemente la cimice?

Gli osservatori sono strumenti di raccolta ed elaborazione dei dati di contesto, essenziali per proporre misure strutturali e non contingenti.  Dovrebbero coinvolgere oltre ai tecnici regionali, le Università, gli enti di ricerca, gli operatori, i rappresentanti dei portatori di interesse. Solo così si potrebbe fornire del materiale prezioso per elaborare strategie ai decisori politici.

In conclusione, si vuole stigmatizzare un altro aspetto di quella che si potrebbe definire la maleducazione legislativa di questa Giunta. Dopo l’ennesima e faticosa settimana di commissioni semplici ed integrate ci si aspetta, come è già avvenuto per le precedenti leggi omnibus dei mesi precedenti, che in aula ci siano ulteriori emendamenti sostanziali. Veramente grave sarebbe però se arrivassero in aula risorse importanti a favore di misure completamente nuove. Lo strumento “emendamento in aula” dovrebbe essere puramente migliorativo dell’esistente. Se come è avvenuto in passato, gli emendamenti saranno costituiti da articolati assolutamente nuovi, non solamente si sarà compromesso fortemente, se non nientificato, il lavoro fin qui svolto (compresa questa relazione), ma fatto ancora più grave, risorse importanti saranno attribuite “di rapina” in modo avventato. Assisteremo quindi ad un’altra legge di questa legislatura, che riesce a coniugare il disordine all’impulsività.

Puoi trovare qui il ddl 55 – Assestamento del bilancio per gli anni 2019-2021 ai sensi dell’articolo 6 della LR.26/2015

Relazione Furio Honsell – Ddl Assestamento

Il Disegno di Legge n.5 “Assestamento di Bilancio per gli anni 2018-2020” presenta alcune norme positive, peraltro di mero buon senso amministrativo, ma nei rari luoghi dove affronta tematiche leggermente più ampie è molto discutibile se non addirittura da criticare apertamente. Manca alcun disegno strategico. Visto lo scarsissimo tempo concesso e la natura assai eterogenea del provvedimento procederò in modo inevitabilmente rapsodico, ma non per questo spero meno chiaro.

  • 4 Tabella D: con preoccupazione si registra l’impegno di quasi 4 M€ per la cosiddetta “benzina agevolata”. Al di là dell’attenzione ai lavoratori di quel settore, segnalo però, con molta preoccupazione, che il perdurare di interventi assolutamente congiunturali abbia penalizzato severamente la nostra regione negli ultimi decenni e continui a farlo. L’assenza di qualsiasi tentativo di innovazione nel settore delle reti di distribuzione di altre tipologie di carburanti meno impattanti dal punto di vista delle emissioni (come il metano), di fatto non solamente provoca gravi danni alla salute delle persone e all’ambiente, ma isola la nostra regione, escludendola da mercati importanti. Alla fine questi interventi che creano artificialmente opportunità economiche risulteranno dannosi per gli stessi operatori che oggi le reputano vantaggiose.
  • 8 commi 4 e 5. Gravissima la scelta dell’uscita della Regione dalla rete Re.A.DY, con l’abrogazione dei commi 15-21 Art. 8 L.R.N.45. È una scelta che non ha valenza economica, ma veicola solamente un messaggio simbolico negativo, fatto per ribadire la distanza di questa giunta da un pensiero inclusivo e aperto alla tutela degli emarginati. Un gesto di intolleranza gratuito e – aggiungo – anche di banalità semplicistica se solo ricordo la replica dell’assessore Rosolen a una mia IRI sul tema.
  • Si valutano positivamente i commi 9 e 10 dell’Art. 9, che permettono di sbloccare la situazione che si è venuta a creare nel processo di armonizzazione della misura di inclusione attiva (MIA) e l’analoga misura nazionale certificata dall’INPS. Ricordo però che tale strumento è in regime di sperimentazione a scadere nel prossimo ottobre, pertanto indicazioni chiare sulla strategia che verrà seguita su queste tematiche in futuro sarebbero opportuna.
  • I commi 14-22 dell’Art. 10 costituiscono la parte finanziariamente più significativa di questo assestamento, in quanto destinano in modo premiale quasi 4M di Euro dell’avanzo libero ai Comuni che hanno fatto la scelta di non collaborare negli ultimi anni alla costruzione delle UTI. Questo è il passaggio si potrebbe dire più qualificante di questo provvedimento di Legge. Pur comprendendo il significato del premiare quei comuni che sono stati capofila nel contrasto politico della scorsa legislatura – che ha segnato l’introduzione e che poi ha fortemente danneggiato se non addirittura sabotato l’applicazione della L.R.26/2014 – mi preoccupa molto che non venga dato alcun criterio per la distribuzione di queste risorse che spinga verso una progettazione condivisa e di area vasta. Lo spirito di cooperazione sovracomunale, che era alla base della precedente distribuzione di risorse agli enti locali nell’”intesa per lo sviluppo” previsto della L.R.18/2015, che si era manifestato proprio individuando come enti esponenziali le UTI, è assolutamente scomparso in questo disegno di Legge. Si rischia di ritornare a quelle logiche campanilistiche, di visioni a tunnel, di disallineamento sovracomunale che hanno fatto sorgere a macchia di leopardo negli ultimi decenni una miriade di duplicazioni disintegrate, con grande consumo di suolo e a discapito dei cittadini stessi. Ben altro, con l’esperienza sin qui maturata avrebbe dovuto essere lo spirito di erogazione dei contributi. Non c’è nemmeno un richiamo ai principi della Legge Iacop e neppure alle blande soluzioni proposte ai tempi della Giunta Tondo. Sembra tutto rimosso.
  • Tra l’altro, moltissimi degli interventi previsti in questo articolato riguardano proprio, quelle che chiamerei (con massima ammirazione per i problem solvers che le concepiscono) astuzie amministrative atte a concedere proroghe a piccoli comuni che a causa delle oggettive difficoltà nella gestione delle risorse non riescono a completare le attività in conto capitale o in parte corrente entro i termini previsti. Invece di procedere a tutta questa ridda di deroghe, che di fatto sono delle sanatorie, ben altro dovrebbe essere l’incentivo della Giunta verso aggregazioni di comuni. Queste formazioni sovracomunali sono le uniche entità capaci di sviluppare quella competenza che permette di rispettare i tempi di programmazione dimostrando adeguata capacità di spesa.
  • I commi 41 e 42 dell’Art. 10 permettono ai comuni capoluogo di aumentare oltre gli attuali limiti il numero di assessori e garantire indennità di funzione, a parità di costo. È proposta alquanto misteriosa nella sua ratio e foriera di problematiche organizzative, che non affronta la vera criticità amministrativa, che consiste nel riequilibrare il rapporto tra il ruolo dell’organo monocratico e quello dell’organo consiliare. Sottolineo incidentalmente che – con riferimento anche alla L.R. 17 di recente approvazione o il DDL sulle funzioni e la composizione del CAL di cui discuteremo a breve – la delicata materia delle Autonomie Locali sembra essere affrontata in modo episodico e scoordinato, senza una vera visione d’insieme.
  • Positivo il parere sul comma 8 dell’Art. 11, che offre la possibilità di completare i percorsi di formazione dei minori non accompagnati anche dopo il raggiungimento della maggiore età.
  • I commi 31-34 dell’Art.10, se da un lato danno certezze ai bilanci di quei comuni che hanno promosso lo SPRAR dall’altro tolgono quello stesso tipo di incentivi a partire dal 2019. Ancora una volta si assiste quindi ad uno stillicidio di micro-norme che preparano il terreno ad una Regione Futura meno accogliente e soprattutto meno capace di affrontare la vera sfida del futuro che è quella di integrare al meglio i nuovi cittadini, che in base anche agli andamenti demografici sono cittadini dei quali abbiamo bisogno per garantire lo stato di benessere goduto fi qui dalla regione Friuli Venezia Giulia.

Vorrei concludere evidenziando quelle che nella mia recente esperienza di sindaco, attento alle problematiche del territorio, avrei volute vedere affrontate già in questo assestamento con maggiore impegno, e che elenco qui con autentico spirito costruttivo:

  1. riduzione delle liste di attesa e i tempi di erogazione del Fondo per l’Autonomia Possibile (FAP);
  2. risposte ai bisogni scolastici speciali per una società più inclusiva che non lasci indietro nessuno, sia in termini di trasporto dei disabili anche a livello di scuola secondaria, che di maestri e altri insegnati di sostegno.
  3. Miglioramento e manutenzione del nostro sistema regionale di piste ciclabili, soprattutto alla luce della forte attrazione turistica che esse rivestono soprattutto nel periodo estivo.

È per il complesso di ragioni sopra esposte che annuncio pertanto il mio voto contrario al DDL in oggetto. Ulteriori temi verranno trattati nel relazionare sul Documento di Economia e Finanza Regionale.