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Relazione su DDL 83 “Contributi per interventi per la manutenzione delle reti stradali comunali”

Questo DDL sarebbe da censurare anche se non dovessimo approvarlo in questo contesto tanto tragico da sembrare irreale, dopo una sospensione di quasi due mesi di molti diritti civili e democratici, quali la possibilità di salutare e dare sepoltura ai nostri cari (che come ricorda il filosofo Agamben, è un diritto riconosciuto dai tempi di Antigone), il diritto di andare a scuola, di muoverci liberamente, di cercare un lavoro, di svolgere elezioni. C’è oggi la piena consapevolezza che nei nostri piani per le emergenze erano state clamorosamente trascurate le emergenze epidemiologiche, e che il nostro sistema sanitario era esemplare nella medicina di prestazione ma era invece poco flessibile a gestire grandi numeri di pazienti. C’è inoltre la presa di coscienza che le conseguenze economiche delle misure sociali prese stanno colpendo pesantemente tantissimi lavoratori e le loro famiglie e lo stanno facendo in modo iniquo colpendo proprio le fasce più fragili.

Un DDL approvato in questo contesto emergenziale, per rispetto verso la tanta sofferenza intorno a noi, avrebbe dovuto essere indirizzato a mitigare almeno in minima parte quanto sta avvenendo nelle case di riposo e nelle RSA o avrebbe dovuto affrontare altre misure di contrasto al Covid-19 e inaugurare una nuova stagione di edilizia sanitaria ed edilizia assistita.  Avrebbe almeno potuto prevedere interventi per il completamento delle infrastrutture telematiche che hanno tanto penalizzato una percentuale significativa di cittadini in questi mesi.

Invece questo DDL è improntato al più imbarazzante “facciamo finta che non sia successo niente”. E per di più non è innovativo ma è figlio della più banale operazione propagandistica “vecchio stampo”. E pertanto sarebbe stato da censurare anche in epoca “avanti Covid”.

Di cosa ci occupiamo invece? È francamente imbarazzante: di micro interventi di manutenzione stradale. La Giunta strizza l’occhio in modo propagandistico ai sindaci amici premiando quel tipo di campagna elettorale che non ha saputo guardare in alto alle strategie di grande respiro, ma ha alimentato e fatto leva in modo populista su quell’availability bias, su quella distorsione cognitiva che non ritiene che nulla sia significativo se non quanto abbiamo davanti al naso che si può sintetizzare parafrasando il detto latino: Fiat asphlatum et pereat mundus “Che non ci sia la buca davanti casa, e vada pure a fuoco il mondo!”

Si fosse poi voluto proprio parlare di strade si sarebbe potuto indirizzare gli interventi in direzioni strategiche di sostenibilità ambientale. Si pensi all’utilizzo delle tecnologie dell’Internet of Things applicate alla sicurezzanelle infrastrutture stradali, viarie e ciclabili, ai nuovi macchinari per la manutenzione delle strade oppure ai temi dell’eco-sostenibilità e dell’innovazione nei progetti di manutenzione, come ad esempio alla realizzazione di asfalti fonoassorbenti con materiali riciclabili, alle cd. “barriere connesse” o all’illuminazione a LED. Si pensi alla prevenzione e al recupero e al contrasto delle instabilità geologiche.

Ma no! Vietato guardare in alto! Non c’è assolutamente nulla di strategico e innovativo. La Giunta si riserva di fissare autonomamente i criteri nel bando e quindi di orientare la graduatoria, udite anticipatamente le richieste in via confidenziale, così da rendere le domande un mero adempimento formale. Tanto le cifre messe a disposizione sono scarse, e verranno frantumate tra i piccoli comuni. Si parla dei piccoli Comuni che sono interessati in modo sistematico ai transiti dei trasporti eccezionali. Ma obiettivo della legge è la sicurezza di alcuni o di tutti? Ma importanti non sono le opere, è lo “spot elettorale”. La Regione finalmente si adopera per la GRANDE OPERA (tutto maiuscolo) di sistemare qualche decina di metri di asfalto, tappare qualche buca (per poi richiedere i rallentatori) o di marciapiede, mettere qualche lampione. Se poi succederà poco… poco male, il messaggio propagandistico è partito, tutto il resto sarà colpa del Governo Nazionale, o dell’Europa, o dei migranti, o di qualche sindaco di parte politica avversa.

Dico basta con queste operazioni di piccolo, anzi minuscolo cabotaggio. Ben altro deve essere il ruolo della politica. Questa dovrebbe indirizzare, stimolare all’innovazione, ispirare, liberare le visioni degli amministratori dagli stereotipi! Se c’è un modo per dare un senso alla tanta sofferenza di questi mesi è proprio quello di cambiare radicalmente il modello di sviluppo che ha ispirato questi ultimi sciocchi decenni.

Nel contesto drammatico nel quale stiamo vivendo ci vorrebbe ben altro piglio!

Noi ci rendiamo comunque funzionali proponendo spunti e osservazioni che tradurremo in emendamenti che possano dare un po’ di slancio a questa legge miserrima nel suo impianto e certamente nei possibili effetti.  

Passo quindi ad offrire un contributo sulla mobilità sostenibile per far comprendere quale tipo di politica vorrei sentire e discutere in questo Consiglio. Spero vengano recepiti.

Un Disegno di Legge necessario per affrontare le grandi sfide che la mobilità ci impone oggi dovrebbe partire dalla considerazione che le modalità con le quali i cittadini si spostano all’interno di un Comune o tra più Comuni limitrofi sta evolvendo: secondo le ultime ricerche ISTAT (2018) il 21,1% della popolazione sceglie una forma “attiva” per gli spostamenti, ad esempio va a piedi il 17,4% o va in bicicletta il 3,7%. Inoltre, sono sempre di più i cittadini che compiono anche piccoli tragitti con la propria autovettura, condividendoli con altri soggetti mediante formule di sharing mobility. Oltre all’evoluzione di questi fenomeni vi è la nascita di nuovi mezzi, come ad esempio il monopattino elettrico.

In questo DDL non si parla però di “infrastrutture ciclabili” al comma 2 dell’articolo 2. È fondamentale invece investire risorse economiche importanti in infrastrutture ciclabili.La costruzione e la manutenzione delle infrastrutture ciclabili rappresenta l’unica leva per incentivare l’uso sicuro della bicicletta. Inoltre, la loro costruzione ha un impatto inferiore rispetto a quello richiesto per le corsie destinate al traffico motorizzato con una conseguente riduzione dei costi di costruzione delle opere per la viabilità e un più contenuto consumo di suolo. La European Cyclist Federation (ECF) ha stimato come nella UE-28 il minor impatto delle ciclo-infrastrutture sul territorio, rispetto a quelle dedicate ai veicoli a motore, ha un valore di 2 miliardi di euro a livello europeo che con gli attuali livelli di ciclabilità (il 4,25% del dato UE) significa oltre 85 milioni di euro per l’Italia.

Sostituire gli spostamenti in auto con quelli in bicicletta, inoltre, determinerebbe anche un minor inquinamento del suolo derivante dall’uso di combustibili fossili e altre sostanze nocive con una riduzione della pressione sul suolo. Da considerare, inoltre, che usare l’automobile costa sei volte in più che pedalare. Per non parlare dei risparmi su: il sistema sanitario, il tempo (misurato in ore di traffico in meno), la produttività e l’efficienza logistica e dei trasporti pubblici, il minore inquinamento acustico, ambientale e la riduzione degli effetti sul cambiamento climatico. Un ciclista medio poi non si scoraggia soltanto per l’assenza di infrastrutture adeguate ma dalla mancanza di predisposizione di tutta una serie di strumenti che consentano di rendere l’uscita in bicicletta sicura: basti pensare alla carenza di parcheggi adeguati, di attrezzature per la riparazione di piccoli danni alla propria bici o all’assenza delle rastrelliere.

L’uso della bicicletta e quindi il potenziamento della viabilità ciclabile ha significativi risvolti di salute. La sedentarietà è la quarta causa di mortalità a livello globale, secondo il WHO (World Health Organisation) per la correlazione con l’insorgenza di patologie legate a obesità, disturbi cardiocircolatori, diabete, depressione, etc. I tassi di inattività fisica risultano elevati in tutto il mondo e correlati con il progresso tecnologico. Svolgiamo meno attività fisica rispetto alle generazioni precedenti. Se a questo aggiungiamo errate abitudini alimentari, il rischio di insorgenza di patologie legate all’obesità aumenta. Le cosiddette forme di trasporto attivo (camminare, pedalare e utilizzare trasporti pubblici), incentivando l’esercizio fisico sono state riconosciute come possibili rimedi a cattivi stili di vita. In conclusione politiche sinergiche per favorire la mobilità attiva in tutta sicurezza e l’esercizio fisico hanno importanti finalità di salute pubblica.

Al comma 2, art. 2 si parla di manutenzione dei marciapiedi e degli attraversamenti pedonali. Bene! Ma quali criteri devono essere adottati per realizzare queste manutenzioni! Vanno eliminate le barriere architettoniche per i soggetti con problematiche di disabilità motorie o ipovedenti, per le persone più anziane o per le famiglie con bambini piccoli. Si pensi solamente agli scivoli per le carrozzine, alle fermate dei bus predisposte per le persone con disabilità o con problemi fisici oppure agli ascensori o alle rampe nei sottopassi stradali o pedonali. Ricordo molto bene nella mia recente esperienza di Sindaco di Udine il costo molto elevato per la sistemazione in sicurezza dei marciapiedi: si parla di parecchie centinaia di euro al metro. Si devono sistemare le canaline, le plotte tattilo-plantari, gli scarichi, gli scivoli. Con i micro finanziamenti di questa legge si fa ben poco di tutto ciò.

In questo DDL manca completamente l’innovazione e la ricerca di sistemi o materiali efficienti e sostenibili. Desidero elencare qui alcuni esempi di best “practices” italiane ed europee che secondo me possono essere valutate in questa tipologia di legge:

  • Quando si parla d’illuminazione (comma 2, art. 2) bisognerebbe indicare come migliorare l’illuminazione e la qualità della vita dei cittadini. Nel mio mandato di Sindaco ho portato a termine un progetto innovativo per la sostituzione dell’intera illuminazione pubblica della città con sistemi a Led, con la precisa finalità di riduzione delle emissioni di CO2 da fonti fossili e per un efficientamento energetico. Ma il progetto era strategico, d’intesa con l’azienda che gestisce l’illuminazione pubblica. Un micro finanziamento non permette nulla di tutto ciò.
  • Se si parla di asfaltature si devono incentivare quelle “eco-sostenibili”, quali ad esempio il fresato d’asfalto per la produzione di conglomerato bituminoso che permette ampi risparmi, il bitume realizzato con pellet polimerici, prodotto da materiali riciclati dalla plastica, o ancora l’asfalto “modificato” con l’aggiunta di polverino di gomma riciclata da PFU (Pneumatici Fuori Uso) che permette una maggiore resistenza all’usura e alla formazione di crepe e buche, e che dura pertanto fino a 3 volte più degli asfalti convenzionali, con un conseguente contenimento dei costi di manutenzione, e inoltre una riduzione del rumore generato dal passaggio dei veicoli fino a 7 dB.
  • Le ultime generazioni di vetture sono sempre più connesse e smart vanno pertanto sfruttate queste innovazioni. Ad esempio un’azienda italiana ha creato una barriera laterale e spartitraffico interattiva che possiede un sistema di illuminazione integrato automatico che, tramite sensori, si illumina in caso di nebbia. Inoltre, sempre grazie ai sensori, è in grado di allertare autonomamente e in tempo reale i soccorsi in caso di incidente ed è integrabile con le applicazioni delle auto vetture. Queste sono le smart road, le strade del futuro, sulle quali i veicoli possono comunicare e connettersi tra di loro! La smart road è in grado di agevolare la mobilità grazie all’implementazione di sistemi di rilevazione del meteo e del traffico, deviando i flussi di traffico nel caso di incidenti, suggerendo traiettorie alternative, intervenendo sulle velocità per evitare situazioni di congestionamento, gestendo accessi, parcheggi e rifornimenti, permettendo interventi tempestivi in caso di emergenze. Ciò sarebbe importante soprattutto nelle strade dei Comuni montani o dei Comuni che sono interessati in modo sistematico ai transiti dei trasporti eccezionali.
  • Un’altra tecnologia, che però richiede ben altri investimenti, ma è utile per la maggiore scorrevolezza del traffico e sicurezza per i pedoni e i cicli e quindi una diminuzione dell’inquinamento per il minor tempo di arresto delle auto, è il Sistema intelligente per la sincronizzazione degli impianti semaforici. Questa è un’altra tecnologia che dovrebbe essere spinta maggiormente nella legge. Questo sistema è molto interessante in particolar modo per i Comuni interessati in modo sistematico ai transiti dei trasporti eccezionali.

Segnalo inoltre come nel DDL manchi uno specifico riferimento ad un coordinamento con i progetti delle cd. “Zone 30” che spesso caratterizzano i piccoli comuni della nostra regione.

Infine nella relazione introduttiva si parla di “manutenzione ordinaria e straordinaria”, di “mantenere la qualità delle infrastrutture viarie comunali adeguata alle funzioni svolte”, di “priorità alla sistemazione dei tratti degradati e dissestati” ma mai da nessuna parte, e ciò è grave, si parla di manutenzione di ponti e gallerie comunali che avrebbero reali necessità di interventi urgenti, al fine di evitare inutili tragedie come quelle che abbiamo ancora impresse nella memoria

Il parere su questo DDL è quindi molto negativo, e ci vedrà contrari se non verrà modificato in sede di discussione tenendo conto delle osservazioni qui espresse: in questo senso il nostro gruppo proporrà una serie di emendamenti e/o ordini del giorno.

Relazione Honsell su DDL 86 in discussione oggi in Consiglio regionale

Il vocabolo scelto per qualificare lo scopo primario di questo DDL, vocabolo che compare nel primo comma dell’Art. 1 è emblematico di una legge improvvisata, poco ponderata e sostanzialmente da censurare soprattutto sul piano metodologico. Il vocabolo perno della legge è: “impinguamento”. Così recita infatti: impinguamento del fondo di riserva per le spese impreviste. È molto grave che non vengano definiti o chiariti né i criteri metodologici applicati nell’analizzare il bilancio di previsione così come è emerso dalla Legge di Stabilità 2020, né le nuove direzioni verso le quali indirizzare i 20M€ rastrellati. Questa non è una critica stilistica, anche se sarebbe bastato consultare un vocabolario (e per carità di Patria non cito verbatim il Treccani) per evitare questa infelicità lessicale che ha la connotazione di artificialità ai confini con l’immoralità. È invece un richiamo forte alla Giunta, in un momento così tragico per il nostro paese e per l’intero pianeta, ad una maggiore assunzione di responsabilità nelle scelte.  Scelte che vanno fatte con ancora più coraggio. La forma di questo DDL è indice che manca la sostanza!

È fuor di dubbio che vada rivisto completamente il Bilancio di Previsione. È necessaria e improcrastinabile un’azione di sostegno alle famiglie e alle imprese. Ma va anche avviata una nuova stagione di opere sociali e pubbliche. Sono sotto gli occhi di tutti le inadeguatezze di certe scelte di politica e di gestione sanitaria che vedono ancora gravemente incompleti o da ristrutturare i principali ospedali della regione. Il sistema di sanità territoriale e la struttura socio-assistenziale (RSA, case di riposo, strutture diurne per disabili e anziani) si sono poi dimostrate fragilissimi e incapaci di gestire questa emergenza in modo dignitoso. Non è un caso che una parte considerevole delle imprese nel settore socio assistenziale dei servizi alla persona sia stata fortemente penalizzata se non addirittura azzerata. Va ricostruito questo tessuto di imprenditoria sociale. È emersa inoltre in tutta la sua gravità la mancanza di una solida infrastruttura digitale che ha penalizzato seriamente territori e classi sociali. Infine è apparsa una difficoltà di dialogo autentico tra sistema della ricerca e politica. È evidente che va progettata una società più preparata, più coordinata, più pronta, più professionale. Lo slancio volontario è meritevole della più grande riconoscenza, ma non è questo il modo di affrontare il futuro.

Che si debba procedere a rivedere radicalmente il Bilancio per comprendere che cosa è urgente fare in futuro che non era stato previsto e che cosa possa essere momentaneamente rimandato o addirittura evitato è indispensabile.

Ebbene, questo DDL non ha nulla di tutto ciò. Non definisce nessuna strategia, né metodologia da applicare nella revisione delle poste previste a dicembre, né delinea indirizzi nell’utilizzazione di quanto individuato. C’è l’“impinguamento” e STOP. La Giunta saprà metabolizzarlo!

Ulteriori norme relative a modesti finanziamenti con finalità ordinarie, nello spirito di “come se niente stesse accadendo” concludono il testo del DDL. Forse anche qui un pensiero nuovo andava espresso.

L’Avvocatura deve aver poi richiamato la Giunta a pagare le spese derivanti da sentenze avverse, prima di possibili messe in mora, altrimenti non si spiegherebbe l’emendamento giunto in Commissione.

Già nei primi decreti approvati dopo lo scatenarsi dell’emergenza epidemiologica avevamo indicato come Gruppo Misto (Open-Sinistra FVG), non solo alcune voci di bilancio che potevano essere re-indirizzate ma anche alcune direzioni nelle quali farlo. Non abbiamo avuto successo con i nostri emendamenti, ma riteniamo valga la pena ripeterli anche in questo contesto. Suona infatti troppo paradossale la quantità di denaro investito per la “sicurezza”, intesa da questa Giunta in termini di sistemi di video sorveglianza, allarmi e “video-trappole”, che avrebbero dovuto essere installati a tappeto e soprattutto nelle case di riposo, quando di ben altra “sicurezza” l’Assessore alla sanità avrebbe dovuto preoccuparsi, ovvero della tutela dell’igiene e della salute, che poi vogliono dire dell’umanità. Suona paradossale che fossero investite somme ingenti per gli “addetti alla sicurezza” comunali e rifiutate le nostre proposte di investire invece in borse di studio per specializzandi in medicina, quando è risultata chiara ancora una volta la carenza di personale medico e infermieristico specialistico.

Avevamo proposto già a fine marzo di re-indirizzare molte risorse. Ricorderete che mi fu risposto dal Presidente Fedriga che l’emergenza non derivava da una questione di risorse ma dalla difficoltà nell’approvvigionamento. Sono lieto che adesso abbia cambiato idea.

Ci viene detto che molte delle risorse che la Giunta aveva “ideologicamente” investito nel proprio concetto di “sicurezza” riguardano spese di investimento e che non si possono rinegoziare i mutui. Ne dubito. Penso che il sistema bancario non sia così senza cuore di fronte all’enormità della tragedia che si sta consumando nelle case di riposo. Non è possibile che si continui a installare sistemi di videosorveglianza a guardia di letti ormai vuoti.

Come abbiamo già avuto modo di esprime attraverso i nostri emendamenti precedenti, nemmeno il fatto che alcune di queste risorse siano già state date ai Comuni è una scusa per non toccarle. Non credo che la Giunta sia così inesperta da non rendersi conto che basterebbe mettere un comma, per allargare le finalità di questo tipo di contributi.

Intendiamo dunque proporre degli emendamenti e degli ordini del giorno, ma soprattutto desideriamo richiamare questa Giunta all’impegno di rivedere il bilancio per il 2020. Questa Giunta è già arrivata a metà del suo percorso e questo bilancio sarà quindi decisivo per la narrativa futura di questa stagione. Si deve indirizzare le risorse con coraggio verso la ricostruzione di una regione, non però come era prima, ma diversa migliore, più attenta agli ultimi, più solidale, più intelligente. Ricordo ancora una volta la lezione che tutti dovremmo aver imparato da questa emergenza: non lasciare mai indietro nessuno, perché la salute pubblica è ciò che conta ed è qualcosa di molto più ampio e diverso della salute privata.

Vai al testo del DDL approvato in Commissione

Sul trasferimento ospiti Casa di Riposo “La Primula” di Trieste all’Ospizio Marino di Grado

Ritengo che la decisione da parte della Regione e dell’Assessore, oppure l’assenza di un loro ruolo e di un’assunzione di regia, in una questione così critica, come quella di trasferire dei pazienti positivi, o potenzialmente tali, all’interno della struttura dell’Ospizio Marino di Grado sia un fatto molto grave. Ciò che colpisce è l’improvvisazione con la quale vengono gestite queste situazioni, nelle quali non si tiene conto degli ospiti già presenti in Ospizio e nuovamente si dimostra di non avere un piano d’azione chiaro per la gestione delle case di riposo” questo il commento di Furio Honsell, consigliere regionale di Open Sinistra FVG sulla decisione di trasferire quasi una trentina di ospiti della casa di riposo “La Primula” di Trieste, nella quale si sono registrati molti pazienti positivi, nella struttura gradese.

“È indubbio che questi pazienti vadano seguiti nel modo migliore e di certo non ci si oppone per mancanza di solidarietà nei loro confronti, anzi ritengo che fronteggiare e contenere questo tipo di emergenza serva maggiore scrupolo e attenzione, come ad esempio l’istituzione di aree veramente protette dedicate a trattare solamente pazienti potenzialmente positivi al virus. Si è visto già nelle altre regioni a cosa può portare una situazione di promiscuità fra pazienti positivi e pazienti sani: un aumento dei contagi.”

“La reazione preoccupata dei gradesi è condivisibile: parliamo di una città che finora ha rispettato le direttive ed ha registrato solamente 4 casi positivi, la paura che con questa decisione i contagi possano aumentare compromettendo la salute dei cittadini ma anche la stagione estiva su cui si basa gran parte dell’economia dei suoi cittadini è comprensibile. A mio avviso l’Assessore Riccardi in questa circostanza non ha valutato tutti i fattori e ritengo debba tornare sui suoi passi. Aggiungo infine che non avvertire preventivamente il Sindaco che ha appreso la notizia dalla stampa non è certo un modo di agire corretto.”

Il mio discorso del 10 aprile 2016 in ricordo della barbara strage delle Carceri di Udine

UDINE – 10 Aprile 2016

Partigiani, Deportati, loro famigliari e amici
Cittadine e cittadini di Udine – città insignita della Medaglia d’oro per la lotta al nazifascismo a nome di tutto il Friuli
Sindaci e delegati intervenuti a nome delle vostre Comunità con i gonfaloni
Agenti della Polizia Penitenziaria
Detenuti della Casa Circondariale di Udine, che forse ci state ascoltando
Autorità

Ringrazio l’ANPI per il privilegio che mi ha concesso ancora una volta di portare a voi il mio saluto in un’occasione così carica di significati.

Occasione dolorosa perché ricordiamo il barbaro assassinio di 29 eroi, 29 profeti di civiltà, figure ormai avvolte in uno dei pochi miti della post-modernità che dobbiamo conservare con amore e rispetto. Ma è un’occasione anche per creare significato politico e civile e per consolidare il nostro impegno.

Siamo qui però anche per onorare la promessa che la federazione del PCI di Udine fece nella sua ultima lettera in risposta a quella di Mario Modotti, Tribuno, comandante della Brigata Unificata Osoppo Garibaldi “Ippolito Nievo A”  che fu fucilato qui quella mattina: “se la bestialità fascista riuscirà a colpirvi il popolo italiano vi ricorderà!”

E la sera della vigilia del 25 aprile prossimi, 29 razzi tricolori verranno lanciati dal colle del Castello di Udine, come avviene ormai da 69 anni, proprio con quel proposito di memoria.

Quanto è portatrice di senso quest’occasione, ne sento come voi tutti, l’emozione!

Ho ricordato Tribuno che fu barbaramente torturato alla caserma Piave di Palmanova, ma ripenso anche all’indimenticabile Luciano Rapotez, che si è inutilmente battuto per tutta la sua vita affinché venisse istituito nel nostro ordinamento giuridico il reato di tortura, lui che aveva subito tanta violenza belluina da un’Italia liberata sì, ma grondante di restaurazione.

Le loro tragiche vicende sono drammaticamente ancora attuali, e ricordo il giovane Giulio Regeni, che solo alcuni mesi fa è stato torturato in modo disumano fino alla morte, colpevole solamente del suo slancio di giustizia e libertà per i popoli, contro tutti i tanti fascismi nel mondo che ancora opprimono i popoli di questo pianeta.

Bene ha fatto il Governo italiano a ritirare l’ambasciatore per esprimere l’indignazione di fronte ai tanti tentativi di depistaggio da parte delle autorità egiziane,  proprio come aveva auspicato il Consiglio Comunale di Udine già alcuni mesi fa in una mozione approvata all’unanimità.

QUANTO È RIVOLUZIONARIA LA VERITÀ!

Ma gli eroi uccisi nella strage delle Carceri di Udine del 9 aprile 1945 ci costringono a porci ulteriori drammatici interrogativi.

Il primo riguarda la tremenda e desolante mancanza di utopie di quest’epoca, che ne avrebbe invece bisogno estremo per fronteggiare gli epocali mutamenti demografici e ambientali che stiamo vivendo.

Ascoltate cosa scriveva Luigi Ciol,  “Resistere”, alla madre conosciuta la condanna a morte che sarebbe stata eseguita quel tremendo mattino del 14 aprile: “Un’idea è un’idea e nessuno la rompe. A Morte il Fascismo e viva la libertà dei popoli.”

Così cantarono Marco Foschiatti “Guerra” e Mario Modotti “Tribuno” e gli altri andando a morire “Se combattendo per la Grande Causa / Morte gloriosa ci coglierà / la vita nostra non sarà sprecata / a tutti i popoli servirà!”

E voglio qui ricordare i fratelli Giuseppe e Ovidio Favret di Azzano X, uno dei quali avrebbe potuto fuggire già nell’azione di Romano il Mancino, ma tornò indietro per aiutare il fratello che ferito non ce la faceva e fu così ricatturato. E voglio ricordare anche Ennio Radina “Barba” a cui fu insignita la medaglia d’argento al valor militare, e tutti gli altri che spesso non vengono ricordati individualmente per l’eroismo della loro personale vicenda.

Dove sono le grandi Utopie? Sono state tutte abbandonate di fronte all’unico ipertrofico mito dell’eterno presente. Ne abbiamo di nuovo bisogno!

Oggi vediamo dilagare invece le distopie del terrorismo che si autodistrugge con le tremende cariche di esplosivo imbottite di chiodi e bulloni.

Oggi vediamo nuovi totalitarismi, quasi opposti a quello fascista dello Stato che schiaccia l’individuo. Vediamo  sorgere il totalitarismo dell’egoismo individuale e liberista che schiaccia l’idea stessa di Istituzione statale, di cosa pubblica, di bene pubblico, nel nome del privato.

Oggi, più che mai vediamo lo slancio ideale della Costituzione, la Grande Incompiuta, come la chiamava Calamandrei, non perché, o non solamente perché, non fosse ancora attuata, ma perché solamente con l’impegno quotidiano di tutti la si può far vivere. La Costituzione è un cammino che va sempre rinnovato, è un processo in movimento di civiltà è un impegno. Il vero cambiamento della Costituzione è viverla non riscriverla!

Ricordo l’Articolo 10 relativo al nostro dovere di accoglienza dei richiedenti asilo, dei profughi. È nostro dovere costituzionale accogliere chi nel proprio paese non gode dei diritti che vengono garantiti ai cittadini italiani.

ART 10 (secondo capoverso)  Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

E ripenso all’art. 9 (seconda frase) La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione.

Teniamo a mente il paesaggio di cui parla questo articolo, che era il modo di allora per indicare quanto noi oggi chiamiamo ambiente, il prossimo 17 aprile, in occasione del referendum “sulle trivelle”.  Riflettiamo se continuare a piegarci supini alle logiche multinazionali delle fonti fossili di energia sia morale!

Entrambi gli articoli ci indirizzano verso ideali verso la realizzazione delle utopie sempre attuali dell’equità per tutti, per tutti il pianeta e per tutte le future generazioni.

Ringrazio l’ANPI per il suo ruolo di coscienza critica che ci richiama al “dovere alla Resistenza” che alcuni padri della Costituzione volevano che comparisse esplicitamente nella Carta,  e che di fatto ne informa tutto l’impianto.

Grazie ANPI per la forte presa di posizione nella difesa della memoria antifascista contro chi invece vuole azzerare le differenze tra chi fu indifferente e quindi complice del fascismo o addirittura collaborazionista e chi invece fu protagonista della Resistenza.

Per onorare quella memoria l’assessore di Udine Federico Pirone ha voluto portare ufficialmente in Consiglio Comunale a Udine la richiesta di fare del Monumento alla Resistenza in Piazza XXVI Luglio un Monumento Nazionale. Ringrazio l’onorevole Gianna Malisani che ha portato tale proposta di Legge all’attenzione della Commissione Parlamentare.

Cittadine e cittadini vi invito ancora una volta a partecipare al voto nei prossimi Referendum. È un impegno di cittadinanza.

E concludendo, ritorno alla commemorazione di oggi, dei 29 eroi barbaramente fucilati presso le mura del Carcere di Udine la mattina del 14 aprile 1945 chiedendomi: perché quell’assurda barbarie solamente a pochi giorni dalla fine della guerra contro persone ormai indebolite dalla tortura?

L’ultima utopia è quella della verità. Troppi sono quegli episodi lontani e recenti, sui quali non è stata fata luce e che sono invece stati annebbiati nella disinformazione di chi vuole annebbiarla.

Vivano le utopie!

Viva la Resistenza!

e la Repubblica Italiana che da esse è nata!