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Relazione sul DDL 96 “Disposizioni in materia di paesaggio, di urbanistica e di edilizia”

Ma succede di nuovo la stessa squallida messinscena? Ecco un disegno di legge, originariamente di manutenzione, un ordinario Dottor Jekyll, con qualche passaggio magari opportuno, come l’Art. 2, che prevede finalmente la possibilità di remunerare i partecipanti alle commissioni paesaggistiche, o plausibile come l’Art. 13 sull’aggiornamento del PGT (Piano del Governo del Territorio). E poi questo Dottor Jekyll, prima in Commissione a colpi di emendamenti, e certamente anche a breve in Consiglio, si trasforma in un orrendo Mr. Hyde, che stritola l’interesse pubblico!

Questo disegno di legge è una mostruosità legislativa, che va a colpire ed indebolire i meccanismi più solidi e più sani della gestione del territorio e quindi del paesaggio, con deroghe puntuali e, per sua stessa ammissione, improprie. Istituzionalizza il passaggio sopra la testa delle comunità, ovvero dei Consigli Comunali che le rappresentano, per elargire un qualche squallido favore, promesso in cambio di un voto, o nell’auspicio di guadagnarne qualcun altro, “entro 5 anni”, come recita spudoratamente l’Art. 5. Queste norme assurgono ad una generalità pericolosa, proprio perché applicabili ovunque, ma soprattutto perché si rendono disponibili alla più aperta violenza interpretativa.

Questo modo di legiferare si riduce a corrodere la legislazione. Pratica falle scellerate ed incoscienti che saranno ingovernabili in futuro! Lo dico ormai in ogni occasione: legiferare vuol dire enunciare dei principi generali non dissimulare in provvedimenti, scellerati per la loro generalità, meschini favori. Così è l’eccezione a fare la regola. I principi vengono via via annacquati.

Spero sinceramente che non vengano approvati gli articoli che sto per elencarvi. Chi li approverà si renderà responsabile infatti dei futuri degradi e saccheggi del nostro territorio e del nostro tessuto urbano là dove è ancora bello e vivibile.

L’Art. 3 sarebbe solo imbarazzante se non fosse gravissimo. Essenzialmente sancisce l’evasione di imposte e tributi comunali. Permette ad un privato di declassare certe destinazioni d’uso, d’intesa con il politico di turno in modo da pagare meno ICI, per poi, un attimo prima che il politico connivente rischi di non venire rieletto (ovvero entro cinque anni) possano essere ripristinate. Nessuna motivazione è necessaria. Queste è una furbizia che diventa legge. In Commissione la Presidente ha detto con orgoglio “Noi qui legiferiamo!”. Ne deduco che abbiamo opinioni diverse sulla semantica di questa parola.

Si apre inoltre in questo articolo, un’altra falla che è l’interpretazione della parola “conteggio”. Dove si conta? Tutto rimane nel vago, chissà che non si possano prendere due piccioni con una fava! Piani regolatori, addio! Volendo essere trasparenti ci sarebbero stati altri strumenti urbanistici per apportare modifiche non definitive ai piani regolatori, ad esempio attraverso il cosiddetto Piano Struttura. Ma era forse troppa la trasparenza necessaria a dichiarare pubblicamente l’interesse pubblico? Oppure si sarebbero svelati troppi dettagli del maneggio?

Gravissimo sarà l’impatto dell’Art.9. Lo sciagurato piano casa Berlusconiano, LR 9/2019, si dimostra ancora una volta un autentico cavallo di Troia, che se usato astutamente permette un ulteriore rigonfiamento volumetrico fuori terra. Le superfici accessorie non si conteggiano! Quindi si concedono ulteriori 25% di volumi fuori terra, rispetto alle volumetrie di partenza già gonfiate. Quello che ne deriverà sarà un edema urbanistico, per non usare metafore mediche più inquietanti. Perché si vuole violentare così apertamente i piani regolatori? Forse c’è un motivo che rende complesse le loro modifiche! Questi piani incarnano il genius loci delle nostre città e dei nostri insediamenti. Non si può chiamare burocrazia o semplificazione l’azzeramento di tutti i momenti nei quali si verifica se un intervento ha impatto sull’interesse pubblico. Il territorio è del popolo!

Mostruosa infine l’arroganza legislativa dell’Art. 10. Qui si compie uno scempio. Non solamente erano stati già ammessi interventi in deroga a tutti gli strumenti urbanistici comunali che riguardano distanze, altezze, superfici, volumi, se questi sono destinati all’attività turistico-ricettiva o alla somministrazione, ma adesso possono essere realizzati anche in zone urbanisticamente improprie. Per fortuna nella gerarchia delle fonti c’è ancora qualche baluardo per tutelare, forse, una certa sicurezza sanitaria e idrogeologica. Ma fino a quando?

È indubitabile: questo disegno di legge 96 consiste in un’ulteriore sfilza di deroghe innestate su un’altra legge approvata da questa Giunta, fatta di deroghe: la famigerata Legge Regionale 6 del 2019. Entrambe legittimano quanto altrimenti sarebbero stati abusi edilizi. Questa è la visione paesaggistica dell’attuale maggioranza!

In conclusione la vorace cupidigia dei clientes di questa Giunta è sempre più sfrenata. Degna di un Trimalcione Felliniano. Duemila anni fa Petronio Arbitro aveva già fornito la metafora di quanto vediamo svolgersi davanti ai nostri occhi.  Questa maggioranza non è stata appagata dallo sguaiato banchetto di territorio della Legge 6, ma, sempre più famelica, continua a divorare territorio con smania di cementificazione.

Registro come, momentaneamente satolla, la IV commissione ha approvato tutto a maggioranza, non dissimulando un certo sollazzo a fronte di tale scempio alla fine.

Un’ultima nota L’Art. 5, sul SUE (Sportello Unico dell’Edilizia), meriterebbe forse un approfondimento per capire come vada raccordato con le attività già in essere presso i Comuni e con le loro disponibilità di personale. L’ultima legge approvata ha portato al trionfale (a detta dei proponenti) azzeramento della Centrale Unica di Committenza, forse adesso la maggioranza senza troppa riflessione scopre che le strutture uniche non sono poi così male.

Come Open Sinistra FVG siamo quindi assolutamente contrari agli articoli stigmatizzati sopra. Proporremo la loro abrogazione, che se bocciata, ci vedrà denunciare al pubblico disprezzo una legge di deroghe urbanistiche tra le più pericolose che si potessero proporre.

In conclusione va ribadito che legiferare, cara Presidente di Commissione, non vuol dire avere il potere di calpestare le regole, bensì individuare dei principi di interesse pubblico e non privato. Ci sono meccanismi collaudati per pianificare in modo trasparente il territorio attraverso passaggi volutamente prudenti e lenti, che prevedano adozioni e osservazioni. Una volta divorato, il territorio non ritorna più! Il motto nella paesaggistica è lentius, profundius, suavius, non il prepotente citius, altius, fortius del potere senza più freni!

Qui il testo approvato dalla Commissione

Le mie proposte accolte per la Sessione europea 2020

Questo pomeriggio in Consiglio Regionale FVG si è tenuta la discussione circa la risoluzione della “Sessione europea 2020. Indirizzi relativi alla partecipazione della Regione FVG alla fase ascendente del diritto UE”. È importante questa discussione, in quanto l’Unione europea è oggi posta al centro di nuove sfide, che anche nel nostro territorio dobbiamo affrontare da subito: nel nostro piccolo possiamo contribuire con le nostre proposte al cambiamento nel futuro dell’Unione europea, portando le istanze dei cittadini direttamente nelle istituzioni cardini. Sfide nuove quindi che vanno dal cambiamento climatico alla crisi sanitaria, dall’emergenza economica e finanziaria alla tutela e alla salvaguardia dei diritti delle fasce più deboli della popolazione, dalla digitalizzazione ai programmi europei dedicati ai nostri studenti o orientati alla ricerca e all’innovazione.

Nella fase preparatoria di redazione sono state inserite diverse nostre proposte:
1) il riferimento alla posizione del FVG come cerniera tra varie culture e all’assunzione di un ruolo europeo aperto della nostra Regione;
2) l’osservazione più volte ribadita in Consiglio regionale circa l’eliminazione del gasolio per il riscaldamento e la riduzione delle emissioni Co2 (si veda la mia proposta di legge);
3)la considerazione relativa alle scelte di de-carbonizzazione e di sostenibilità;
4) il richiamo circa il potenziamento delle esperienze di studio e formazione (in modo particolare Erasmus e Erasmus+);
5) il riferimento alla posizione del FVG rispetto alla rotta balcanica, in quanto nel nuovo patto sulla migrazione e l’asilo non deve essere trascurato questo fenomeno segnato da violenze inaudite;
6) il rimando al sostegno di misure per il contrasto alla solitudine e all’isolamento patologico dei cittadini;
7) la richiesta di considerare indicatori di convergenza più completi rispetto al banale “PIL pro capite” perché da un lato questo non permette di evidenziare le disuguaglianze e dall’altro non rende giustizia rispetto alla purchasing power parity che dà la vera misura del potere d’acquisto.”

Approvato all’unanimità anche il nostro ordine del giorno che impegna la Giunta e l’Assessore competente affinché venga mantenuta la dovuta pressione a livello internazionale da parte delle istituzioni europee con la finalità di procedere ad una fattiva ricerca di Verità e Giustizia per Giulio Regeni, ponendo maggiore attenzione dell’Europa nella tutela e salvaguardia dei principali diritti e habeas corpus nei paesi che possiedono relazioni economiche importanti con essa.

Relazione Honsell su DDL 94

Questo è un disegno di legge importante, che certamente non ci vedrà contrari. Presenta però numerosi aspetti che lo rendono ancora piuttosto debole e che andrebbero invece riconsiderati urgentemente. Cercheremo di articolarli in questa relazione.

Ci troviamo infatti, di fronte a misure ancora di tipo emergenziale, passive, di contenimento del danno che cercano di puntellare un auspicato ritorno alla normalità a prima dell’era a.C. (acronimo che non va letto come avanti Cristo ma avanti Covid).

Quasi tutte le misure del DDL 94 sono opportune e giuste, ma ci vorrebbe invece una legge che riconoscesse il fatto che quanto è avvenuto nei mesi scorsi è una svolta epocale, che ha innescato un cambiamento nel paradigma di sviluppo socio-economico mondiale. Sono mutate le modalità di rapporto tra le persone forse per sempre, queste rimarranno anche quando verrà superata la fase di distanziamento interpersonale. Il lavoro a distanza, la riduzione della mobilità fisica, la necessità di irrobustire la nostra resilienza in tutti i settori da quello primario, a quelli secondario e terziario, dovuti all’emergenza epidemiologica segneranno per sempre il nostro futuro. Inoltre quanto è avvenuto ci ha dato solamente un piccolo assaggio di quali potrebbero essere gli impatti socio-economici delle future crisi globali. Crisi, verso le quali siamo irrimediabilmente indirizzati se non trasformiamo rapidamente il nostro modello di sviluppo basato sul carbonio fossile, che saranno provocate dall’inarrestabile processo di riscaldamento globale di origine antropica. Ci sarebbe quindi bisogno di prendere atto dei cambiamenti e delle opportunità sopraggiunti, in mezzo a tanti lutti, dall’emergenza epidemiologica e articolare la prima legge dell’era d.C. (acronimo non da leggersi come dopo Cristo, ma dopo Covid).

Ci vorrebbe dunque una legge strategica in primo luogo dal punto di vista programmatico. Il DDL 94 è ancora ancorato invece ad una visione a silos. Affronta la tematica solamente dal punto di vista delle attività produttive. Non ci può essere vera ripartenza se questa non viene affrontata in modo olistico, integrando alle misure per le aziende produttive, anche misure per le politiche attive del lavoro, azioni sulla formazione professionale, azioni sulla sanità, sull’infrastruttura, sulla cultura, azioni volte ad una nuova responsabilità sociale e ambientale. Se le misure qui proposte rimangono slegate da misure parallele in altri settori non può che derivarne un’azione gracile che ancora si illude di poter ritornare ad una “normalità”, mentre il mondo è cambiato.

Una vera legge di rilancio avrebbe dovuto coniugare l’esperienza maturata dal lockdown, che ci ha fatti entrare di forza in una nuova dimensione, alla necessità di agire nella direzione dei 17 SDG, gli obiettivi dello sviluppo sostenibile, e il Green Deal europeo. Questo va fatto non solamente con le belle parole che ascoltiamo dagli assessori nelle audizioni sulla sessione europea, ma con i fatti. Questo DDL invece non ha abbastanza ambizione, parla più di dettagli che di principi. Non ha sufficiente energia per orientare in modo innovativo e strategico la ripresa nella fase post-emergenziale, né dal punto di vista finanziario (alla luce, ad esempio, dei forti investimenti del DDL 90 per la riduzione della TARI e COSAP, questa legge tanto più cruciale risulta pesantemente sotto-finanziata), né dal punto di vista della chiarezza degli indirizzi che promuove.

Questo DDL avrebbe potuto essere una nuova legge dell’innovazione, essere la legge della ripresa, portatrice di una sua originalità. Avrebbe potuto esser una nuova Legge 26/2005, ovvero la legge che declinò nella nostra regione quell’altro mutamento di paradigma epocale ovvero l’economia della conoscenza. Alla stesura di quella Legge mi onoro di aver partecipato, insieme ad altre persone presenti in quest’aula. Purtroppo basta leggere i sottotitoli degli articoli di questo DDL 94 per capire che non ha quell’ambizione e quindi non lo è. Ci vuole, quindi, urgentemente una legge di quella caratura per sostenere davvero e indirizzare il cambiamento di paradigma socio-economico in atto.

Più analiticamente il DDL 94 contiene tutta una serie di articoli, certamente opportuni, urgenti e di assoluto buon senso, come l’Art. 6 sui grandi eventi o articoli che vanno a ritoccare e ad ampliare in modo altrettanto opportuno leggi già varate, come la L.R. 3/2020 (Art. 3 e 4), oppure il Rilancimpresa L.R. 3/2015 (Art 7 e 8). Tutti i punti toccati sono significativi. Ma perché si è voluto lavorare con scalpelli, sgorbie, seghetti e pialletti, ovvero con gli strumenti da restauro e da intarsio su leggi esistenti, e non costruire una nuova visione con una legge organica che diventasse un punto di riferimento? C’era tutto il tempo per farlo in questi mesi.

Gli Artt. 3 e 4 offrono esempi di strumenti interessanti per l’agevolazione degli contributi a favore di un’innovazione che anche ben declinata, ma manca di un indirizzo incisivo. Anche il comma 7 dell’art. 3, che pone a carico della comunità alcuni rischi di impresa, non definisce in quali settori questi vadano presi ovvero quali start up si intenda promuovere. Giustamente si parla di valorizzazione economica dell’innovazione, di contributi a fondo perduto, ma non viene indicato un indirizzo stringente. Le nostre imprese non hanno tutte il capitale umano per potersi innovare, chi lo formerà e poi le animerà? I 17 SDG non vengono mai menzionati in modo diretto da questa Giunta, nemmeno in questa caso. (Incidentalmente rilevo che l’unica volta che lo ha fatto è stato nell’infelice episodio dei favolosi 17).

Corretto l’art. 4 ter introdotto dall’art. 4 del DDL, ma si sarebbe dovuta introdurre una cabina di regia, una struttura di coordinamento dell’innovazione e una struttura di consulenza. Faccio qui ancora una volta riferimento a come questa Regione rispose al cambiamento di paradigma dettato dall’Economia della Conoscenza 15 anni fa, con la legge regionale 26/2005. Allora accanto a misure economiche c’erano misure di promozione e formazione. Qui si assume che tutti sappiano già tutto su come fare. Mancano a mio avviso sia la formazione sia i luoghi dove progettare e sviluppare le strategie di innovazione. Ad esempio non c’è nemmeno un riferimento al software open source. Si rischia di consegnare il nostro sistema economico alle multinazionali del digitale. Al riguardo presenteremo presto come Open Sinistra FVG una proposta di legge per rendere efficaci le leggi che già esistono in materia.

Manca nel DDL 94 la scintilla vera dell’innovazione, non c’è infatti nessuna premialità.

Ci sono contributi e basta. Non sono definiti dei criteri che spingano verso il superamento dei modelli precedenti di sviluppo. Come si è detto più volte l’emergenza epidemiologica deve essere colta non solamente come una tragedia ma come un’opportunità di nuovo sviluppo.

Il 4 quater introdotto dall’art. 4 del DDL è un intervento interessante ma puntuale – dov’è articolata la nobilissima circolarità di cui si parla? Forse il tema dell’economia circolare avrebbe meritato un articolo più ampio!

Nel 4 quinquies introdotto dall’art. 4 del DDL si dovrebbero coinvolgere in modo massiccio università e enti di ricerca, nonché rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori. Ma a questo scopo ci sarebbe stato bisogno di audizioni. Solo ascoltando le voci di tutti si poteva rendere questa legge un documento epocale.

Rifaccio il solito commento all’Art. 5. Vanno bene le misure emergenziali come questa, che permettono l’espansione degli spazi di somministrazione per favorire il distanziamento. Ma queste misure devono essere temporanee, fino alla fine delle norme straordinarie, altrimenti potrebbero provocare conseguenze imprevedibili sulla qualità delle residenzialità.

Dell’Art. 6 sul turismo si è già detto: è corretto, ma di nuovo è meramente finalizzato a gestire l’emergenza. C’è bisogno di azioni forti per il turismo post-Covid, come il progettare grandi arene permanenti per lo spettacolo dal vivo. Queste esigenze erano già manifeste prima dell’epidemia, ma adesso con le restrizioni dovute all’emergenza sono emerse in modo più chiaro.

Positivo ragionare sul COSEF, ma è un controsenso che gli siano state tolte le quote e il ruolo che aveva nel parco Friuli Innovazione? C’era una sinergia perfetta con tale ente di promozione dell’Innovazione che vi era insediato. Oggi si vuole ricostituire tale asse, dopo aver distrutto quella miracolosa sinergia per la sciagurata idea di una regia unica regionale, che ha creato un unico padrone dell’innovazione?

Ottimo l’Art. 8 sulla responsabilità di impresa. Si sarebbe potuto ampliare in una più generale azione atta a promuovere e sostenere il lavoro femminile e la silver economy. Fa piacere qui inoltre, che almeno ci si ricordi della legge regionale 26/2005 che si sarebbe invece dovuta prendere a modello.

Si rileva infine quanto i finanziamenti di questa legge siano modesti in modo imbarazzante e quanto sia assente ogni riferimento alla progettazione europea e ai suoi obiettivi. Non ci può essere ripresa se non in sintonia con i programmi europei. Ma come si può pensare che questi siano gestiti da una direzione a parte?

Infine mancano misure per chi era già in difficoltà. C’è un rischio concreto che questa emergenza aggravi in modo irrimediabile le disparità. Quanto vediamo accadere negli Stati Uniti oggi, marxianamente, non è slegato dall’aumento dei disoccupati e degli emarginati dovuti alla crisi economica dell’emergenza Covid. C’è bisogno di misure che affrontino il tema della riduzione delle disparità e che tengano conto dei nuovi esclusi e inattivi.

In conclusione il DDL 94 è una norma di buon senso, ma auspico che le indicazioni date, possano spingere la Giunta a sviluppare al più presto i temi accennati mediante il varo di una nuova legge che innervi la nostra regione con più convinzione nel nuovo paradigma d.C.

Relazione Honsell su DDL 93 – Omnibus

Nel mio personale elenco delle leggi meno opportune questo Disegno di Legge n. 93 ha momentaneamente la posizione di testa. Forse, vista la curva della qualità legislativa di questa stagione, non la terrà per molto, comunque, per il momento questo triste primato è decisamente suo.

È l’ennesima legge omnibus. C’è stato messo dentro di tutto, estemporaneamente, senza rifletterci troppo. Dunque nulla di nuovo per questa Giunta. Ma il DDL n. 93 riesce ad interpretare questo suo essere non-legge nel peggiore dei modi perché viene proposto, come se niente fosse, a fronte delle gravissime problematiche che affliggono la nostra regione, acuite dall’emergenza epidemiologica. Affrontare queste problematiche richiederebbe invece interventi strategici urgenti, ricchi di prospettiva. Non c’è nulla in questo DDL che serva davvero a questa regione. Nulla che sia nemmeno immaginato.

Il DDL n. 93 è una legge confusa, che affastella provvedimenti di varie tipologie, accomunati solamente dall’essere introdotti a tutela del particulare di qualcuno, nell’accezione più piena di questo aggettivo che dobbiamo al Guicciardini. Questa omnibus per lo più replica per oltre 80 articoli il medesimo modello claustrofobico: concedere la deroga a norme precedenti al fine di elargire piccoli favori. I titoli di molti articoli dei Capi V, VIII e soprattutto VI in materia di infrastrutture, territorio e viabilità sono più che eloquenti si vedano gli: Artt. 30, 31, 45, 46, 48, 49, 59 e 63. A volte le giustificazioni date in Commissione sembravano infantili: “la mail non è giunta”, forse qualcuno non ha guardato cosa ci fosse in spam. Ma intanto facciamo una legge per salvare questo sprovveduto infelice. Ma lo strumento legislativo non dovrebbe avere qualcosa di universale e venir usato come strumento di progresso, invece che come il martello per un’aggiustatina ai cubetti di porfido? A volte sembra di essere di fronte a dirottamenti di fondi assegnati per una finalità ad un’altra, in barba a chi è stato escluso.

Nel DDL 93 si trovano articoli come quelli del Capo XI in materia di sanità, che recepiscono le indicazioni del Governo fino a svuotare, direi quasi a nientificare di un qualunque senso i corrispondenti articoli della tanto decantata Riforma Riccardi rendendoli assolutamente pleonastici. D’altra parte non si fosse fatto così sarebbe stato imbarazzante vedersi impugnare la legge, meglio lasciare che gli articoli non dicano niente, sperando che nessuno se ne accorga. Simile compito hanno gli Art. 40 e 41 sull’ambiente rispetto alla Legge 6/2019 lasciando aperta però la questione se simili modifiche non sarebbe stato forse opportuno che venissero discusse con i territori.

Vi sono poi articoli che manifestano una certa confusione programmatica, come l’Art. 5 che autorizza noleggi e acquisti di auto blu di grossa cilindrata a sola propulsione termica a fronte del tanto decantato progetto di mobilità elettrica NOEMIX. Incoerenza che non si può imputare però agli Assessori all’Ambiente o alla Mobilità, che candidamente hanno dichiarato in Commissione che ne erano all’oscuro. Evidentemente devono rivendicare maggiore trasparenza in Giunta.

Nel DDL 93 vi sono però anche articoli molto preoccupanti e pericolosi. Tesi nello sforzo di curare quel particulare interesse di qualche potentato rischiano infatti di compromettere un sistema urbanistico collaudato da decenni. Mi riferisco qui alla possibilità per i Comuni di disciplinare nell’Art. 32 come monetizzare le opere di urbanizzazione primaria; ma così si avvalla una progettazione e una prassi di stesura di convenzioni che non tiene conto di caratteristiche urbanistiche che si sono rivelate fondamentali nell’emergenza epidemiologica.

Gravi sono anche gli Artt. 12 del Capo III e 15 del Capo IV. La necessità di introdurli evidenzia quanto sia stata precipitosa l’abolizione delle UTI che adesso obbliga a trasferire in Regione anche quei pochi dipendenti delle ex-Province, che ancora erano rimasti al servizio degli enti locali. Quest’operazione senza un quadro generale provocherà solamente maggiori costi. È inquietante infatti l’improvvisazione che sembra profilarsi nella definizione dei futuri enti di area vasta, ovvero dei fantomatici Enti di Decentramento Regionale (EDR). Questi articoli al momento confermano solamente, ancora una volta, la politica di accentramento di questa Giunta in contraddizione con quanto ha sempre dichiarato. Ma quando verrà assegnato finalmente ai Comuni il personale del quale hanno estremo bisogno? Qui si parla di quasi un centinaio di lavoratori che andranno a ingrossare le file della Regione.

L’Art. 14 evidenzia poi la difficoltà nella quale si trovano i Comuni, che si è voluto lasciare da soli nella concertazione, nello spendere quanto è stato loro assegnato.

Agghiaccianti per l’ostinazione ideologica sono gli Artt. 19 e 20. In un contesto nel quale il Presidente continua a gettare la regione nel panico dichiarando che mancano i soldi per pagare il sistema sanitario si versa invece denaro ulteriore su programmi straordinari di sicurezza e si concedono proroghe per spendere le ingenti cifre assegnate ai Comuni per il sostegno all’operatività nel settore della sicurezza. Poiché queste voci sono finanziate da anni, perché l’Assessore non vuole arrendersi all’evidenza che non c’è più bisogno di interventi di questo tipo, almeno fino al superamento della crisi epidemiologica, e non cerchi invece di contribuire anche lui per la sua parte a mettere in sicurezza il sistema sanitario?

Puntuale c’è poi il colpo di accetta che va demolire qualsiasi progettualità in materia di immigrazione e sostegno alle persone straniere. Nell’Art. 25 scompare infatti il piano triennale per l’immigrazione. Si decide che si improvvisa. Così si riuscirà a drammatizzare meglio e quindi a strumentalizzare ancora più efficacemente su Facebook qualsiasi problematica futura, facendola diventare immediatamente emergenza imprevista.

Vi sono poi una miriade di articoli minori, alcuni notevoli solamente per l’infelicità della prosa. Ne cito uno l’art. 55, che recita verbatim “Per il finanziamento del contributo di cui al comma 1, è necessaria la partecipazione a maggioranza dei professionisti che esercitano l’attività con sede legale o operativa in regione”. Suggerirei in ossequio alle tante leggi sulla chiarezza normativa di riformularlo in positivo così: “I progetti di aggiornamento professionale sono aperti anche a professionisti che esercitano l’attività con sede legale o operativa fuori regione, purché non siano la maggioranza dei partecipanti.”

Molti articoli vanno nella direzione di ridurre la partecipazione come l’Art. 74 che esclude la consultazione delle assemblee locali dell’AUSIR in situazioni di emergenza. Ma se c’è una cosa che abbiamo scoperto da questa tremenda esperienza dell’epidemia è proprio quanto sia facile consultarsi per via telematica?

Ingiustificato l’art. 70, che rischia, insieme al taglio delle spese di funzionamento previste nell’ultima Legge, di compromettere l’operatività dell’UCIT che è l’unico strumento di controllo omogeneo della qualità delle emissioni in atmosfera che abbiamo in Regione.

Non avrei altro aggettivo per definire gli Artt. 43 e 44 se non come la quintessenza dell’improvvisazione.  Sul ruolo dei centri intermodali e sul trasporto ferroviario non ha senso intervenire con articoli puntuali. Si faccia un ragionamento legislativo ampio e soprattutto condiviso con i territori prima di legiferare in merito.

Chiudo con due esempi di leggi mancate. Una prende lo spunto dall’Art. 35 relativo all’eliminazione di un passaggio con il Ministero dei Beni Culturali nell’istallazione di antenne radio base di reti radiomobili. Invece di intervenire a favore degli enti gestori si sarebbe potuto dare una risposta alla cittadinanza e alla sua crescente preoccupazione relativa all’avvio del 5G, evitando che singoli comuni prendano decisioni avventate cavalcando un panico populista. Si sarebbe dovuto garantire ai cittadini il diritto ad avere modelli degli impatti delle antenne per valutarne consapevolmente in modo disaggregato la pericolosità. Ci vorrebbe una legge non un misero articolo di modifica. Cercheremo di presentarne una noi di Open-Sinistra FVG.

L’emergenza epidemiologica ha colpito soprattutto la scuola. Ha creato un vuoto che può essere pericoloso soprattutto per gli studenti provenienti dalle famiglie più svantaggiate o già emarginate. Vi è un forte rischio che ci possa essere una recrudescenza degli abbandoni sia a livello scolastico che universitario. Al riguardo andrebbe fatto uno sforzo di monitoraggio specifico e andrebbero avviate misure per contenere questo fenomeno, quali l’abbattimento delle Tasse Universitarie e le spese scolastiche, invece che solo quello della TARI e COSAP. Se non si agisce in fretta, questo fenomeno potrebbe avere effetti devastanti per la competitività della nostra regione in futuro. Cercheremo di presentare al riguardo, come Open-Sinistra FVG, una legge.

Esprimiamo quindi parere molto negativo su questo DDL senza sottrarci però al nostro dovere quali rappresentanti del popolo di migliorarlo là dove possibile con emendamenti e ordini del giorno.