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Sintesi intervento di Furio Honsell a Rigolato sabato 21 agosto 2021 (a cura di Laura Matelda Puppini)

Pubblichiamo un contributo di Laura Matelda Puppini relativamente al mio intervento a Rigolato sabato 21 agosto 2021.

Furio Honsell, dopo aver ringraziato per l’invito il Sindaco di Rigolato, ha esordito ricordando di aver conosciuto Fabio D’Andrea quando era presidente del consiglio provinciale, mentre presidente della Provincia di Udine era Marzio Strassoldo, che fu uno dei grandi rettori dell’Università di Udine, e che volle l’ateneo perché non ci fosse ancora per i giovani quell’essere liberi di dover andare, del famoso libro di Leonardo Zanier.

Quindi ha sottolineato, scherzosamente, come cosa generosa, visto il numero di pagine, il fatto che il sindaco Fabio D’Andrea non gli ha mandato il libro, composto da tre volumetti, per poterlo degnamente presentare.

Pertanto Honsell ha detto di aver rimediato cercando di documentarsi ugualmente ed in altro modo su Rigolato ed in questo è stato aiutato da Laura Matelda Puppini con quanto pubblicato sul suo: www.nonsolocarnia.info. Delle interviste riportate e dei testi, egli ha colto, oltre il valore della solidarietà operaia e paesana e del cooperativismo, a cui è dedicato il secondo volume di D’Andrea, la fulgida figura di Manlio Fruch, medico morto in campo di sterminio reo di essere di pensiero antifascista ed antinazista e di aver curato partigiani, ed una parte di una poesia che Ezio Candido, poeta del luogo, aveva dedicato ad una bimba morta. “Era tanto tempo/Che volevo scrivere una poesia,/la coscienza me lo chiedeva/ed ora che l’ho fatta/dico al Signore che ha sbagliato”. Ed Honsell si è soffermato in particolare sull’ultima riga, su quel prendersi la libertà di dire a Dio che ha sbagliato, ed ha sottolineato come sia stato particolarmente colpito da questo a suo avviso bellissimo testo, per la forza con cui l’autore commenta quella morte, ribellandosi a Dio, quasi novello Prometeo od Aiace.

Ha ricordato, poi, di aver visto tante targhe francesi, segno di una emigrazione forte, e, visionando i dati Istat, di aver notato come l’indice di vecchiaia a Rigolato sia di 616.7, quando i residenti nel comune sono solo 378. Questo vuol dire che ogni 100 giovani (under 14) a Rigolato ci sono 616.7 anziani (over 65).

Però nonostante questo, ha fatto notare come la piazza di Ludaria, una frazione del comune di Rigolato,  per l’incontro si fosse riempita, e la partecipazione popolare appariva molto più alta, in rapporto a quella che vi sarebbe stata ad Udine per la presentazione di un libro. E dice di aver visto per l’occasione tante persone che conosce oltre il sindaco D’ Andrea e il giornalista Pacini: per esempio Tilatti e Pizzocaro.

E quindi ha continuato dicendo di aver conosciuto il poeta Enrico Fruch, padre del povero medico Manlio, a cui è intitolata una scuola elementare ai Rizzi, a Udine, attraverso Bindo Chiurlo, uno dei fondatori della Filologica Friulana, di cui ha veramente apprezzato alcune poesie, scritte in friulano ma tradotte, e quindi a lui comprensibili.

Ed ha ricordato ancora l’esperienza sociale del cooperativismo e della mutualità, di cui è emblema il Cral, e si è chiesto come abbia potuto formarsi questa straordinaria coscienza di classe e sociale in una comunità così piccola. Ma questo, a suo avviso, forse è dipeso dal fatto che anche Rigolato è stato luogo di emigrazione ed immigrazione, non paese di confine, perché i confini sono muri, ma paese di frontiera aperta. E questo si percepisce dalle interviste di Laura Matelda Puppini che narrano di uomini che si spostano, spesso seguiti anche dalle donne, ma anche che stagionalmente rientrano.

Infine si è soffermato sulle fotografie di Giuseppe di Sopra, Beppo di Marc, pubblicate da Laura Matelda Puppini ma anche presenti sui volumi di D’Andrea, che ha detto di aver guardato con molta attenzione, notando come le persone ritratte, nonostante un gran parlare di miseria e fame nelle interviste, parevano in perfetta salute.

Il prof. Honsell ha chiuso poi con una frase di Alexander Langer: in montagna si deve vivere in modo lento, soave e profondo, non vittime della frenesia. E quindi l’opera di D’Andrea potrà portare a riflettere sulla vita in montagna, sposando una modalità più profonda, più lenta. Ed ha citato, nel merito, il pezzo in cui Laura Matelda Puppini confronta l’alpinismo con la montagna (Cortomontagna. La montagna di Mina, la montagna di Lucas, su www.nonsolocarnia.info). E vivere in montagna non è avere sempre giornate splendide, ma anche nuvolose, ed è più facile vivere a valle ed in pianura, ma sarebbe bene che i valori della montagna, di cui forse ci siamo dimenticati, si diffondessero anche nella pianura, favorendo la ricerca di un equilibrio.

E ha detto che ritiene che tutti noi dobbiamo prendere questi libri, prendere i documenti di nonsolocarnia, il testo di Bindo Chiurlo, cercare su internet 8milaCensus, per valutare i grigi, le distanze, le sfumature, cercare le ombre e cercare le luci di questo nostro territorio.

Laura Matelda Puppini – 24 agosto 2021

Sul sovraccarico dei reparti di medicina nell’ospedale di Udine

“L’allarme lanciato dal segretario della RSU dell’Azienda ASUFC è molto preoccupante. Indica ancora una volta, come la più grande azienda sanitaria della regione sia gestita senza nessuna programmazione e pianificazione, ma venga travolta ogni volta dagli eventi, trasformando in emergenza ogni problema. Che la pianificazione delle ferie possa richiedere qualche modifica organizzativa è plausibile, ma che si debba ricorrere al sovraffollamento delle stanze è pericolosissimo. Siamo ancora in una situazione di pandemia e il rischio di contagio è altissimo, anche se gli occupanti al momento risultassero sani. Una delle richieste che avevamo fatto più volte, come Open Sinistra FVG, all’Assessore, da quando è scoppiata la tremenda infezione da Covid-19 è stata quella di organizzare tutte le attività in stanze con un singolo occupante.
Stiamo operando per opporci alle classi sovraffollate nelle scuole, le cosiddette “classi pollaio”. Non possiamo accettare lo stesso fenomeno nelle strutture sanitarie!
Auspichiamo che la direzione di ASUFC possa finalmente rendersi conto che gestire una grande azienda richiede una “grande” strategia e non si può vivere alla giornata” ha dichiarato il consigliere regionale Furio Honsell.
Qui sotto l’articolo di ieri de “Il Gazzettino”:

EDR e viabilità: relazione Honsell su DDL 142

Trattasi di un’autentica controriforma! La legge regionale n. 32/2017 aveva attribuito, per omogeneità di problematiche e competenze, ad un unico soggetto esperto la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione della viabilità sovracomunale: la società in house FVG Strade S.p.A., con il conseguente trasferimento di parte del personale delle Province. I potenziali vantaggi in termini di razionalità, efficacia, efficienza, nonché economicità (vedasi la possibilità di scaricare l’IVA) di quel passaggio organizzativo erano evidenti. Tali funzioni erano precedentemente attribuite alle Province, ovvero a quattro enti distinti che dunque avevano maggiori oneri, costi fissi superflui, e presentavano un’inevitabile pluralità di metodologie con conseguenti rigidità di procedure nonché complessità di raccordo.

Nel corso delle audizioni abbiamo appreso però che, violando lo spirito della Legge regionale n. 32/2017, all’interno di FVG Strade il personale proveniente dai quattro enti non è stato riorganizzato né sono state uniformate le procedure, tutto è stato mantenuto invece in inutili, quanto improduttivi, compartimenti stagni. Le ragioni di ciò non sono state chiarite però. Ordini dall’alto?

Per risolvere gli inevitabili problemi che sono derivati da ciò, invece di procedere finalmente alla piena attuazione di una norma francamente portatrice di una visione innovativa dando opportune istruzioni ai gestori di FVG Strade, la Giunta Fedriga preferisce fare oggi marcia indietro, con l’unica discutibile innovazione di accentrare in seno alla Regione questa stessa funzione. Il Disegno di Legge n. 142 attribuisce infatti le funzioni relative alla viabilità a quegli enti anfibi, un po’ regionali e un po’ autoreferenziali, che sono i cosiddetti EDR (Enti di decentramento regionale) che già avevano ricevuto l’incarico della gestione dell’edilizia scolastica e parzialmente quella dei funghi ipogei (per affinità di compiti ci fu detto?!). Forse sarebbe quindi corretto rinominare questi enti ECR ovvero Enti di Concentramento Regionale.

Questi enti sono ben quattro (ma forse sono solo due?) nonché di natura pubblica, essendo analoghi a delle direzioni regionali. Nello svolgere queste nuove funzioni innescheranno immediatamente nuovi costi, in primo luogo quelli relativi all’IVA, condurranno ad una futile duplicazione di ruoli e, perpetuano la disomogeneità e la non-interoperabilità che ora era possibile superare almeno in linea di principio; creeranno inoltre dei doppioni e quell’organizzazione a silos così dannosa nella pubblica amministrazione.

Spero che non si sia solo noi, di Open Sinistra FVG e dell’opposizione, gli unici a chiederci il perché di questa scelta un po’ scellerata. Speriamo altrettanto facciano gli organi di controllo finanziario e gestionale!

Il motivo della scelta appare infatti puramente politico, con la “p” minuscola: fingere che si stia ricostituendo un livello intermedio di governo per le funzioni di area vasta, ovvero le Province. Almeno così recita la relazione di accompagnamento al DDL n. 142. Tale relazione dà atto di quanto affermo proprio nella sproporzione dello spazio dedicato alle pretese politiche rispetto alla sostanza della norma. Che la Giunta stessa sia un po’ titubante sulla sostanza della norma è evidenziato anche dal fatto che in “zona Cesarini” è stato introdotto l’art. 9, che fa slittare alcuni aspetti di questa controriforma al 1 gennaio 2022. Ci chiediamo quindi perché siamo costretti ad approvare di corsa questo DDL e ad analizzarlo mentre stiamo ragionando dell’assestamento di bilancio più pingue degli ultimi dieci anni. È forse una manovra elettorale in vista delle elezioni d’autunno?

Ricordo che le Province furono tolte la scorsa legislatura con voto unanime da parte di tutte le forze politiche che ebbero la spina dorsale di esprimersi, e non compaiono più nemmeno nello Statuto della Regione FVG. Il percorso per ricostituirle richiede dunque più di un passaggio parlamentare. Spacciare questo DDL come un passo nella direzione “della ricostituzione del livello intermedio di governo di area vasta” è un inganno.  Gli EDR non sono degli enti locali bensì degli organi regionali retti da un commissario.

Se davvero questa maggioranza riuscirà in questa mistificazione nei confronti del proprio elettorato lo diranno le prossime elezioni, quanto a noi, come consiglieri, spetta invece cercare di spiegare come gli EDR non permettano assolutamente di svolgere la funzione di pianificazione e gestione sovracomunale, che a differenza del livello di area vasta, è quello più deficitario nell’attuale assetto. Questa legge di fatto espropria i Comuni di una parte importante delle loro funzioni di pianificazione e gestione sovracomunale in materia di viabilità stradale e ciclabile, che invece le Unioni Territoriali Intercomunali, oggi quasi definitivamente strangolate, almeno in linea di principio garantivano, delegando ad una pluralità di organi regionali, per giunta commissariati, di area vasta, tali scelte.

Lo ripeto: quanto manca drammaticamente nella macilenta ristrutturazione del sistema degli Enti Locali voluta da questa Maggioranza non è l’area vasta, in quanto la Regione è sufficientemente piccola per assolvere tale ruolo, bensì il livello sovracomunale. L’assenza di questo livello ha prodotto in passato allo scempio del territorio con grave consumo di suolo (che ci vede ai primi posti come regione a livello nazionale) in cambio della creazione di innumerevoli aree artigianali e industriali isolate, che oggi si stagliano quali insediamenti fantasma popolati solo da capannoni abbandonati. Ciò che oggi manca è un luogo per la cosiddetta governance multilivello, ovvero un luogo nel quale si interfaccino e si equilibrano gli interessi locali, quelli sovracomunali e quelli regionali. Gli EDR non sono una risposta a questa esigenza proprio perché sono entità regionali. Come potranno rispondere alle domande provenienti dai territori dei commissari che per loro caratteristica giuridica possono semplicemente eseguire ciò che viene loro demandato dall’ente che li ha nominati? Giuridicamente non hanno una personalità che li trasformi in soggetti adatti ad un dialogo multilivello, rappresentano solamente la Regione!

Anche se con il DDL n. 142 i costi per assolvere alle funzioni della viabilità lieviteranno, la Giunta non sembra darsene troppa preoccupazione; nulla infatti è stato replicato dall’Assessore alla conferma dell’affermazione che i costi aumenteranno in modo sterile. Ma tanto si sa: questo è un anno pingue e non occorre essere troppo accorti nelle spese. Auspico che ci sia comunque una clausola di valutazione sugli stanziamenti e sui tempi richiesti nell’impegno delle risorse che giungeranno agli EDR a tali fini, per poter valutare se effettivamente questi pseudo-enti locali, risolveranno i problemi di cui oggi è incolpata, anche giustamente per le sue non-scelte organizzative, FVG Strade.

Con questo DDL, che è più un intervento di disordino, in quanto accresce l’entropia amministrativa, che un intervento di riordino, ancora una volta assistiamo all’applicazione del pessimo principio legislativo e antiscientifico che consiste, invece di correggere quanto non funziona, nel fare tabula rasa e reinventare, è proprio il caso di dirlo in questo caso, la ruota… sgonfia, aggiungerei.

In conclusione la Giunta ha promesso che avrebbe ricostituito le Province. Se crede che questo sia un passo avanti in quella direzione dopo aver eliminato le UTI che erano enti locali di secondo livello, è preda di un’illusione. Questi sono enti locali di livello zero, cioè non lo sono. Invece di essere un passo avanti questo DDL è solo un triste passo falso, fatto per motivi/dispetti elettorali.

Per tutte queste ragioni voteremo contro al DDL 142.

Qui il testo del DDL 142

Relazione Honsell su Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) 2022

Se le relazioni fossero un resoconto di quanto avvenuto nelle commissioni di merito, sul DEFR non ci sarebbe nulla da dire. Né il Presidente della Regione, che lo ha firmato, né gli assessori, si sono seriamente preoccupati di illustrarlo o di motivarlo a fronte dell’assestamento di Bilancio. Solo un anno fa questa Giunta Regionale lo aveva consegnato in bianco, in polemica con il Governo; e la maggioranza in Consiglio, quasi si stesse recitando una commedia di Ionesco, lo aveva eroicamente approvato senza battere ciglio. Qualcosa forse, poteva essere opportuno dichiarare oggi; invece, nulla. Ancora una volta quindi registriamo che questo genere di documenti, se non viene strumentalizzato per altri fini, è interpretato dalla Giunta Fedriga come mero adempimento burocratico. Che peccato – io non la penso così!

Eppure quest’anno, e un elogio va fatto a chi ha materialmente redatto il documento, rileviamo la comparsa di alcuni indicatori e misure: quelli del Benessere Equo e Sostenibile (BES), normativamente previsti, e altri scelti tra i 169 sotto-obiettivi dei 17 SDG dell’Onu nonché tra quelli rilevati dall’Istat e altri istituti di misurazioni econometriche. Tale strumento avrebbe dunque potuto essere di efficacia straordinaria se gli obiettivi delle ben 19 missioni in cui è delineata la, comunicativamente ambiziosa, politica regionale fossero stati raccordati in modo stringente a tali misure. Purtroppo le due parti del DEFR non dialogano e quindi si è perduta un’occasione di pianificazione e programmazione strategica.

Circa gli indicatori va subito detto che nelle commissioni di merito non è stato mai veramente chiarito chi abbia scelto tutti questi indicatori e perché siano stati scelti questi e non altri. Stenderò un velo sulle risposte ricevute nel mio tentativo di appurare tale criterio, perché chi ha cercato di rispondermi ha dimostrato per lo meno fantasia e buona volontà rispetto a chi semplicemente non mi ha risposto.

Ebbene, proprio la scelta di questi indicatori non è affatto secondaria e avrebbe potuto, forse dovuto, essere invece condivisa nelle commissioni di merito. Io stesso ho più volte auspicato in questi quasi tre anni e mezzo di attività legislativa la necessità di indicatori; presentando, per quanto riguarda l’impatto ambientale, anche una proposta di legge (Pdl n. 77, Disposizioni per la promozione di iniziative e azioni positive volte alla limitazione di emissioni di CO2 da fonti fossili e al riscaldamento globale antropogenico), e altrettanto mi sembra abbia fatto anche la Consigliera Dal Zovo.  Inoltre si sarebbero potuti dare i valori di tali indicatori nel contesto delle loro serie storiche, al fine di poter cogliere le tendenze strutturali. Ciò avrebbe costituito un esempio di “Legiferare meglio”, tema sul quale tanto in Consiglio si è pontificato e ancora si pontificherà. Auspico che nel tempo che ancora ci manca prima della fine di questa legislatura regionale si possa fare qualche passo avanti verso questo risultato.

In primo luogo vorrei segnalare la necessità di introdurre degli indici di concentrazione. Molti degli indici che compaiono nell’elenco sono dati in media, e quindi rischiano di nascondere le vere criticità. Gli indici di concentrazione permettono invece di sfuggire al paradosso di Trilussa, che richiamo per i pochi che ancora non lo prendono in considerazione: se tu mangi due polli e io salto il pasto, in media abbiamo mangiato un pollo a testa. Come ormai ho ribadito più volte in questi anni, la vera sfida della nostra epoca è quelle di ridurre le disparità. Disparità che sono decisamente cresciute a seguito alla crisi economica innescata dalla pandemia. Lasciare indietro gli ultimi non è etico, ma poiché viviamo in un clima culturale che si addice più al sofista Trasimaco, che sfidò Socrate, nel primo libro della Repubblica di Platone, a confutare la tesi che la giustizia sia l’utile del più forte, non cerco di convincere la Giunta su quel fronte e mi limito a far notare che la disparità non è nemmeno utilitaristicamente vantaggiosa. Come si è visto proprio nel caso della pandemia rispetto alla salute: la salute o è di tutti oppure non è.

Pertanto, quando l’indicatore-in-media, per la nostra regione, è decisamente migliore rispetto a quello nazionale, come ad esempio gli indicatori di povertà ed esclusione sociale (13,6% rispetto al 27,3% nazionale), di rischio di povertà (8,4 – 20,1) e del reddito disponibile pro capite (21.027 – 18.902), non ci si deve vantare. Non solamente i dati si riferiscono al 2019, dunque ad un periodo pre-Covid, ma questi dati non tengono conto dell’aspetto cosiddetto relativo. Ricordo che l’indicatore di povertà relativa è dato dalla “percentuale di individui che vivono in famiglie con un reddito disponibile equivalente inferiore ad una soglia di povertà convenzionale, data dal 60% della mediana della distribuzione del reddito familiare equivalente”. La nostra regione, rispetto alla povertà relativa, era in difficoltà, ultima tra le regioni del Nord, e certamente la situazione non è migliorata. Ovvero è molto più problematico essere poveri in Friuli Venezia Giulia che in Lombardia.

Ricordo ancora una volta, che il benessere di una società è correlato in modo stretto con l’indice di Gini. I paesi nei quali è distribuita meglio la ricchezza sono anche quelli più sani. Invito a leggere al riguardo l’articolo ‘Jaw-dropping’ fall in life expectancy in poor areas of England, report finds[1] comparso su The Guardian il 29 giugno 2021 oppure il libro The Spirit Level: Why Equality is Better for Everyone di Kate Pickett e Richard Wilkinson[2].

Gli indicatori presenti nel DEFR offrono comunque numerosissimi spunti di riflessione e di programmazione, e sono dispiaciuto che spesso nelle commissioni quanto ho sollevato sia stato lasciato cadere.

Nella parte rimanente della relazione mi limiterò dunque a discutere alcuni di questi indicatori che ritengo emblematici delle criticità di questa regione e rilevo che le azioni previste del DEFR 2022 proposto non le affrontano specificamente e quindi le lasceranno irrisolte.

Nell’ultima sessione europea con una difficile mediazione si è riusciti ad evitare che nel documento finale inviato all’UE comparisse la richiesta di eliminazione dell’obiettivo del 25% nella produzione agricola biologica entro il 2030, che originariamente l’assessore intendeva imporre. Se però andiamo a guardare gli indicatori per la nostra regione, relativamente alla produzione biologica, scopriamo che siamo drammaticamente indietro rispetto alla media nazionale: la superficie agricola investita da coltivazioni biologiche è 7,1% contro il 15,5% nazionale, a fronte di un’inquietante realtà: i prodotti fitosanitari distribuiti in agricoltura ammontano a 18,5 kg/ha contro i 12,8 nazionali e i fertilizzanti ammontano a 619,6 kg/ha contro i 509,8 nazionali. È evidente che proprio in uno dei settori nei quali si giocherà il futuro sostenibile, e che richiederà maggiore innovazione, siamo ancora legati a logiche del passato molto impattanti. La Giunta Fedriga di fronte a questo stato di cose non dovrebbe appiattirsi su come si operava in passato, cercando solamente di intercettare facili consensi, e per di più suggerendo proposte reazionarie in Europa, dovrebbe invece guidare la rivoluzione green e biologica, alla luce anche del fatto che sempre maggiore è la domanda di un’alimentazione eticamente sostenibile e responsabile. Il biologico andrebbe sostenuto e favorito non represso.

Gravi appaiono anche gli scarti rispetto ai dati nazionali di altri indicatori di sostenibilità ambientale, malgrado quanto venga ripetutamente dichiarato ufficialmente circa le ambizioni della nostra Regione: la percentuale di energia elettrica rinnovabile è del 29,4 contro il 34,3 e le istituzioni pubbliche che adottano Criteri Ambientali Minimi (CAM) in almeno una procedura di acquisto sono il 61,6 contro il 63,2!

Gravissimo lo scarto rispetto ai dati nazionali nella copertura della rete fissa di accesso ultra veloce a Internet 23,5% rispetto al 30%. Questa è una delle ragioni che poi ci condannano ad avere per lo più imprese terziste che operano con scarso contenuto di conoscenza. La percentuale di imprese con almeno 10 addetti con connessione a banda larga fissa o mobile in FVG è l’89,3% contro il 97,5 nazionale. Questo è anche uno dei motivi per cui l’indice di crescita delle imprese è del -0,6 contro lo 0,3 nazionale. E come opera la PA? Il grado di utilizzo dell’e-procurement nella PA è 43,3% contro il 65,6% nazionale, che si trascina un utilizzo dell’e-government da parte delle imprese del 74,0% contro l’80% nazionale. Perché ci si stupisce se non siamo economicamente attrattivi?

Preoccupa l’altissima percentuale di persone in lavoro agile 76,1% rispetto al 51,8% nazionale, perché non ci sono adeguate garanzie di tutela dei lavoratori in quella modalità.

Nel settore sanitario spicca l’alto il tasso di mortalità per incidente stradale (6/100.000 contro 5,3/100.000) e sull’abuso di alcol (22,4% contro 16,8).

Molti indicatori sono però migliori del corrispondente valore italiano. Colpisce in questo senso l’ostinazione di investimenti della Regione in sistemi di videosorveglianza quando i dati sui furti e rapine si confermino assai inferiori alla media nazionale.

Straordinariamente elevato il numero di associazioni non-profit ma non si capisce se ciò derivi da una forte presenza del volontariato, oppure da una difficoltà a fare rete, cosa che sarebbe possibile incentivare attraverso i bandi.

Infine spicca la difficile condizione della montagna friulana: a fronte di una popolazione montana del 5,2% corrisponde un’area del 43%, contro una media italiana del 12,1 su una percentuale 35,2.

In conclusione anche questa breve carrellata di dati indica quanto si sarebbe dovuto programmare e pianificare e quali analisi si sarebbero potute fare grazie agli indicatori, così da rendere il DEFR più puntuale a risolvere le criticità di questa regione. Purtroppo così non è, e registriamo nella seconda parte del documento solamente un ricco catalogo di belle promesse, alcune delle quali già sentite ripetutamente, marginalmente correlate alle criticità sopra evidenziate. Concludo con un ultimo rilievo di carattere lessicale del testo: la scarsissima presenza delle parole Udine, Pordenone, Gorizia rispetto alla parola Trieste. Chi ha orecchie da intendere intenda.

Il voto non sarà positivo.

Qui il testo del Documento di Economia e Finanza Regionale 2022

Note:

[1] Per visualizzare il testo: https://www.theguardian.com/uk-news/2021/jun/30/life-expectancy-key-to-success-of-levelling-up-in-uks-poorer-areas-covid-pandemic

[2] Traduzione italiana “La misura dell’anima”, ed. Feltrinelli.