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Relazione minoranza Honsell DDL 8 “Misure intersettoriali”

Ecco la sintesi di questo DDL: altri 337,37 milioni di Euro freschi riversati con rapida disinvoltura su una manciata di interventi ordinari e generici, che ne delegano l’erogazione a enti e soggetti intermedi, drammaticamente al di fuori del controllo del Consiglio; quasi non si volesse pensarci su troppo, oppure non lo si volesse lasciar fare a chi intendesse farlo – come noi del Gruppo Misto cercheremo invece di fare in questa relazione.

In passato questa norma finanziaria veniva chiamata “il mini-assestamento di autunno”; ma non è certamente “mini” per gli importi coinvolti. Non si erano mai viste tali somme, a memoria di consigliere. Semmai, e lo dico con sconforto, è “mini” l’ampiezza dell’orizzonte strategico che esprime il DDL.  Ben 135 milioni vanno ai fondi di rotazione agricoli ed industriali da usarsi per finanziare iniziative sottoposte alla valutazione degli istituti di credito a cui insindacabilmente viene lasciato il compito di giudicarne l’interesse. Questo non potrà che essere misurato in termini di ritorni di utili meramente finanziari e non certo socio-economici. Altri 60 milioni di euro vanno al sistema sanitario regionale, ovvero in mano a un manipolo di direttori generali, che ne disporranno tenendo ben in mente i criteri aziendalistici rispetto ai quali verranno valutati, e solitamente lautamente premiati, ovvero la chiusura in attivo del bilancio. Di tempi di liste di attesa, di premialità per i lavoratori al fine di migliorare il clima aziendale, di reclutamento, nemmeno una parola chiara. Addio quindi, anche a questi 60 milioni. Ulteriori 100 milioni sono trasferiti sui fondi della Protezione Civile, con il nobilissimo motivo di ristorare i danni causati dagli uragani dello scorso fine luglio. Peccato che sono fondi cosiddetti “fuori bilancio”, chissà se poi scopriremo, come fu per i fondi della tempesta Vaia, che verranno impiegati in zone che non erano state minimamente colpite per fare nuove strade impattanti di dubbia utilità, se non per coloro che le progetteranno e realizzeranno o per farsi vedere alla tappa del Giro d’Italia? Cosa resta del tesoretto? 15 milioni per la messa a norma degli impianti sportivi che permette di scorrere le graduatorie in essere. Misura accolta dall’evidente tripudio di quasi tutta l’aula – chissà di quanto materiale sintetico vedremo ricoprire campi precedentemente in erba, grazie a questa norma? Tripudio generale anche per gli sciagurati ulteriori 6 milioni di incentivo ai consumi di carburanti per l’autotrazione di veicoli privati che portano in totale a 66 milioni il contributo nel 2023. Tutto ciò mentre il clima aziendale presso le società del TPL si deteriora vergognosamente nell’indifferenza della Regione, che dovrebbe invece controllare quel contratto che è uno degli ambiti caratterizzanti la propria specialità regionale. Se questa misura agevolativa andasse solamente a chi avesse bisogno perché vive in aree non servite adeguatamente dal TPL ne basterebbe una frazione infinitesima. Cosa resta? Ah sì! Ci sono oltre 10 milioni per l’emendamento jolly, a cui si è fatto cenno con il consueto accompagnamento di ammiccamenti in Commissione, ma ancora ignoto all’atto della stesura di questa relazione, i cui milioni per adesso sono posizionati sui misteriosi capitoli dei “Nuovi provvedimenti legislativi”. Non rimangono così che alcuni milioni, pochi punti percentuali sul totale, dispersi su una discreta moltitudine di interventi, alcuni dei quali certamente funzionali.

Ciò che colpisce del percorso di questa norma è che nemmeno in una delle tante sedute ci sia mai stato un momento strategico, dove chi dovrebbe guidare la politica della regione ritenesse necessario condividere la propria strategia o i propri progetti per fronteggiare le criticità e le complessità del prossimo futuro. Sembra che la Giunta e la maggioranza in Consiglio abbiano innestato il pilota automatico. Altro che “Io sono il governatore del Friuli Venezia Giulia” come si è espresso il Presidente Fedriga di fronte al Presidente della Repubblica Mattarella in occasione della commemorazione della strage del Vajont. Di “governo”, così come vorrebbe l’etimologia della parola, non mi sembra ci sia traccia, ci sono solamente i riflessi condizionati di un ordinario amministratore di sostegno. Forse il messaggio del Presidente Fedriga al Presidente Mattarella, con quell’incipit, alludeva all’Autonomia Differenziata, che il suo partito persegue in ossequio all’asfittico principio che i privilegi vadano blindati. Attenzione allo sconquasso di tale norma, si ritorcerà contro proprio alle regioni che la propongono. Mancheranno i lavoratori! Comunque sia, di “memorabili gesta da governatore” in questo DDL 8 non mi sembra ce ne siano.

Colpisce invece, ad esempio, che al sistema scuola-università siano destinati meno di 1,5 millesimi dell’ammontare di questo assestamento. Certamente a chi dice di governare non preoccupa molto il fatto che siano proporzionalmente tanti, nel decrescente numero di giovani che se ne vanno della nostra regione, perché non trovano né affitti né tasse universitarie concorrenziali da parte delle università locali rispetto a quelle situate in aree più dinamiche del nostro paese – aree più dinamiche anche perché non hanno avuto amministrazioni di destra negli ultimi 5 anni. A chi dice di governare, non preoccupa nemmeno subire supinamente i piani di accorpamento delle scuole. Non c’è nemmeno la garanzia che non saranno accorpate le scuole di insegnamento slovene. Abbiamo sentito infatti ripeterci “che se ci sono meno scolari allora ci devono essere meno scuole”. Ma questo ragionamento va capovolto, esercitando quel gioco del rovescio mediante il quale, come diceva Antonio Tabucchi, spesso emerge la verità, ovvero: se ci sono poche scuole allora ci saranno meno scolari! Quanto si sarebbe potuto fare con parte delle tante risorse disponibili, per rendere più attrattivo il sistema scuola-università! Così andiamo proponendo inascoltati dai tempi del COVID.

Colpisce anche il ritiro nel 2023, con balzo a piè pari al 2024, dei 10 milioni di finanziamenti per i famosi progetti bandiera sull’idrogeno, così come di altri 14 milioni per la riconversione di aree industriali dismesse per la creazione di centri di produzione di idrogeno da fonti di energia rinnovabili, che avrebbero dovuto essere il fiore all’occhiello della Regione. Floscia pende dal pennone la bandiera, degli eponimi progetti, e il fiore all’occhiello, della giacca del Presidente Fedriga, è appassito già da molte primavere. Non è successo ancora quasi nulla in quel settore se non una moltitudine di annunci. Si deve concludere che quindi è soltanto l’annuncio, ciò che si ricerca. Quest’anno la scusa è che i ritardi siano ascrivibili al governo statale, ma non avevamo messo delle risorse regionali? E il governo statale non aveva promesso innovazione? Carsicamente riaffiorano (mai avverbio fu più calzante vista la nostra regione) 5 milioni dei 15, finanziati ormai tanti annunci fa, per i famosi progetti benedetti dall’accordo con NOVARTIS. Tranquilli! Mi hanno assicurato in Commissione che la casa farmaceutica non c’entra più nulla.

Preoccupa, in modo esemplare, il comma 17 dell’articolo 5. Sempre più spesso vediamo infatti, e a tutti i livelli, l’esercizio della legislazione derogatoria eccezionale. In questo caso si eliminano disposizioni che erano state introdotte per rendere più trasparente l’utilizzo di contributi e di ristori. Ma, se davvero era necessario intervenire d’urgenza – ricordo che gli eventi calamitosi sono avvenuti più di due mesi fa! – e se l’esperienza di Vaia insegna, i fondi per i ristori non sembra siano impiegati solamente per interventi direttamente legati alle emergenze per cui sono varati, perché dunque non si rispettano le disposizioni standard per i provvedimenti amministrativi. La legislazione in deroga eccezionale è molto pericolosa. L’esempio della cosiddetta Soprintendenza Straordinaria PNRR insegna che può provocare danni al patrimonio ambientale che è chiamata a difendere: leggi ovovia, tigli a Pordenone, ecc.

Parlando sempre di normativa derogatoria eccezionale all’articolo 5, comma 15, andrebbe specificato almeno che i ricoprimenti dovrebbero mantenere forma e colore invariati, e all’articolo 7, comma 3, la deroga prevista risulta ambigua e andrebbe riformulata.

In tema di ambiente, almeno leggendo i documenti che ci sono stati dati, non appare che le azioni promesse dalla L.R. bandiera n. 4/2023 FVGreen siano iniziate. Alla Tabella D, riferita all’articolo 4 infatti, vengono tolti oltre 2 milioni dai capitoli pertinenti. Forse qualcosa rientrerà con gli acquisti previsti alla tabella J dell’articolo 10, ma non ho sentito parlare di software per misurare gas climalteranti o per stilare il bilancio delle emissioni. Questa regione voleva candidarsi a raggiungere l’obiettivo di emissioni 0 di gas serra con 5 anni di anticipo rispetto all’Europa, ma se continua a non dotarsi degli strumenti per misurarli, non saprà nemmeno da dove cominciare e ci sentiremo ripetere con spudoratezza che gli incentivi per il carburante agevolato ad autoveicoli privati e alle compagnie low-cost, tramite la società aeroporto, hanno questo fine (!?).

Una riflessione approfondita va fatta sul tema dell’acqua. Se da un lato vengono assegnati 500.000  euro all’autorità d’ambito (ricordo comunque che il piano d’ambito almeno ai miei tempi era dell’ordine del miliardo di euro) è risultato invece inequivocabilmente, nella recente audizione dell’Assessore e dei portatori, non di acqua, ma d’interesse relativamente alla rinaturalizzazione del  Lago dei Tre comuni, la più totale mancanza di qualsiasi strategia regionale di mitigazione e di adattamento ai mutamenti climatici soprattutto per quanto riguarda le risorse idriche. Anzi il PNRR sembra essere il motore, di una scelta – ovvero la riduzione del flusso nel Tagliamento a fini di approvvigionamento agricolo – che potrebbe avere gravi conseguenze perché tale riduzione del flusso sarebbe proprio in corrispondenza dei pozzi di approvvigionamento del CAFC presso il Mulino del Bosso. Il Consorzio Ledra Tagliamento, nell’incontro avuto, ha mostrato documenti che attestano come l’approvvigionamento dei pozzi derivi dal versante orientale e quindi tale riduzione non dovrebbe alterare la disponibilità d’acqua dell’acquedotto più importante del CAFC, ma il “marcatore solfati” sembra dare indicazioni opposte. La Regione e l’Assessore all’ambiente non possono rimanere passivi a guardare, lasciando che a decidere della questione sia solamente la disponibilità di denaro data dal PNRR. Sarebbe urgente avere un gruppo di studio permanente per la questione idrica nella nostra regione, come avevo già proposto, peraltro inutilmente, ormai da diverse finanziarie. È comunque drammatica la mancanza di progettualità almeno in tema di mitigazione e adattamento se non di prevenzione dei mutamenti climatici. Non si può rispondere a questi eventi solamente derogando alle norme che disciplinano le modalità di erogazione dei contributi alla protezione civile.

Dei tre principali settori nei quali si manifesta la specialità di questa Regione ovvero trasporto pubblico locale, del quale ho già espresso il disinteresse da parte della Regione di svolgere il ruolo di controllore che le compete, ci sono la Sanità e gli Enti Locali. Circa la sanità ribadisco ancora una volta l’impossibilità di scalfire le logiche aziendalistiche che fischiano il fuori gioco al Consiglio. Incidentalmente ho chiesto in Commissione quali sono le strategie che la Giunta ha approvato per contenere le liste d’attesa con i 10 milioni assegnati a luglio. Ho ricevuto in risposta un foglietto con il numero di una delibera scarna che rimandava ad un riparto meno espressivo per specifiche e lunghezza, ancorché enormemente più pingue, degli appunti personali che ci facciamo quando andiamo al supermarket il sabato mattina. Mancano chiari indicatori di input, e indicatori di risultato. Certamente a partire da quel numero di delibera, come in una caccia al tesoro, si può risalire a molti atti, ma dubito che strategie definite in modo così frammentario possano essere misurabili, evidence based. Questa, non mi sembra una metodologia rigorosa per affrontare uno dei problemi più gravi che affliggono i nostri cittadini. Comunque un terzo di tale importo va al famoso privato accreditato. Il rimanente a non meglio precisati “acquisti di prestazioni aggiuntive” e forse qualche centinaio di euro ad assunzioni temporanee. Adesso capisco perché fu bocciato il mio emendamento nello scorso assestamento che chiedeva che in Commissione di spiegassero le strategie proposte dalle Aziende per far fronte a tale emergenza.

Circa gli Enti Locali, infine, si saluta con soddisfazione che, dopo aver smantellato in modo certosino qualunque possibilità di organizzazione sovracomunale quale poteva essere una ristrutturazione delle UTI, questa Giunta finalmente si renda conto che la tanto sbandierata re-introduzione delle Province come enti di area vasta, non è lo strumento efficace per affrontare la programmazione e lo sviluppo del terriotrio. Alla Tabella K riferita all’articolo 11 finalmente, come noi andavamo ripetendo ormai da 6 anni, si incomincia a utilizzare il vocabolo “sovracomunale”, premiando le iniziative non di area vasta, ma sovracomunali. Non si può che essere lieti che finalmente questa Regione abbia riscoperto una parola nel vocabolario! Sono lieto di vedere riemergere la logica delle UTI, chissà che tra qualche anno non si ritorni a 6 anni fa!

Un ragionamento diverso su questo DDL può partire a nostro avviso da considerazioni sulla natura delle entrate ovvero i 337,37 milioni dell’assestamento. Ebbene 250 milioni di questi derivano dall’iscrizione di 250 milioni di ulteriori entrate tributarie “giustificati del favorevole andamento delle stesse” come riportato in relazione. Mentre 87,37 derivano dal conguaglio di compartecipazioni ai tributi erariali spettanti alla Regione per annualità pregresse. Leggendo le Tabelle di variazione, circa la metà di questo importo, ovvero poco più di 140 milioni derivano dall’IVA “scambi interni”, che come avevo evidenziato anche nello scorso assestamento è tassa indiretta che colpisce tutte le fasce di reddito in modo uguale e dunque proporzionalmente in modo assolutamente iniquo le fasce più povere. E aspetto ancora più grave tale incremento è dovuto, in una misura che apparentemente nessuno ha il coraggio nemmeno di tentare di valutare, proprio dall’inflazione e dunque non costituisce ricchezza, bensì implica ulteriore povertà per i cittadini. Queste considerazioni indicano in primo luogo che le risorse in entrata, ancorché per certi versi ancora ipotetiche seppur tecnicamente giustificatissime, valgono meno di quanto numericamente sembrino. Non a caso alcune delle poste, anche in questo assestamento, sono dettate dal compensare l’aumento dei costi di interventi progettati e finanziati in passato. Ma soprattutto, l’analisi sin qui svolta indicherebbe che queste nuove risorse andrebbero impiegate per ridurre le disparità socio-economiche, nella direzione della maggiore equità. Tale riequilibrio si potrebbe realizzare restituendo l’ammontare delle addizionali regionali solamente alle fasce più deboli, irrobustendo gli strumenti per la stabilizzazione lavorativa, e potenziando il sistema di welfare e di inclusione sociale a favore degli “ultimi”. Purtroppo gli ultimi sono spesso invisibili a chi governa, infatti queste norme vanno invece quasi tutte a sostenere chi comunque non ha fragilità strutturali. Esempio emblematico sono i fondi di rotazione, assoggettati alla bancabilità sancita da un ente privato. Altro tema importante è quello relativo alle stabilizzazioni come discusse al comma 4 dell’articolo 7. Le risorse su questi incentivi di politica attiva del lavoro dovrebbero permettere di esaurire tutte le domande inevase presentate nel 2022 e del 2023. Ci risulta invece che ciò non sarà ancora raggiungibile, e se avverrà, avverrà solo nel 2024.

Oltre all’equità queste risorse in entrata andrebbero investite nella prevenzione, sia sanitaria che ambientale – anche se non occorrerebbe fare questa distinzione perché non c’è vera salute se non in un ambiente che dia benessere. Come si è già detto, andrebbero varati piani di mitigazione e di utilizzo di aree dismesse degradate pubbliche e piani di bonifica per contenere i danni delle improvvide azioni del passato.  Ma come ci è stato spiegato in relazione ad altre progettualità Regionali, si è evidentemente deciso, anche in questo caso, di “tenere il motore al minimo.”

Non ci saranno in eterno queste disponibilità finanziarie. In conclusione, come Gruppo Misto riteniamo che le enormi risorse di questo DDL non vengano investite in modo fruttuoso, quanto invece avrebbero potuto. Ci chiediamo se ci saranno risorse anche quando i problemi che segnaliamo non saranno più procrastinabili, o si agirà in modo estemporaneo anche allora?

Per tutti i motivi sopra esposti, in Commissione abbiamo dato voto contrario a questo mini-assestamento. Nel corso del dibattito in aula presenteremo comunque emendamenti e ordini del giorno nelle direzioni innovative che abbiamo indicato. Se però, come ormai avviene da quando si è insediata la Giunta Fedriga, la maggioranza preferisce presentare un provvedimento fotocopia la prossima occasione piuttosto che accogliere in anticipo un emendamento proposto dall’opposizione, il nostro voto sarà contrario sia per i contenuti che per le modalità operative del sedicente “governo” di questa regione.

22 marzo: Giornata Mondiale dell’Acqua

La Giornata Mondiale dell’Acqua vede quest’anno come tema il legame tra acqua e cambiamenti climatici.

Se l’obiettivo della giornata è sensibilizzare le istituzioni mondiali e l’opinione pubblica sull’importanza di ridurre lo spreco di acqua e di assumere comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico, a questo non possiamo non aggiungere il fattore che l’acqua, in quanto bene primario per la vita, deve essere pubblica.

L’acqua deve rimanere fuori dalla mercificazione, non va messa sul mercato e non va buttata in pasto alla speculazione. Su questi aspetti occorre vigilare perché alto è il rischio che la situazione di emergenza climatica e la siccità possano essere utilizzati per giustificare misure che vedono la sottrazione ai territori del controllo della propria acqua, magari in favore di società di gestione che finiscono per incassare eccezionali profitti e dividendi.

Se da un lato è necessario creare una cultura consapevole sulla risorsa acqua anche sull’importanza di ridurre lo spreco assumendo comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico, dall’altro bisogna bloccare ogni tentativo di sottrarre questa risorsa al controllo pubblico.

Una sanità pubblica per tutte e per tutti: incontro elettorale a Trieste, 22/03

Mercoledì 22 marzo alle 20.30, presso il Bar Knulp a Trieste, i candidati di Open Sinistra FVG a sostegno di Massimo Moretuzzo Presidente alle Elezioni Regionali discuteranno di Sanità.
Il Prof. Furio Honsell, protagonista in Consiglio Regionale della difesa della Sanità Pubblica, ed il Dott. Marino Andolina, già Direttore del Dipartimento Trapianti del Burlo Garofalo, tratteranno i seguenti temi: il rischio di declassamento del Burlo in seguito al suo trasferimento a Cattinara, il danno ambientale conseguente al taglio indiscriminato degli alberi della pineta, il progressivo ridimensionamento del Servizio Pubblico in favore dei privati e le assurde problematiche delle liste d’attesa.

Relazione di minoranza Honsell su DDL 175 di modifica L.R. 14/2010 su benzina agevolata

Non si può che rimanere esterrefatti nel leggere, quale sottotitolo a questo Disegno di Legge, “Norme […] di promozione per la mobilità individuale ecologica”. Il DDL n. 175 prevede un ulteriore incentivo al consumo di combustibili fossili, secondo l’assurdo principio “riceve di più chi consuma di più”, e quindi altro non produrrà se non l’aumento delle emissioni di CO2. Per giunta realizzerà questo “nobile” obiettivo riversando senza troppi scrupoli oltre 50 milioni di euro l’anno di fondi pubblici per lo più alle multinazionali degli idrocarburi e ai fondi di gestione che le controllano.

Ma come è possibile parlare di “mobilità individuale ecologica”, rispetto a questa norma, senza morir dal ridere di fronte alla possibilità di intenderla tale? Questa norma ha come principale effetto l’aumento dei consumi di benzina e gasolio soprattutto da parte delle classi più agiate, che nei loro spostamenti muovono autoveicoli di maggiore tonnellaggio, continuando a scaricare su tutta la collettività il costo del loro combustibile.

Ma come non ci si rende conto che questa norma è l’ennesimo esempio di ciò a cui si riferiva Karl Kraus nel 1914 was ehedem paradox war, wird nun durch die große Zeit bestätigt (tutto ciò che era un paradosso ce lo conferma questa nostra grande epoca)? L’imperativo morale di questa nostra epoca dovrebbe invece essere la riduzione delle emissioni di CO2! E per fare ciò non basta dichiararlo ai giornalisti perché lo scrivano il giorno dopo, caro Assessore e cari Colleghi, ma per il bene delle future generazioni bisogna rischiare anche di essere momentaneamente impopolari!

Come si può ancora dubitare che se si continua in quest’orgia (per giunta foraggiata da soldi pubblici) di consumo di combustibili fossili nel 2050 non ci sarà la guerra a sostegno di insensati regionalismi e nazionalismi, come tragicamente avviene adesso (con il pieno godimento delle nostre aziende produttrici di armamenti peraltro) ma si farà la guerra per il cibo, in un pianeta arso e desertificato?

Ma è possibile che in tanti, fuori da questo Consiglio, si accontentino di comperare il combustibile per qualche decina di centesimi in meno, e quasi tutti coloro che invece sono all’interno di questo Consiglio, si gratifichino in tale misero guadagno di consenso presso gli elettori, disinteressandosi tutti della catastrofe cui stiamo andando incontro? Non hanno forse ragione le giovani militanti di Just Stop Oil che, dopo aver imbrattato i vetri protettivi delle opere d’arte dei musei d’Europa, sostengono che è inutile tutelare l’arte se non pensiamo alle emissioni, perché quando noi non ci saremo più anche le opere d’arte non avranno più nessuno che le potrà amare!

Ma come non cogliere il dramma? Queste leggi stanno truffando il futuro alle generazioni che verranno!

L’Assessore Scoccimarro articola un ragionamento, che più volte abbiamo mostrato essere fallace. Secondo l’Assessore incentivare i consumi di combustibile con un modestissimo sconto riduce le emissioni perché altrimenti tutti andrebbero a fare il pieno molto più lontano da casa in Slovenia, in Austria, in Veneto. Tutti, sostiene, pur di pagare il gasolio qualche centesimo in meno al litro, sono pronti a fare decine e anche centinaia di chilometri in più e sottrarre tanto tempo al lavoro e alla famiglia. Assessore, lei non ha mai fatto un conteggio convincente, una stima quantitativamente affidabile, perché nessuno può davvero misurare questo controfattuale! Anche il ragionamento sulle mancate accise è tutto da dimostrare che sia in attivo rispetto ai contributi. E poi davvero lo scopo di una Regione è fare soldi a spese della salute dei cittadini? Come tutti sanno bene, il prezzo dei carburanti nella nostra regione è più alto perché, come accade ogni volta, i contributi producono inflazione, e le multinazionali, che sono poi quelle che fissano il prezzo della benzina, alzano il prezzo nella nostra regione. Senza dubbio i distributori di carburante in FVG venderebbero un po’ meno benzina, anche se a parte alcuni gestori che si trovano a ridosso del confine nessuno può davvero sapere di quanto, ma gli operatori ricevono una frazione infinitesima per ogni litro venduto in più! Se davvero volessimo sostenere il benessere di questi lavoratori dovremmo incominciare a sostenere una riqualificazione delle loro attività economiche. La loro attività va rivista se davvero vogliamo andare verso la decarbonizzazione, alla pari di quella dei minatori di carbone della Polonia. Negli oltre vent’anni da quando è entrata in vigore questa legge sciagurata, il FVG ha già speso ben più di un miliardo di euro! C’era tutto il tempo e le risorse per garantire loro contributi e forme di previdenza più che abbondanti come in Europa è stato fatto per altre categorie di lavoratori. Ma cosa fanno i nostri parlamentari europei?

Inoltre questo contributo è iniquo perché non distribuisce il contributo rispetto al bisogno. Sarebbe meglio utilizzare questi fiumi di denaro per migliorare i servizi di trasporto pubblico e ferroviario o si potrebbero prevedere contributi per la mobilità legati all’ISEE per le fasce sociali più deboli, o solamente per le automobili di modesta cilindrata. Temo però che il numero di litri in più acquistati sarebbe davvero misero perché le fasce sociali più fragili non hanno l’abitudine di girare a vuoto in macchinoni ma, glielo assicuro, chi ha davvero bisogno, conta anche i chilometri, caro Assessore! Certamente versare contributi pubblici affinché le automobili di grossa cilindrata possano andare più veloci, senza che i loro opulenti proprietari si interroghino nemmeno un istante, se sia il caso di cambiare il proprio stile di vita e di guida ormai divenuto insostenibile, è davvero inaccettabile eticamente!

Ritengo quindi questa legge vergognosa e, in Commissione, come Open Sinistra FVG ho dato parere contrario perché non uno degli articoli opera per il bene durevole dei cittadini, dei lavoratori della logistica, del pianeta.

Veniamo al dettaglio. L’articolo 1 estende addirittura la platea dei beneficiari a coloro che possono permettersi un noleggio a lungo termine di un veicolo di grossa cilindrata. Ma chi sono e perché? L’articolo 2 autorizza la Giunta ad aumentare lo sconto erga omnes qualora lo ritenga elettoralmente vantaggioso. Inoltre abroga la norma che non si sarebbe più scontata la benzina per autoveicoli fortemente inquinanti acquistati dopo il 1/1/2023. Evidentemente si intende tutelare anche i commercianti di automobili fortemente inquinanti, a spese della nostra salute! L’articolo 3 è di carattere burocratico. Gli Artt. 4 e 5 riguardano le Camere di Commercio e il loro ruolo in questa “nobile” attività inquinante. Gli Artt. 6 e 7 riguardano il nuovo sistema digitale. Gli Artt. 8, 9, 10,11 riguardano le sanzioni per chi abusa di questo sistema di privilegi. Articoli molto dibattuti in Commissione da posizioni opposte. A nostro avviso le sanzioni dovrebbero essere applicate piuttosto al legislatore che licenzia norme così immorali. Infine gli Artt. 12, 13, 14, 15 riguardano e ritardano la transizione al nuovo sistema digitale.

Dopo essere rimasti esterrefatti per questo DDL rimaniamo senza parole per la pervicacia con la quale queste Giunte, che operano contro gli obiettivi di contenimento degli aumenti di temperatura dovuti alle emissioni di CO2, osino chiamare “sostenibile” questa norma. La spudoratezza di questa “post verità” è agghiacciante. Le uniche norme sensate di questo tipo sarebbero quelle che limitino i contributi alla cilindrata di automobili utilizzate da parte di cittadini appartenenti alle fasce deboli, che abitano in zone sprovviste di trasporto pubblico adeguato. Quanto agli operatori degli impianti di distribuzione bisognerebbe ragionare in termini di contributi de minimis e di riconversione, come per tutte quelle attività che nella storia dell’umanità hanno dovuto e dovranno essere trasformate.

Proporremo emendamenti per il contenimento dei contributi a fasce deboli e ad autoveicoli poco potenti, per contributi previdenziali per gli operatori delle pompe di carburante, e per la soppressione dell’ipocrita specifica nel sottotitolo richiamando tutti ad una maggiore onestà intellettuale.

Se non verranno accolti i nostri emendamenti daremo voto contrario a questa norma non volendo essere complici nei confronti delle future generazioni dell’accelerazione al riscaldamento globale che produrrà questa norma.

Qui il testo del DDL n. 175