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Open Sinistra FVG: voto assolutamente contrario a NADEFR

“Oggi in Consiglio Regionale ho espresso come Open Sinistra FVG voto assolutamente contrario alla Nota di Aggiornamento al Documento di Finanza Regionale (NADEFR) per il prossimo triennio 2023-2025. Questo documento non propone nessuna strategia per affrontare le principali criticità regionali. Queste sono la crescita della percentuale di persone in povertà relativa e di persone in stato di povertà. Sono peggiori della media italiana la qualità dell’aria, la percentuale di aree inquinate, lo spreco e la cattiva gestione dell’acqua. Ma nulla di concreto è programmato. Anche in tema di Sanità nulla viene pianificato per risolvere le criticità messe in luce dall’analisi della Scuola Sant’Anna di Pisa, ovvero obsolescenza delle attrezzature e inappropriatezza delle cure. Nulla è pianificato per frenare la progressiva privatizzazione della sanità che sta creando enormi disparità tra i nostri cittadini”. Così si è espresso Furio Honsell Consigliere Regionale di Open Sinistra FVG.

Relazione di minoranza Honsell a NADEFR 2023

questo documento di 120 pagine, presentato alla fine di una legislatura, dovrebbe offrire un quadro appassionato e appassionante di come la Regione Friuli Venezia Giulia, a incominciare dal suo Presidente Fedriga, sulla base di quanto è stato posto in essere nel quinquennio 2018-2022, immagina il prossimo triennio 2023-2025. Invece, già nell’introduzione del Presidente, il documento guarda solo al passato e, timorosamente, parla di un’economia azzoppata, di un futuro in salita. Ma allora non sono serviti a nulla questi anni di oggettiva straordinaria disponibilità finanziaria, senz’altro i più opulenti che la storia registri, per rendere il Friuli Venezia Giulia più resiliente e pronto per le sfide del XXI secolo? In verità, vengono snocciolati alcuni numeri che riflettono i risultati positivi conseguiti dal sistema economico regionale nel 2022, ma questi non sono posti in prospettiva. Delle vere sfide del futuro che sono l’ambiente, la salute, il lavoro e l’equità non si fa menzione e nell’articolazione del documento non vi è nulla che le ponga in rilievo. Colpisce, che nell’ultima occasione nella quale il Presidente ci poteva consegnare un messaggio importante, in vista anche di una sua futura candidatura, egli non offra nulla di programmatico, non dia nessuna visione, salvo un generico auspicio di un altrettanto generico patto forte tra istituzioni, enti locali, imprese e cittadini, che almeno sul piano retorico non sfigura mai. Questo documento dal nome roboante si sgonfia quindi repentinamente nell’ennesimo tra i molti adempimenti a cui questa Giunta ci ha abituati nei momenti cruciali. È il suggello di cinque anni anonimi nei quali invece di intraprendere una rotta ambiziosa la Giunta ha bordeggiato, senza perdere di vista nemmeno per un istante una visione che apparteneva al passato, un modello ormai vecchio e insostenibile di regione.

In verità i documenti sono 2 ma il NADEFR relativo alle società controllate e partecipate, parzialmente già analizzato alcune settimane fa in occasione del Bilancio Consuntivo 2021, è troppo generico e forse un po’ superficiale. Basti citare il caso dell’UCIT che nel NADEFR-Controllate è convinto di veleggiare business-as-usual controllando le nostre caldaie nel 2023-2025 ma non sembra sapere ancora di essere diventato protagonista, trasformato in FVG Energia grazie all’importantissima grosses Gesetz n. 160, di quasi metà degli obiettivi della Missione 17 “Energia e diversificazione delle fonti energetiche”.

Dispiace che i pur valenti uffici non siano stati incaricati di svolgere un’analisi approfondita sul posizionamento di questa regione rispetto agli indici SDG, BES, ecc. Continua a non esserci, infatti, un quadro completo degli indicatori, né una giustificazione del criterio con il quale ne sono stati selezionati solamente alcuni. Né si dà ragione del perché alcuni indicatori siano scomparsi rispetto al DEFR di luglio (erano forse troppo negativi? Non si potevano aggiornare, negli ultimi 4 anni?). Ad esempio è scomparso il dato sulla Qualità dell’aria urbana – PM2.5 % di misurazioni valide superiori al valore di riferimento per la salute, definito dall’Oms (10 μg/m3), sul totale delle misurazioni valide delle concentrazioni medie annuali di PM2,5 per tutte le tipologie di stazione (traffico urbano e suburbano, fondo urbano e suburbano, rurale) rispetto al quale eravamo di 10 punti sopra la media nazionale. Al riguardo, nella Missione 9 “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”, si dichiara genericamente che si attueranno delle misure per il miglioramento della qualità dell’aria, senza dire però quali. Mi auguro che non sia prevista solamente quella di non guardare più questi indicatori perché troppo imbarazzanti. Mancano anche i dati sull’ozono (e le misure per contenerne le relative concentrazioni) che la stessa ARPA dichiara: “Per quanto riguarda l’ozono il 2021 è stato un anno peggiore rispetto al 2020, ma tutto sommato in linea con il triennio precedente (2018-2020), con un netto aumento del numero di superamenti della soglia giornaliera di 120 μg/m3[1]. Manca il dato sulle aree contaminate; relativamente a queste cito, dal capitolo Ambiente del documento ISTAT “Rapporto BES 2020: il benessere equo e sostenibile in Italia”[2], la frase: “In termini assoluti, il Piemonte è la regione con una maggiore estensione di superficie contaminata (108.207 ettari), seguito da Sardegna, Lombardia, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, che presentano superfici contaminate superiori ai 10.000 ettari”. Ciò significa che per il FVG le aree contaminate sono quasi il 2% del territorio, siamo la seconda regione in Italia rispetto a questo indicatore! Sempre nella Missione 9 viene dedicata quasi mezza pagina a questo tema ma si parla solamente di procedure organizzative (tavoli tecnici, piani, regolamenti, ecc.) non di quali azioni si intende porre in essere per ridurre la percentuale di tali superfici. Non ci sarà quindi modo di valutare se la burocrazia e le consulenze attivate avranno dato effetto. Circa il consumo di suolo il FVG è sopra la media nazionale. Sempre dal documento ISTAT Rapporto SDG 2022[3] si legge: “Per il Goal 6 (Acqua) Lazio, Sicilia, Veneto e Friuli-Venezia Giulia sono le uniche regioni distanti dalla media Italia” e poi dal Rapporto BES 2020 si legge: “Un livello di perdite idriche totali di rete inferiore a quello nazionale si rileva in tutte le regioni del Nord, ad eccezione del Friuli-Venezia Giulia. Cercando i dati[4] si trova che il livello di perdite è del 45,7%. Non c’è né nel NADEFR né tantomeno nella Stabilità uno sforzo per colmare questo deficit. Evidentemente si immagina di ridurlo grazie alla siccità che asciugherà le condotte! Certamente alcune modifiche degli indicatori manifestano solamente la furbizia dell’estensore, ma non è con la furbizia che si risolvono le criticità! Cito ad esempio il tasso di crescita delle coltivazioni biologiche, introdotto quest’anno nel NADEFR. È estremamente positivo 23,4%, ma riportare solamente la derivata prima positiva di questo indicatore quest’anno senza dire nulla della ben più persistente derivata prima negativa degli anni passati nonché il basso valore assoluto attuale. Nulla poi si dice più sull’uso di fertilizzanti o di fitofarmaci che erano abbondantemente sopra la media nazionale fino al luglio scorso.

Volendo individuare con precisione ciò su cui si dovrebbe intervenire, si potrebbe andare alla ricerca di molti altri indicatori, che purtroppo non compaiono nel documento, a cui riferire in parallelo le azioni del NADEFR. Ma ci fermiamo qui perché il compito sarebbe demiurgico per una relazione. Abbiamo solamente indicato a futura memoria, alcune prospettive su quanto si sarebbe potuto fare e dire e non è stato né detto né fatto. Forse il vero scopo di questi adempimenti per la Giunta Fedriga è puramente mediatico: bisogna scopare sotto il tappeto i dati imbarazzanti, dati per i quali il NADEFR non è in grado nemmeno di immaginare azioni compensative o risposte, figuriamoci di pianificare le strategie per affrontarle!

I dati di contesto relativi ai cittadini di questa Regione meritano attenzione perché a mio avviso sono preoccupanti. Malgrado il trionfale quoziente rivendicato dal Presidente Fedriga di un PIL pro/capite di 33.000€ in FVG, roba da Hudson Yards, lo stesso documento, che egli firma 120 pagine dopo, segnala che i nuclei con figli minori con ISEE inferiore a 30.000€  in FVG è cresciuto del 10% solo nel 2021, fino a raggiungere i circa 60.000 nuclei, e che il valore medio dell’ISEE delle famiglie con almeno uno straniero è meno della metà di quelle italiane, quando la percentuale di stranieri si attesta intorno al 10% della popolazione. Il documento sfoggia il fatto che la percentuale delle famiglie in povertà relativa in FVG è la metà di quella a livello nazionale, ma facendo i calcoli, questi sono pur sempre il 5,7%, ovvero quasi 30.000 nuclei. Analogamente ci si compiace che le persone al di sotto della soglia di povertà siano solo l’8,3% rispetto al 14,8%. Ma sono pur sempre quasi 100.000. Preoccupanti sono i dati dei NEET (16,2%) ovvero i giovani da 15-29 completamente inattivi, che malgrado tutte le rassicurazioni ricevute per le nostre ormai quinquennali sollecitazioni all’Assessore al lavoro, non accennano a scendere. Anche il dato sui celibi-nubili e occupati, che vivono in famiglia indica che qualcosa non funziona nelle politiche della casa o sui lavoratori poveri.

Ma, Presidente Fedriga, quando la vogliamo smettere di dare contributi a chi non ne ha bisogno per pensare invece a chi bisogno ne ha? Le disparità e le disuguaglianze minano la democrazia stessa! Tutti questi dati dovrebbero trovare delle riposte precise nel DEFR perché evidenziano sperequazioni molto profonde, una difficoltà di raggiungere un’autonomia individuale, una potenziale crescita di lavoratori poveri. Ma, senza considerare questi numeri, le linee strategiche delle Missioni riconfermano invece le azioni varate nel passato che ci hanno condotto a questa situazione.

Il sistema industriale che pur fa registrare una buona ripresa nel 2022, non è sostenuto da un piano che lo irrobustisca. Nella Missione 14 sono infatti numerosissime le azioni previste, ma proprio questa pluralità di progetti è forse la nostra preoccupazione principale, perché indica una certa incertezza su dove agire e una conseguente dispersione delle risorse. Si parla della nuova partecipata FVG Plus, ma non si sa quando partirà. Si parla dell’insediamento siderurgico nella zona dell’Aussa-Corno, ma senza un progetto socio-economico organico si rischia di ritrovarsi con gli squilibri di Monfalcone dove il numero di lavoratori stranieri in ditte di subappalto non costituisce certamente un modello dignitoso di lavoro. Si parla di Zona Logistica Semplificata ma non si capisce chi e come dovrebbe trarne vantaggio. Si parla di produzione di idrogeno verde, ma non ci sono certezze sui finanziamenti, né tantomeno un cronoprogramma. Si parla di recupero di complessi produttivi degradati ma con quale strategia fare un revamping o una riqualificazione?

Il settore nel quale questo DEFR è più deficitario è proprio quello dell’ambiente, la Missione 9, che prevede miseri 141 milioni nel 2023 e poi meno di 100 nel biennio successivo. Si parla ancora di varare una strategia regionale per lo sviluppo sostenibile e per la mitigazione dei cambiamenti climatici, quando queste sono state promesse da tempo e non sono mai state accolte le proposte fatte anche da noi di Open Sinistra FVG e un po’ da tutta l’opposizione. Fino ad oggi si sono visti solamente contributi per incentivare l’utilizzo di combustibili fossili e l’unico vagito è stata l’approvazione della grottesca metamorfosi dell’UCIT. Questa missione, che avrebbe dovuto essere il punto archimedeo facendo leva sul quale definire tutto il NADEFR, sembra non essere al corrente dei dati spaventosi relativi alle conseguenze del riscaldamento globale che colpiranno questa regione: dall’aumento dei periodi di siccità all’aumento di temperatura. Non dimentichiamo che il FVG è regione con un’alta percentuale di territori montani che sono i più soggetti all’innalzamento di temperatura.

Anche la Missione 7 “Turismo” non appare molto consapevole del necessario cambiamento di paradigma a cui dovrà attenersi in futuro per muoversi verso un turismo più sostenibile e lento. Ci limitiamo a rilevare come al primo posto si prefiguri un piano per la valorizzazione del Monte Lussari previsto per il 2023, quando proprio quest’anno si è invece proceduto alla cementificazione della strada che lo raggiunge, per permettere un evento di ciclismo professionistico invasivo come il Giro d’Italia e tutto ciò per giunta con le risorse che derivano dal recupero della tempesta Vaia assegnate, udite, udite, alla Protezione Civile. Non riesco a immaginare un esempio più scriteriato dell’uso di risorse pubbliche!

La Missione 13 “Salute” presenta un’elaborazione inversamente proporzionale al peso che le attività di questa missione hanno sul bilancio della Regione. Anche in questo ambito c’è la massima indifferenza ai risultati molto negativi del FVG rilevati dallo studio Bersaglio condotto dalla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Nulla viene previsto per compensare le criticità per le quali questa regione risulta essere tra le peggiori: obsolescenza delle attrezzature e appropriatezza delle cure. Un misero paragrafo di tre righe liquida tutta la problematica relativa alla salute territoriale, la continuità assistenziale soprattutto nelle aree montane, le Case della Salute e gli infermieri di comunità. Infine nulla si dice riguardo al tanto strombazzato accordo con Novartis per gli anni 2023 e 2024, che ha visto dirottare sulla sanità i 10 milioni della prima tranche del 2022 il mese scorso.

Un’ultima osservazione riguarda la riforma dell’assetto delle autonomie territoriali. La promessa di far decollare le Provincie, fatta 5 anni fa dal Presidente Fedriga, non è stata mantenuta. Si delinea invece un percorso che vedrà una proposta di legge costituzionale, mentre gli EDR continueranno ad essere commissariati. Dunque quanto all’assetto degli enti locali, 5 anni di gestione Fedriga hanno prodotto solamente la demolizione certosina delle UTI.

In conclusione, questo documento rappresenta un’occasione perduta per affrontare le criticità di questo territorio e progettarne un futuro, e per la sua genericità e superficialità è sostanzialmente inutile, se non a dimostrare che questa Giunta ci ha guidati per 5 anni senza nessuna idea progettuale, ponendo in essere un mero esercizio di potere fine a se stesso. Il nostro voto convintamente contrario, come Open Sinistra FVG, al NADEFR 2023 è un voto contrario a come è stata condotta tutta la XII legislatura guidata dal Presidente Fedriga.

NaDEFR 2023 Regione FVG

Note:

[1] https://www.arpa.fvg.it/cms/hp/primopiano/Pi-ozono

[2] https://www.istat.it/it/files/2021/03/10.pdf

[3] https://www.istat.it/storage/rapporti-tematici/sdgs/2022/Rapporto-SDGs-2022.pdf

[4]https://public.tableau.com/app/profile/istat.istituto.nazionale.di.statistica/viz/SDGs_public_ottobre_2022/SDGs?publish=yes

Relazione di minoranza Honsell su DDL 175 di modifica L.R. 14/2010 su benzina agevolata

Non si può che rimanere esterrefatti nel leggere, quale sottotitolo a questo Disegno di Legge, “Norme […] di promozione per la mobilità individuale ecologica”. Il DDL n. 175 prevede un ulteriore incentivo al consumo di combustibili fossili, secondo l’assurdo principio “riceve di più chi consuma di più”, e quindi altro non produrrà se non l’aumento delle emissioni di CO2. Per giunta realizzerà questo “nobile” obiettivo riversando senza troppi scrupoli oltre 50 milioni di euro l’anno di fondi pubblici per lo più alle multinazionali degli idrocarburi e ai fondi di gestione che le controllano.

Ma come è possibile parlare di “mobilità individuale ecologica”, rispetto a questa norma, senza morir dal ridere di fronte alla possibilità di intenderla tale? Questa norma ha come principale effetto l’aumento dei consumi di benzina e gasolio soprattutto da parte delle classi più agiate, che nei loro spostamenti muovono autoveicoli di maggiore tonnellaggio, continuando a scaricare su tutta la collettività il costo del loro combustibile.

Ma come non ci si rende conto che questa norma è l’ennesimo esempio di ciò a cui si riferiva Karl Kraus nel 1914 was ehedem paradox war, wird nun durch die große Zeit bestätigt (tutto ciò che era un paradosso ce lo conferma questa nostra grande epoca)? L’imperativo morale di questa nostra epoca dovrebbe invece essere la riduzione delle emissioni di CO2! E per fare ciò non basta dichiararlo ai giornalisti perché lo scrivano il giorno dopo, caro Assessore e cari Colleghi, ma per il bene delle future generazioni bisogna rischiare anche di essere momentaneamente impopolari!

Come si può ancora dubitare che se si continua in quest’orgia (per giunta foraggiata da soldi pubblici) di consumo di combustibili fossili nel 2050 non ci sarà la guerra a sostegno di insensati regionalismi e nazionalismi, come tragicamente avviene adesso (con il pieno godimento delle nostre aziende produttrici di armamenti peraltro) ma si farà la guerra per il cibo, in un pianeta arso e desertificato?

Ma è possibile che in tanti, fuori da questo Consiglio, si accontentino di comperare il combustibile per qualche decina di centesimi in meno, e quasi tutti coloro che invece sono all’interno di questo Consiglio, si gratifichino in tale misero guadagno di consenso presso gli elettori, disinteressandosi tutti della catastrofe cui stiamo andando incontro? Non hanno forse ragione le giovani militanti di Just Stop Oil che, dopo aver imbrattato i vetri protettivi delle opere d’arte dei musei d’Europa, sostengono che è inutile tutelare l’arte se non pensiamo alle emissioni, perché quando noi non ci saremo più anche le opere d’arte non avranno più nessuno che le potrà amare!

Ma come non cogliere il dramma? Queste leggi stanno truffando il futuro alle generazioni che verranno!

L’Assessore Scoccimarro articola un ragionamento, che più volte abbiamo mostrato essere fallace. Secondo l’Assessore incentivare i consumi di combustibile con un modestissimo sconto riduce le emissioni perché altrimenti tutti andrebbero a fare il pieno molto più lontano da casa in Slovenia, in Austria, in Veneto. Tutti, sostiene, pur di pagare il gasolio qualche centesimo in meno al litro, sono pronti a fare decine e anche centinaia di chilometri in più e sottrarre tanto tempo al lavoro e alla famiglia. Assessore, lei non ha mai fatto un conteggio convincente, una stima quantitativamente affidabile, perché nessuno può davvero misurare questo controfattuale! Anche il ragionamento sulle mancate accise è tutto da dimostrare che sia in attivo rispetto ai contributi. E poi davvero lo scopo di una Regione è fare soldi a spese della salute dei cittadini? Come tutti sanno bene, il prezzo dei carburanti nella nostra regione è più alto perché, come accade ogni volta, i contributi producono inflazione, e le multinazionali, che sono poi quelle che fissano il prezzo della benzina, alzano il prezzo nella nostra regione. Senza dubbio i distributori di carburante in FVG venderebbero un po’ meno benzina, anche se a parte alcuni gestori che si trovano a ridosso del confine nessuno può davvero sapere di quanto, ma gli operatori ricevono una frazione infinitesima per ogni litro venduto in più! Se davvero volessimo sostenere il benessere di questi lavoratori dovremmo incominciare a sostenere una riqualificazione delle loro attività economiche. La loro attività va rivista se davvero vogliamo andare verso la decarbonizzazione, alla pari di quella dei minatori di carbone della Polonia. Negli oltre vent’anni da quando è entrata in vigore questa legge sciagurata, il FVG ha già speso ben più di un miliardo di euro! C’era tutto il tempo e le risorse per garantire loro contributi e forme di previdenza più che abbondanti come in Europa è stato fatto per altre categorie di lavoratori. Ma cosa fanno i nostri parlamentari europei?

Inoltre questo contributo è iniquo perché non distribuisce il contributo rispetto al bisogno. Sarebbe meglio utilizzare questi fiumi di denaro per migliorare i servizi di trasporto pubblico e ferroviario o si potrebbero prevedere contributi per la mobilità legati all’ISEE per le fasce sociali più deboli, o solamente per le automobili di modesta cilindrata. Temo però che il numero di litri in più acquistati sarebbe davvero misero perché le fasce sociali più fragili non hanno l’abitudine di girare a vuoto in macchinoni ma, glielo assicuro, chi ha davvero bisogno, conta anche i chilometri, caro Assessore! Certamente versare contributi pubblici affinché le automobili di grossa cilindrata possano andare più veloci, senza che i loro opulenti proprietari si interroghino nemmeno un istante, se sia il caso di cambiare il proprio stile di vita e di guida ormai divenuto insostenibile, è davvero inaccettabile eticamente!

Ritengo quindi questa legge vergognosa e, in Commissione, come Open Sinistra FVG ho dato parere contrario perché non uno degli articoli opera per il bene durevole dei cittadini, dei lavoratori della logistica, del pianeta.

Veniamo al dettaglio. L’articolo 1 estende addirittura la platea dei beneficiari a coloro che possono permettersi un noleggio a lungo termine di un veicolo di grossa cilindrata. Ma chi sono e perché? L’articolo 2 autorizza la Giunta ad aumentare lo sconto erga omnes qualora lo ritenga elettoralmente vantaggioso. Inoltre abroga la norma che non si sarebbe più scontata la benzina per autoveicoli fortemente inquinanti acquistati dopo il 1/1/2023. Evidentemente si intende tutelare anche i commercianti di automobili fortemente inquinanti, a spese della nostra salute! L’articolo 3 è di carattere burocratico. Gli Artt. 4 e 5 riguardano le Camere di Commercio e il loro ruolo in questa “nobile” attività inquinante. Gli Artt. 6 e 7 riguardano il nuovo sistema digitale. Gli Artt. 8, 9, 10,11 riguardano le sanzioni per chi abusa di questo sistema di privilegi. Articoli molto dibattuti in Commissione da posizioni opposte. A nostro avviso le sanzioni dovrebbero essere applicate piuttosto al legislatore che licenzia norme così immorali. Infine gli Artt. 12, 13, 14, 15 riguardano e ritardano la transizione al nuovo sistema digitale.

Dopo essere rimasti esterrefatti per questo DDL rimaniamo senza parole per la pervicacia con la quale queste Giunte, che operano contro gli obiettivi di contenimento degli aumenti di temperatura dovuti alle emissioni di CO2, osino chiamare “sostenibile” questa norma. La spudoratezza di questa “post verità” è agghiacciante. Le uniche norme sensate di questo tipo sarebbero quelle che limitino i contributi alla cilindrata di automobili utilizzate da parte di cittadini appartenenti alle fasce deboli, che abitano in zone sprovviste di trasporto pubblico adeguato. Quanto agli operatori degli impianti di distribuzione bisognerebbe ragionare in termini di contributi de minimis e di riconversione, come per tutte quelle attività che nella storia dell’umanità hanno dovuto e dovranno essere trasformate.

Proporremo emendamenti per il contenimento dei contributi a fasce deboli e ad autoveicoli poco potenti, per contributi previdenziali per gli operatori delle pompe di carburante, e per la soppressione dell’ipocrita specifica nel sottotitolo richiamando tutti ad una maggiore onestà intellettuale.

Se non verranno accolti i nostri emendamenti daremo voto contrario a questa norma non volendo essere complici nei confronti delle future generazioni dell’accelerazione al riscaldamento globale che produrrà questa norma.

Qui il testo del DDL n. 175 

Relazione di minoranza Honsell a DDL 180 “Istituzione dell’Elenco regionale delle scuole non statali di musica”

Il 21 giugno 2021, quindi quasi un anno e mezzo fa, depositai, come Open Sinistra FVG, una legge quadro sulle attività musicali in Regione: la Proposta di Legge 139 dal titolo “Provvedimenti per la promozione, la valorizzazione e lo sviluppo della produzione musicale in Friuli Venezia Giulia”. Tale norma partiva dalla considerazione che la musica è una delle poche attività capaci di coniugare le dimensioni cognitive, psicomotorie, emozionali e relazionali di una persona. E, per illustrarne la valenza, compendiavo tutto ciò riportando ad esergo della relazione di quella PDL i versi 81 – 83 del I Canto del Paradiso dantesco. La musica è pertanto un’attività irrinunciabile nell’educazione e nella formazione dei giovani. Non a caso dagli anni ’50 del XX secolo, ovvero dal baby boom occidentale in poi, la musica è diventata il principale linguaggio espressivo giovanile, capace di favorire l’interazione tra culture diverse. Inoltre la nostra regione, sin dall’alto medioevo, è stata fucina di espressioni, scuole e manifestazioni musicali nonché depositaria di un vasto patrimonio musicale che va dalle villotte alle forme più innovative di rap. Basti ricordare che i nomi delle note musicali hanno origine proprio dalle sillabe iniziali di ciascun emistichio del Versus in laudem sancti Iohannis Baptistae, 1-4 [26] di Paolo Diacono da Cividale:

UT queant laxis. REsonare fibris.

MIra gestorum. FAmuli tuorum.

SOLve polluti. LAbii reatum.

Sancte Iohannes.

Per non citare il contributo alla teoria dell’armonia di Giuseppe Tartini da Pirano, tanto apprezzato da J. J. Rousseau. Questa ricchezza musicale del Friuli Venezia Giulia ha origine e si alimenta anche della pluralità di lingue e culture che coesistono in questa regione e del ruolo di cerniera tra oriente e occidente europeo che ha svolto nell’ultimo millennio.

La PDL 139 da me presentata prevedeva un quadro organico di sostegno a tutte le attività e le produzioni musicali in questa regione: dalla formazione, alla sua valorizzazione economica, turistica e imprenditoriale.  Purtroppo la spietata struttura a canne d’organo di queste amministrazioni pubbliche, che non permette un lavoro organico tra i vari assessorati, e le rigidità di dialogo tra le varie commissioni, hanno confinato questa PDL mia alla sola Commissione V e ciò ne ha paralizzato l’iter.

Ci è stato presentato invece questo DDL 180 in cui già nel titolo e nell’Art. 1 comma 1, si riprendono contenuti dalla legge da me presentata. Il Comma 2 all’Art.3 della nostra PDL 139 così recitava: “La Regione istituisce presso la direzione centrale competente l’albo regionale delle scuole di musica e delle associazioni musicali garantendo …”. La DDL 180 all’Art. 3 invece recita: “È istituito, presso la struttura regionale competente in materia di istruzione, L’Elenco regionale delle scuole di musica non statali del Friuli Venezia Giulia …” La sola modifica è la sostituzione del nostro vocabolo più aulico “Albo”, con il più prosaico e rozzo “Elenco”.

L’Art.2 della nostra PDL apriva molte altre linee di sviluppo e di sostegno alle attività e produzioni musicali in regione oltre alle scuole di musica. Certamente non scendeva nel dettaglio quanto viene fatto in questa DDL, ma certamente quanto mi è stato risposto alla richiesta di poter discutere la legge da me presentata abbinandola alla presente, ovvero che “la mia legge poco c’entrava con questa DDL che tratta degli aspetti formativi ed educativi”, mi sembra risposta davvero curiosa e limitativa. La presente DDL 180 quanto a principi o elementi autenticamente normativi ha ben poco di più di quanto riportato nell’Art. 3 della PDL a mia firma. L’ampia elaborazione di questi principi contenuti nella DDL 180, che ha orgogliosamente rivendicato l’Assessore in Commissione, a mio avviso appartiene più a quanto usualmente viene riportato nei regolamenti relativi all’emanazione dei bandi per l’erogazione di contributi pubblici, se non addirittura ai bandi stessi. Per convincersene basti leggere i sottotitoli degli articoli di questa DDL 180: modalità di presentazione della domanda, criteri di riparto, rendicontazione di contributi, ecc. Più volte, altri Assessori di questa Giunta hanno rivendicato il principio che le leggi devono enunciare solamente dei principi generali e non entrare nelle modalità gestionali, ma evidentemente è sempre attuale il discorso sulla giustizia rivolto dagli Ateniesi ai Melii, riportato da Tucidide ne La Guerra del Peloponneso.

A mio avviso non vi è dubbio che questo DDL sia un’importante occasione perduta per lo sviluppo della musica in regione. Per una volta che si è trattato in quest’aula consigliare di una forma di espressione artistica quale la musica, rara avis davvero, si sarebbe potuto ampliare l’ambito. La trattazione ha invece suscitato scarso interesse, come si evince dall’alto numero di deleghe tra i consiglieri e la rapidità del dibattito. Si sarebbe potuto lasciare ai regolamenti dei bandi, la mera spartizione delle risorse pubbliche. Si sarebbe dovuto invece inquadrare questa importante azione che la Regione intende fare per sostenere le scuole di musica non statali nel contesto più ampio e completo che dalle scuole di musica si apre verso la valorizzazione economica, industriale, turistica e dell’intrattenimento, insomma verso tutta quell’ampia e variegata filiera che viene riunita dal denominatore comune della musica. Questo settore a nostro avviso è molto importante in questa regione ma è fragilissimo. Ciò si poté constatare ai tempi dei decreti aiuti e ristori del Covid, quando fu abbastanza facile intervenire sui codici ATECO di quasi tutte le attività economiche, ma fu invece molto più difficile sostenere le molte migliaia di lavoratori dello spettacolo dal vivo e della musica in particolare, titolari di contratti atipici, intermittenti o a chiamata. La nostra legge prevedeva tra l’altro l’istituzione di un’agenzia analoga alla Film Commission, una Music Commission, che innescasse dinamiche innovative nel settore, d’intesa anche con le scuole di musica, per valorizzare proprio coloro che vengono formati da tali scuole. Purtroppo tutto ciò non c’è stato e quindi siamo rimasti con una legge, che come si è detto è poco più di un regolamento per futuri bandi.

Pur avendo un orizzonte piuttosto limitato questa DDL è certamente molto gradita alle scuole di musica in quanto promette generose risorse pubbliche tutelando tutte le singole specificità. Ma certamente il compito legislativo e di indirizzo progettuale che dovrebbe avere questo Consiglio è venuto meno ancora una volta.

Come si è detto gli articoli dettagliano sin nei minimi aspetti la spartizione di queste risorse pubbliche da parte di scuole, associazioni e reti, facendo ben attenzione che non si inneschino rivalità e gelosie tra le varie tipologie. Non entreremo nel merito perché pare che sotto questo profilo strettamente finanziario ci fosse piena soddisfazione tra gli auditi.

Pare poco valorizzato invece il rapporto che molte scuole di musica hanno con il sistema scolastico primario nei suoi vari gradi. Inoltre, come è già stato pienamente esplicitato, manca tutto ciò che ha a che fare con la produzione musicale in senso lato.

Cercheremo di apportare degli emendamenti in questi sensi, anche se molto più tempo sarebbe stato necessario per prepararli e condividerli. Auspichiamo che questa legge sia solamente il primo passo, il mero blow up dell’Art. 3 della nostra PDL quadro, e che altre possano seguire per la piena soddisfazione dei nostri cittadini. Certamente il fatto che questa legislatura sia agli sgoccioli non mi rende però particolarmente fiducioso.

In Commissione ci siamo astenuti su questo DDL. Ci riserveremo di dare voto positivo alla norma se verranno considerati con attenzione gli emendamenti e gli ordini del giorno che proporremo.

Qui il testo del DDL della Giunta n. 180 | Il testo della mia PDL n. 139