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Sul progetto Bini di un centro di sviluppo per il triangolo della sedia e cividalese

“Mercoledì in Consiglio regionale l’Assessore Bini ha proposto un investimento di ben 15 milioni per il progetto di un centro di sviluppo e rilancio per il triangolo della sedia e cividalese che ha nella realizzazione di un centro ad alto contenuto tecnologico di oltre 6 milioni il punto qualificante. Ma il progetto è a scatola chiusa! Non è chiaro chi lo gestirà, dove? Non è chiaro cosa ci sarà oltre alla prototipazione rapida che è stata citata. L’iniziativa è legata all’ex consorzio ZIU, adesso COSEF.
Ma perché nessuno della Giunta ha saputo rispondere alla domanda che abbiamo posto come Open Sinistra FVG sul fatto che Friuli Innovazione, insediato proprio alla ZIU, ha strutture ed un’esperienza di oltre 20 anni proprio nella prototipazione rapida e nelle attività di innovazione a favore delle aziende la sua attività? Perché c’è bisogno di quello che sembra un doppione e per di più ancora evanescente e vago? Spero che il motivo non sia che il sistema dei parchi è stato smantellato e molti soggetti che facevano parte della compagine di Friuli Innovazione ovvero industriali, camera di commercio, università, si siano pentiti di averlo fatto e hanno difficoltà di dialogo con Area di Ricerca di TS nel tanto decantato progetto Argo. Forse sarebbe stato molto più efficiente e funzionale inserire il progetto di Bini in Friuli Innovazione. Si sarebbe già a metà di un progetto meritevole per il triangolo della sedia e il cividalese. Ci dichiariamo preoccupati anche perché il progetto è arrivato in aula in zona Cesarini, senza un prezioso approfondimento in Commissione” ha concluso il consigliere regionale Furio Honsell.

Un commento al sondaggio sulla popolarità della Giunta Fedriga e gestione pandemia

“Ma com’è possibile che nel sondaggio sbandierato ieri da Fedriga la Giunta venisse elogiata per la gestione della pandemia, e oggi emerga nella sua tragicità il fatto che il FVG “si confermi la Regione con più decessi in Italia”?
Forse qualcuno in più dovrebbe porsi delle domande oltre a noi di Open Sinistra FVG che andiamo da tempo sottolineando come, malgrado la dedizione dei nostri lavoratori della Sanità, la gestione politica della Sanità in FVG non sia all’altezza della gravità del momento.
Un anno fa il Presidente Fedriga era in Piazza Unità con chi manifestava contro le misure statali di contenimento. La bozza dell’atto organizzativo dell’azienda del Friuli Centrale, la più vasta e complessa della Regione, è tenuto segreto, come fosse un piano di altra natura.
In questi momenti l’opacità è pericolosa. Il non riuscire ad andare fino in fondo sulle origini dei focolai o non volerlo fare circa le conclusioni degli ispettori ministeriali sono fatti molto gravi. Infine le dichiarazioni contraddittorie dell’Assessore Riccardi sulla sanità territoriale, tra ciò che dichiara in aula e ciò che viene scritto nei documenti di programmazione, disorientano gli operatori” ha dichiarato il consigliere regionale Furio Honsell.

Relazione Honsell su provvedimenti sessione di bilancio

Questo pacchetto di DDL ci ha lasciati molto delusi. È un’occasione perduta per assicurare un autentico rilancio della nostra Regione, che tenga conto delle next generations secondo un modello di sviluppo sostenibile. Come Open Sinistra FVG abbiamo pertanto dato un voto contrario.

Nell’introduzione al DEFR, il Presidente Fedriga, con toni davvero trionfalistici, vanta la forte resilienza della nostra regione, che registra nel 2021 una crescita tra le più elevate tra le regioni italiane, del 6,2%, che garantisce un aumento del gettito tributario. Rivendica poi il successo del nuovo patto finanziario con lo Stato che riduce, per il 2022, la compartecipazione del FVG al saldo di finanza pubblica di ben 403 mln rispetto all’accordo precedente. Conclude che tutto ciò permette di far partire questa manovra da un “quadro di 4,6 miliardi di euro con poste superiori a quelle di partenza dell’anno precedente”.

Se a queste risorse si aggiungono gli ulteriori 1,3 miliardi di euro previsti dal PNRR per il FVG, si può ben dire che la pandemia non sembra aver lasciato quei segni che lui stesso paventava poco più di un anno fa, al punto di dichiarare “di non riuscire a pagare gli stipendi del personale sanitario”. Anzi all’Art. 8, Tabella H, Missione 13 – Tutela della Salute (Programma 1) si registra un incremento di oltre 48 Milioni rispetto all’anno precedente. Noi amaramente concludiamo che per la Regione FVG il Covid non è certamente stato, fino ad oggi, un problema finanziario, ma piuttosto una, ancorché tragica, opportunità.

Nella sua presentazione in Prima Commissione, l’Assessore Zilli ha confermato questa abbondanza di risorse dettagliando, con la chiarezza con la quale ci ha abituati, come si ripartiscono tra le direzioni. La sua prima considerazione è stata la decisione di non ricorrere nel 2022 al mercato finanziario. Fatto decisamente positivo, anche perché le decine di milioni riversate l’anno scorso sui comuni capoluogo, per progetti alquanto strampalati, ad esempio, non hanno ancora dato luogo a nulla di concreto, a parte, come ad Udine, dove si pensava di spostare il progetto del nuovo distretto sanitario all’ex Caserma al parco dell’ex-ospedale psichiatrico, la costituzione di qualche tavolo di lavoro e la modifica della decisione originale, di cui non ci è stata data notizia, però. L’Assessore ha poi assicurato l’impegno nel rafforzamento dei programmi integrativi regionali (PIR) alla programmazione europea 2021-27. Operazione certamente opportuna, se non che, purtroppo, non è mai stata fatta una presentazione della strategia nella quale si inquadrano questi progetti. L’Assessore ha quindi concluso che su tutte le direzioni saranno allocate maggiori risorse rispetto all’anno precedente per una somma totale di oltre 160 mln, ventilando la possibilità di investirne un ulteriore centinaio in aula, che a tutt’oggi sono a bilancio ma ancora libere da destinazione. Nessun problema quindi, a parte il fatto che ancora una volta ci troviamo, a dover svolgere una relazione che sarà già vecchia quando sarà letta?

Se ogni capitolo ha ricevuto maggiori risorse, e nessuno sembra fare sacrifici, perché c’è stato il nostro voto contrario in commissione?

L’eccezionalità del momento, che ha portato quest’anno in regione tante risorse dallo Stato, che fanno prevedere altri esagerati assestamenti il prossimo luglio, viste le capacità di spesa, come è avvenuto nel 2021, le tante altre risorse che arriveranno con IL PNRR, l’allentamento di tutti quei meccanismi di finanza pubblica che avevano stritolato la Regione e gli Enti Locali dal 2013 in poi, quali la compartecipazione al saldo di finanza pubblica, gli spazi finanziari, il pareggio di bilancio, richiederebbero un salto di qualità nella visione e nelle iniziative da attivare nel 2022. Necessiterebbe, insomma, una programmazione lucida. Non dimentichiamo infatti, che il nostro paese ha incrementato significativamente il debito pubblico quest’anno per assicurare queste risorse e non tutte quelle che arriveranno con il PNRR sono a fondo perduto, molte sono debiti che dovranno invece venire restituite nei prossimi decenni.

Questa manovra finanziaria invece manifesta una mancanza di strategia soffocante. È di una banalità scoraggiante. Non innesca nessun processo che qualifichi l’investimento di queste risorse nelle direzioni di una ripresa sostenibile, della resilienza, verso una sostenibilità ambientale, verso una transizione energetica con minore impronta carbonica. Non vi è nulla veramente proiettato sul futuro a favore di quella Next Generation di cui ci parla l’Europa, a cui si lasceranno solo debiti. Tristemente, non c’è nulla in questo pacchetto di norme, che guardi verso un orizzonte che non sia a breve termine. Tutto è business as usual, con l’ingenua soddisfazione di chi ha scampato per il momento il pericolo di un tracollo.

In primo luogo va segnalato, come ho commentato nella mia relazione sul NADEFR (a cui rimando per tante considerazioni che qui non ripeto), la più totale mancanza di coordinamento, macché dico?, mancanza addirittura di informazioni da parte degli Assessori, sul raccordo tra le attività previste nel PNRR e quelle di questa manovra. Nulla sulle tempistiche e sulle coperture.

Su ogni missione si sarebbe invece potuto dare una svolta rispetto al passato, come questo momento di ripartenza richiederebbe. Sarebbe a nostro avviso questo, l’unico modo rispettoso per dare un senso a tutta le sofferenze in cui ci ha trascinati la pandemia.

A incominciare dalla Sanità, si continua invece a versare risorse al buio. Non c’è nessuna garanzia che venga davvero realizzato quel raccordo ospedale-territorio, malgrado gli oltre 50 milioni in più rispetto all’anno scorso, la cui debolezza è stata la principale causa dell’impatto così forte della pandemia in Italia e in particolare in FVG. Tutto fa pensare quindi che si investiranno ancora risorse sul modello di una “sanità di prestazione”, magari assicurando prestazioni in outsourcing, da acquistare presso privati. I dubbi espressi dall’Assessore Riccardi sul modello proposto dal PNRR incentrato sulle Case della Comunità, che peraltro dichiara di voler perseguire nel NADEFR, senza dare peraltro alternative, pone seri dubbi che si possa mantenere efficiente il modello universalistico della Sanità, che era uno dei vanti di questo paese. Nulla ci fa pensare che verrà effettivamente assicurata a tutti quella continuità assistenziale che dovrebbe reggersi sul quadrilatero: medici di base, ambito socio assistenziale, distretto, ospedale. Il quadro che esce dalla cosiddetta riforma Riccardi, e dalle parole del suo autore in Terza Commissione, è molto incerto e confuso proprio sulla questione nodale: la sanità territoriale. Mancano le persone ci viene detto, ma non un solo comma dell’art. 8, affronta questo tema.

Sull’ambiente, Art. 4 viene riconfermata la logica elettorale dei contributi per la benzina agevolata ai privati indipendentemente dal bisogno, decisione tanto sciagurata quanto perseguita con dogmatismo. Non ci sono progetti di reale riconversione, per esempio, degli impianti a gasolio che sono tanto inquinanti, o per un piano di “emissioni zero” degli edifici pubblici. Il motivo è che non c’è pianificazione, né analisi quantitativa. Per abbattere le emissioni si dovrebbe prima di tutto calcolare quante ne vengono emesse, e poi decidere un piano pluriennale della loro riduzione con interventi quantificabili. Ma, pur avendo noi presentato la Proposta di Legge n. 77 “Disposizioni per la promozione di iniziative e azioni positive volte alla limitazione di emissioni di CO2 da fonti fossili e al riscaldamento globale antropogenico” che prevedeva proprio questo tipo di contabilità dell’impronta carbonica, nulla è stato fatto. Anzi non si è nemmeno spinto perché gli enti locali, ormai polverizzati e lasciati orbitare in totale indipendenza, redigano dei PAESC. Forse, così frammentati come sono ormai, non ne avrebbero nemmeno le forze, se lo volessero. Quanto sarebbero preziosi invece i PAESC, per poter suddividere il mezzo miliardo di risorse erogate agli enti locali nell’art. 9, nella direzione del Green New Deal. I criteri con i quali è ripartita questa fetta importante di del bilancio, che è cresciuta di 40 milioni rispetto all’anno scorso, è invece ancora quello tradizionale. Si parla ancora di risorse per la video sorveglianza, si pensi.

Si rileva come l’assenza di una vera riforma degli Enti Locali, stia penalizzando pesantemente lo sviluppo locale. Incidentalmente si rilevano le ingenti risorse che vanno agli EDR, che tolgono quindi ulteriori risorse di personale agli enti locali, e si stigmatizzano le assurde dichiarazioni di volerli trasformare a breve in enti elettivi. Ulteriori poltrone quindi. Ma chi svolgerà il lavoro concreto, per esempio per utilizzare i preziosi fondi del PNRR?

Relativamente agli artt. 2 e 7, si ribadisce che il rilancio economico andrebbe realizzato avviando dei piani di sostegno all’innovazione dal sistema delle imprese. Si deve scongiurare quel ruolo di terzisti, che molte delle nostre imprese svolgono, spesso a basso contenuto di conoscenza. È infatti alto l’indicatore di sovra-istruzione 28,4% contro 25% nazionale. Molte sono attività facilmente trasferibili dove il costo del lavoro è minore. Tutte le nostre ultime crisi finanziarie nascono proprio da questa dinamica. Purtroppo non emerge da questa manovra nessun meccanismo che permetta di superare la criticità.

Relativamente all’Art. 5, come ripeto ormai da molti anni, va ribadito che abbiamo oltre 100 km2 di aree militari dismesse e una quantità che, dubito sia mai stata censita di aree industriali e artigianali inquinate o abbandonate. Non c’è nulla in questa legge di stabilità che vada nella direzione del loro recupero e riqualificazione. Anzi l’edilizia agevolata, anch’essa abbondantemente finanziata, non viene indirizzata alla riduzione del consumo di suolo, o alla rigenerazione urbana o all’abitare innovativo (condomini solidali, residenze temporanee, co-housing, edilizia sociale privata). Le risorse vanno tutte a sostenere invece un’edilizia tradizionale.

Inoltre, gravissima emerge la situazione della montagna. Come già delineato nel NADEFR, elevato è l’indice di frammentazione del territorio naturale e agricolo 42% (36%) e la densità abitativa in montagna, a fronte di un 43% di aree montane, vede una popolazione del 18% (35% / 67%). Gli interventi definiti all’art. 2 non sembrano procedere verso un’inversione di queste tendenze, anzi il turismo continua a ragionare solamente in termini di poli sciistici e ovviamente di, a nostro avviso insostenibile, innevamento artificiale. Non si parla né di sostegno alle attività tradizionali, né di riqualificazione turistica in chiave escursionistica, estiva o sanitaria. Sarebbe quindi importante investire in modo significativo e d’intesa con il CAI nel recupero e riqualificazione di tutti rifugi montani.

La mobilità sostenibile nella nostra regione non sembra venire considerata. Non viene affrontato il tema del potenziamento della rete del trasporto pubblico, né una metropolitana leggera che colleghi i capoluoghi. In Quarta Commissione è emersa la mancanza di coordinamento con Ferrovie dello Stato per far uscire dall’attuale situazione ottocentesca il nodo di Udine, la sua stazione, e il collegamento con Palmanova che è ancora su binario unico. Si rileva il rinvio del progetto, ancorché non decisivo, di dotare di macchine elettriche le flotte delle amministrazioni pubbliche.

A scartamento ridotto sono gli investimenti a favore di Gorizia/Nova Gorica: Capitale Europea della Cultura.

Va rilevata positivamente all’Art. 3 la decisione di promuovere l’agricoltura biologica nella nostra regione, come avevamo più volte segnalato. Gli indicatori infatti segnalano che siamo ben al di sotto della media nazionale, mentre siamo ben al di sopra sia per l’utilizzo di fertilizzanti che di fito-farmaci. Sono pervisti 180 mila euro. Forse per promuovere l’agricoltura del futuro si doveva investire di più.

Un’ultima osservazione sull’Università, dispiace vedere che la Regione si presti allo scavalcamento del coordinamento tra Università con il comma 12 all’Art. 7. Una cifra minima, ma proprio perché minima chiaramente in contrasto con strategie di più ampio respiro; nessuna Università avrebbe difficoltà a reperire 50.000 euro a questo fine se davvero lo ritenesse importante. È un’operazione che rischia di confondere invece che di consolidare la formazione degli insegnanti. E tutto ciò avviene mentre si spezza la collaborazione inter-ateneo nel settore cruciale della formazione dei Tecnici della sicurezza nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, che io stesso in qualità di Rettore avevo fatto partire nel 2004 affinché le competenze del dipartimento di Medicina del Lavoro dell’Università di Trieste potessero formare anche tecnici in Friuli e si potessero allargare le opportunità di tirocinio e quindi della cultura della sicurezza. Qui sì la Regione sarebbe dovuta intervenire! Questi tecnici hanno svolto un ruolo importantissimo nella pandemia, là dove disponibili.

Con lo spirito costruttivo che ci ha sempre contraddistinto faremo proposte, emendamenti e ordini del giorno, nelle direzioni che abbiamo delineato in questa relazione che nell’attuale pacchetto ci sembrano inadeguate. Va anche ricordato che questa sarà l’ultima manovra prima di quella elettorale del prossimo anno per poter lasciare un segno tangibile del progresso realizzato in questi 5 anni. Temo che se non verranno accolte nessuna delle nostre indicazioni però, l’unico ricordo che la prossima generazione avrà di questo quinquennio sarà quello tragico dell’alto numero di morti di questa pandemia e dell’alto debito che dovranno ripagare.

 

Relazione Honsell su Nota di aggiornamento al DEFR

Il NADEFR dovrebbe essere un documento fondamentale al quale riferire le azioni che la Regione intende sostenere con le risorse manovrabili, nelle leggi di stabilità e di bilancio, e nel quale valutare attentamente le risorse non manovrabili. Dovrebbe essere un documento di analisi, anche quantitativa, degli indicatori di risultato e di impatto, nella cui cornice inquadrare la programmazione per il 2022. Purtroppo per la quarta volta questa Giunta non ne coglie la portata e si limita ad aggiornare diciotto piccoli componimenti – letterine piene di propositi più o meno buoni –  scorrelate dal contesto.

Il NADEFR si articola essenzialmente in due parti. La prima parte offre un resoconto indubbiamente prezioso dell’andamento delle dinamiche socio-economiche che investono il FVG e una carrellata, apparentemente ragionevole ma non argomentata, degli indicatori del Benessere Equo e Sostenibile (ai sensi della L. 163/2016), e di altri indicatori derivanti dagli SDG dell’ONU. La seconda illustra invece la programmazione regionale, articolata per missioni, e dovrebbe evidenziare sia formalmente che strategicamente come si intenda operare nel 2022 per migliorare, ove necessario, gli indicatori. La prima parte del NADEFR 2022 è molto accurata e va espresso un apprezzamento convinto agli uffici statistici della regione che l’hanno redatta. La seconda parte invece, quella programmatica, è insoddisfacente e appare come al solito, uno sterile adempimento. Le due parti sono così incoerenti che né gli acronimi BES o SDG, ma nemmeno la parola “indicatore”, compaiono più nella parte relativa alla programmazione. Ancora una volta, a nostro avviso, l’obbligo legislativo è stato politicamente disatteso e la valenza strategica del NADEFR ne è stata azzerata. Come è avvenuto sempre, puntualmente, immagino che l’analisi di questo documento/strumento verrà relegata in aula ad un’ora quasi impossibile, e il tentativo non solo di discuterlo, ma anche solo di leggere questa relazione, sarà accolto da rumoreggiamenti di insofferenza da parte della maggioranza. È molto probabile che dalla notte inoltrata del 16/12/2021 fino al prossimo luglio, quando se ne dovrà approvare la versione per il 2023, nessuno farà più riferimento al NADEFR.

Va subito segnalato che quest’anno, nella presentazione del Presidente, compare verbatim il comunicato stampa che l’Assessore Zilli rilasciò a TV e giornali relativamente alla quota del PNRR che spetterebbe alla nostra Regione. Curioso davvero, che l’Assessore si sia schernita in Aula dicendo che quel suo comunicato che annunciava circa 1 miliardo e 300 milioni di Euro distribuiti nelle direzioni più confuse e opache, per certi versi degne di Ubu Roi, quali i 50 milioni per il collegamento funicolare Porto Vecchio-Opicina (progetto ispirato evidentemente dagli urbanisti latino-americani che a La Paz, Bogotà, Città del Messico hanno risolto così il problema del trasporto pubblico locale in quelle megalopoli), fosse stato lanciato solo per rispondere ad una fuga di notizie. Troviamo infatti riportato integralmente tale comunicato nel NADEFR, che viene esibito, come puntualizzazione del coordinamento Stato-Regione per la ripresa e la resilienza, senza nessuna ulteriore elaborazione, proprio dal Presidente Fedriga e sfoggiato come emblematico delle sue capacità negoziali con lo Stato. Non c’è bisogno di notare che di queste azioni derivanti dal PNRR non si parli quasi nella parte programmatica. Anzi ad una mia precisa domanda all’Assessore alla Salute Riccardi relativa agli oltre 150 milioni riportati in quel comunicato per la Sanità e le intenzioni sulle Case della Comunità, a cui si fa riferimento nella Missione 13 “Tutela della salute”, mi è stato risposto che non ne sapeva proprio nulla. Alcuni giorni dopo, paradossalmente, in Terza Commissione Riccardi ha pubblicamente dichiarato di non condividere il modello delle Case della Comunità. Ci si chiede quindi se intende rivedere la parte che gli compete sul NADEFR perché questa riporta l’affermazione: “si sviluppano le richieste modalità organizzative dei servizi territoriali, sia sanitari che sociali, basate su Case della comunità […]”. Penso sia legittimo dubitare che si possa portare a termine con successo un programma quando la “testa” non ci crede. Purtroppo l’Assessore Riccardi non chiarisce mai come intenda affrontare il raccordo tra sanità territoriale e ospedaliera.

Altrettanto scoordinamento tra NADEFR e PNRR è emerso in Quarta Commissione relativamente al tema dei collegamenti ferroviari e la qualità del servizio ferroviario. Udine continua ad avere una stazione con livello di accessibilità ottocentesco, come ottocentesco è l’importante collegamento Udine-Palmanova. Altrettanta assenza di correlazione è emersa anche rispetto ai programmi dell’edilizia scolastica tra il ruolo che gli Enti di Decentramento Regionale hanno svolto e dovranno svolgere e il PNRR. Non si è chiarito nemmeno se le risorse di cui parla il Presidente Fedriga siano da intendersi distribuite annualmente dal 2022 al 2026 oppure in una soluzione unica.

Non si può che concludere così: NADEFR e PNRR due progettualità che si ignorano!

Dagli indicatori emerge una regione che rispetto alla media nazionale presenta molti aspetti positivi, ma anche pesanti arretratezze che non vengono però purtroppo discusse nella parte programmatica.  Procederò pertanto io a ad una rapida valutazione di questi.

La principale arretratezza riguarda la digitalizzazione. Che si parli di e-procurement 43% (66% media nazionale) o di e-government 74% (79%), che si parli di imprese con almeno 10 addetti connesse a banda larga 89,3% (97,5%), di imprese con sito web 71,9% (73,1%), di imprese con vendite via web 9,9% (11,5%), si rileva che questa regione sta perdendo terreno nel settore digitale rispetto alla media nazionale. Ciò è paradossale, perché il FVG è invece sopra la media nazionale sia per il numero di ricercatori 34,4% (25,2%), sia per la percentuale di occupati sovra-istruiti 28,4% (25,3%), sia in tutti gli indicatori sulle competenze digitali e relative ai titoli di studio. Non sarà forse da rivedere il sistema dell’innovazione in FVG? Forse quel sistema ARGO, tanto decantato, non sembra rendersi conto di cosa stia avvenendo altrove nel paese nei vari settori economici e non riesca quindi a garantire sviluppo e competitività? Non è forse il caso di rivedere la politica di innovazione in FVG, invece di delegarla ad un unico ente? Perché è stato smontato il sistema dei parchi scientifici e tecnologici? L’innovazione è una cultura che va promossa in modo capillare non una rendita di posizione da custodire gelosamente!

Un’altra grave deficienza della nostra regione riguarda le politiche ambientali. Le misurazioni della qualità dell’aria superiori ai valori di riferimento all’anno sono 89,3% (81,9%), le coste marine balneabili 42,5% (65,5%), l’impermeabilizzazione del suolo 8,0% (7,1%), la durata delle ondate di calore 23 gg (17 gg). Quanto è riportato nella Missione 9 (Sviluppo sostenibile) e 17 (Energia) non tiene minimamente conto di questa situazione. Anzi l’incipit della Missione 9 sono proprio gli sciagurati incentivi al diesel per autotrazione. Si rimanda al 2045 qualsiasi obiettivo di abbattimento delle emissioni e non viene proposta nessuna azione di promozione diffusa dei piani di sostenibilità presso gli enti locali, quando invece si potrebbero incentivare i PAESC. Di ridurre la mobilità su strada poi, non se ne parla proprio in modo convincente, eppure emergono indicatori preoccupanti sia relativamente alla quantità di merci trasportate su strada 28% (21,9%) sia circa gli alti tassi di incidentalità e mortalità stradale.

Gravissima emerge la situazione della montagna. Alto è l’indice di frammentazione del territorio naturale e agricolo 42% (36%) e la densità abitativa in montagna, a fronte di un 43% di aree montane, vede una popolazione del 18% (35% / 67%). Le politiche suggerite nelle missioni non sembrano assolutamente prendere in considerazione alcuna azione per invertire queste tendenze, anzi il turismo (Missione 7) continua a ragionare solamente in termini di poli sciistici e ovviamente di, a nostro avviso insostenibile, innevamento artificiale. Non si parla né di sostegno alle attività tradizionali, né di riqualificazione turistica in chiave escursionistica, estiva o sanitaria.

Anche la Missione 16, relativa all’agricoltura, non sembra tenere conto degli agghiaccianti indicatori relativi all’ammontare dei fertilizzanti 523 kg/ha (484) e dei prodotti fitosanitari 16,4 kg/ha (12,4) distribuiti. Inoltre è scomparso l’indicatore relativo alle coltivazioni biologiche che era molto al di sotto della media nazionale fino a giugno.

Un indicatore preoccupante per la qualità della vita, soprattutto per gli anziani, è l’indicatore sulla dimensione media degli esercizi commerciali al dettaglio in sede fissa, 195 mq (134), che evidenzia l’ipertrofia dei centri commerciali e la scomparsa dei negozi di vicinato.

Segnaliamo infine la scarsa enfasi posta su Gorizia/Nova Gorica Capitale Europea della Cultura 2025. Come già espresso in commissione questo indica che non c’è prospettiva di visione nella programmazione. Il 2025 è evidentemente fuori dall’orizzonte di interesse.

Molte sarebbero le analisi e quindi le azioni che ne discenderebbero da una lettura attenta degli indicatori contenuti nel DEFR. Purtroppo non sono state svolte dalla Giunta e quindi il 2022, pur disponendo di risorse economiche incommensurabili con quanto disponibile negli anni passati, si configura come un anno banale, che non potrà che portare ad un ulteriore declino di questa regione che invece avrebbe un’altra storia e un altro ruolo a cui ispirarsi.

Per questi motivi votiamo con un no convinto a questo NADEFR 2022.

Qui il link alla NADEFR 2022