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Relazione Honsell su nota di aggiornamento al DEFR 2019

Questo DEFR è un documento magmatico di quasi 250 pagine che descrive in modo piuttosto generico, il proseguimento di azioni, spesso condivisibili nella vaghezza del lessico ricco di keywords, ma drammaticamente carenti rispetto alle problematiche urgenti che il FVG dovrà affrontare nel prossimo triennio.

Colpisce il fatto che il documento non offra nulla quanto a visione, a motivazioni, a programmazione effettiva. A noi di OPEN-Sinistra FVG lascia il dubbio che non ci sia una vera consapevolezza delle problematiche in gioco, e quindi un piano di azione per governarle, ma si mantenga essenzialmente quanto era già presente nella versione precedente della Nota di Aggiornamento e poi si navighi a vista, senza idee chiare per il futuro. Il documento non aggiunge nulla di più preciso a quanto la Giunta ci ha abituati a sentire usando il registro del “futuro”.

Questo DEFR è dunque un documento passivo e statico, di ordinaria amministrazione. Almeno fosse un documento di manutenzione! Il verbo più ricorrente, anche se non ho condotto un’analisi lessicale quantitativa, è “proseguiremo”, ma il perché e il quando non è mai discusso.

Non vi è dubbio che un plauso vada fatto agli uffici che con diligenza hanno cercato di descrivere, a grandi linee e in modo abbastanza completo, molte attività in essere. Ma nel DEFR manca assolutamente la parte politica di motivazioni dalle quale queste linee di sviluppo dovrebbero discendere. Questo DEFR poi non presenta nulla di specifico al triennio in questione. Non vi si trova nulla all’altezza della retorica del Grande Cambiamento condotta in campagna elettorale dalla coalizione oggi al governo, la retorica che descriveva la nostra Regione come un territorio in pezzi, da riaggiustare da cima a fondo.

È dunque molto difficile immaginare che questo documento possa avere alcunché di vincolante e che quindi possa essere di fatto riaperto e consultato da chicchessia prima del suo prossimo aggiornamento. Mi chiedo se sia questo il senso di un DEFR?

Analizzerò adesso alcune missioni, offrendo qualche modesta proposta.

Missione 4 “Istruzione e diritto allo studio”. Manca totalmente la consapevolezza che su questo punto si gioca il futuro della regione e su di esso si vince la sfida dell’equità e del lavoro come diritto. La parte sull’orientamento si poteva scrivere così 30 anni fa, quando il concetto venne introdotto. L’Edilizia Scolastica, che sembra prevedere poco più di 6 milioni in 3 anni, e l’accensione di mutui in un non ben precisato futuro, non parla di collegamenti digitali, e certamente non definisce criteri di dimensionamento. Fa sorridere per il suo ingenuo provincialismo la menzione dell’accordo con l’MIT di Boston, a fronte dell’assenza di qualsiasi strategia per promuovere l’inserimento dei nostri ricercatori nelle, ben più prossime, reti europee della ricerca.

Missione 6 “Politiche giovanili, sport e tempo libero”. Manca totalmente l’attenzione alla promozione di stili di vita sani e attivi. Questi sono il primo gradino della prevenzione sanitaria. Come più volte sottolineato non si prevede un sostegno attivo allo sport di cittadinanza, inteso come diritto, soprattutto in una fase di crisi economica che vede spesso le famiglie rinunciare all’attività sportiva dei figli, come prima misura di contenimento delle spese. Andrebbe replicato su scala regionale il progetto “F.A.R. Sport oltre la crisi” sviluppato dal Comune di Udine negli ultimi 4 anni, ma per conoscere questo progetto così come molte delle buone pratiche attivate in regione e fuori regione negli anni sarebbe necessaria maggiore umiltà e attenzione.

Missione 9 “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”. La parte sullo sviluppo sostenibile è imbarazzante quanto a modestia, genericità e lontananza dal dibattito europeo e mondiale sul tema, del quale non vi è alcuna eco. Manca assolutamente una visione oltre il 2020. Non c’è allineamento con i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’ONU. Appare scarsa la consapevolezza della reale portata delle problematiche. Mancano azioni volte a migliorare la qualità dell’acqua e dell’aria. Ma spicca per la sua assenza qualsiasi riferimento al clima e alla mitigazione, contrasto e adattamento ai mutamenti climatici. In ogni Commissione ho sostenuto il ruolo degli enti locali nel gestire queste problematiche e la necessità di far sviluppare un PAESC (Piano attuativo per l’energia sostenibile e gli adattamenti climatici) in linea con le azioni virtuose europee del Covenant of Mayors for Energy and Climate Change, ad ogni ente locale, coordinandolo con la strategia globale delle Regione. Purtroppo nulla è pianificato al momento. Non vi è nessun riferimento alla certificazione EMAS, che è uno strumento fondamentale per la gestione attenta alla sicurezza e sostenibilità. Alcuni Comuni come quello di Udine sono già certificati.

Missione 10 “Trasporto e diritto alla mobilità”. Non c’è visione, soprattutto post 2020 per un trasporto pubblico sostenibile di metropolitane leggere, che renda sempre meno essenziale l’uso dell’autoveicolo privato negli spostamenti urbani e interurbani. Mancano analisi quantitative volte a ridurre il traffico parassita e passivo. Non si fa riferimento a quando abbandonare la miope pratica della benzina agevolata per favorire carburanti alternativi. Queste mancanze sono però compensate dall’attenzione dedicata invece alla linea tramviaria Trieste-Opicina (anche se il suo ripristino sembra più questione da trattare a livello comunale) ma nemmeno su questo tema c’è una previsione precisa!

Missione 12 “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia”. I pochi miseri paragrafi sulle problematiche dell’inclusione degli immigrati e dei richiedenti asilo, che in campagna elettorale e nei primi mesi di amministrazione erano così centrali, indica che questa Giunta ritiene di aver fatto scomparire i migranti per Legge, in piena continuità con un approccio al tema rancoroso e ideologico seguito in questi mesi, che sembra del tutto inutile a affrontare soluzioni.

Missione 13 “Tutela della Salute”. La trattazione è ampia e dettagliata, perché è assolutamente in continuità con il passato (a meno della governance), soprattutto circa la prevenzione e per le cure primarie. Ma maggiore attenzione andrebbe posta sulla medicina di iniziativa e sul raccordo della medicina di base. Attenzione andrebbe posta anche sul tema del benessere mentale e relazionale dei cittadini e sul contrasto alla solitudine. La sicurezza in casa andrebbe declinata in questa missione, intendendola come sforzo a ridurre gli incidenti domestici, più che nella missione sull’ordine pubblico, favorendo l’ipertrofia dei sistemi di video sorveglianza.

Missione 14 “Sviluppo economico e competitività”. Ci sono pochissime idee nuove in questo settore nevralgico che ne avrebbe bisogno urgente. Non sembra centrale la promozione dell’innovazione. Assolutamente vago appare il riferimento alle infrastrutture digitali di rete sia quanto a tempi, sia ai soggetti che dovrebbero avere la responsabilità di realizzarle.

Missione 15 “Politiche per il lavoro e la formazione professionale”. Il quadro è ampio, ma propone misure per curare i sintomi delle problematiche, piuttosto che offrire nuove misure strutturali per risolverle. Mancano azioni nuove e forti volte all’inclusione degli scoraggiati, degli inattivi e degli espulsi e un effettivo orientamento strategico verso le attività lavorative di cui c’è realmente bisogno in modo che tali categorie di potenziali lavoratori scompaiano.

Missione 17 “Energia e diversificazione delle fonti energetiche”. Inquietante e cospicuo per la sua assenza il riferimento ai mutamenti climatici e alle politiche attive per l’energia sostenibile, per il PAESC per le Smart Grids, e per l’abbattimento delle emissioni.

Missione 18 “Relazione con le altre autonomie territoriali e locali”. L’azzeramento delle UTI lascia un grave vuoto nella pianificazione di area vasta e nella governance multilivello, cosa si propone in alternativa? Un misero paragrafetto su un possibile futuro organismo intermedio. Nessuna analisi profonda è sviluppata, né che giustifichi la cancellazione delle UTI, né che definisca le caratteristiche che il nuovo ente avrà rispetto alla problematiche delle UTI. Manca altresì qualsiasi ragionamento sul Comparto Unico.

In conclusione la valutazione su questo Documento è totalmente negativa. Sembra sia stato scritto più per assolvere un adempimento, con il solo obiettivo del raggiungimento di un cospicuo numero di pagine. È molto generico e privo di qualsiasi autentiche analisi quantitative che permettano di delineare strategie nuove ed efficaci per affrontare e governare le difficili problematiche che la Regione FVG dovrà affrontare per mantenere l’alto livello di qualità della vita che le precedenti amministrazioni hanno lasciato in eredità a quella attuale.

Il FVG potrebbe giocare a livello nazionale ed europeo il ruolo di laboratorio e di modello di buone pratiche ambientali e sociali, ne ha il giusto livello dimensionale, socioeconomico e strutturale, ma con questa prospettiva triennale all’orizzonte c’è il regresso.

Scarica qui il documento “Nota di aggiornamento al DEFR”

Lavoro e misura d’inclusione attiva, la sfida di Open – Sinistra FVG

L’articolo del Messaggero Veneto di oggi relativo alla conferenza stampa di chiusura campagna elettorale sul tema del lavoro (di Davide Vicedomini).

La lista di Honsell chiude la campagna elettorale parlando di lavoro. «Va rafforzata la Mia, la soluzione non è il reddito di cittadinanza».

Rafforzare la Mia, la misura di inclusione attiva regionale, per immettere nel mercato del lavoro giovani, donne, esodati, tuttora non occupati. Che in termini numerici, secondo l’assessore regionale Loredana Panariti, equivale a «quasi tremila persone all’anno». «Perché – aggiunge Furio Honsell – lo strumento varato dalla Regione, anche se non ha dato sempre risposte adeguate in questi anni, resta pur sempre l’unico in grado, se potenziato, di creare le condizioni per la piena occupazione. La soluzione non può essere di certo il reddito di cittadinanza che non è una misura di inclusione e che rappresenta per i cittadini solo un invito a starsene a casa».
Open-Sinistra Fvg, nella conferenza stampa finale della propria campagna elettorale, richiama al centro del proprio programma il lavoro «che si lega alla forte preoccupazione – sottolinea l’ex sindaco di Udine – per il fenomeno di persone inattive e di quelle che sono state costrette ad abbandonare il nostro paese per il precariato o per gli stipendi non adeguati».
Per questo motivo Panariti insiste su due concetti fondamentali: la formazione «su cui bisogna continuare a investire se vogliamo dare un futuro alle nuove generazioni e a quelli che hanno difficoltà di reinserimento» e la stabilità dell’occupazione. Perché l’obiettivo finale che si pone Open-Sinistra Fvg è quello di rendere indeterminati gran parte di quei diecimila contratti di impiego creati in cinque anni di giunta Serracchiani.
Accanto a Honsell e Panariti, per quest’ultima uscita davanti alla stampa locale, anche Alessio Gratton, presidente della commissione lavoro del consiglio regionale, che nel suo discorso pone l’accento sul sostegno alle piccole e medie industrie e alle imprese di servizi «concetto – spiega – che va legato agli investimenti nei settori dell’agroalimentare e dei beni storico culturali». A livello locale a portare la visione di futuro anche Roberta Grando, rappresentante per il collegio di Pordenone, la quale auspica «il rafforzamento del polo industriale di Pordenone, l’aumento del personale medico e infermieristico, la formazione di una Camera di Commercio unica con attenzione ai diversi poli e la stabilizzazione dei ricercatori». «Non possiamo lasciarci sfuggire menti capaci come accaduto al Cro di Aviano dove, per fare un esempio, – dice – una ricercatrice che è stata citata per uno studio internazionale si è trasferita all’estero per un impiego stabile». Una “fuga” che riguarda anche la montagna, come afferma Mauro Pignataro, rappresentante del collegio dell’Alto Friuli. «Dobbiamo tornare a essere attrattivi – dichiara – attraverso i nostri prodotti di eccellenza, agevolando la formazione di piccole cooperative che si occupano di agricoltura e di filiere corte».

Il mio impegno per Udine

La recente decisione del Governo italiano che ha individuato nel Porto di Trieste il porto di riferimento italiano per l’Adriatico, e l’istituzione dell’area del porto franco, potrà rappresentare una grande opportunità per la città di Trieste solamente se lo diventerà per tutte le strutture economico-produttive della Regione.

È decisivo che non vengano lasciati indietro soprattutto i Consorzi Industriali, come quello che oggi risultato in provincia di Udine dalla fusione dei consorzi ZIU, Aussa Corno, Cividale e Osoppo. Non ci potrà essere sviluppo per Trieste se non ci sarà una ricaduta su tutto il territorio regionale. La lavorazione parziale delle merci e il loro successivo instradamento attraverso i poli inter-modali, primo fra tutti quello di Cervignano, ben raccordato con le altre mobilità quali l’alta capacità verso Tarvisio e da lì in Germania.

Chi andrà a governare la Regione deve avere le idee molto chiare su questo punto, come è stato espresso questa mattina da Furio Honsell presso la sede di Open-Sinistra FVG in Via Vittorio Veneto 61: “Lasciare indietro alcune aree del territorio regionale dalle opportunità della portualità innovativa di Trieste, si rivelerà perdente per la stessa città di Trieste. È preoccupante che nessun altro oltre a noi parli di come coinvolgere il sistema dei Consorzi Industriali e dei Centri Intermodali”.

In questi 10 anni Udine ha acquisito un prestigio a livello europeo sia in tema di de-carbonizzazione, efficientamento energetico e fonti rinnovabili d’energia. Cogenerazione, teleriscaldamento, rinnovamento dell’illuminazione pubblica e del riscaldamento, e dei criteri di coibentazione edilizia hanno portato sia notevoli risparmi economici che importanti contributi al contrasto ai mutamenti climatici. “E’ tempo che queste buone pratiche sviluppate a Udine, siano replicate su tutto il territorio regionale.” Ha sostenuto Honsell.

I servizi alla persona, soprattutto agli anziani devono essere sviluppati. “C’è grande bisogno di professionalità legate ai servizi alla persona e alla promozione degli stili di vita sani. Non c’è sviluppo di posti di lavoro se non si tiene conto anche delle nuove opportunità legate a questi mutamenti demografici”.

Infine, si è parlato di come sviluppare l’appeal turistico del territorio soprattutto in relazione al grande patrimonio archeologico ancora poco sfruttato nella nostra regione.

Qui sotto gli articoli pubblicati dal Messaggero Veneto di oggi (p. 14 e p. 25):

          

 

Sulle disuguaglianze economiche e sociali

Le diversità sono un patrimonio. Ma vi sono disuguaglianze che sono avvertite come ingiuste: le disparità.

Da molti anni l’OMS ha individuato nelle disparità economiche la causa delle profonde diseguaglianze nell’ambito della salute tra i cittadini anche nei paesi più avanzati. Solamente recentemente è risultato però chiaro che la disparità economica (indice di GINI) è fortemente correlato con numerosi indicatori di salute pubblica quali la salute mentale, l’uso di psicofarmaci, gli abbandoni scolastici, la recidività delittuosa, l’aspettativa di vita e le dipendenze.

Maggiore disparità implica minore salute: questi risultati sono emersi dall’analisi comparata della situazione in svariati paesi nel mondo. Ancora più significativo è stato però il fatto che la minore salute, nei paesi a maggior disparità economica, non è presente solamente considerando tutta la popolazione, ma anche il segmento (tecnicamente il percentile) dei privilegiati.

Tutto ciò ci fa capire che coloro che pensano di costruire muri per stare meglio tenendo al di fuori della propria cerchia le povertà, alla fine stanno comunque peggio di coloro che invece cercano di ridurle.

Qui un interessante articolo tratto da LaVoce.info.