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Relazione Honsell su DDL 111 “Misure intersettoriali”

Viviamo tempi certamente non banali per le domande con cui ci interrogano: quelle della crisi economico-sanitaria e quelle, forse ancora più gravi (e che ancora molti non vogliono riconoscere), delle conseguenze ambientali dovute al riscaldamento antropogenico, che potrebbero condurre alla VIa estinzione di massa. Questi tempi non sono proprio quelli che ci augurava in epigrafe la Biennale di Venezia del 2019: “May you live in interesting times”, frase amara che troviamo ancora riportata su qualche tazzina da caffé qui a Trieste. Sono tempi però che richiedono assunzioni di responsabilità forti e la determinazione a favorire mutamenti profondi negli stili di vita. Sono tempi non banali, come si è detto, e quindi richiedono cambiamenti nei paradigmi politici. Non dovremmo quindi “navigare a vista”. Purtroppo, anche per la stessa dichiarazione, non so quanto consapevole, di alcuni assessori, questa è l’impressione che si ricava dall’analisi di questo DDL, che non è certamente misero, in quanto utilizza un centinaio di milioni di avanzo libero oltre a prevedere variazioni tabellari e storni a saldo zero per altre decine di milioni.

Nell’affannosa corsa nelle Commissione, abbiamo espresso parere negativo a questa “manovra di autunno”, proprio per l’assenza, foss’anche solo di un tentativo, di recepimento delle tante proposte concrete che abbiamo fatto in questi anni. Che riassumerei così: andare nella direzione di ridurre le disuguaglianze con misure che non aumentino la povertà, ovvero che non lascino indietro nessuno; fare il Friuli Venezia Giulia una regione attrattiva a livello europeo nell’alta formazione contrastando il fenomeno degli inattivi, e soprattutto avviare la transizione energetica. Più recentemente abbiamo anche suggerito come sostenere specifiche categorie di operatori economici nel fronteggiare le devastanti difficoltà che incontrano a seguito delle regole restrittive dettate dall’emergenza epidemiologica, ovvero i lavoratori intermittenti della cultura, dell’arte e della musica. Queste attività sono preziose, per non dire decisive, per elaborare i risvolti psicologici di questi tempi non banali, appunto, che stiamo vivendo.

Lo stile politico interpretato da questa Giunta in questa “manovra d’autunno” è invece quello di un agghiacciante “business as usual”.

Eppure, una parte notevole dell’avanzo che pur giustamente è stato messo sulla sanità e sulle agevolazioni alle imprese, dovrebbe essere a breve rimborsata dal Commissario per il Covid, e recuperata nel conguaglio dell’IRAP anche nell’ambito delle compensazioni “maturato–riscosso” da perfezionarsi nel 2021. Sarebbe stato dunque opportuno gettare le basi in questo DDL per individuare le direzioni nelle quali le risorse che rientreranno o le altre che dovrebbero venire nell’ambito della Next Generation EU, verranno incanalate. Non dimentichiamo che operiamo ancora privi di DEFR, in quanto la Giunta in un’azione provocatoria nei confronti del governo ne ha lasciato in bianco la parte programmatica lo scorso luglio. Si sarebbe potuto per lo meno definire interventi: affinché i Comuni incomincino a predisporre i loro PAESC, affinché le famiglie siano incentivate a non rimandare le carriere universitarie dei propri figli e affinché i lavoratori intermittenti dell’arte, cultura e spettacolo non si sentissero abbandonati. Così purtroppo non è stato. Ovviamente il DDL contiene anche delle norme corrette come le proroghe nei rendiconti, le conferme dei contributi, gli scorrimenti, ancorché ridotti, di graduatorie in essere (alcune che noi stessi avevamo suggerito in passato con emendamenti che erano stati bocciati), ma nel DDL manca qualsiasi tentativo di avviare una strategia degna di tal nome, non si cerca di  progettare il futuro, di costruire il tempo, come recitava in epigrafe il Mittelfest del 2008 che ebbi l’onore di presiedere e definire. Già allora l’obiettivo era spronare al superamento di una visione oscurata dall’ipertrofia del presente.

Per illustrare le criticità di questo DDL discuterò alcune misure che qui sono contenute e che penso siano emblematiche delle critiche che ho mosso sin qui, invece di altre che avrebbero dovuto esserci.

Una premessa. Questa crisi sta acuendo le disuguaglianze, come molti rilevano, ma quasi tutti gli interventi che vengono fatti, anche se superficialmente sembrano andare in quella direzione, di fatto le accrescono, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi percentili. Aumenta così la distanza degli ultimi, che stiamo lasciando sempre più indietro, cioè accrescono le povertà. L’effetto indiretto di tante misure anti-crisi, a ben vedere come ci ha insegnato la sociologa Marianna Filandri, purtroppo premia chi ha già. Ciò sta creando squilibri sociali molto preoccupanti.

Consideriamo l’intervento sull’IRAP dell’art. 11, comma 3. Questo intervento è rivolto erga omnes, ovvero non è assolutamente mirato a coloro che si trovavano o si trovano in difficoltà. Quindi di fatto avvantaggia tutti, sia coloro che sono in difficoltà sia coloro che non lo sono assolutamente e non è necessario aiutare ulteriormente in tempi difficili. Ci è stato spiegato in Commissione, che essendo solo un mero rinvio di una rata e non certo la sua eliminazione, come precedentemente era stato riportato sui giornali, non c’erano i tempi per porre in essere tale previsione in modo discrezionale, e comunque è una misura sulla liquidità. Comunque sia l’effetto però è quello di non ridurre affatto le disparità, ma nella migliore delle ipotesi di lasciarle invariate.

Esempio altrettanto calzante del pericoloso meccanismo di contributi mirati male, che invece di ridurre le disparità le aumentano è quello relativo all’art. 4, comma 3, ovvero la conferma per altri 2 anni delle incentivazioni per l’acquisto di carburanti dannosi per la salute e per l’ambiente. A fronte della scusa che le persone meno abbienti non possono procedere alla rottamazione di automobili inquinanti (altra misura che avvantaggia chi non è svantaggiato) non essendo mirato, di fatto avvantaggia tutti coloro che possiedono comunque un’automobile.

Bisognerebbe invece distribuire secondo il bisogno e non a pioggia. È questa l’etica dei tempi non banali che stiamo vivendo!

Sarebbe importante invece introdurre misure di sostegno a imprese che a seguito di chiusure e restrizioni operano in gravi difficoltà. Mi riferisco di nuovo a quelle dello spettacolo e della musica e del loro indotto, come avevamo proposto di fare nell’ultimo assestamento (emendamento bocciato con obiezioni di carattere burocratico) ma anche a quelle dei servizi alla persona, del fitness o del turismo. Ormai da quasi un anno si attende una riformulazione della legge Rilancioimpresa accordata alle conseguenze della pandemia. Non ci sono purtroppo nemmeno le avvisaglie che possa arrivare prima della fine dell’anno, invece. È più facile evidentemente confermare le agevolazioni per l’acquisto di combustibili per autotrazione inquinanti, ad uso di macchine inquinanti!

Voglio ritornare su questo tema perché da oltre due anni predichiamo che si dovrebbe abbandonare la sovvenzione di combustibili fossili come raccomandano le direzioni più responsabili dell’UE. Da oltre due anni facciamo proposte concrete per l’istituzione di uffici che possano assistere e definire Comuni, Comunità di Comuni e Regione, nell’elaborazione di bilanci energetici e di Piani di azione per l’energia sostenibile e per il clima.  Questi sono i punti di partenza ineliminabili per un rilancio dell’economia della nostra regione. Sono gli unici che possono creare nuovi posti di lavoro. Un PAESC incrocia innumerevoli settori in forte sviluppo è costituisce il motore dell’innovazione. Invece calma piatta. Abbiamo presentato la Proposta di Legge n. 77 quasi un anno fa per incalzare la Giunta ma purtroppo abbiamo ricevuto ascolto solo la settimana scorsa. Siamo ancora in tempo per indirizzare risorse in questa direzione. Lo ripeto, senza voler suscitare il risentimento di nessun Assessore, perché non faccio mai attacchi ad hominem: perseverare nel non voler pianificare nemmeno in minima parte azioni strategiche per la riduzione delle emissioni di CO2 da fonti fossili è un atteggiamento irresponsabile nei confronti delle generazioni che verranno! I contributi per la rottamazione non possono essere rivendicati qui. Non va trascurata infatti l’impronta carbonica di una macchina ibrida nel suo intero ciclo di vita! Non si dovrebbero agevolare combustibili inquinanti ma renderli ancora più costosi! In Commissione ho chiesto che mi venissero dati i dati relativi alle “favolose” accise che permetterebbero di ottenere e renderebbero così irresistibile questo intervento, ma i dati non mi sono stati dati.

Un altro tema che non è considerato in questa legge mentre sarebbe stato opportuno è quello di contributi speciali per l’alta formazione. Abbiamo ascoltato in audizione in VI Commissione, alcuni giorni fa, una delegazione di studenti universitari che motivavano con molta accuratezza, una richiesta per contributi affitti a favore di studenti fuori sede e borse servizio per far fronte alle esigenze tecniche dovute alla didattica a distanza. Ci sono segnali molto inquietanti circa la riduzione di immatricolazioni di studenti che provengono da famiglie a reddito basso, ancorché non rientranti nell’esenzioni ISEE. A loro è stato risposto che mancano fondi. Ma ecco un’altra direzione lungo la quale si accresce la povertà, quella formativa.

Vorrei infine toccare il tema della Sanità. Il giudizio di parifica della Sezione Controllo della Corte dei Conti la scorsa estate ha denunciato nel settore sanitario “inadeguati livelli di disponibilità di servizi informatici aziendali, che sono strumento necessario per uno svolgimento efficiente ed efficace delle attività.” In Commissione abbiamo richiesto di conoscere le tempistiche per un adeguamento di tali strutture telematiche, che permettano non solo il controllo degli aspetti contabili ma anche un efficace accesso alle cartelle socio-sanitarie dei cittadini in modo da tutelare privacy ma anche interoperabilità tra i vari rami delle aziende. La disponibilità di tali sistemi è ineliminabile per gestire soprattutto la sanità di iniziativa territoriale, che è quella cruciale soprattutto per gli anziani. Abbiamo appreso che ci sarà un investimento importante nel settore della contabilità aziendale ma non abbiamo però ricevuto risposta, che attendiamo, sui tempi e sul quadro generale.

Riguardo alle tematiche del software avevamo anche fatto una proposta concreta che se sviluppata creerebbe ulteriori posti di lavoro e permetterebbe di superare la condizione di autentico colonialismo digitale nella quale versa, spesso inconsapevole, il nostro paese. Avevamo infatti proposto di promuovere e incentivare il software libero, ovvero open source invece di quello proprietario, sia in ambito sanitario che scolastico ad esempio. Auspico che al più presto tali proposte siano prese in considerazione per ridurre le criticità anche finanziarie, che dovranno affrontare le scuole con l’incremento previsto di didattica a distanza.

Una brevissima nota a margine dell’art. 12 deriva dalla lettura attenta del giudizio di parifica della Corte dei Conti di quest’anno, ovvero la raccomandazione di controllare le dinamiche che possono condurre all’inserimento di debiti fuori bilancio. Forse si sarebbe dovuto fare un’analisi più attenta su tale giudizio almeno in Commissione invece di accettare con fatalismo, come sempre, articoli come questo.

Nel corso della discussione in aula, come è nostro stile opereremo per indirizzare la discussione con proposte costruttive sotto forma di emendamenti e ordini del giorno, che riducano il rischio che “piova sul bagnato” lasciando sempre più indietro chi è in difficoltà, e soprattutto cerchino di delineare interventi lungo direzioni che potranno trovare ulteriori sbocchi in possibili azioni nell’ambito della Next Generation EU. Se continuerà ad esserci invece l’attuale deficit di progettualità strategica la nostra valutazione su questo assestamento rimarrà negativa, come in Commissione.

Bocciata in Consiglio nostra mozione contro odio, violenza e discriminazione LGBTI+

“Oggi abbiamo vissuto un’altra pagina buia di questo Consiglio Regionale che non si è volutamente battere contro l’odio, la violenza e le discriminazioni nei confronti di persone LGBTI+”: queste le dichiarazioni del Consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra FVG circa la bocciatura della mozione da lui presentata di condanna all’omofobia e alla transfobia purtroppo ancora presenti nel nostro paese, come lo dimostrano i recenti gravi atti di violenza contro una coppia gay a Padova e l’omicidio di una ragazza nel tentativo di punirla per la sua relazione con un transessuale in provincia di Napoli.
“Sono addolorato del fatto che la più alta istituzione nella nostra regione sia indifferente alle manifestazioni di violenza e di odio verso gay e transessuali. Lo sono tanto più che queste nostri cittadini da millenni hanno sofferto subendo il disprezzo l’odio e la violenza. Le istituzioni dovrebbero fare vivere con i loro atti la nostra Costituzione che nei primi articoli pone ad essi il dovere di rendere concrete le possibilità a tutti di realizzare appieno la propria personalità.”
“A questo dolore si aggiunge la delusione del fatto che ho provato a venire incontro alle richieste della maggioranza modificando il testo nella speranza potesse essere condiviso, purtroppo però i miei sforzi sono risultati vani ed il risultato è che il Consiglio Regionale ha perso un’occasione per condannare brutali atti di odio e schierarsi dalla parte delle persone maggiormente discriminate.”

Un commento sulla legge appena approvata su gestione grandi derivazioni idroelettriche

“Importante risultato è stato ottenuto oggi in Consiglio Regionale: la legge sulle grandi derivazioni idroelettriche. È ispirata al principio della tutela del territorio e del rispetto delle Comunità che sono interessate dalle opere che diventano i beneficiari di tutti i canoni. Le perplessità che ci avevano portato ad astenerci in Commissione sono state superate anche per l’accoglimento diretto e indiretto di nostri emendamenti”: così si è espresso Furio Honsell, consigliere regionale di Open Sinistra FVG.
“Questa legge tutela la sicurezza dei lavoratori, la voce e la sensibilità di chi vive in montagna e permette su quei territori che fino ad oggi sono stati trascurati o sfruttati, buone prospettive di sviluppo sostenibile.”

Relazione Honsell su DDL 112 “Modifiche alle disposizioni di coordinamento della finanza locale”

“Perché questo DDL è stato illustrato, esaminato e portato in aula così di fretta?” senza una congrua pausa tra illustrazione ed esame, senza tempo sufficiente per depositare le relazioni, per giunta nel consueto ingorgo normativo?

Questa è la domanda che mi sono posto, alla quale però non trovo proprio risposta, visto che la norma entra in vigore nel 2021.  Non voglio pensare che sia così per il fastidio nei confronti di un dibattito, che ancora una volta sottolineo, è l’essenza del metodo democratico, e almeno per quanto ci riguarda non è mai strumentale. Ben altra attenzione avrebbe meritato questo DDL che si pone in uno snodo legislativo multilivello cruciale, in quel punto di contatto che chiamerei, matematicamente, topologicamente triplo: Stato, Regione, Enti Locali. Questo DDL disciplina infatti quella che a livello di UE è considerata la chiave di volta del sistema europeo, la cosiddetta multilevel governance, cioè quel meccanismo, in continua evoluzione, attraverso il quale il potere, o la potestà, e la responsabilità che ne deriva, si distribuisce verticalmente e orizzontalmente tra enti governativi e quasi-governativi e si assoggetta a reciproci meccanismi di controllo e autorizzazione trasparenti. Un tema così importante sarebbe stato meritevole di ben altra attenzione. Invece ci siamo trovati obbligati ad un iter quasi in procedura d’urgenza. Faccio dunque l’ennesimo richiamo: questo Consiglio dovrebbe rivendicare una personalità diversa dal mero adempimento di approvare i DDL della Giunta. Perseverare in questo modo di operare significa venire meno a quella rappresentanza che si è rivendicata in campagna elettorale oltre a svilire il meccanismo democratico.

Non vi è dubbio che dopo il D.L. 25.11.2019 n. 154, che ha modificato lo Statuto del FVG recependo il concetto di “sistema integrato”, dovesse essere approvata una norma regionale che riflettesse quel passaggio per non renderlo puramente nominalistico. Ma proprio il fatto che la potestà legislativa sugli enti locali della Regione FVG è una delle caratteristiche qualificanti del suo Statuto di Autonomia (art. 4), la legge che l’assessore Roberti con orgoglio rivendica essere una “norma di attuazione”, non avrebbe dovuto ridursi, nemmeno nella forma, all’ennesimo intarsio normativo come invece purtroppo è questo DDL n. 112. In Commissione si è detto che questo DDL non avrà valore mediatico. Ma io al contrario penso che avrebbe potuto essere presentato come un passaggio storico nel declinare il concetto di autonomia. Invece si può leggere e valutare questo DDL solamente perché disponiamo di sistemi digitali multitasking che ci permettono di tenere una pluralità di documenti contemporaneamente aperti sui nostri desktop digitali tutti dotati di ottimi meccanismi di ricerca.

Proprio perché questo DDL fa della Regione FVG un “sistema integrato” avremmo dovuto riflettere molto di più su che cosa ciò possa e voglia dire. Così non è stato, ed è tanto più grave perché nel giudizio di parifica delle Sezione Controllo della Corte dei Conti di quest’estate, i giudici avevano proprio richiamato con veemenza l’attenzione su “le insidie che si possono annidare in una attuazione non ispirata da regole e principi efficacemente preordinati alla sana gestione finanziaria da parte di tutti gli enti locali” e ancora “le prerogative di autonomia impongono alla Regione di assicurare che l’esercizio delle funzioni e dei servizi comunali avvenga con contenuti validi non solo in termini di economicità ma soprattutto in termini di un’efficienza e di un’efficacia che risultino omogenee su tutto il territorio regionale”. Purtroppo non mi sembra il DDL n. 112 dia una risposta a queste richieste.

Inoltre questo DDL non può essere liquidato come un mero testo tecnico, anche se nella forma è certamente ermetico, ai limiti dell’autoreferenzialità inespugnabile.

Cerco quindi di riassumerne il senso e le criticità che ho riscontrato.

Il DDL n. 112 interviene sulla Legge Regionale n. 18/2015, spesso rimescolando i commi verbatim, anche dove non era strettamente necessario, facendo così a volte perdere il filo dell’intervento.

Come si è già detto cerca di declinare cosa sia il “sistema integrato”.

Allo scopo elimina le ultime vestigia delle UTI, senza però fare riferimento esplicito ai livelli intermedi tra Comuni e Regione come le “Comunità di Montagna” ad esempio.

Espunge tutti i riferimenti agli spazi finanziari e ai loro trasferimenti con le relative premialità e sanzioni, che seppure di fatto superati dalla Storia, ancora gravavano nel testo della L.R. n. 18/2015. Segna così la fine di quella triste stagione di ispirazione montiana che penalizzò il progresso dei nostri Comuni per tanti anni, come ben sanno i molti ex-sindaci che qui siedono, senza dare grandi benefici al sistema paese.

Introduce poi in modo, a nostro avviso, piuttosto generico, negli artt. cruciali 5-6 gli obblighi di finanza pubblica. Questi sono espressi in termini di soglie da rispettare, differenziabili per classe demografica, con eventuali ulteriori modulazioni e differenziazioni, per assicurare la sostenibilità del debito e della spesa del personale. Gli artt. 7 e 9 disciplinano quindi il loro relativo monitoraggio.

La prima criticità è un po’ la cifra di questa Giunta. Ancora una volta, anche in questo contesto, tutto è demandato ad un’altra fase. Decidere le soglie vuol dire infatti decidere gli obiettivi della finanza pubblica. Giustamente l’Assessore Roberti afferma che il valore di questa norma, che in quanto norma di attuazione dello Statuto (anche se non mi sembra che ciò venga scritto esplicitamente nemmeno nel titolo) diventa norma rafforzata e mette al riparo gli enti locali da future intrusioni da parte dello Stato come avvenne nell’epoca Monti. E giustamente l’Assessore Roberti rivendica la piena assunzione di responsabilità da parte della Regione nei confronti dello Stato anche rispetto agli Enti Locali. (E sappiamo bene che il liberarsi da responsabilità è sempre stato accolto con euforia dalle amministrazioni locali, amministratori e dirigenti contabili indistintamente.) Ma chi fisserà l’impatto del sistema integrato sugli obiettivi della finanza regionale? Lo deciderà una Giunta, magari modulando, con griglie opportunamente definite dopo attente simulazioni, che tutelino chi discrezionalmente ritengono. Con la formulazione di questa norma dunque, ancora una volta, si perde di vista rendendolo più lontano, e quindi opaco, il momento autenticamente decisionale. La V Commissione rimane ancora in gioco là dove già lo era nella L.R. n. 18/2015, ovvero all’art. 30, che però adesso è diventato più generico.

A nostro avviso la Commissione competente andrebbe coinvolta anche nella definizione dei criteri e delle soglie determinate negli artt. 5 e 6.

La parola “concertazione” che era la parola d’ordine della precedente L.R. n. 18/2015 non viene mai usata in questo DDL, anche se certamente non viene cancellata, ma come argomenteremo, ce ne sarebbe stato bisogno invece. Certamente sono previsti passaggi in CAL, ma forse ci si dimentica che il CAL ha oggi una composizione molto diversa da quella che aveva quando era stato concepito come il terzo contrappeso nella governance della Regione, all’indomani della riforma sull’elezione diretta del Presidente.

Ulteriore elemento di criticità di questo DDL n. 112 è la scomparsa di meccanismi premiali, incentivanti o sanzionatori. Eccettuato il rispetto della soglia, ovviamente. Ad esempio si parla di monitoraggio (artt. 10 e 13) ma non si sanziona più chi non fornisce i dati per tale monitoraggio in tempo. Si elimina qualsiasi riferimento oggettivo ad una banca dati, abrogando l’art. 31, comma 3, della L.R n. 18/2015 senza sostituirlo con un sistema gestionale trasparente che permetta di avere un cruscotto aggiornato.  Senza sanzione sarà difficile reperire i dati in tempo per assumere decisioni equilibrate.

Scompare nella legge anche qualsiasi riferimento ad una fase di sperimentazione. Forse si ritiene compensata dalla possibilità di modulare e differenziare i valori soglia, ovvero dalla genericità degli artt. 5, 6 e 7. La versione precedente dell’art. 21 della L.R. n. 18/2015 sul debito comprendeva molte tipologie da considerare in modo diversificato. Valgono ancora tutti questi distinguo?

Questo DDL n. 112 ha indubbiamente un suo senso, ma proprio il fatto che non ci sia stato un tempo sufficiente per soppesarlo ci lascia insoddisfatti soprattutto in merito al vero significato di un sistema integrato.

Si parla di sostenibilità della spesa di personale ma non la si raccorda al cosiddetto comparto unico, che non può essere ridotto all’aspetto salariale, ancorché cruciale. Il senso del comparto unico è quello di permettere una permeabilità tra i vari enti locali del sistema integrato che favorisca il trasferimento di esperienze lavorative e l’omogeneità dei servizi. Solo una mobilità del personale tra i vari enti lo può realizzare. Nella modifica dell’art. 35 della L.R. n. 18/2015 sembrano scomparire all’art. 13 addirittura le attività di formazione e informazione.

Manca inoltre qualsiasi riferimento alla concertazione, così come era stata delineata quando esistevano degli enti sovracomunali come le UTI. Non voglio difenderli oltre, ma l’assenza di quel livello si avverte in qualsiasi ragionamento strategico di gestione del territorio.  Le soglie introdotte in questo DDL sono cieche rispetto ai progetti sovracomunali. Si dovrebbe introdurre soglie o incentivi in modo integrato per aree vaste sovracomunali. Altrimenti si rischia di creare profonde disuguaglianze territoriali e quindi di non poter affrontare un’autentica programmazione strategica sovracomunale. Infine, il non prevedere incentivi rende molto difficile un indirizzamento che non può mancare in un sistema che voglia autodefinirsi integrato.

In conclusione pur riconoscendo la necessità di una norma nello spirito del DDL n. 112, certamente anche a causa del poco tempo, rimangono forti perplessità. Questa legge comunque non ci vedrà contrari, ma solamente insoddisfatti per aver perduto un’altra occasione per innovare un sistema che è ancora troppo frammentario. Porteremo, come è nostro stile, delle proposte costruttive al fine di favorire la costituzione di quei sistemi oggettivi di controllo di indicatori e determinanti e di codificare quei momenti di reale condivisione e concertazione che a nostro avviso sono i soli a poter qualificare un sistema come integrato.

Qui il testo del DDL 112