Il mio discorso del 10 aprile 2016 in ricordo della barbara strage delle Carceri di Udine

Il mio discorso del 10 aprile 2016 in ricordo della barbara strage delle Carceri di Udine

UDINE – 10 Aprile 2016

Partigiani, Deportati, loro famigliari e amici
Cittadine e cittadini di Udine – città insignita della Medaglia d’oro per la lotta al nazifascismo a nome di tutto il Friuli
Sindaci e delegati intervenuti a nome delle vostre Comunità con i gonfaloni
Agenti della Polizia Penitenziaria
Detenuti della Casa Circondariale di Udine, che forse ci state ascoltando
Autorità

Ringrazio l’ANPI per il privilegio che mi ha concesso ancora una volta di portare a voi il mio saluto in un’occasione così carica di significati.

Occasione dolorosa perché ricordiamo il barbaro assassinio di 29 eroi, 29 profeti di civiltà, figure ormai avvolte in uno dei pochi miti della post-modernità che dobbiamo conservare con amore e rispetto. Ma è un’occasione anche per creare significato politico e civile e per consolidare il nostro impegno.

Siamo qui però anche per onorare la promessa che la federazione del PCI di Udine fece nella sua ultima lettera in risposta a quella di Mario Modotti, Tribuno, comandante della Brigata Unificata Osoppo Garibaldi “Ippolito Nievo A”  che fu fucilato qui quella mattina: “se la bestialità fascista riuscirà a colpirvi il popolo italiano vi ricorderà!”

E la sera della vigilia del 25 aprile prossimi, 29 razzi tricolori verranno lanciati dal colle del Castello di Udine, come avviene ormai da 69 anni, proprio con quel proposito di memoria.

Quanto è portatrice di senso quest’occasione, ne sento come voi tutti, l’emozione!

Ho ricordato Tribuno che fu barbaramente torturato alla caserma Piave di Palmanova, ma ripenso anche all’indimenticabile Luciano Rapotez, che si è inutilmente battuto per tutta la sua vita affinché venisse istituito nel nostro ordinamento giuridico il reato di tortura, lui che aveva subito tanta violenza belluina da un’Italia liberata sì, ma grondante di restaurazione.

Le loro tragiche vicende sono drammaticamente ancora attuali, e ricordo il giovane Giulio Regeni, che solo alcuni mesi fa è stato torturato in modo disumano fino alla morte, colpevole solamente del suo slancio di giustizia e libertà per i popoli, contro tutti i tanti fascismi nel mondo che ancora opprimono i popoli di questo pianeta.

Bene ha fatto il Governo italiano a ritirare l’ambasciatore per esprimere l’indignazione di fronte ai tanti tentativi di depistaggio da parte delle autorità egiziane,  proprio come aveva auspicato il Consiglio Comunale di Udine già alcuni mesi fa in una mozione approvata all’unanimità.

QUANTO È RIVOLUZIONARIA LA VERITÀ!

Ma gli eroi uccisi nella strage delle Carceri di Udine del 9 aprile 1945 ci costringono a porci ulteriori drammatici interrogativi.

Il primo riguarda la tremenda e desolante mancanza di utopie di quest’epoca, che ne avrebbe invece bisogno estremo per fronteggiare gli epocali mutamenti demografici e ambientali che stiamo vivendo.

Ascoltate cosa scriveva Luigi Ciol,  “Resistere”, alla madre conosciuta la condanna a morte che sarebbe stata eseguita quel tremendo mattino del 14 aprile: “Un’idea è un’idea e nessuno la rompe. A Morte il Fascismo e viva la libertà dei popoli.”

Così cantarono Marco Foschiatti “Guerra” e Mario Modotti “Tribuno” e gli altri andando a morire “Se combattendo per la Grande Causa / Morte gloriosa ci coglierà / la vita nostra non sarà sprecata / a tutti i popoli servirà!”

E voglio qui ricordare i fratelli Giuseppe e Ovidio Favret di Azzano X, uno dei quali avrebbe potuto fuggire già nell’azione di Romano il Mancino, ma tornò indietro per aiutare il fratello che ferito non ce la faceva e fu così ricatturato. E voglio ricordare anche Ennio Radina “Barba” a cui fu insignita la medaglia d’argento al valor militare, e tutti gli altri che spesso non vengono ricordati individualmente per l’eroismo della loro personale vicenda.

Dove sono le grandi Utopie? Sono state tutte abbandonate di fronte all’unico ipertrofico mito dell’eterno presente. Ne abbiamo di nuovo bisogno!

Oggi vediamo dilagare invece le distopie del terrorismo che si autodistrugge con le tremende cariche di esplosivo imbottite di chiodi e bulloni.

Oggi vediamo nuovi totalitarismi, quasi opposti a quello fascista dello Stato che schiaccia l’individuo. Vediamo  sorgere il totalitarismo dell’egoismo individuale e liberista che schiaccia l’idea stessa di Istituzione statale, di cosa pubblica, di bene pubblico, nel nome del privato.

Oggi, più che mai vediamo lo slancio ideale della Costituzione, la Grande Incompiuta, come la chiamava Calamandrei, non perché, o non solamente perché, non fosse ancora attuata, ma perché solamente con l’impegno quotidiano di tutti la si può far vivere. La Costituzione è un cammino che va sempre rinnovato, è un processo in movimento di civiltà è un impegno. Il vero cambiamento della Costituzione è viverla non riscriverla!

Ricordo l’Articolo 10 relativo al nostro dovere di accoglienza dei richiedenti asilo, dei profughi. È nostro dovere costituzionale accogliere chi nel proprio paese non gode dei diritti che vengono garantiti ai cittadini italiani.

ART 10 (secondo capoverso)  Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.

E ripenso all’art. 9 (seconda frase) La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione.

Teniamo a mente il paesaggio di cui parla questo articolo, che era il modo di allora per indicare quanto noi oggi chiamiamo ambiente, il prossimo 17 aprile, in occasione del referendum “sulle trivelle”.  Riflettiamo se continuare a piegarci supini alle logiche multinazionali delle fonti fossili di energia sia morale!

Entrambi gli articoli ci indirizzano verso ideali verso la realizzazione delle utopie sempre attuali dell’equità per tutti, per tutti il pianeta e per tutte le future generazioni.

Ringrazio l’ANPI per il suo ruolo di coscienza critica che ci richiama al “dovere alla Resistenza” che alcuni padri della Costituzione volevano che comparisse esplicitamente nella Carta,  e che di fatto ne informa tutto l’impianto.

Grazie ANPI per la forte presa di posizione nella difesa della memoria antifascista contro chi invece vuole azzerare le differenze tra chi fu indifferente e quindi complice del fascismo o addirittura collaborazionista e chi invece fu protagonista della Resistenza.

Per onorare quella memoria l’assessore di Udine Federico Pirone ha voluto portare ufficialmente in Consiglio Comunale a Udine la richiesta di fare del Monumento alla Resistenza in Piazza XXVI Luglio un Monumento Nazionale. Ringrazio l’onorevole Gianna Malisani che ha portato tale proposta di Legge all’attenzione della Commissione Parlamentare.

Cittadine e cittadini vi invito ancora una volta a partecipare al voto nei prossimi Referendum. È un impegno di cittadinanza.

E concludendo, ritorno alla commemorazione di oggi, dei 29 eroi barbaramente fucilati presso le mura del Carcere di Udine la mattina del 14 aprile 1945 chiedendomi: perché quell’assurda barbarie solamente a pochi giorni dalla fine della guerra contro persone ormai indebolite dalla tortura?

L’ultima utopia è quella della verità. Troppi sono quegli episodi lontani e recenti, sui quali non è stata fata luce e che sono invece stati annebbiati nella disinformazione di chi vuole annebbiarla.

Vivano le utopie!

Viva la Resistenza!

e la Repubblica Italiana che da esse è nata!

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Furio Honsell administrator

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