Relazione minoranza su Nota Aggiornamento DEFR 2020

Relazione minoranza su Nota Aggiornamento DEFR 2020

Il 2020 ha rappresentato sin dai primi anni duemila una data simbolica, a livello di organismi internazionali, alla quale fu traguardato il raggiungimento di numerosi obiettivi di sostenibilità e sviluppo. Ne ricordo uno soltanto, emblematico, relativo agli enti locali: lo European Covenant of Mayors for Energy and Climate Change 202020 (Patto dei Sindaci). Stabiliva di raggiungere entro il 2020 la riduzione del 20% delle emissioni di CO2 da fonti combustibili fossili, la riduzione del 20% del fabbisogno energetico mediante efficientamento e l’approvvigionamento di una quota del 20% di tale fabbisogno da fonti rinnovabili, rispetto alla baseline del 2006. Furono migliaia i Sindaci che firmarono tale patto. Lo firmai per Udine nel 2009, e con orgoglio posso dire che gli obiettivi del Piano Attuativo del Covenant furono la stella polare di molte azioni nel mio doppio mandato di sindaco. A titolo di cronaca gli obiettivi a Udine furono sostanzialmente raggiunti nel 2018.

E questo 2020 così significativo è infine arrivato. E quindi il documento programmatico per eccellenza, il Documento di Economia e Finanze Regionale 2020 avrebbe dovuto rifletterne il carattere simbolico, di spartiacque, proponendo un’analisi critica di quanto è avvenuto nei primi decenni di questo secolo, e impegnandosi con slancio sui nuovi obiettivi, sia a breve che a lungo termine, da raggiungere. Avrebbe dovuto per lo meno essere segnato dalla drammatica presa di coscienza che quella belle époque di liberismo e consumismo trionfanti, di quella “fine della storia” per dirla con le parole di Fukuyama, che aveva illuso con il crollo del muro di Berlino e lo scampato rischio atomico della guerra fredda, era definitivamente tramontata.

Il DEFR 2020 doveva incominciare a fare i conti con le nuove sfide della contemporaneità: i mutamenti climatici antropogenici, la globalizzazione, con l’inquietudine oggi emergente di un altro tipo di fine, non quella della storia questa volta, ma quella dell’era del sapiens, dell’antropocene. L’era di questa tragica specie che dopo aver innescato la VIa estinzione di massa incomincia a rendersi conto che la propria inevitabile estinzione avverrà per sua stessa mano.

Invece, questo DEFR 2020 è un documento che nello stile e nei contenuti è business as usual, come ormai viene definito l’atteggiamento da sonnambuli che caratterizza tante politiche di pianificazione contemporanee.

Questo non vuol dire che il testo non sia migliorato rispetto a quello dello scorso anno, che dava invece un’irritante impressione di essere un mero adempimento legislativo. In questo DEFR manca però l’anima e la strategia, manca una rotta, manca la cifra di una leadership politica responsabile. E la leadership, aldilà di scelte economico-finanziarie, è fondamentale perché le azioni delle Missioni descritte non rimangano mere sfilze di pixel neri, registrati in un file che si lascia troppo facilmente editare. Mancano in questo DEFR gli slanci ma non vi è traccia neppure di qualche indicatore di risultato o di impatto, e dei relativi obiettivi. Compaiono solamente indicatori finanziari di input. Manca soprattutto la pianificazione e la tempistica della strategia per realizzare quanto delineato. Non ci sono priorità e anche i progetti più ambiziosi sono espressi con piattezza burocratica. Forse si è superata la logica dell’adempimento, che caratterizzò l’anno passato, ma la logica del risultato deve ancora arrivare.

Soprattutto è assente qualsiasi correlazione tra le criticità emerse dall’analisi di contesto e le azioni proposte. In particolare non si fa menzione al raccordo delle Missioni con i 17 SDG, gli obiettivi dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, o con gli obiettivi strategici 2030 dell’UE.

In particolare colpisce la povertà di idee innovative concrete nei settori del lavoro e dello sviluppo economico, ovvero della Missione 14 Sviluppo economico e competitività e Missione 15 Politiche per il lavoro e la formazione professionale. Debolissime le azioni per promuovere l’innovazione e il trasferimento tecnologico che, grazie alla presenza di numerosi enti di ricerca nella nostra regione, dovrebbe fare del Friuli Venezia Giulia una Regione modello.

La Missione 17 Energia e diversificazione delle fonti energetiche è quella decisamente più carente e deludente se, anche solo per un attimo, ci si rendesse conto che l’anno di riferimento è il 2020. Non vi è nulla di propositivo che inneschi un’azione di sistema. Non ci sono programmi di phasing out di tecnologie fortemente climalteranti come l’uso di caldaie a gasolio o BTZ. Non si prevede di smettere i contributi per combustibili fossili, non si gettano le basi per lo sviluppo di una cultura di comunità di energia fatta di prosumers energetici.

Misera è l’ambizione della Missione 19 Relazioni Internazionali per una Regione che invece può acquistare significati solamente se valorizza la propria posizione di chiave di volta tra culture diverse. Le figure di spicco della Regione non sembrano avere ruoli internazionali di rilievo, come invece avveniva in passato, e neppure li cercano.

La Missione 13 Tutela della Salute fa ben poco per implementare una salute-in-tutte-le-politiche e una promozione della salute-in-tutta-la-società come raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Non si articola né la prevenzione primaria, né quella secondaria. Non si articolano programmi per la riduzione degli incidenti domestici, per la costruzione di ambienti sani e resilienti. A fronte di una popolazione la cui età media fortunatamente cresce non emerge un piano integrato per aumentare, aldilà della mera aspettativa di vita, l’aspettativa di vita sana.

L’analisi di contesto che precede la parte relativa alle Missioni risulta embrionale perché offre una mera descrizione in termini di valori assoluti o di medie, senza offrire serie storiche sufficientemente ampie, come il 2020 avrebbe invece richiesto, e non misura indici di concentrazione nella quantificazione delle caratteristiche e parametri riportati. La principale sfida da vincere nel prossimo decennio è quella della disparità. Ma l’eliminazione della disparità, ovvero di quelle disuguaglianze che sono da tutti percepite come ingiuste, non si realizza se non attraverso un processo attivo che faccia emergere tali ingiustizie sommerse. Ecco alcuni esempi. Il digital divide si sta chiudendo oppure stiamo lasciando qualcuno indietro, e i non-digitalizzati sono sempre più emarginati? Ci sono profonde disparità in salute in aree diverse delle nostre città, anche rispetto alla sola aspettativa di vita o l’indicatore DMFT (decayed missing filled teeth), che può essere utilizzato come variabile proxy delle disparità. In un contesto nel quale l’aspettativa di vita in media comunque è alta, se non addirittura crescente, siamo sicuri di riuscire ad individuarle? Oppure continuiamo a muoverci nel paradosso dei polli di Trilussa. Solamente con un’analisi in termini di indici di concentrazione, che permettano di cogliere se si sta raggiungendo l’egualitarismo, è possibile abbozzare risposte a queste importanti domande. Come Open Sinistra FVG ritengo dunque questo Documento di Economia e Finanza Regionale molto insoddisfacente. Pertanto, ancorché migliorato rispetto all’anno precedente, riceverà il mio voto contrario. 

Qui il testo del DEFR

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Furio Honsell administrator

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